Storie originali > Favola
Segui la storia  |       
Autore: _Sherazade_    03/06/2015    1 recensioni
C'era una volta, in un regno tanto lontano, un re solitario, tanto temuto quanto rispettato.
Attorno a questo re si erano create tante dicerie, dato il suo volontario "esilio".
Si diceva che questo re potesse controllore gli scorpioni, e che lui li mandasse in giro per i villaggi per punire i malfattori che non rispettavano la legge.
La nostra storia però non parlerà di questo re, ma di uno de suoi sudditi: il piccolo Antares, lo scorpioncino che si innamorerà di una fanciulla, e che farà di tutto per poter conquistare il suo amore.
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XII



La buona Fata della Terra ascoltò con trasporto tutte le vicende accadute al giovane sovrano.
- Tu sei quindi sicuro che lei ti ami, ma che per una qualche ragione ti ha mentito a riguardo? - chiese lei volgendo il suo sguardo verso Antares.
- Sì, ne sono certo. Da quella sera lei non è più stata la stessa. Le cose stavano andando così bene... - Dalla voce si capiva quanto il povero Antares stesse soffrendo. Il tempo non aveva lenito il suo dispiacere, ma anzi, lo aveva accresciuto, portandolo a diventare quell'enorme macigno che gravava sul cuore del giovane scorpione.
- Lei è diventata più distaccata solo dopo che tu ti sei dichiarato, giusto?
- Sì. Durante il viaggio parlavamo e scherzavamo, ma non era la stessa cosa. Era più tranquilla solo se c'erano altri scorpioni accanto o noi, o altre persone. Cercava anche di evitare di rimanere troppo sola con me. - sospirò lui. - Lei magari crede che io non l'abbia notato, ma non mi è sfuggito questo suo comportamento. Amica mia, non so più che fare. Io sono certo che lei provi qualcosa per me. Se solo potessimo stare insieme come prima, se solo potessimo trovare un modo per...
- Per abbattere l'ultima barriera... - Antares annuì.
- Sono disposto a fare qualunque cosa - disse poi alla fata che aveva già trovato una soluzione.
- Antares, per stare con la tua amata c'è un rimedio, ma dovrai ascoltare bene ciò che ti dirò. Se accetterai però dovrai fare ogni cosa che ti chiederò. Sei pronto ad affrontare qualsiasi sacrificio?
Il Re Scorpione annuì senza pensarci sopra nemmeno un attimo.




Rea si alzò, e come sempre scese nel grande salone.
La notte precedente aveva dormito male, ma ci aveva fatto l'abitudine. Da quando Antares si era dichiarato non era più riuscita a chiudere occhio grazie ai suoi dilemmi interiori.
Dimostrarsi così fredda con Antares le costava una grande fatica, ma sapeva che, in quella maniera, un giorno il suo amato Antares, avrebbe potuto trovare la felicità al di fuori di lei.
Cercò Shaula per fare colazione assieme a lei, le era molto mancata durante quei mesi d'assenza.
Nonostante il poco tempo trascorso assieme, Rea aveva visto in Shaula la figura materna che aveva perduto molti anni prima.
Shaula si era sempre dimostrata molto disponibile e buona con lei.
Inoltre, dopo i fatti della roccia sacra, sapeva che gli altri scorpioni non la vedevano più così di buon occhio. Durante la sua assenza la cosa era trapelata, e molti la accusavano silenziosamente del malessere del loro sovrano. Tutti gli abitanti del castello l'avevano notato.
Rea se ne era resa conto non appena misero piede a palazzo, ed era certa che anche le guardie con cui aveva passato gli ultimi mesi, fianco a fianco, una volta appresa la notizia, avrebbero cominciato ad evitarla.
Girtab le aveva già riferito, durante il loro viaggio, che molti si chiedevano cosa fosse successo fra lei e Antares. La loro freddezza, o per meglio dire la sua, non era passata inosservata.
Molto sottilmente Girtab stesso le fece notare che non si stava comportando bene nei confronti di Antares.
Rea avrebbe voluto gettare alle ortiche i propositi che si era fatta, ma sapeva che se lo avesse fatto, se avesse davvero seguito quello che il proprio cuore le diceva, avrebbe rischiato di ferire ancora di più Antares.
Si ripeteva ogni giorno che un amore fra loro non avrebbe mai dato frutto a nulla. Se loro fossero stati insieme nessuno dei due sarebbe mai stato completamente appagato.
Shaula era l'unica che sapeva la verità sul suo comportamento e sul perché doveva tenere alla larga Antares.
- Finalmente ti ho trovata! - la voce di Shaula interruppe i suoi pensieri.
- Ti stavo cercando anche io. Dopo tutto questo tempo avrei tanto voluto fare colazione insieme. - Le sorrise, ma l'affanno di Shaula non le sembrava normale. - Che è successo? Sembra che sia accaduta una catastrofe.
- Non esattamente una catastrofe. Ma... seguimi che ti spiego tutto. - a quelle parole, Rea sobbalzò. Che poteva essere mai successo per mettere così tanta agitazione a Shaula? Subito temette che potesse riguardare Antares, e infatti non si era sbagliata.
Shaula la condusse nel gran salone, dove ad attenderle c'era Girtab.
Normalmente avrebbe trovato anche Antares, ma di lui non v'era traccia.
- Che succede. Dov'è Antares? - la voce di Rea lasciava trasparire tutta l'ansia che la giovane stava provando. - Gli è successo qualcosa? - Shaula cercò di calmarla, per poter permettere a Girtab di spiegarle cosa era accaduto.
- Questa notte Antares si è incontrato con una nostra vecchia amica: la Fata della Terra. Hanno parlato a lungo e lei gli ha raccontato di un regno, non molto distante dalla nostra vallata.
Secondo la fata ci sono ottime probabilità di allacciare rapporti con esso, e, dopo aver parlato anche con noi, abbiamo convenuto che poteva essere un'ottima opportunità.
- È andato quindi da solo? - Nella sua voce vi era tutto il suo disappunto. La distanza che aveva innalzato fra loro era stata tale da rendersi inutile ai suoi occhi?
- Non esattamente, - le disse Girtab, - lo ha accompagnato la Fata, e hanno già trovato un accordo, se così lo vogliamo chiamare.
- Ovvero? - la voce di Rea tremava. Il fatto che fosse andato da solo proprio non se lo sarebbe mai aspettata.
Non voleva stare lì senza di lui, non dopo aver passato così tanto tempo assieme. Si malediceva per aver lei stessa allontanato lui, seppur con le migliori intenzioni.
- Uno scambio. Il principe del loro regno sarà nostro ospite per un po' di tempo. Antares stesso ha chiesto che tu possa fargli da guida, portandolo magari a vedere i villaggi più vicini. Sempre se te la senti. Antares ha molta fiducia in te. - Non era dunque troppo arrabbiato con lei! Rea, che era quasi sul punto di mettersi a piangere, tirò un sospiro di sollievo.
- A me va bene, se è quello che Antares desidera farò di tutto per rendere onore alla sua richiesta.
In quel momento il portone principale si aprì, e fece il suo ingresso il principe Cal del regno di Bal Acrab.
Rea arrossì alla sua vista, era senza dubbio l'uomo più affascinante che avesse mai visto.
I lunghi capelli lisci erano scuri, ma la luce che filtrava dall'esterno rivelava delle sfumature rossastre. Gli occhi erano anch'essi scuri, e la figura era alta, slanciata e atletica. Portava un leggero pizzetto, che lo rendeva ancora più misterioso e affascinante.
I vestiti di lui rivelavano la provenienza esotica: Rea non aveva mai visto dei vestiti così strani e stoffe così lucenti.
Non appena lui li raggiunse, Girtab si affrettò a fare le presentazioni. - Rea, permettimi di presentarti il principe Cal. -
Il principe le fece un inchino, e Rea contraccambiò porgendogli poi la mano che il principe baciò. Quel bacio fu come un tiepido soffio, come il primo tocco del sole caldo dell'estate.
- È un vero piacere conoscervi. Ho sentito molto parlare di voi. - Rea si stupì.
- Vi ringrazio, è un piacere anche per me. Ma come fate ad aver sentito parlare di me? Non siete appena arrivato?
- Prima di giungere qui, ho avuto modo di parlare col vostro sovrano, e i suoi racconti sono stati molto... come dire, incisivi. Anche se la sua descrizione non vi rende affatto giustizia. - Rea arrossì per il complimento fattole dal giovane principe.
- Vorreste essere così gentile da farmi fare un giro del castello?
Rea acconsentì, ma solo dopo aver cercato conferma negli sguardi di Shaula e di Girtab.
La ragazza mostrò al principe ogni parte del castello, compresa la biblioteca e il giardinetto che lei aveva imparato ad adorare.
- Girtab avrebbe saputo rendere più giustizia di me a questo immenso palazzo. Non vivo qui da moltissimo tempo, come ben saprete, e negli ultimi mesi sono anche stata assente. - Il principe si fermò, e Rea si girò verso di lui.
- Certo. Il re me ne ha parlato. Voi amate davvero stare qui? Da quello che ho capito siete l'unica umana - il principe si avvicino a Rea, erano così vicini che il cuore di lei cominciò a battere forte nel petto. Il suo sguardo aveva un che di malinconico, ma al contempo riusciva ad essere penetrante.
Subito distolse imbarazzata lo sguardo, - Ma certo. Questa è diventata la mia seconda casa. Sono molto grata ad Antares per tutto quello che ha fatto per me. - Rea cercò di calmarsi. L'unico uomo dal quale si era sentita attratta fisicamente si era rivelato essere un mascalzone.
Lei non conosceva ancora questo principe, eppure le sembrava che fosse un uomo perbene, non un essere meschino come Nib.
Nonostante il suo grande fascino però, il cuore di lei sarebbe stato per sempre devoto unicamente ad Antares.
- Ho forse detto qualcosa di sconveniente? - Il principe aveva un'aria talmente sconsolata che Rea non poté trattenere un sorriso.
- Affatto, Vostra Altezza. Il vostro sguardo era molto intenso, tanto da mettermi quasi in soggezione. Non dovreste guardare in quel modo una ragazza così giovane. - scherzò lei nella speranza di poter smorzare la sua tensione.
Il principe fu sorpreso dalle sue parole.
- Perdonate la domanda indiscreta, da quanto mi è sembrato di capire, fino a non molti mesi fa voi eravate in procinto di sposarvi. Sono stato male informato? - Rea si stupì più per il fatto che Antares, non poteva essere stato altri che lui, era stato così incline al pettegolezzo. Non conosceva questo aspetto della sua personalità. L'aveva sempre ritenuto molto riservato. - Stavolta temo di aver toccato un tasto dolente, - disse il principe notando una certa tensione nella giovane. - vi chiedo scusa.
- No, state tranquillo, quella è una storia vecchia. Sì, stavo per sposarmi, ma quell'uomo non era interessato davvero a me, anzi, si è rivelato essere invece un mascalzone della peggior specie. Non ho perso molto e anzi, sono stata salvata da un destino tutt'altro che gioioso. Sono più che altro sorpresa del comportamento di Antares. Non immaginavo che avrebbe discusso con voi, uno sconosciuto, di questi dettagli riguardanti la mia vita privata. - Il principe sembrava quasi che si sentisse ancora più colpevole di fronte a quelle parole. - Non vi crucciate, principe, non è colpa vostra.
- Non pensiate che abbiamo voluto spettegolare su di voi. Il Re Antares ci ha raccontato la storia che vi ha visti coinvolti. Il re ha semplicemente risposto a qualche domanda.
- Capisco. Voi... No, nulla. - Rea arrossì, e cambiò discorso, dicendo che era tardi e che dovevano sbrigarsi a raggiungere la sala per la cena.
Cal avrebbe voluto chiederle che domanda stesse per fargli, ma preferì lasciare perdere.


Passarono un paio di giorni, durante i quali il principe Cal e Rea passarono insieme tutto il loro tempo. Dopo avergli mostrato ogni luogo possibile del palazzo, eccezione fatta per i passaggi segreti e il luogo dove giaceva Sargas, per Rea era giunto il momento di condurlo ai villaggi, come del resto aveva suggerito di fare lo stesso Antares. Anche se non ne aveva parlato direttamente con lei. Rea era ancora giù di morale per la partenza di lui, e per l'importante incarico affidatole da Antares senza che fosse stato Antares stesso a farglielo presente. Le aveva sempre parlato di tutto, resa partecipe di ogni sua decisione, e quell'improvvisa scelta senza che lui la coinvolgesse, l'aveva fatta star male.
La sua lontananza, inoltre, le pesava, ma a questo riuscì a porre rimedio Cal.
Fra loro due si era subito creata una speciale intesa, e Rea riprese a sorridere come quando era con Antares. Prima della grande festa. Prima della dichirazione.
Nonostante inizialmente la giovane avesse cercato di mantenere un comportamento consono, il principe Cal aveva dimostrato di essere molto alla mano, di animo nobile e gentile.
Non voleva essere chiamato con gli appellativi di “principe” o “Vostra Altezza”, voleva essere semplicemente chiamato per nome. Aveva insistito tanto per essere trattato con familiarità da Rea, e infine ci riuscì.
- Domani potremmo fare un giro nei villaggi. Che ne pensi? Hai ancora un po' di giorni da trascorrere qui, quindi perché non approfittarne per vedere i dintorni? - gli propose Rea subito dopo cena.
- Trovo che sia una splendida idea. - le sorrise lui. - Non vedo l'ora.
Quando giunse il momento di coricarsi i due si salutarono, contenti per la gita imminente. Per Rea sarebbe stata anche la prima occasione per rivedere gli amici che non vedeva da ben due mesi.


- Credi davvero che sia giusto mentirle così? Un'altra volta? - chiese allora Shaula al principe che, invece di dirigersi nelle sue stanze, era entrato nel salone.
- Lo so, lo so, madre, ma la Fata ha detto di fare così.
- Eppure io credo che questa sia una pessima idea. Se lei si innamorasse di questa forma tu moriresti. - la voce di Shaula era spezzata dal pianto. Raramente Antares, ora Cal, aveva visto la madre piangere. L'uomo si inginocchiò, e prese la madre fra le mani.
- Fidati di me. Io sono certo di quello che ho sentito, anche se devo metterla alla prova in questa maniera, io sono sicuro che la supererà. La supereremo insieme. - Shaula si calmò, ma pose ad Antares una domanda che per un attimo lo fece dubitare della scelta che quel giorno aveva preso, in quella stessa stanza in cui si trovava in quel momento.
- E se una volta scoperto l'inganno, Rea si arrabbiasse a tal punto da fuggire? Se non accettasse questa scelta che tu hai fatto? - Antares non ci aveva mai pensato, ma sapeva che poteva fidarsi delle parole della fata.
- Rea capirà. Capirà perché l'ho fatto e mi perdonerà. Noi siamo legati indissolubilmente, niente ci separerà mai.
Shaula non rispose. Sapeva quanto Rea ci tenesse a lui, e come promesso la madre scorpione non aveva rivelato al figlio ciò che sapeva. Ma non poteva evitare la pena che provava nel cuore.


Quando lui l'aveva mandata a chiamare quella sera in cui era avvenuta la sua trasformazione, era rimasta ammutolita.
Non riusciva a credere a quello che stava accadendo.
La Fata della Terra capì fin dal principio che Rea era davvero innamorata di Antares, ma sapeva anche che la giovane umana aveva rifiutato il sovrano scorpione per le reciproche differenze. La Fata, però, aveva una soluzione. Avrebbe concesso al re un dono: lo avrebbe reso umano, ma solo temporaneamente. Antares avrebbe assunto una nuova identità, quella del principe Cal della lontana terra di Bal Acrab. Rea non avrebbe mai dovuto scoprire chi lui fosse realmente, e nessuno avrebbe mai dovuto rivelarglielo.
Sotto le sembianze di Cal, Antares avrebbe potuto avvicinarsi ancora di più alla giovane. Ma se questa non fosse stata in grado di confessare i suoi veri sentimenti entro la fine dell'ultimo giorno concesso come umano dalla fata, l'incantesimo sarebbe cessato, e avrebbe preteso la vita di lui come scotto.
Se invece, Rea avesse dimostrato e ammesso una volta per tutte, quello che in cuor suo provava, Antares sarebbe sopravvissuto e avrebbero potuto continuare a vivere insieme.
- Fidatevi di me. Tutto avrà un senso ai vostri occhi quando ogni cosa sarà compiuta. - disse loro la fata.
Shaula cercò di dissuadere il figlio. L'ultimo giorno che la fata avrebbe concesso loro, coincideva con il Sacro Rito degli Scorpioni. Antares vi avrebbe dovuto partecipare in quanto re. Era la loro tradizione.
Se gli fosse accaduto qualcosa in quella circostanza, secondo gli antichi, una disgrazia senza pari avrebbe colpito per oltre cent'anni il loro popolo.
Inoltre non poteva permettere al suo unico figlio di sacrificare inutilmente la sua vita, anche se mosso dalle intenzioni più nobili.
- Non accettare, Antares. Potremmo trovare un altro sistema. Lei a te ci tiene, non serve mettere a repentaglio la tua vita. - Shaula supplicò il figlio, e a lei si aggiunse anche Girtab. Ma le loro preghiere non sortirono alcun effetto.
- E sia, Fata. Accetto le tue condizioni, sono sicuro di voler tentare.
- Come desideri, mio Re. Buona fortuna.
E con quelle parole la Fata della Terra lasciò il castello con un bagliore e regalò al sovrano un nuovo corpo umano.


- Speriamo davvero che vada come dici.- disse Shaula.
- Fidati di me. - lui le fece l'occhiolino.
- Ti preferivo prima, sai, Antares? Certo, per essere un umano non sei bruttissimo, ma come scorpione sei più affascinante. - Antares rise di gusto, e si diresse verso le stanze degli ospiti.


L'indomani mattina, Rea e Cal partirono presto per raggiungere il villaggio di Altarf.
Non avevano preso delle guardie con loro dato che la valle era ormai sicura.
Antares aveva comunque fatto in modo già da molto tempo, di lasciare che alcune guardie scorpione vegliassero sui villaggi e sulle strade.
Se mai avessero avuto bisogno di aiuto, gli sarebbe bastato invocare il loro intervento.
Quando giunsero al villaggio, Altarf fu molto sorpreso nel vedere la giovane in compagnia dello sconosciuto principe. Rea spiegò allora al vecchio amico chi fosse Cal e del perché fossero arrivati al villaggio.
L'uomo si dimostrò gentile come sempre, ma di tanto in tanto lanciò strane occhiate al giovane che accompagnava Rea.
Arrivò anche Graffias che, non vedendo Antares ma solo Cal, le porse le stesse domande che già Altarf le aveva fatto.
Rea e Cal passarono la prima giornata fuori dal castello godendo della compagnia dei due fratelli, visitando i rispettivi villaggi e ammirando i bei panorami che avevano dinnanzi.
Altarf e Tegmine si contesero i giovani, entrambi ritenevano di poter offrire loro un'ottima sistemazione, ma alla fine fu il primo a vincere.
Il giorno seguente, Rea e Cal raggiunsero il vecchio villaggio di Rea, dove, ad attenderli, vi era Chrono che ripeté loro la stessa domanda che già i due anziani fratelli avevano posto il giorno precedente.
- Quando tornerà Antares? - chiese il capo villaggio.
- Non dovrebbero mancare molti giorni, giusto Cal? - Rea si voltò verso di lui, e il principe fece cenno di sì con la testa.
- Sarai impaziente di rivederlo, immagino. - l'anziano sorrise, ma Rea abbassò il capo. A Chrono non sfuggì quella reazione, e le chiese immediatamente se fosse successo qualcosa.
Rea era molto imbarazzata, anche per via della presenza di Cal. Non voleva parlare di cose così personali davanti a lui. Pur stimandolo, e pur trovando molto gradevole la sua compagnia, preferiva non parlare direttamente dei propri sentimenti per Antares con lui.
- Sono successe delle cose che... ci hanno allontanati, ecco. - Rea aveva cercato di far capire loro che non aveva intenzione di dire altro. Il vecchio Chrono sospirò, mentre Cal la fissava con apprensione.
Il principe prese la mano fra le sue e le chiese di guardarlo.
- Qualsiasi cosa sia successa, ne dovreste parlare. Sono certo che anche lui sente la tua mancanza, e che soffre per la vostra lontananza. Non parlo solo del fatto che ora lui non è a palazzo. - Le parole di Cal la toccarono profondamente. Sembrava quasi che lui sapesse che problema la affliggeva, e in quel momento Rea pianse, sfogando la sua tristezza fra le braccia di quel principe. Anche se non era Antares, si sentiva come avvolta dal suo calore.
Rimasero ospiti da Chrono per la notte.
Prima di andare a letto, Rea ringraziò Cal per averla consolata.
- Di nulla, mi spiace solo vederti in questo stato per colpa sua. - Per un momento, Rea si risentì di fronte a quelle parole.
- Non è colpa sua, alla fine, tutto questo è colpa mia. Solo mia!
- Non capisco... - Rea avrebbe voluto mordersi la lingua per essersi lasciata sfuggire quelle parole.
- Nulla, lascia stare. Scusami, ma è tardi, è ora di andare a letto. - Cal le afferrò la mano e la attirò a sé abbracciandola.
Rea poteva sentire il suo cuore battere, batteva così forte che avrebbe potuto squarciargli il petto. Lei fece per divincolarsi, ma lui sembrava non voler cedere.
“Solo qualche minuto”, le sussurrò dolcemente. Sembrava una supplica la sua, come se quell'abbraccio avesse il potere di salvarlo da un destino già segnato e avviato verso la fine.
Per un momento fu per Rea un viaggio nel passato.
Fu come se fosse tornata al tempo in cui per lei Antares era “il Principe dei Sogni”. In quel momento non sentiva il principe Cal accanto a sé, ma il suo primo amore.
Prima di sciogliersi da lei, lui le diede un bacio sulla fronte, e le augurò la buonanotte.
Rea riuscì a malapena a chiudere occhio. Quell'azione, quel gesto inaspettato, il ricordo di Antares come Principe dei Sogni l'avevano sconvolta.


Una volta che si era fatta mattina, i due ripartirono alla volta del castello, ma nessuno dei due riusciva a rivolgere la parola all'altro.
La tensione era tale che sembrava quasi un reato spezzarla, ma alla fine, Cal cedette, e le parlò nella speranza di poterla calmare.
- Scusami per ieri. - Rea era come in trance.
- Cosa?
- Ti chiedo scusa per quell'abbraccio, e il bacio. Temo di essere stato troppo irruento nei tuoi confronti, non avrei dovuto osare tanto.
Se all'inizio Rea era tesa e come in un altro mondo, in quel momento, aveva ripreso possesso di sé, ed era diventata rossa per l'imbarazzo.
- Era molto inatteso in effetti, ma non dovete scusarvi. Se provate simpatia nei miei riguardi, non posso che esserne lieta. La vostra compagnia mi è molto gradita, Cal, e vi trovo molto simpatico. - Rea si era rimessa sulla difensiva, dato che non lo trattava con la solita familiarità. Ma Cal non si preoccupò di questo: non sapeva se gioire per ciò che disse di Antares la sera prima o rimanerci male. Alla fine era una confessione rivolta sempre a lui, anche se aveva un'apparenza umana.
Una volta spezzato il silenzio, sembrava pace fatta fra i due.
Erano quasi giunti al castello, quando un maestoso cavallo gli sbarrò la strada.
Cal spalancò gli occhi non appena lo vide, e Rea lo notò subito: pensò che fosse normale stupirsi di fronte a un animale così splendido. Non poteva certo immaginare che i due si conoscessero.
L'animale fece un piccolo inchino, e parlò, rivolgendosi a Rea.
- È molto tempo che non ci vediamo, Rea, l'ultima volta eri in fin di vita. - Rea capì subito chi fosse quello stallone.
- Voi dovete essere Matar. Giusto? - il cavallo annuì, e lei gli fece un profondo inchino.
- Grazie per avermi salvata, mi spiace che sia passato così tanto tempo da quel giorno. Non ho mai potuto ringraziare voi o i pesci per il salvataggio.
- Un giorno dovresti andare dall'altra parte del lago. Penso che anche Alpherg sarebbe contento di ricevere i tuoi ringraziamenti. - Rea gli sorrise.
- Lo farò, grazie per avermelo ricordato.
- E Antares? Lui dov'è? - si rivolse a Rea, ma il suo sguardo severo era puntato verso l'uomo. Sembrava quasi che ai suoi occhi Cal fosse un pericoloso estraneo... o un traditore ben noto.
Rea gli spiegò la situazione, ma il cavallo continuò a fissare Cal, sempre più con rabbia.
- Quindi ti ha abbandonata qui con... quest'uomo? - Matar sembrava sul punto di caricare verso il principe, e Cal aveva cominciato a ricambiare gli sguardi rabbiosi che il cavallo gli lanciava. Rea intervenne, anche se non sapeva come mai c'era tanta tensione fra quei due.
- No, non è così. Te l'ho detto, è una questione diplomatica. Antares è nel paese di Cal per conoscere quel luogo lontano, le abitudini dei suoi abitanti e quant'altro. Cal è venuto qui per le stesse motivazioni.
Il cavallo però sembrava non essere soddisfatto.
- Non avrei dovuto lasciarti a loro, ma portarti con me.
- Come?
- Gli avevo chiesto di prendersi cura di te, e lui ti ha lasciata sola! - Rea non capiva cosa stesse accadendo. Cal le parò un braccio davanti intimandole di mettersi dietro di lui.
- Io non capisco. - la giovane era spaventata e stupita. Sembrava che Cal capisse cose di cui lei invece era stata tenuta all'oscuro.
- Tranquilla, ti proteggerò io. - le disse sicuro Cal. Rea aveva una strana sensazione quando gli stava accanto. Era una sensazione che non le era nuova, era familiare e la rendeva sicura. E quella cosa la turbò.
Pensava che solo con Antares avrebbe potuto provare quelle emozioni. Si sentiva come se stesse tradendo il suo re, il suo amato re.
- Spostati, umano! - disse con disprezzo Matar. - Questa giovane verrà con me, dove sarà al sicuro e felice per il resto dei suoi giorni. - il suo tono era duro e autoritario mentre guardava Cal, ma si addolcì quando rivolse la sua richiesta a Rea. -Molti anni fa tu mi salvasti la vita. Sei l'unica umana per la quale io provi rispetto. Avevo detto ad Antares che se non si fosse preso cura di te, sarei tornato. Tu non sei felice, lo sento, e devi ammetterlo anche con te stessa. Vieni con me. Ti prometto che non soffrirai mai più.
Rea gli sorrise e fece cenno a Cal di spostarsi.
Lui la guardò sbigottito, ma lei insistette. Non sapeva cosa fare, ma dietro la perseveranza di lei, finì per lasciarla passare, temendo di perderla.
Lei allungò una mano, e Matar le permise di accarezzargli il muso.
- Mi spiace, Matar, ma il mio posto è accanto al mio re. Ho fatto una promessa, e intendo mantenerla. - gli fece abbassare la testa e gliela baciò. Cal poté trarre un sospiro di sollievo, anche se si chiedeva se la fedeltà di lei non fosse più legata a quello che le aveva fatto promettere mesi prima, ancora prima della cattura di Nib.
Lui le aveva chiesto di scegliere, se rimanere con lui per sempre, o di sparire per sempre. Lei aveva risposto a Matar in quella maniera perché si sentiva legata a lui per la promessa, o perché mossa da sentimenti più profondi?
- Ne sei sicura? - le chiese il cavallo, e lei annuì.
- Antares è molto importante per me, non voglio lasciarlo, e anche se adesso è distante, io... - aveva gli occhi occhi lucidi per l'emozione.
Matar non disse nulla e lasciò che Cal le mettesse un braccio attorno alle spalle tremanti della giovane.
- Tu, - disse riferendosi a Cal, - devi dire ad Antares di non osare mai più lasciare qua sola Rea. O verrò a prenderla, che lei lo voglia o no. Non posso permettere che lei soffra se lui non è in grado di renderla felice. - le parole erano dure, però Rea capì anche quanto Matar tenesse a lei, e lo ringraziò.
Cal guardò fisso negli occhi severi e intransigenti di Matar.
- Non preoccuparti, al Re scorpione verrà recapitato il tuo messaggio seduta stante.
Cal sapeva che Matar lo aveva riconosciuto, e sapeva anche che il cavallo non stava facendo quelle minacce a vuoto.
Entrambi tenevano a Rea, ma il trasporto di Antares per la giovane era maggiore e niente e nessuno li avrebbe separati. Niente e nessuno avrebbe potuto allontanarlo da lei.
Rea aveva detto che ci teneva a lui, e questa era un'ammissione a metà. Anche a lui stesso aveva detto le medesime parole davanti alla roccia sacra, ma solo per un discorso di amicizia.
Rimaneva solo poco tempo a disposizione per Cal-Antares. Rea avrebbe dovuto aprire di più il suo cuore, altrimenti, per colpa dell'incantesimo, il re l'avrebbe davvero abbandonata per sempre.


A ritorno al castello erano entrambi molto stanchi, ma trovarono comunque il tempo per cenare.
Non discussero di quanto accaduto con Matar, Rea gli chiese soltanto se era in pensiero per quanto successo, ma Cal non era per nulla turbato.
Durante la cena, Shaula si lasciò sfuggire delle parole che vennero colte da Rea, e immediatamente, spinta dalla curiosità, chiese di cosa si trattasse.
- Ballo degli scorpioni? - Shaula sussultò. Guardò di soppiatto Cal, che le fece cenno di continuare.
- Ogni anno celebriamo il Sacro Rito degli Scorpioni, chiamato anche “ballo degli scorpioni”. Non è nulla di che...
- Non sono la benvenuta, forse? - a Rea venne di getto porre quella domanda. Non appena aveva chiesto di cosa stessero parlando sembrava che avesse fatto una domanda molto sconveniente.
- Beh, se volete potete anche assistere, ma vi pregherei di non intralciare il tutto. - Shaula sembrava in difficoltà mentre cercava di spiegare a Rea di questo strano rito. - Potreste seguire dalla balconata. - suggerì infine.
- Potrebbe essere interessante, non trovi? - Cal sembrava contento, e Rea si acquietò. Finì poi per darsi della stupida per aver sospettato di non essere gradita. Shaula era dalla sua parte, era diventata una sua carissima confidente. In realtà, la madre scorpione aveva stuzzicato di proposito l'interesse della sua amica umana affinché lei e Cal potessero assistere assieme alla sacra promessa d'amore che gli scorpioni si scambiavano ogni anno tramite quel rito. Sperava che l'aura di quell'importante evento potesse spingerla definitivamente a dichiararsi.
Era la loro ultima possibilità. Per entrambi.
Shaula avrebbe voluto spiegare la verità a Rea, ma se lo avesse fatto, avrebbe condannato a morte lei stessa sia lui che lei.


Passarono dei giorni e Rea e Cal sembravano più due bambini, che due adulti, dato che giocavano e si rincorrevano in giardino.
- Non dovremmo comportarci così, lo sai? - chiese Rea a Cal, riprendendosi dalla lunga corsa.
- Nessuno ce lo vieta in questo momento.
- Hai ragione. Provo dispiacere nel sapere che presto ripartirai. Spero che potremo rivederci un giorno. - disse lei con una punta di malinconia nella voce.
- O forse, potresti venire con me. - le suggerì lui.
- Quando Antares vorrà tornare nel vostro regno, io mi unirò a lui.
- Non era questo che intendevo. - le prese la mano e la baciò.
- Rea... - lei ritrasse la mano e si alzò.
- Fa molto caldo oggi, che ne dici di andare a prendere qualcosa di fresco da bere? Temo che il caldo possa farci brutti scherzi. - lei stava cercando in tutte le maniere di allontanare dai suoi pensieri quanto lui aveva appena fatto.
Cal si alzò e la seguì, riconoscendo gli stessi comportamenti che Rea aveva avuto nei suoi riguardi come Antares, dopo che si era dichiarato a lei davanti alla roccia sacra.
- Stasera ci sarà il famoso ballo degli scorpioni. Non vedo l'ora di vedere di cosa si tratta. - disse lei voltandosi verso di lui.
- Sono certo che sarà emozionante. Saliremo in balconata subito dopo avere cenato, e da lì potremo vedere tutto. - Shaula aveva spiegato loro quando e cosa fare. Li aveva anche ammoniti, dicendo di non fare troppo rumore. Ci sarebbe stata un po' di musica, ma era essenziale che loro non disturbassero in alcun modo la cerimonia.


Rea si comportò come se nulla fosse, e subito dopo aver finito di cenare, trascinò con forza Cal nella balconata.
Attesero per un bel po', l'impazienza di Rea li aveva fatti arrivare con largo anticipo, ma alla fine videro entrare moltissimi scorpioni.
Una lieve musica cominciò a riempire il salone. Gli scorpioni si muovevano, gironzolando per tutta la grande stanza, e cominciarono a formarsi le prime coppie.
Rea li fissò meravigliata, mentre questi si afferravano per le chele e compievano quella strana e affascinante tradizione. Come rapiti da una sorta di danza, gli scorpioni si univano per dare vita a quell'antico rito. Lo chiamavano ballo, ma in realtà era il modo in cui gli scorpioni suggellavano l'amore che provavano l'un l'altro.
- Vuoi ballare, Rea? - le chiese Cal ad un certo punto. - La musica arriva fino a qui e bene o male il rito è quasi finito, perché non approfittarne?
Rea ci pensò, e alla fine accettò. Non era una grande ballerina, ma si stava divertendo.
- Sai perché è così importante questo rito? - le chiese Cal ad un tratto.
- No, perché, tu sì? Comincio a intuire che significhi, ma non ne sono ancora del tutto certa - lui annuì.
- È importante perché questo è un rito della fertilità. Le femmine presto aspetteranno i loro piccoli, e una nuova generazione di scorpioni verrà al mondo.
- In pratica è come se molti di loro si fossero sposati, no?
- Una specie. - le sorrise Cal.
- È molto particolare, e trovo molto dolce che si afferrino per le chele.
- Un po' come stiamo facendo noi ora. - disse Cal stringendole la mano e tenendola salda in vita.
- Non è proprio lo stesso, ma sì, è simile.
La musica era finita e gli scorpioni lasciarono la stanza, ma Cal e Rea continuarono a ballare.
- Cosa hai detto prima? - chiese Cal. Rea ripensò a quello che aveva detto riguardo il rito.
- Ho detto che era particolare e dolce.
- E poi? - le chiese. Lei deglutì, e ripeté le stesse parole che aveva pronunciato poco prima.
- Ora noi stiamo facendo le stesse identiche cose, quindi, dovrebbe valere anche per noi. - disse Cal.
- Non essere sciocco, è diverso. - Cal pensò bene alla risposta da darle, e alla fine trovò quella perfetta.
- Hai ragione, in effetti per noi umani è differente. - Rea poté tirare un sospiro di sollievo. Adorava la compagnia di Cal, ma a volte aveva paura di aver acceso in lui un interesse non opportuno.
- Sposami, Rea.
- Come? - balbettò lei, fermandosi all'istante.
- Come hai ben notato, per noi è diverso. Ci sono determinati passi da fare, e io voglio essere corretto. Mia dolcissima Rea - disse inchinandosi, - vuoi sposarmi?
Quella proposta inaspettata era un ultimo gesto disperato, nella speranza che lei finalmente potesse dirgli la verità che a lungo aveva tenuto celata nel suo cuore.
Rea si voltò, dirigendosi verso le scale, ma Cal la fermò.
- Non mi hai risposto. Almeno una risposta dovresti darmela. - disse lui serio. Il suo volto divenne pallido, e cominciava a sentirsi molto affaticato.
- Mi spiace, non posso. Ora lasciami andare. - lo guardò con l'ansia che cresceva, notando come il principe non avesse un buon aspetto: era pallido, e sembrava affaticato. Pur cominciando a preoccuparsi vedendo l'uomo in quelle condizioni, non voleva restare lì.
- Perché no?
- Non ti devo spiegazioni. Un no dovrebbe esserti più che sufficiente. - dopo l'ansia iniziale, stava ritirando fuori la grinta. Non gli doveva alcuna spiegazione. Voleva solo andare a letto e aspettare che Antares tornasse a casa da lei.
- Non ti piaccio? Ho fatto qualcosa di male?
- No. Sei un uomo affascinante, e la tua compagnia mi era molto gradita prima di questi tuoi insulsi comportamenti. - Cal sembrava però non voler allentare la presa. Rea si dimenava sperando che lui la lasciasse andare.
- Che cos'ho che non va allora? C'è qualcosa di me che non ti piace, ti faccio sentire a disagio?
- Nulla di tutto ciò. Lasciami andare, ti prego. - le voci di entrambi erano stanche e rotte per le emozioni che in quel momento si scuotevano dentro di loro. Rea era confusa, agitata, non sapeva più che cosa fare. Cal-Antares si sentiva sempre più esausto, più spossato, come se le sue energie lo stessero abbandonando...
- Facciamo finta che non sia successo nulla, Cal.
- No, ti prego, rispondimi. - lui si accasciò a terra, quasi senza più forze, ma tenendo ancore la mani di lei, aggrappandosi a lei, a Rea, l'unica cosa al mondo in grado di non farlo precipitare nel vuoto. La ragazza sospirò, capendo che non aveva scelta, se non quella di dirgli la verità, certa che quella verità avrebbe potuto porre fine alle sofferenze che aveva inflitto al principe, pur senza volerlo.
Cal non sapeva se queste sue reazioni, il suo essere possessivo, fossero dovute più a quella nuova identità che aveva assunto e che lo stava privando delle energie, o se erano le stesse reazioni che avrebbe voluto esprimere quando venne rifiutato per la prima volta, quando avrebbe voluto pretendere da Rea una vera risposta. Quando ancora era Antares.
Gli rimaneva solo poco tempo ormai, e se lei non gli avesse detto la verità, non solo sarebbe stato tutto inutile, ma la sua vita sarebbe cessata, e il suo popolo condannato.
“ E se mi fossi ingannato, se davvero lei non mi amasse?” dubitò Antares. Arrivò a dubitare di quella che per lui era sempre stata una certezza. E questo pensiero era per lui peggiore di qualunque sconfitta, peggiore della morte stessa che di lì a poco avrebbe potuto coglierlo. Ma ancora un barlume di speranza risplendeva nel suo cuore.
Rea lo guardò, con gli occhi ricolmi di lacrime.
- Mi dispiace, Cal. Sei una splendida persona, ma non posso accettare la tua proposta. Amo già un'altra persona, e contro lui non potrai mai, né tu né altri, avere la meglio. Mi dispiace. Stando con te ho avvertito sensazioni simili, mi sentivo protetta, e mi sono divertita molto. Ma lui mi manca di più. Anche se non potrò mai stare con lui, anche se il destino ci è avverso, anche se la mia sola consolazione è vederlo, io resterò al suo fianco.
Per ragioni che non voglio spiegarti, sono costretta a tenerlo a distanza, ma il mio amore per lui è tanto forte quanto lo è il suo. - la voce di Rea tremava e le lacrime le rigavano il viso. Ma era come se si fosse liberata di un peso immenso.
- Anche se Antares non potrà mai stare davvero con me, io gli resterò per sempre fedele. Io lo amo, lo amo... lo amo immensamente, con tutto il mio cuore!
Cal la fissò esterrefatto. All'improvviso, sentì di nuovo le energie scorrere in lui. Quindi si alzò e la strinse a sé, sorridendo e piangendo al tempo stesso.
Antares lo sapeva. Rea lo amava. Sapeva che Rea non avrebbe mai potuto scordarsi di lui e innamorarsi dell'affascinante principe Cal.
Antares sapeva che Rea lo amava davvero.
Lo aveva sempre saputo.
E sapeva anche ciò che sarebbe accaduto di lì a poco: una luce eterea esplose, e la Fata della Terra apparve per la prima volta di fronte ad una sbalordita Rea.




 


 
L'angolo di Shera ^^

Eccoci oramai giunti al tanto sospirato finale (intendo il prossimo capitolo, salvo che non mi vengano altre idee).
È in fase di scrittura, e credo di essere a metà dello stesso. Credo, perchè ho ancora alcune cose da scrivere, e probabilmente una piccola "guest star" tratta da altri miei racconti ^^ il che lascia ben poco all'immaginazione, per chi ha già letto altre storie che ho scritto. 
Per quelllo che sto per dire non intendo paragonarmi a questo colosso della letteratura, ma mi vedo sempre più simile a Lovecraft.
Il mio ragazzo ne è un grande estimatore, e prima che mi perdessi anche io nella lettura delle sue opere mi aveva parlato di lui, di come si fosse dedicato a molti raccontini, che avrebbe poi ripreso per dare vita a storie più ampie.
"La ricerca dello sconosciuto Kadath" ne è un validissimo esempio. Prima di leggere questo romanzo, mi son letta alcuni racconti che sarebbero stati poi ripresi nel romanzo. "Il modello di Pickman", è stato il primo che ho letto, la prima novella di Lovecraft della mia vita, e non a caso è la mia preferita.

Questa mia storia era partita da quella che voleva essere una oneshot, ma avevo capito che non mi sarebbe bastato, e avevo in mente tre capitoli. Eccoci arrivati allla soglia del dodicesimo che dovrebbe veder conclusa questa storia.
Non ho questo grandissimo seguito, ma spero che quei pochi di voi che saranno giunti fin qui, possano apprezzare il mio lavoro, e che i miei personaggi abbiano loro lasciato qualcosa.
Ho già in mente alcune modifiche, non so se definirle essenziali o meno, ma che daranno un qualcosa in più a certi aspetti della storia.
Grazie a tutti per essere arrivati fin qui, e grazie al mio fantastico beta <3, per il sostegno e i preziosi consigli.
Ti amo ♥


Oh, il nome Cal, scelto per la forma umana di Antares, e il paese di provenienza, Bal Acrab, altro non è che il nome alternativo di Antares. Questa luminosa stella della costellazione dello scorpione è infatti conosciuta anche come Calbalacrab.

Se vi intereassa, il mio ragazzo ha realizzato queste due splendide fanart. La terza arriverà prima o poi, con protagonista Matar ;):
http://antivsartlesspage.deviantart.com/art/Rea-538732082

http://antivsartlesspage.deviantart.com/art/Cal-541515872?q=gallery%3AAntivsArtlessPage&qo=3

Al prossimo capitolo

 
Aggiornamento del 25/08/2015
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Favola / Vai alla pagina dell'autore: _Sherazade_