Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Nat_Matryoshka    03/06/2015    3 recensioni
Dal testo;
"Fin dalla prima volta in cui l’aveva incontrata, Lyanna era sempre stata una ragazza forte, una guerriera più che una lady del Nord. Vinceva tornei (sotto mentite spoglie, è vero, ma un torneo l’aveva vinto), si batteva come un ragazzo, cavalcava, tirava con l’arco… non aveva mai visto né incertezza né paura tenderle i lineamenti, anzi sembrava non esserci posto per quei sentimenti in lei, almeno quando erano insieme. Era la sua lady di Ghiaccio: forte, pura, indomabile.
Fino a quando non aveva scoperto di essere incinta del suo terzo erede."

[What if: e se la Battaglia del Tridente avesse avuto un esito completamente diverso? Se Rhaegar e Lyanna fossero sopravvissuti e avessero avuto la possibilità di incontrarsi di nuovo, insieme ad Aegon e a Jon?]
Storia completamente revisionata!
Genere: Avventura, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Lyanna Stark, Rhaegar Targaryen, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo XXII
 
 
 
 
 
 
“But in this twilight, our choices seal our fate.
 [Mumford&Sons – Broken Crown]
 

 
 
 
 
 
 
Ogni volta che gli capitava di pensare ai Martell, ecco che l'ennesimo, feroce mal di testa minacciava di tornare a tormentarlo.

Doran Martell, il fratello di Elia, signore di Lancia del Sole. Oberyn Martell, il fratello minore, detto la Vipera Rossa, un guerriero vendicativo e subdolo, rapido come il morso di un serpente dorniano e altrettanto letale. Le sue figlie, le Serpi delle Sabbie, una schiera nutrita di ragazze addestrate alle armi e gelose della libertà di cui il loro principato godeva... altre possibili pedine nel gioco del Trono, altre fonti di problemi. Era da un po' che pensava al ruolo che avrebbero potuto ricoprire, – che lui avrebbe potuto far ricoprire loro, se avesse tentato un'alleanza con i Martell – ed era stato in quel momento che le emicranie, precise e inesorabili, avevano iniziato ad attaccarlo.
 
Robert Baratheon sedeva sul Trono, ma la sua presa non era abbastanza salda: c'erano i Leoni dietro ad ogni sua decisione, loro e la potenza di un Concilio Ristretto guidato da uomini abituati a fare dei sacrifici per guidare un regno. C'era la mano ferma e giusta di Eddard Stark, partito per il Sud in qualità di amico e consigliere del re e rimasto lì per ricoprire il ruolo di Primo Cavaliere, per quanto sua moglie continuasse a preoccuparsi per quella sua promozione così improvvisa. Eppure, quella giostra sgangherata continuava ad andare avanti, in attesa che Joffrey, il primogenito di Robert, sostituisse il padre e portasse avanti la potenza di Lannister e Baratheon uniti.
Ci dev'essere una crepa nel disegno, un punto dove possiamo inserirci, rifletté il principe. Erano quattordici anni che si nascondeva a Grande Inverno in attesa di raccogliere un esercito di lealisti abbastanza nutrito da rovesciare il Trono e riprenderlo per sé e per i figli, ma l'occasione che aspettava ancora non era arrivata. Sovvertire alle basi un regno, dopotutto, era un'impresa, non un giochino da ragazzi, una spedizione che chiunque avrebbe potuto organizzare e guidare in pochi mesi con la certezza assoluta della vittoria... era stato in quel preciso momento che la sua mente si era rivolta verso Dorne e il principe Doran, l'unica regione dei Sette Regni che avrebbe appoggiato una sua azione contro il Trono, l'unica che – forse – avrebbe riconosciuto la legittimità dei Targaryen nella lotta per la successione. Forse. Ormai, si nutriva più di supposizioni che di altro.
 
Di una cosa, però, era certo: non poteva continuare a sperare che la sorte, i Sette Déi o quegli Antichi volgessero lo sguardo verso di lui per offrirgli una buona occasione. Aegon stava crescendo, anche Jon ormai era un uomo, e per lui e Lyanna gli anni trascorrevano come per tutti gli altri, incidendosi sui loro volti... e lontano, al di là del mare, sua sorella Daenerys diventava una donna e iniziava a muovere i suoi primi passi da adulta, aiutata dagli uomini a cui aveva chiesto di affiancarla e consigliarla.
Gettò un'occhiata alla pila di fogli di pergamena davanti a sé, sui quali torreggiava un messaggio vergato da una calligrafia precisa e netta, il cui stropicciamento evidente indicava un viaggio piuttosto lungo. “Le uova si sono schiuse era l'unico messaggio che riportava al suo destinatario, una semplice serie di parole che però era bastata ad accendere un misto di sentimenti contrastanti nel cuore del principe Targaryen.
 
Se i draghi erano nati, se quelle uova trovate da alcuni informatori del Ragno Tessitore in una regione ormai remota e dimenticata avevano dato il loro frutto, allora significava che la loro dinastia sarebbe potuta rinascere allo stesso modo. Erano ancora piccoli, d'accordo, non avrebbero potuto spaventare nessuno né tantomeno essere impiegati immediatamente nella riconquista del trono... ma rappresentavano comunque qualcosa. Erano un inizio, quell'inizio in cui Rhaegar Targaryen aveva sperato per tanti anni, quella stella che si era illuminata nel cielo la notte in cui Aegon era entrato nella sua vita e che non aveva mai abbandonato la sua mente del tutto.
Il pensiero di un trono sempre più vicino, ovviamente, gli faceva tornare in mente Dorne. Era una sorta di circolo vizioso dal quale non riusciva a liberarsi.
 
L'ultima volta in cui ho incontrato Oberyn Martell era al nostro matrimonio, mio ed Elia. Lui e Doran la amavano immensamente e non l'hanno mai abbandonata, nemmeno quando viveva con me ad Approdo del Re... Sarei fortunato se mi lasciassero andar via da Lancia del Sole ancora in possesso della testa, dopo quello che le ho fatto.
 
Era stato Gregor Clegane, uno dei tirapiedi di Tywin Lannister, ad uccidere sua moglie, il bambino che tutti credevano Aegon e sua figlia, lo sapeva bene: Varys glielo aveva detto durante il terribile periodo di guarigione che aveva affrontato a Padelle Salate, scavandogli un vuoto nel cuore che non si era ancora rimarginato del tutto. Cosa avrebbe fatto se Rhaenys fosse rimasta viva, se Approdo del Re non fosse stata saccheggiata, se fosse riuscito a sconfiggere Robert Baratheon al Tridente invece di essere colpito quasi mortalmente e salvato dagli uomini fedeli al Ragno Tessitore? Se l'era chiesto migliaia di volte, e altrettante volte si era svegliato nel bel mezzo della notte, sudato, la mente svuotata dal senso di colpa... fino a che il tempo non aveva esercitato la sua funzione di guaritore, aiutandolo, pian piano, a riprendersi. Ma una scheggia di dolore sordo gli era rimasta nel petto, un senso di impotenza difficile da eliminare.
 
Il problema era che non avrebbe potuto cambiare il passato. In nessun modo. Poteva solamente agire nel presente e cercare di pianificare il proprio futuro, così da non pentirsi delle proprie scelte una seconda volta.
 
Si strofinò le tempie con decisione, tentando di scacciare quell'emicrania insistente: se doveva tentare il tutto per tutto con una visita a Dorne, allora avrebbe davvero giocato quella carta. Avrebbe abbandonato Lyanna un'altra volta, ma era certo che sua moglie avrebbe capito: in quegli anni avevano condiviso tutto, comprese le paure e le aspettative nei riguardi del trono. E anche se Ned era ancora al Sud, impegnato con la corte, era sicuro di poter contare sulla comprensione di Lady Stark e su una piccola scorta di uomini del Nord di cui aveva bisogno per affrontare il viaggio.
Restava solo da contattare Daenerys per svelare chi stava vegliando su di lei da tanti anni... quel compito, però, era decisamente più facile del doversi recare in una regione tanto lontana per tentare una strategia di avvicinamento con i parenti della sua defunta moglie. Sorrise, riflettendo all'idea di tre draghi che volavano su Grande Inverno, tra la meraviglia generale e la gioia dipinta sul viso dei suoi figli, quello estatico di Aegon e quello più serio e posato di Jon... e, per un attimo, il mal di testa che lo tormentava si fece da parte per fare posto al desiderio impellente, violento di abbracciare i ragazzi, di affondare il viso nei capelli neri della moglie e di inspirare il suo profumo di rose d'inverno, di casa, di buono.
 
Doveva parlare con la sua famiglia. Il più presto possibile.
 
 
 

***
 
 
 

“Un'alleanza col Sud? Ne sei proprio sicuro?”

Aveva trovato la moglie e i ragazzi nella biblioteca, intenti come al solito a studiare: da quando Arya e Sansa erano partite per la corte col padre, entrambi i figli si erano fatti silenziosi, persi nei loro pensieri com'erano. Aegon gli sembrava corrucciato, distratto, Jon come al solito era imperscrutabile, ma fortunatamente le ore trascorse tra i libri riuscivano a rasserenarli entrambi.
 
Lyanna era seduta davanti alla finestra, la luce bianca di quella giornata piovosa che le illuminava i capelli neri riempiendoli di riflessi chiari, brillanti. Teneva un libro sulle ginocchia e sembrava tranquilla, come se la compagnia dei figli riuscisse da sola a scacciare ogni moto di tristezza che ogni tanto la afferrava. Lo aveva salutato con lo sguardo per poi rimettersi a leggere, e Rhaegar si era soffermato ad osservare le ciglia lunghe e scure che si muovevano avanti e indietro sulle righe del tomo, le sue dita bianche che giravano le pagine, le piccole smorfie impercettibili all'incontro con una parola che la faceva pensare. Avrebbe voluto inginocchiarsi ai suoi piedi, prendere una delle sue mani e baciarla, un dito per volta, guardarla sorridere e arrossire come quando era ragazzina e trascorrevano ore nei giardini di Harrenhal... ma doveva prima affrontare quel discorso, poi avrebbe pensato al resto. Avrebbero avuto tutto il tempo che desideravano per stare insieme.
 
Alla vista del padre, Jon ed Aegon si erano alzati entrambi di scatto, incerti se lasciare immediatamente la stanza o correre a salutarlo come facevano sempre, pieni di quell'entusiasmo affettuoso che non si era mai spento, neppure con l'età. Lyanna aveva accarezzato la testa al suo primogenito, incoraggiante, mentre Rhaegar si sedeva e invitava Aegon a restare perché partecipasse alla discussione: avevano deciso di non avere segreti e così sarebbe stato, per quanto alcuni discorsi potessero essere difficili da affrontare col figlio.
Circondato della sua famiglia, raccontò del suo progetto, senza dimenticare le preoccupazioni che l'avevano tormentato. Fu sollevato nel constatare che né i figli né la moglie lo consideravano folle o poco assennato: semmai, non amavano particolarmente l'idea di vederlo partire per così tanto tempo, diretto in una regione che nessuno di loro conosceva bene. Dorne, il Sud, inesplorato e caldo, pieno di insidie. Parte della sua famiglia, eppure così lontano da sembrargli una favola.
 
“È l'unica soluzione a cui sia riuscito a pensare, Lya. Non sarà facile, i Martell non saranno esattamente esaltati all'idea di rivedere un parente acquisito creduto morto da anni... ma devo tentare. Ora come non mai ho pensato al nostro futuro, al Trono, e a quello che mi aspetta se continuerò a restare in attesa di un miracolo, o di qualsiasi segno gli Déi vogliano inviarmi. Non posso lasciarvi questa eredità. Non devo farlo. Io...”
Si era interrotto, incapace di trovare altre parole. Come avrebbe potuto dipingere la propria costernazione per farla apparire meno pesante?
 
“Padre, portami con te, ti prego.” Aegon si alzò di scatto, accompagnando la preoccupazione del tono di Lyanna col suo solito impeto. “Potrai convincerli meglio... i miei zii hanno bisogno di vederti forte, deciso. Se sarò con te, magari riusciremo ad arrivare subito ad una trattativa.”
 
Piantò sul viso del padre i suoi grandi occhi viola, una ciocca di capelli argentei che si posava leggera a schermarli: era lo sguardo che gli riservava ogni volta che era necessario penetrare la corazza di malinconia e gentilezza che il principe poneva davanti a sé, perfino con i suoi figli. Una corazza che cadeva presto, a patto di avere la pazienza necessaria per scavare in profondità e vincere la riservatezza di Rhaegar Targaryen... cosa che a Aegon era sempre riuscita bene. Suo figlio mescolava il sangue caldo di Dorne con quello del drago con un pizzico dell'eleganza e della compostezza paterne, in un misto che non mancava mai di far sorridere suo padre. Al principe Oberyn e a Doran Martell sarebbe piaciuto, di quello potevano stare certi... ma cosa avrebbero pensato del suo terzo erede, il piccolo lupo?
 
Jon sembrava avergli letto nel pensiero.
 
“Padre... non dovete preoccuparvi per me. So che questo viaggio riguarda voi ed Aegon in prima persona.” Per un attimo gli sembrò quasi che il figlio stesse per abbassare gli occhi, ma una scintilla più decisa, quasi ribelle, li illuminò l'istante successivo, riscaldandolo.
“E poi, uno Stark deve sempre restare a Grande Inverno. Ora che mio zio Ned è lontano, zia Catelyn e Robb hanno bisogno di me... e mia madre non deve restare sola. La proteggerò io, mentre voi siete lontani. Ve lo prometto.”
 
Era così serio, così pronto a portare sulle spalle quella responsabilità, da costringere Rhegar a sciogliersi in un sorriso. Lyanna lo cinse in un abbraccio, accarezzandogli i riccioli scuri e stringendolo come faceva quando era un bambino, un fagottino di carne e sangue appena staccatosi dal suo corpo, delicato e bisognoso di protezione, un lupacchiotto non ancora presentato al suo branco... e, presto, il principe sentì di non poter restare fermo dove si trovava: allargò le braccia e cinse entrambi i figli in un abbraccio, allungandosi per attirare a sé anche la moglie, felice di essere lì, in quel momento e di averli al suo fianco. Quattro persone divise da una serie di circostanze e poi riunite, come doveva essere, come pezzi di un mosaico che formavano un disegno perfetto solo se disposti in un certo modo.
 
Sorrise di nuovo, pieno di quella sensazione di calma e completezza che lo pervadeva ogni volta che si ritrovava accanto alla sua famiglia. Da quant'era che non si sentiva in quel modo?
 
“Allora è deciso. Partiremo domani mattina.”
 
 
 
 
***
 
 
 
“Prometti che starai attento e non farai imprudenze.”
“Non fare imprudenze? Sbaglio, o quella che si cacciava sempre in guai più grossi di lei eri tu, Cavaliere dell'Albero che Ride?”
 
Un buffetto affettuoso sulla guancia. “Parlo sul serio, mio principe. Dorne non è esattamente dietro l'angolo, siete in due e non avete nemmeno una scorta in grado di respingere un attacco... regno o non regno, la tua vita è più importante. Non c'è nulla di più importante di Rhaegar Targaryen e di suo figlio... dei miei figli. Ricordalo sempre.”
 
Lyanna gli sembrava preoccupata, per quanto riuscisse a nasconderlo molto bene. Quella che una volta era stata una ragazza irruenta e vivace, col tempo si era trasformata in una madre saggia e una moglie amorevole e intelligente, per quanto una punta di coraggio sfrontato fosse rimasta in lei, chiusa nel suo cuore, dove solo il marito poteva vederla.
 
“Non potrei dimenticarlo. Lya... mi dispiace.”
“Di cosa? Di non poter scatenare un incidente diplomatico con me?” ridacchiò lei. Almeno, non sembrava offesa. Sperava che non lo fosse.
“Di non poterti portare a Dorne. Sai meglio di me che ti amo e che mai potrei vergognarmi di te, ma non posso lasciarti entrare lì. Nascerebbero dei problemi che non posso affrontare... non voglio esporti a questioni nate dal mio egoismo. È meglio che resti al sicuro qui, assieme a Jon; se mi dovesse succedere qualcosa, puoi sempre riprendere le redini della situazione. Sai che ripongo in te la massima fiducia.”
 
Lei non rispose: tirò verso di sé le briglie dello stallone del marito, quel tanto che le bastava per fargli abbassare la testa e poter appoggiare le labbra su quelle di lui. La sua bocca era morbida, lo baciava con avidità, con dolcezza ma anche con tristezza, come se non volesse mai farlo andare via. Come quando erano solo due ragazzini e si incontravano in segreto dopo il torneo, baciandosi per salutarsi, con tanta intensità da non riuscire a sentire più nulla attorno a loro, quasi il mondo fosse scomparso, inghiottito dalla segretezza del loro incontro.
 
Si staccarono quasi subito. La donna gli rivolse un cenno di saluto malinconico, mentre la scorta iniziava a farsi strada lungo il camminamento che portava all'esterno della fortezza e Jon salutava il fratellastro, affibbiandogli la solita pacca affettuosa sulla spalla. Aegon balzò sul suo cavallo e si affiancò al padre, in attesa di ordini. Irruento come sempre.
 
Si lasciò alle spalle la vegetazione rigogliosa del Nord e le torri di pietra di Grande Inverno mentre il sole sorgeva, pronto a colorare le cime delle montagne lontane con la sua luce tiepida. Presto vedrò solo sabbia e piante desertiche, e il calore ci costringerà a viaggiare di notte, pensò, forzandosi a non guardare indietro. Aveva visto Dorne solo un paio di volte in quasi quarant'anni di vita, ma non si sarebbe mai più abituato ad un paesaggio tanto diverso, non dopo aver vissuto per anni nelle terre del Nord.
 
Né si sarebbe abituato con tanta facilità alla mancanza di Lyanna.
 
 
 
 
***
 
 
 
La notizia si era fatta strada tra le mura di pietra, rimbalzando da una parte all'altra con la velocità del suono: il re era partito per una caccia quella mattina, ma qualcosa era andato storto. Chi parlava di una freccia che aveva sbagliato direzione, chi di una caduta accidentale, qualcuno malignava sul fatto che, probabilmente, Sua Maestà Robert Baratheon era ubriaco fradicio come al solito... alcune, le più inquietanti, suggerivano il coinvolgimento del veleno o di un cospiratore stanco di quel sovrano così poco portato per il governo, ma venivano tacciate in un attimo per paura che potessero diffondersi eccessivamente. Su una sola cosa le voci concordavano: Robert Baratheon era stato caricato e ferito dalla bestia che avrebbe dovuto riportare al castello come trofeo, gettando il suo giovane scudiero Lancel Lannister nel panico. Era stato portato di corsa nelle sue stanze e assistito da ogni maestro nelle vicinanze, ma la gravità della sua ferita faceva mormorare e scuotere la testa ad ognuno di loro.
 
Davanti alla sua stanza si era raccolto un gran numero di persone: servette incaricate di portare acqua e unguenti medicinali, Maestri, un septon che borbottava preghiere a mezza bocca, nobili preoccupati... fatto chiamare di corsa in qualità di Primo Cavaliere e amico del re, un'espressione preoccupata quanto quella che aveva avuto il giorno in cui Jon Arryn aveva chiesto espressamente di lui, uno sguardo che mostrava chiaramente quanto ritenesse grave la situazione. Aveva detto a Robert di non bere. Lo aveva pregato, scongiurato di pensare meno alle cacce e ai divertimenti e più al suo regno. Aveva iniziato a parlargli dei suoi sospetti, poco a poco... di quanto Jon aveva scoperto, di quale segreto sua moglie nascondesse. Forse era stato avventato, stupidamente imprudente, forse il suo era un atto di egoismo, degno di un uomo che vuole liberarsi di un segreto scomodo... ma ci aveva provato. Solo che Robert, al solito, non gli aveva prestato orecchio più di tanto.
 
“Concedimi un attimo di respiro, Ned. Il Concilio Ristretto non mi dà tregua, non ce la faccio a sopportare troppe notizie assieme... ma ti prometto che ne parleremo. Presto. Così mi spiegherai meglio cosa aveva in mente Jon.”
 
Presto, aveva detto. Da quel momento in poi, le cose sembravano essere precipitate tutte assieme. Ned Stark scosse la testa: aveva lasciato Sansa e Arya alle loro lezioni di cucito, sperando di poter tornare da loro col cuore rasserenato da una risposta positiva di Robert, ma la vita continuava a dimostrargli che le cose non andavano mai come avrebbe sperato. Nemmeno quando ogni indizio sembrava essere a favore di una buona riuscita del piano.
 
In tutta quella confusione, si era dimenticato di riporre il diario di Jon Arryn al sicuro nel baule, come al solito.
 

 
 






Noticine di Nat
E siamo già al ventiduesimo capitolo. Wow!
Di nuovo, mi trovo a dover chiedere scusa per il lasso di tempo enorme tra un capitolo e l'altro: come forse avrete capito, l'ispirazione, causa esami, ultimamente latita parecchio. Dopo una decina di capitoli super-movimentati e pieni di eventi, sono arrivata a quelli più "statici", nei quali gli eventi si dipanano per portare ad altre sottotrame... come al solito non ne sono mai soddisfatta, ma spero che - almeno per voi - non si tratti di una lettura noiosa e monotona.
Grazie ancora per tutti i preferiti, i "seguiti" e i "ricordati", mi riempite sempre di gioia! ;)

Nat

 
   
 
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