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Autore: Moge_k0_02    02/06/2015    4 recensioni
Nove cretini.
Una galleria d'arte.
Un quadro psicopatico.
Un pizzico di sale.
Cuocere in forno trentacinque minuti esatti.
Condire con aceto.
Bollire le patate per contorno.
Servire freddo.
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mary, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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NOVE COGLIONI IN UNA GALLERIA
 
Avete presente quelle splendide giornate in cui i vostri genitori hanno la brillante idea di organizzare le annuali vacanze di famiglia?
Ecco, bene, io no.
Erano le prime giornate di vacanze estive in cu vorresti dormire tutto il giorno e senza spiegazioni alle sette di mattina ero già sveglia.
Con gli occhi semichiusi a causa del sonno,  appena varcai la soglia del portone del mio palazzo, mi ritrovai in una selva oscur- ah no aspet.. maledetto Dante.
C’era una fila di macchine appartenenti alla mia grande felice famiglia che ci stava aspettando con l’allegria stampata in viso! Oltre ai miei cugini che beh, non erano proprio allegri.
Ma proprio un cazzo.
Fatto sta che, senza spiegazioni (come tra l’altro avevano fatto durante tutta la mattinata da quando ero sveglia), ci ritrovammo in macchina anche noi, dove per un quarto d’ora avevo dovuto sopportare mio fratello che si lamentava, prima di addormentarsi sbavando sulla mia spalla.
Dopo un’oretta di viaggio in cui mi ero addormentata anch’io, raggiungemmo una città che non avevo mai visto prima.
Sempre e comunque assonnati, noi cugini ci radunammo in gruppo senza rivolgerci la parola, sperando che fosse tutto un brutto sogno e che stessimo ancora a letto, abbracciati al cuscino.
Colgo l’occasione per presentarveli.
Antonio è il più grande, infatti ha 19 anni, poi c’è Marilisa, sua sorella, che ha 15 anni; Alessandra, 13 anni (aspetta che arrivi settembre muahahaaha),i tre fratelli Monica , 11 anni, Francesco, 10 anni , ed Alessandro, di 4 anni,  Martina, 10 anni, e mio fratello, Cesare, idem. Io? 12 anni, ma lo saprete già.
Come stavo dicendo, eravamo lì, su un marciapiede a noi ignoto (??) aspettando che genitori, parenti, zii, nonni, bisnonni, prozii, proparenti e tutto l’albero genealogico si decidesse ad entrare in quel grande portone di vetro opaco davanti al quale si erano fermati a chiacchierare come se nulla fosse.
Finalmente ci fecero strada. L’interno del locale odorava di vernice e pastelli, le pareti erano bianche e il tavolo della hall era pieno di volantini, cataloghi e via dicendo. Dietro la cassa, ine signora con gli occhiali, la classica bibliotecaria antipatica che si vede in tutti i film. vi erano due finestre senza tendine e qualche quadro. non eravamo gli unici lì dentro: vi era parecchia gente che si guardava incuriosita ed interessata attorno, e c’era una simpatica musichetta di sottofondo. TROPPO simpatichetta, ti veniva da chiedere :“DOV’E’ IL TRUCCO? DOVE??!”
Fu in quel momento che spiccicammo le nostre prime parole:”Ma dove diaaaaaspita siamo….?”
I parenti (ecc… ) si guardarono compiaciuti, per poi sorridere e gridare in coro. “GALLERIA D’ARTE! SORPRESAAAAAAAA!!!!!!!!!”
OHNONONONO.
IO SONO GALLERIADARTEFOBICA.
Alessandra, Monica, Martina ed io ci ritrovammo con gli occhi fuori dalle orbite e la mandibola a terra, mio fratello si portò una mano alla fronte rassegnato alla stupidità umana e Alessandro, il più piccolo, si mise a saltare ed applaudire.
Biascicai:”E….. e l’artista…?”
Mio padre fece: “Mah, un certo Weiss Guartena.”
E niente, i sopra citati, più Francesco, prendemmo a correre urlando come dannati per la sala, Antonio ci guardava perplesso e Marilisa continuava a chattare come se non ci fosse un domani.
Ah, e Alessandro lanciò un urlo eccitato da bravo fanboy prematuro che era.
“PERFETTO. TRE PAROLE.
SIAMO.
NELLA.
CACCA.”
E indovinate cosa ci dissero in quel momento, mentre facevano i biglietti d’entrata alla cassa?
“Ah, vi state annoiando, vero?”
NONONONO MA CHI VI HA CHIESTO NIENTE NON VI DISTURBATE.
“Beh, suppongo che potete andare avanti voi, non date fastidio agli altri visitatori, eh?”
MACHIVICAGAAAAAAAAAA
E ci mandarono via, contenti di farci un favore che si potevano benissimo risparmiare.
Praticamente noi malcapitati ci ritrovammo a dover spiegare la situazione agli altri comuni mortali, EVITANDO ASSOLUTAMENTE di passare davanti al quadro del “Fabricated World”.
Marilisa, come al solito, ci ignorava, continuando ad amoreggiare con il cellulare, Antonio era sempre più interessato. Gli altri o non ci credevano, o si scandalizzavano.
“OK. CALMI RAGAZZI. CI BASTERA’ NON GUARDARE QUEL QUADRO PER NESSUN MOTIVO AL MONDO, MA PERCHE’ CI METTONO TANTO????!”
Marilisa decise di intervenire:” Dai, che vuoi che sia, è solo un videogioco! Piantatela!”
In quel momento scattò qualcosa in me. Qualcosa di isterico e molto stupido.
“AH SI’? SEGUIMI, ALLORA!”
La presi per il braccio e la trascinai su per le scale, seguita dalla massa di cugini che tentava di fermarmi, con in coda Alessandra che urlava:” FERMATELA!! QUALCUNO LA FERMI!!!! PER CARITA’!!!!!!”
   
 
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