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Autore: _ImADreamer_    02/06/2015    0 recensioni
Tratto dal capitolo III:
"- C'è qualcuno? - chiese.
Nessuna risposta. Eppure l'odore persisteva e si faceva sempre più intenso.
Adesso era come se fosse alle sue spalle.
Un brivido di paura, gelido come la morte, la percorse.
Cosa diavolo c'era li insieme con lei?
Si voltò nuovamente di scatto.
Ancora nessuno. Solo un grosso Cristo crocifisso che la guardava dalla sommità della croce.
Era spaventosamente vero.
Abbassò lo sguardo. Si sentiva come messa a giudizio da quel viso straziato dal dolore dei chiodi.
Andò quindi a sedersi di nuovo e sentì il bisogno di pregare.
- Pensi che quello ti potrà mai salvare? - domandò una voce, che sembrava provenire dall'oltretomba.
Aveva un timbro di scherno.
Conosceva bene quella voce e cominciò a respirare a grandi boccate, sentendosi mancare l'aria nei polmoni".
Genere: Fantasy, Sovrannaturale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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La storia di Luca e Alessandro


Fratello Alessandro non riusciva a capire quale fosse il motivo di tanta ostilità nei suoi confronti da parte di quel frate straniero.

Se non fosse stato per la sua padronanza di se e i suoi modi gentili, seppur qualche volta in contraddizione con i suoi nudi e crudi pensieri, avrebbe già mandato Dio sa dove quel frate da strapazzo, burbero e per niente alla mano. Tuttavia, una profonda curiosità e un alone troppo spesso di mistero lo spingevano ad avvicinarsi sempre più a quella figura incappucciata che adesso giaceva immobile nel banchetto, dal quale proveniva solo il rumore di un respiro irregolare.

Il bel frate moro si avvicinò cautamente, sapendo che l’umore di fratello Adriano poteva cambiare da un momento all’altro. Si aspettava infatti di vederlo alzarsi e tentare di scappare come sempre.

E quando il frate si accinse a fare quello che lui si aspettava, non si fece cogliere impreparato. Si mise davanti alla porta, bloccando l’uscita.

Adriano, poteva sentirlo, tremava leggermente, e quando parlò, la sua voce non uscì tagliente e dura come sempre, ma più debole. Quasi come se fosse… indifesa. Violata.

-Lasciatemi passare- disse il frate straniero, cercando di aprirsi un varco senza però mai sfiorare il suo compagno.

Alessandro, che si era intestardito a cavargli dalla bocca il motivo di tanto astio, cedette all’impulsività e fece una cosa che rimase di stucco soprattutto se stesso, per primo. Chiuse la porta della cappella, sbarrandola con l’asse di legno, che sollevò come se fosse una piuma.

-Adesso sarai costretto ad ascoltarmi Adriano- cominciò avendo già la vittoria nel cuore. Era assolutamente intenzionato ad approfittare di quel momento di debolezza del frate, deciso a saziare la sua curiosità a qualunque costo.

 

Bea si sentiva malissimo. Aveva appena scoperto che il motivo per cui erano state costrette a fare una vita da fuggiasche era ritornato. Più forte e spietato di prima.

Pur cercando di calmarsi, non riusciva a smettere di tremare violentemente, anche se all’apparenza poteva sembrare che fosse solo un leggero tremito.

E, come se non bastasse, i tentativi di interrogatorio da parte del frate moro davanti a lei non erano finiti. Solo guardandolo, Bea aveva capito che questa volta era davvero intenzionato a scoprire tutto, a partire dal motivo per cui lei e sua cognata erano li e finire al motivo per cui erano tanto asociali, come dicevano loro. E lei, in questo momento, si sentiva vulnerabile e terribilmente esposta, e aveva paura che qualsiasi parola o gesto avrebbe potuto tradirla.

Invano aveva cercato di aprirsi un varco ed andarsene, senza affrontare quel frate con cui lei era sempre stata fredda e diretta, ma non ci era riuscita.

Lui l’aveva in trappola.

Arresasi ormai alla situazione, si schiarì la gola e cercò di parlare con voce calma e limpida, senza successo. Risultava ancora scossa dallo shock di poco prima.

-Per oggi farò un eccezione solo perché non sono in vena di polemiche fratello Alessandro. Spero che arriviate al punto senza dilungarvi molto-gli disse con lo sguardo incollato al suo mento.

Quello, turbato evidentemente dalla sua inaspettata disponibilità, si passò una mano tra i capelli arruffati, diffondendo nell’aria un forte odore, un odore muschiato. Poi parlò.

-Perché stai tremando?-fu la prima domanda che pose.

Bea si paralizzò. Si aspettava tutto, fuorchè che lui notasse il suo stato d’animo.

Deglutì silenziosamente, scegliendo con cura le parole per formulare una risposta che potesse toglierlo di torno alla svelta.

-Mi sento accaldato, dovrò avere la febbre. Gradirei andare a riposare per non aggravarmi di più- rispose lei con voce più ferma. -Se voi vi decideste a lasciarmi passare, ovviamente- finì con una nota di sarcasmo.

Fece per girargli intorno ma il frate la bloccò con una presa forte e salda. Bea si morse la lingua, cercando di non pensare ai lividi che sarebbero comparsi sulla sua pelle delicata, bianca più della neve.

-Lascia che ti aiuti. Riesco a capire quando qualcuno ha la febbre-disse avvicinandola a se.

Con molta calma, il frate cominciò a spostare il cappuccio, scoprendo la fronte della ragazza.

Poi, poggiò delicatamente le sue labbra carnose sulla fronte di lei.

Bea aveva lo sguardo incollato al pavimento, incapace di muoversi e anche di respirare. Aveva paura di svenire da un momento all’altro per l’accumularsi di emozioni contrastanti, pregando che i suoi riccioli ribelli rimanessero al loro posto, senza muoversi nemmeno di un millimetro.

 

Quando Luca afferrò il cappuccio con l’intenzione di scoprirle il viso, a Ines si fermò il cuore. Si malediceva con tutta se stessa per essere stata così stupida a non essere andata via subito quando ancora poteva, rimpiangendo quella parte di lei che l’aveva obbligata a rimanere.

Un senso di terrore la pervase, al pensiero di quello che aspettava non solo a lei, ma anche a sua cognata, la forte e coraggiosa Bea che si era presa cura di lei e che si era sempre raccomandata la discrezione e l’attenzione fin dal loro arrivo nel monastero.

E lei, invece, cosa aveva fatto?

Aveva rovinato tutto.

E aveva tradito la sua fiducia, dimostrandosi una bambina vittima delle passioni umane.

Bea, pensò, perdonami...

Un rumore sordo le fece aprire gli occhi. Luca si era allontanato, guardando un punto fisso sul pavimento con occhi sbarrati. Ines seguì il suo sguardo, curiosa ma anche sollevata che la tragedia che aveva temuto non fosse accaduta.

Sul pavimento, leggiadro e aggraziato come il più bello degli animali, giaceva un gatto. Era nero come la notte e con un espressione particolare. Ma non fu questo che le fece raggelare il sangue. Gli occhi dell’animale erano rossi come il sangue.

-Il male è tra noi…-  disse Luca, in un sussurro quasi inudibile.

Ines trasalì e si girò verso di lui. -Cosa… cosa hai detto?- gli chiese alzando un po’ la voce.

Lui la guardò, non accorgendosi che il cappuccio era stato messo a posto. I suoi occhi, verdi come foglie di quercia, erano spalancati, le pupille dilatate.

-Il male è in agguato… ci osserva…- finì lui, indicando la bestia nera ai suoi piedi.

Ines ebbe giusto il tempo di vederlo farsi il segno della croce, che il frate biondo sparì, seguito dal gatto che si perse nell’ombra.

 

Alessandro si stava beando totalmente del calore che il corpo di quel frate straniero emanava. La fronte, liscia e senza nessun segno, scottava tantissimo e sicuramente Adriano aveva la febbre. Tuttavia non riusciva a staccarsi, pensando che quella era la prima volta che loro due non litigavano, e questo lo rincuorava. Allora non era cosi burbero come voleva dare a vedere. E ne era felice.

Dopo tutti gli sforzi che lui e Luca avevano fatto per avvicinare quei due, finalmente erano stati ripagati. In quel momento, desiderava dimostrare a Samuel che si era sempre sbagliato sul loro conto.

Non riusciva però a capire come mai Adriano si tenesse lontano con le mani poggiate sul suo torace, quasi avesse vergogna. Non che avesse torto.

Se qualcuno li avesse visti in quegli atteggiamenti, avrebbe sicuramente frainteso.

E allora perché a lui non importava?                               

Mentre pensava che probabilmente stava diventando pazzo, la voce del frate straniero lo ridestò, distogliendolo dai suoi pensieri.

-Adesso potreste lasciarmi se non vi dispiace?- disse, allontanandosi appena lui allentò la presa. Sembrava imbarazzato ma non arrabbiato.

-Dovresti andare a riposare. Credo che tu abbia la febbre alta e…- ma non riuscì a finire la frase. Luca apparve correndo e lo guardava con occhi sbarrati.

-Alessandro… vieni.. subito…- disse al frate di fronte a lui e, prendendolo per il saio, lo trascinò dietro di se, con una foga tale che quasi lo fece cadere a terra.

Quando i due sparirono dietro l’angolo, Bea fu sopraffatta dal terrore.

-Ines!- urlò, correndo verso la loro cella.

 

-Luca, si può sapere che hai?- ansimò Alessandro, seduto sul suo letto, in cella.

Guardava senza capire il frate biondo dagli occhi verdi, ancora spalancati, quasi volessero fuoriuscire dalla orbite. Sembrava paralizzato e sotto shock.

Il frate moro si alzò e lo strattonò, facendosi guardare . -Allora?- gli chiese di nuovo, impaziente.

Facendo un respiro profondo, Luca si decise a parlare. -Succederà qualcosa di terribile, come l’ultima volta- disse tutto d’un fiato.

Alessandro non capì e si chiese se per caso il sole avesse dato alla testa al suo coinquilino. Ma quello sembrava essere convinto al cento per cento delle sue parole.

-Luca, spiegati meglio per favore, perché non ci sto capendo un bel niente-continuò lui, esasperato. La verità era che gli dava fastidio che il suo amico lo avesse interrotto con fratello Adriano.

Mettendosi le mani nei capelli come a volerli strappare, Luca lo guardò con il terrore negli occhi. E fu proprio quando Alessandro fece per andarsene che la disse. Una parola che risvegliò in lui la tragedia di pochi anni prima, l’asilo che erano stati costretti a chiedere per non essere impiccati.

Gatto.

 

Sassari,Sardegna,15 luglio 1455.

Quell’estate non era mai stata cosi afosa e soleggiata. I giovani loro compagni si davano alla bella vita, come qualsiasi uomo che si rispettasse: un buon banchetto, belle donne, ricchezza.

Alessandro Castro e Luca Serrano non avevano niente da invidiare agli altri giovani. Il primo, capelli neri e occhi profondi più della notte, era il discendente di una delle più potenti famiglie siciliane e, come lo zio, possedeva un’indole forte e schietta, un innato coraggio e un utile autocontrollo; il secondo, invece, era l’opposto del primo, biondo con gli occhi verde scuro, dal carattere riservato.

Entrambi si erano conosciuti ad un torneo a cui parteciparono i più abili cavalieri della provincia.

Quando Alessandro aveva vinto, Luca, senza rancore, si era congratulato.

Dopo aver pranzato insieme e dopo che il signorino Serrano fu ospite per due mesi dei Castro, i due ragazzi si consideravano l’un l’altro come due fratelli.

In occasione di quella particolare stagione, i due decisero di riservare le loro attenzioni alla Sardegna, la patria del sole e delle belle donne.

Le prime settimane erano trascorse nel migliore dei modi e Alessandro, il più espansivo dei due, aveva conosciuto la bellissima figlia del conte Delussu, uomo burbero e gelosissimo.

I due giovani si vedevano in segreto ogni settimana, approfittando che il conte avesse ogni giorno un impegno diverso.

Luca, dal canto suo, passava le giornate all’aria aperta, allenando il suo giovane corpo al combattimento nel giardino della famiglia Delussu mentre i due ragazzi coltivavano il loro amore. Fu allora che Luca lo vide: un gatto nero come la notte, occhi rossi come il fuoco.

Lui lo guardò, pensando a quanto fosse bizzarra quella bestia, e riprese ad allenarsi senza pensarci più di tanto. Ma fu quello il suo errore.

Il 15 luglio doveva tenersi un’importante battuta di caccia, guidata dal conte in persona, e la figlia, Erika, non aspettava momento migliore.

Mandò la sua serva da Alessandro e gli diede appuntamento nelle sue stanze, quella mattina.

Entrambi fremevano di aversi come sempre ma un’amara sorpresa li attendeva dietro l’angolo. La stessa serva, che sapeva da settimane degli incontri segreti dei due giovani, li aveva traditi.

Alessandro, ancora ignaro, aveva raccontato all’amico di quanto fosse innamorato e di quanto desiderasse sposare quella giovane di ricca famiglia, bellissima e dolce.

Ma non sapeva che la sua era solo una facciata.

La ragazza infatti, messa alle strette dal padre che aveva scoperto che lei non era più vergine, era stata obbligata a puntare il dito contro qualcuno. E quel qualcuno era proprio il nobile discendente dei Castro.

Aveva confessato al padre di essere stata vittima del nobile Alessandro Castro, che il bel giovane l’aveva sedotta contro la sua volontà e la serva, senza vergogna della vile menzogna appena detta, appoggiò la versione della sua padrona, sperando, in quel modo, di rimediare all’errore commesso poco prima. Anche il giovane Luca Serrano era a conoscenza della storia ma aveva minacciato di ucciderle se mai ne avessero fatto parola.

Il conte, infuriato, andò da solo a cercare i giovani che, saputa la storia, in un attacco d’ira ma, più che altro, di disperazione, avendo paura che ciò potesse gravare sulla loro reputazione e sui loro regni, lo uccisero.

Spaventati dalle possibili conseguenze e per paura di essere impiccati per aver ucciso il più ricco e famoso signorotto della provincia, partirono nella notte facendo un voto: si sarebbero rinchiusi in monastero, lasciandosi alle spalle tutta questa storia, sperando di dimenticarla.

Ma Luca non dimenticò mai il gatto, neanche dopo averlo detto al giovane Castro.

Quegli occhi di fuoco rimasero impressi nella sua mente.




NOTE DELL'AUTRICE
Salve a tutti!
Mi scuso enormemente per il ritardo ma i vari impegni con il lavoro e l'università mi portano via il tempo e mi rovinano la vita sociale.
Spero che qualcuno di voi mi lasci un commento col proprio parere, mi farebbe piacere!
A presto

LeLe_Sun

ps: questa è la mia pagina facebook, per chi volesse passare ¤Simply your dreamer LeLe_Sun¤

  
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