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Autore: KathR    02/06/2015    2 recensioni
Mi sono sempre chiesta come mai una delle mie OTP (Jenny e Nate) non sia stata presa in considerazione dagli autori nel gran finale, così eccomi qua. Che cosa succederebbe se Jenny tornasse a New York e rincontrasse Nate? E se entrambi fossero single e la fiammella che si era accesa anni prima non si fosse mai del tutto spenta?
Dal testo:
"Vi ricordate la piccola J di Brooklyn? Quella che voleva a tutti i costi diventare ciò che non era? Quella dei complotti e degli intrighi? Quella in eterna lotta con Blair Waldorf? Beh, quella Jenny non esiste più! Ho ventiquattro anni, ho un nuovo lavoro e con l’anticipo sulla mia futura collezione autunno-inverno ho pagato l’affitto di un delizioso appartamento a Park Avenue. La piccola J ha lasciato il posto a Jennifer Humphrey, donna in carriera.. Credo che questo nuovo inizio mi piaccia!"
Enjoy :)
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Quasi tutti | Coppie: Jenny Humphrey/Nate Archibald
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Call me, maybe 





Mi sveglio di soprassalto e mi rendo conto di non essere mai andata veramente a letto. Ero  appoggiata al tavolo del soggiorno, la testa immersa tra un centinaio di fogli. Mi stropiccio gli occhi, cercando di fare mente locale, stavo finendo i disegni da presentare a Blair, devo essermi addormentata. Comincio a riordinare, riponendo tutti i fogli dentro la grande cartellina nera che ho appoggiato vicino alla sedia, buttando un occhio all’orologio: le 7.00. Tiro un sospiro di sollievo, devo essere all’atelier alle 9.00, ho tutto il tempo di farmi una doccia e andare a prendere un caffè, Dio solo sa quanto ne ho bisogno, devo affrontare Blair di prima mattina.

Faccio per alzarmi, e solo adesso mi rendo conto quanto l’aver passato la notte su una sedia sia stata una pessima mossa, Dio la mia schiena! Mentre mi dirigo dolorante verso il bagno, mi cade lo sguardo sulla finestra della cucina, quella che si affaccia su Central Park. Mi piace il mio nuovo appartamento, soprattutto per la vista di questa finestra. Anche l’appartamento di Londra si affacciava su Hyde Park, era bellissimo, ma niente a confronto di questo. Più ci penso, più sono felice della scelta che ho fatto, anche se non è stato facile prenderla. Come non è stato facile convincere mio padre a vendere il loft, dopo essere tornato ad Hudson con mia madre. Ha insistito moltissimo perché tornassi a vivere lì, dal momento che ci sono cresciuta e che, per la prima volta, sarebbe stata effettivamente casa mia. Ma troppi ricordi contiene quella casa e tornare a vivere lì, avrebbe significato una retrocessione del mio processo di crescita, senza contare che è troppo distante dal mio posto di lavoro. Questo appartamento mi rispecchia perfettamente, è piccolo, essenziale ma centrale e perfetto. Qualche anno fa avrei fatto carte false per vivere in un posto come questo e adesso, eccomi qua, dove volevo essere, dove DOVEVO essere.

Mi faccio la doccia più calda di sempre, sperando che la temperatura dell’acqua riesca in qualche modo a sciogliere la tensione che i muscoli hanno accumulato durante la notte. Mi asciugo, guardandomi un secondo allo specchio. Oh Dio! Sono pallida più del solito (se possibile) e ho delle occhiaie da fare invidia a un panda! Dovrò lavorare bene di pennello per nasconderlo, altrimenti sarò un bersaglio troppo facile per Blair, non ne sono impaziente.
Una volta finito di truccarmi la situazione è migliorata, ma non sono certo fresca come una rosa. Entro in camera, dove il letto è perfettamente intatto e apro l’armadio. Decido di indossare un abito al ginocchio grigio e nero, un giacchetto di pelle con le maniche a tre quarti color antracite e un paio di sandali neri con plateau legati alla caviglia. Mi guardo allo specchio, aggiustandomi i capelli biondissimi, lasciati liberi sulle spalle,  sono pronta! Torno in soggiorno, recuperando le ultime cose: cellulare, chiavi, lucida labbra, ficcando tutto nella mia borsa. Prendo la cartellina nera e, finalmente, posso uscire di casa.

Sono da poco passate le otto e, dato che l’atelier è a soli 4 isolati, decido che posso prendere un caffè al mio chiosco del parco preferito, quello vicino al lago.

Ho appena pagato quando, nella panchina a pochi metri, noto un ragazzo che sta facendo stretching. Indossa un paio di pantaloncini blu scuri e una t-shirt bianca. E’ sudato, segno che ha finito di correre o che, forse, sta facendo una pausa e mi da le spalle. Non ci vuole più di un secondo prima che lo riconosca e subito mi blocco. E’ passata più di una settimana dal matrimonio di mio fratello ed e sono stata così impegnata a finire i disegni per la mia collezione, che mi sono completamente dimenticata di lui.  Magari anche  lui si è dimenticato di avermi rincontrata, magari è meglio che facciamo finta di non esserci mai rivisti e continuiamo ognuno per la sua strada, con un po’ di fortuna, fra un po’ di tempo ci saluteremo solo con convenevoli. Fortuna?? Jenny, ma sei impazzita?? Non è il momento per una lite con me stessa, dovrei voltarmi dall’altra parte e fuggire, lui non mi ha ancora vista! Sono girata e mi sto per incamminare, quando..
-Jenny??!- la voce di Nate mi gela lì, dove sono, merda! Okay Jenny, respira. Mi volto di scatto.
-Nate!!- fingo stupore, FALSA!! Lui sorride, levandosi gli auricolari e lasciandoli pendere intorno al collo, mentre inizia ad avvicinarsi. Anche se le gambe si sono trasformate in due zavorre, più pesanti del piombo, faccio forza per muovermi ed andargli in contro.
-Che fai qui?!- chiedo, la domanda più stupida e banale del mondo, è ovvio che sta correndo, cominciamo male. -Cioè è ovvio, ma..- Cerco di salvarmi, ma è sempre peggio. Fortunatamente Nate si mette a ridacchiare e la cosa mi tranquillizza, così sorrido anche io.
-Tu, piuttosto? Strano vederti qui a quest’ora.- chiede, e sembra piuttosto confuso. Pensa che io abiti ancora a Brooklyn, forse è per questo che non capisce per quale motivo io sia lì, chissà cosa pensa?
-Io sto andando al lavoro, sono uscita di casa ed era ancora presto, così ho deciso di venire a prendere un caffè.-
-Di.. casa??- si, decisamente devo aver omesso di aver traslocato, l’ultima volta che abbiamo parlato.
-Si, ho affittato un appartamento a Park Avenue.- ammetto, sorridendo.
I suoi occhi si illuminano e io rimango folgorata per un istante, avevo dimenticato quanto quello sguardo potesse essere penetrante.
-Ma è fantastico, quindi adesso siamo praticamente vicini!- Sembra.. entusiasta?!
-Credo che dovremmo abituarci a situazioni tipo questa..- e questa da dove mi è uscita?? Ma perchè la mia boccaccia non si chiude una volta per tutte, Dio, a volte desidererei essere muta!
- Sono contento che sei tornata in città, speravo mi chiamassi!- Dice Nate, tranquillamente, come se fosse
la cosa più normale del mondo. Alzo gli occhi verso di lui, in una muta richiesta di spiegazioni.
-Io ho provato, ma il tuo vecchio numero è debilitato, ho pensato che lo avessi cambiato quando sei andata in Europa, ma il mio è sempre lo stesso..-Sorride, quasi in.. imbarazzo?! Nate Archibald in imbarazzo, con me?? Assurdo! Se me lo avessero detto qualche anno fa sarei scoppiata a ridere. Nate non mi ha mai considerata una ragazza. MAI. Non sono mai stata nulla di più di una sorellina carina e indifesa, una sorta di cucciolo malato da proteggere. In passato ho sprecato un tempo indefinito a cercare di fargli capire che potevo essere una donna attraente e matura, senza alcun risultato, e adesso? Adesso arrossisce confessando che sperava lo chiamassi, ma che..??
-Oh, è solo che.. ho avuto molto da lavorare e..- suona come una patetica scusa, una di quelle che si rifilano a quelli con cui non siamo intenzionate a uscire, ma è la verità.
-Non devi darmi spiegazioni Jenny, ho capito.- Il suo tono è cambiato, pensa che abbia fatto a posta a non chiamarlo, NO!! NON HAI CAPITO!!!!!!
-Sto andando all’atelier a consegnare questi bozzetti- mostro la cartellina. –Ho il week end libero e poi da lunedì si comincia a lavorare con i tessuti.- Snocciolo tutte queste informazioni sperando che servano come spiegazioni, Hai capito?? Ho il week end LIBERO!!!
-Mi dispiace di non averti chiamato!- Dico infine, sperando che questo enfatizzi ancora di più il concetto. Certo non sarò io a chiedergli di uscire, ma non rifiuterò se lo farà.  “Certo che non lo farai, lo stai praticamente implorando di chiedertelo!” Oh, zitta tu!!!
-Farò finta di crederci..- Ghigna e io sfoggio uno dei miei migliori sorrisi di scuse, se ti aspetti che ti chieda qualcosa, bello mio, ti sbagli di grosso!  Passano vari secondi in cui non ci parliamo, ci limitiamo a sorridere e a guardarci negli occhi. Cedi, Nate, cedii!
- Allooora..- comincia lui, si si si..
- Che ne dici di andare a berci una cosa, magari sabato?- SI, SI, SI, SI, SIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!
- Sabato??- chiedo, mentre dentro sto esplodendo di gioia. –Va bene!- ho un tono così tranquillo, chissà da dove mi è uscito!
Non mi ero accorta di quanto fossimo vicini, ma comincio a sentire la tensione quando, inspiegabilmente, Nate si piega versi di me e mi da un leggero bacio sulla guancia. Mi toglie il respiro. Non ho più la facoltà di formulare un pensiero. Erano anni che non lo avevo così vicino a me, la sensazione è la stessa di quella di una ragazzina di quindici anni. Mi guarda negli occhi.
-Aspetto che mi chiami, Jenny!- ghigna di nuovo, si volta e se ne va, riprendendo a correre. Io rimango lì, ferma, a fissarlo completamente inebetita  finchè non sparisce..

Aspetto che mi chiami..




 Angolo autrice:
ecco un nuovo capitolo, ho deciso di pubblicarlo un pò prima perchè sono pochi coloro che hanno cominciato a leggere questa storia, ma io ci tengo tanto, quindi spero di riuscire ad appassionarvi. Alla prossima, un mega bacio,
Kath
 
 
  
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