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Autore: franci893    04/06/2015    4 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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10.
 
 
Northumbria, agosto 1067
 
 
- Possiamo iniziare? – chiese uno degli uomini riuniti nella sala principale del castello, sventolando una mano in cerca di un po’ di sollievo dal caldo.
Non erano neppure le dieci del mattino, eppure l’aria era già diventata irrespirabile a causa dell’afa.
Non pioveva da giorni. Quel clima così arido era insolito per quella zona, tant’è che nemmeno i vecchi del villaggio ricordavano delle giornate così calde e secche.
- Non ancora – rispose Tristyn, buttando giù un’abbondante sorsata d’acqua fresca e asciugandosi il sudore dalla fronte. Tamburellò nervosamente le mani sul tavolo, buttando l’occhio di tanto in tanto verso la porta chiusa. Dove diavolo si era cacciato Stefan?
- Per fortuna che in Inghilterra dovrebbe sempre piovere – borbottò un altro, slacciandosi il collo della camicia in cerca di un po’ di sollievo.
- Non eri tu che ti lamentavi sempre dell’umidità del clima inglese, Yann? – gli chiese Tristyn, scherzosamente.
In quel momento la porta si aprì e Stefan fece il suo ingresso, trafelato.
- Scusate il ritardo – disse, andandosi a sedere accanto all’amico.
- Ci siamo tutti. Possiamo iniziare allora – alzandosi in piedi, Tristyn prese la parola – pochi giorni fa mi è giunta la notizia che Osulf, il conte di Northumbria, è stato ucciso da alcuni briganti mentre stava tornando da un sopralluogo sulla costa – nella stanza serpeggiarono mormorii sorpresi –re Guglielmo ha deciso di nominare come suo successore Gospatric, suo cugino – a quella notizia gli animi si scaldarono.
- Un altro sassone! –
- Di questo passo i sassoni torneranno indisturbati a regnare su queste terre -
- Lo ammazzeranno come hanno fatto con gli altri –
Tristyn dovette intervenire, intimando loro silenzio.
- Questa è la decisione del re, e noi non abbiamo diritto di parola su questo – disse, con tono fermo – tuttavia sarà bene mettersi in contatto con il nuovo conte il prima possibile per sapere quale sarà la sua linea di condotta nei nostri confronti.-
Tristyn era stato uno dei pochi cavalieri normanni a ricevere delle terre in Northumbria, regione ancora per la maggior parte in mano ai nobili sassoni. Finora era riuscito a gestire bene la situazione e a evitare scontri diretti con gli altri feudatari ma sapeva di trovarsi in una posizione delicata e per questo aveva bisogno dell’appoggio di un personaggio influente come il conte Gospatric.
Gli uomini si dissero d’accordo, sebbene l’idea non li rendesse entusiasti.
- Cosa sappiamo di lui? E’ fedele al re? – chiese Yann.
- Lui professa di esserlo, ma sarà meglio tenere gli occhi aperti – gli rispose, nutrendo gli stessi dubbi dell’amico.
Nel giro di pochi mesi, il contado era passato in mano a tre uomini diversi, Copsi, Osulf e infine Gospatric, e questa instabilità politica non era vista di buon occhio dai Normanni.
- Partiremo fra due giorni. Yann e i suoi uomini verranno con me, Stefan e gli altri resteranno qui a difesa del castello. Finora non siamo stati attaccati, ma meglio essere prudenti – le sue parole furono accolte con mormorii di assenso.
- Se non c’è altro da aggiungere, direi che siete liberi di andare – e detto questo, gli uomini iniziarono a sparpagliarsi fino a quando nel salone non rimasero solo lui e Stefan.
Tristyn controllò che tutti se ne fossero effettivamente andati, prima di rivolgersi all’amico.
- Allora? – gli chiese.
- Sono andato a controllare il posto da dove abbiamo visto levarsi del fumo ieri e ho trovato i resti di un bivacco. Molto probabilmente era una banda di briganti, tuttavia... - estrasse un piccolo pugnale dalla tasca – ho trovato questo. -
Tristyn studiò l’elsa dell’arma con attenzione.
- Briganti scozzesi, a quanto pare…- mormorò, scuotendo la testa – Fa’ preparare i cavalli – gli disse.
Stefan si affrettò a ubbidire, lasciandolo solo.
Tristyn si sedette stancamente su una delle sedie, prendendosi il capo tra le mani.
La situazione, già delicata di per sé, rischiava di degenerare se gli Scozzesi avessero iniziato a fare pressioni sui confini. Welnfver si trovava sulla strada direttrice che conduceva a sud e sarebbe stato impossibile evitare un attacco.
Se fosse stato per lui non ci avrebbe pensato due volte a prendere i suoi uomini e a dare una lezione agli Scozzesi che sconfinavano nelle sue terre, ma non poteva permettersi azioni azzardate, altrimenti avrebbe rischiato di mettere il castello ancora più in pericolo.
- I cavalli sono pronti – lo avvisò Stefan.
- Andiamo allora. –
 
*
 
 
I cavalli procedevano lentamente, affaticati dal caldo e messi in difficoltà dalla ripidità del pendio.
Il sole cadeva a picco su Stefan e Tristyn, facendoli sudare copiosamente nonostante indossassero solo delle tuniche leggere sopra i pantaloni. Avevano deciso di non indossare le cotte di maglia per evitare di attirare l’attenzione, ma si erano comunque portati dietro le spade, per precauzione.
Finalmente raggiunsero la sommità della collina, dove trovarono i resti dell’accampamento scozzese.
Entrambi smontarono da cavallo e iniziarono a guardarsi in giro.
Da una prima occhiata intuirono che i suoi occupanti lo avevano lasciato da poche ore, per cui probabilmente avevano già percorso diverse miglia di distanza. Tristyn sperava vivamente che se ne fossero tornati al Nord, ma non poteva averne la certezza.
- Guarda qui – lo chiamò l’amico.
Sul terreno polveroso si riuscivano a scorgere deboli tracce di zoccoli.
- Sono più di cinque cavalli…– mormorò Tristyn, esaminandole con occhio attento – Maledizione! Sono diretti a sud! - sbottò, tirando un calcio ai resti del falò spento.
A quanto pare i suoi timori erano fondati.
- Pensi che siano soldati del re Malcolm? – chiese Stefan nervoso, mentre si guardava intorno.
L’aria pareva immobile e non gli piaceva l’atmosfera che c’era in quel luogo.
- Non lo so – gli rispose, cercando di pensare al da farsi – ma di solito i briganti non possiedono pugnali simili a quello che hai trovato – mormorò, assorto.
Doveva recarsi al più presto da Gospatric e negoziare un accordo di tregua con i Sassoni.
Se fossero stati attaccati da entrambe le parti non sarebbero mai riusciti a difendere il castello senza soccombere.
L’idea di recarsi fino ad Alnwick, dove risiedeva il conte di Northumbria, lo rendeva piuttosto teso perché sarebbe stata la prima volta che si sarebbe allontanato per più giorni dal castello, ma non aveva molta scelta.
- Sei sicuro di non volere che ti accompagni da Gospatric? – gli chiese Stefan, quasi gli avesse letto nel pensiero. Date le sue doti di negoziatore gli sarebbe stato utile averlo al suo fianco.
- No, voglio che resti al castello. Non saprei a chi altro affidarlo – rispose – e sei l’unico in grado di organizzare una difesa nel caso in cui gli Scozzesi decidano di farsi vedere da queste parti. -
Stefan annuì, senza dire niente, ma era evidente che si sentiva onorato da quelle parole.
- Direi che qui non c’è altro – disse Tristyn, dopo aver lanciato un’ultima occhiata ai dintorni.
Non vedeva l’ora di andarsene da quel posto.
Risalirono in sella ma, invece di scendere lungo il sentiero che avevano imboccato all’arrivo, decisero di tagliare per i boschi sperando di trovare un po’ di refrigerio dalla morsa di calore che li stava soffocando. Anche i cavalli furono felici di quella scelta e aumentarono l’andatura, per cui riuscirono ad arrivare a valle piuttosto velocemente, nonostante la via fosse più ricca di ostacoli.
Stavano per imboccare la strada principale quando Tristyn fu attratto dal movimento inconsueto che agitava il villaggio.
- Che succede? – chiese, facendo voltare il cavallo in quella direzione.
- Domani i sassoni festeggeranno Lughnasadh – gli spiegò – viene celebrato l’inizio del periodo del raccolto con il taglio del primo grano.-
- Da quando conosci così bene i costumi sassoni? – lo prese in giro Tristyn.
- Lady Lynn mi ha raccontato qualcosa mentre l’accompagnavo al villaggio, stamattina – gli rispose, in tono neutro.
Dopo la loro ultima conversazione piuttosto accesa non avevano più parlato di lei se non per banali questioni concernenti il castello. Era l’unico punto su cui non riuscivano a discutere in modo tranquillo, e Tristyn, che ancora si vergognava per le parole che aveva rivolto all’amico in quell’occasione, aveva deciso di non tirare più fuori l’argomento.
- Capisco. –
Quella notizia non avrebbe dovuto fargli né caldo né freddo, ma in verità gli bruciava che Lynn non lo avesse informato di tutto ciò.
- Vado a dare un’occhiata – disse, spronando il cavallo verso il villaggio, ignorando lo sguardo stupito dell’amico.
In breve raggiunse la piazza principale, solitamente deserta, ora occupata da una serie di tavoloni posti in cerchio coperti da tovaglie di tessuto chiaro, e individuò subito Lynn, abbarbicata su una specie di scala scalcinata e intenta ad appendere degli addobbi floreali sopra l’entrata della piccola chiesa in pietra.
Possibile che dovesse sempre impegnarsi in attività pericolose?
Sbuffando, scese da cavallo e si diresse verso di lei.
- Milady – la chiamò, arrivando alle sue spalle. Non intendeva spaventarla, ma evidentemente non si era accorta di lui poiché la vide sobbalzare e oscillare pericolosamente verso di lui.
Un attimo dopo sentì un urlo e, senza sapere come, si ritrovò lungo disteso a terra, il corpo indolenzito e gli occhi annebbiati per il colpo ricevuto.
- Ma siete impazzito, per caso? – sbottò una voce femminile che conosceva fin troppo bene.
Tristyn mise a fuoco prima una chioma ramata, un viso pieno di lentiggini e infine un paio di occhi verdi inferociti.
“ Signore, salvami” pensò, mentre osservava Lynn cercare di alzarsi in piedi, puntellandosi con le mani sul suo petto e schiacciandogli quasi un polmone.
Quella ragazza aveva la delicatezza di un orso.
- Voi! Non osate mai più arrivare alle mie spalle in quel modo, chiaro? Potevo farmi male! – lo aggredì, non appena anche lui riuscì a rialzarsi.
- Veramente qui l’unico che si è fatto male sono io – borbottò, accarezzandosi la testa dolorante – e comunque non sarebbe successo niente se non vi foste arrampicata su quella scala pericolante! – ribatté, caustico.
- Quella scala è robustissima! E non mi verrete mica a dire che non posso nemmeno addobbare una chiesa, adesso ? – gli rispose, arrabbiata. Il suo viso era diventato tutto rosso, e i suoi occhi verdi mandavano lampi pronti a incenerirlo.
- Dico solo che dovreste stare più attenta, se non ci fossi stato io a prendervi avreste potuto rompervi una gamba – disse, scaldandosi.
- Se non ci foste stato voi non sarei caduta proprio! – borbottò lei, ripulendosi il vestito dalla polvere.
Quel movimento attirò lo sguardò di Tristyn sulle forme delicate del suo corpo, ma fu solo un attimo.
- Che succede qui? – chiese una voce dal nulla.
“ Al peggio non c’è limite” pensò lui, alzando gli occhi al cielo.
- Stefan! – sul viso di Lynn comparve un sorriso luminoso mentre si avvicinava all’amico, appena sceso da cavallo – un piccolo incidente, niente di grave – spiegò, sistemandosi una ciocca di capelli dietro all’orecchio.
- Sono contento che non vi siate fatta male – rispose Stefan, con la solita cortesia – come stanno andando i preparativi?-
- Molto bene, stavo giusto finendo di mettere quegli addobbi lassù – indicò la chiesa – verrete domani, vero? – gli chiese, speranzosa.
- Certo, non potremmo mai mancare, vero Tristyn? – rispose, lanciandogli un’occhiata di monito.
Anche Lynn lo guardò, ma non l’avrebbe certo definita entusiasta a quella notizia.
- Ovviamente – borbottò lui. Voleva solo andarsene a casa, in quel momento – Stefan, io torno al castello. Ti aspetto dopo per discutere dei preparativi per la partenza. Milady – la salutò con un rapido inchino, prima di salire a cavallo.
Lynn rispose educatamente al saluto. Li sentì ridere mentre si allontanava lungo la strada maestra, ma si impose di ignorare la rabbia che lo stava assalendo.
Non aveva tempo da perdere, e Lynn rappresentava una distrazione da cui doveva stare ben lontano.
 
 
*
 
 
- Cosa ne pensi, Winfrid? – chiese Lynn, trepidante.
- Siete bellissima milady – le rispose la ragazza, mentre finiva di appuntarle piccole perle tra i capelli, raccolti in un’elaborata treccia che le arrivava fino a metà schiena.
Lynn di solito non badava molto al suo aspetto fisico ma quel giorno voleva essere al meglio delle sue possibilità: per l’occasione aveva indossato uno dei suoi abiti più belli, di color verde scuro, che le risaltava sia gli occhi chiari sia i capelli rossi.
In quel momento Tess entrò nella stanza.
- Sembra che qualcuno stasera voglia fare colpo – disse, osservandola.
La ragazza non rispose a quell’affermazione ma si limitò ad arrossire lievemente.
- Sciocchezze, lo faccio solo perché è un’occasione di festa – disse, cercando di celare il suo vero stato d’animo.
- Una festa a cui parteciperà anche il bel Stefan – la punzecchiò la cognata, sedendosi vicino a lei.
A Winfrid scappò una risatina che subito nascose dopo aver visto l’occhiataccia che le aveva lanciato Lynn.
- Stefan non c’entra proprio niente! – si difese – e adesso possiamo anche smettere di discutere del mio vestiario. Gli altri sono pronti? – chiese.
- Sì, ci stanno aspettando giù al salone – Tess la osservò per un istante – certe volte mi sembra impossibile che tu sia già diventata una donna adulta – mormorò, con tenerezza.
Lynn si voltò verso di lei e le prese la mano, in segno di affetto.
Quando Tess aveva sposato il fratello ed era venuta a vivere al castello Lynn aveva da poco compiuto tredici anni. Sua madre era morta da poco e la cognata l’aveva sostituita a tutti gli effetti.
- Non farti ingannare dalle apparenze, in fondo sono ancora quella ragazzina pestifera che ama arrampicarsi sugli alberi – scherzò Lynn, per scacciare la malinconia che la stava assalendo nel pensare a quante cose erano cambiate in pochi anni.
- Ecco, ho finito. Siete davvero splendida – esultò Winfrid, dando un’occhiata orgogliosa al suo lavoro.
Lynn si guardò allo specchio, e annuì, un po’ emozionata.
Aveva lavorato molto affinché quella giornata riuscisse nel migliore dei modi e sperava che nessuno restasse deluso, lei stessa in primis.
- Non fare quella faccia preoccupata Lynn, sono sicura che Stefan avrà solo occhi solo per te – la prese in giro la cognata, iniziando a incamminarsi verso il salone.
- Tess! – esclamò indignata lei, ma la risata dell’amica era già lontana.
“ Speriamo che abbia ragione” pensò.
In quel momento, era la cosa che desiderava più al mondo.
 
 
*
 
Lynn si guardò intorno, soddisfatta.
Il villaggio era in festa e tutti sembravano divertirsi.
Come da tradizione, le celebrazioni erano iniziate con il taglio del primo grano che era stato benedetto da padre Cedric durante una breve cerimonia religiosa al centro della piazza principale.
Parte del grano veniva usato per preparare delle pietanze che sarebbero poi state servite la sera stessa, in segno di buon auspicio per l’arrivo della stagione invernale.
Tuttavia, i festeggiamenti veri e proprio ebbero inizio solo con le gare sportive in cui si sfidavano gli uomini e i ragazzi più forti del villaggio e del castello.
Lynn le trovava molto divertenti e più di una volta dovette frenare il proprio entusiasmo nel tifo, dal momento che non era un comportamento adatto a una signora del suo rango.
L’unica cosa che la distoglieva dal godersi pienamente quella giornata era data dall’assenza di Stefan. Diversi normanni si erano presentati al villaggio, incuriositi, ed era strano che lui non ci fosse. La ragazza, memore della sua promessa, stava iniziando a preoccuparsi e avrebbe voluto andare a cercarlo, tuttavia anche in questo caso non poteva agire in modo sconveniente.
- Smettila di guardarti in giro, vedrai che arriverà – la rassicurò Tess.
Eppure passarono le ore, e di Stefan nemmeno l’ombra.
- Forse sir Tristyn l’ha trattenuto al castello – cercò di consolarla l’amica, ma Lynn non voleva sentire ragioni.
- Allora è proprio un uomo ingiusto, oggi è un giorno di festa, dovrebbe permettere a Stefan di prendersi qualche ora libera – sbottò.
- Questo dovrebbe valere anche per sir Tristyn, non trovi? – osservò ironicamente Tess.
- A lui non interessa questo genere di cose – ribatté Lynn, liquidando la questione con un gesto della mano.
Si avvicinava il momento della gara più importante: la corsa a cavallo.
Gli sfidanti dovevano percorrere il più velocemente possibile un percorso di qualche chilometro che si snodava attorno al villaggio. Il vincitore avrebbe vinto, come premio, il fazzoletto ricamato della signora del castello.
Lynn onestamente non era mai riuscita a capire l’importanza di quel dono, se fosse stata uno degli uomini avrebbe preferito ricevere un arco nuovo di zecca o qualcos’altro di utile, ma a quanto pareva loro non la pensavano così.
Gli uomini stavano raggiungendo la linea di partenza quando un rumore di zoccoli al galoppo attirò l’attenzione generale.
Lynn si sporse dalla sua postazione per vedere chi fossero i nuovi arrivati e il suo cuore quasi esplose di gioia nel vedere Stefan.
Sventolò una mano per attirare la sua attenzione, ricevendo un’occhiata di rimprovero da più di una dama seduta accanto a lei, ma le importava poco.
- Siete venuto – gli disse, non appena si avvicinò.
- Ve l’avevo promesso – Stefan si inchinò galantemente.
- Sono così felice che siate qui. Adesso sta per iniziare la gara più importante – gli annunciò.
- Oh, ma io non sono venuto per assistervi, io partecipo – le fece un occhiolino. Il cuore di Lynn perse un battito – assieme a Tristyn – aggiunse lui, indicando un uomo poco lontano.
La ragazza guardò in quella direzione ma sul momento quasi non lo riconobbe.
Si era rasato completamente la folta barba scura e sembrava molto più giovane. Se non fosse stato per il suo solito cipiglio e le ricche vesti avrebbe potuto scambiarlo per un ragazzo del villaggio.
- Ora vado. Auguratemi buona fortuna – si congedò Stefan, allontanandosi.
Lynn lo salutò con un cenno della mano, senza riuscire a dire una parola.
- Hai visto che è venuto? E gareggia pure per vincere il tuo fazzoletto – la punzecchiò Tess.
Lynn tuttavia non la stava ascoltando.
Vide gli uomini allinearsi sulla linea di partenza e poi partire di gran carriera non appena suonò la campana della chiesa.
La gente iniziò ad acclamare e incitare i vari corridori mentre si allontanavo dal villaggio.
Lynn era così agitata che sentiva solo il battito furioso del cuore contro la sua cassa toracica.
Desiderava disperatamente che vincesse Stefan.
Anzi, non riusciva nemmeno pensare di poter dare il proprio fazzoletto a qualcun altro.
Guardò con trepidazione in direzione della nuvola di polvere che si levava in lontananza, segno che i primi cavalieri stavano ritornando verso il villaggio. Stefan era in testa.
Lynn si alzò in piedi, con il cuore in gola.
“Ti prego, ti prego, ti prego” pensò, mentre li vedeva avvicinarsi sempre di più.
Stava per tirare un sospiro di sollievo quando all’improvviso un cavaliere sbucò dietro a Stefan e lo superò in pochi istanti. Tutti gli astanti lo accolsero con grida di esultanza quando superò la linea di arrivo.
Tutti tranne Lynn.
Lo guardò scendere da cavallo e dirigersi verso di lei, con passo sicuro.
- Milady – la salutò, inchinandosi.
La ragazza osservò i suoi occhi chiari come il ghiaccio trafiggere i propri, mentre un sorrisetto soddisfatto gli piegava le labbra.
Allungò la mano, in attesa.
La gente guardava la scena in silenzio, e tutti gli occhi erano puntati su di lei.
Lynn non aveva molta scelta. Prese il fazzoletto e lo consegnò all’ultima persona a cui avrebbe desiderato darlo.
Tristyn.
 
 *
 
Lynn sedeva rigida al suo posto, al tavolo d’onore, circondata dalle dame e dai cavalieri del castello. Le ultime luci del giorno rischiaravano il cielo, mentre diversi falò erano stati accesi per illuminare la piazza.
Tutti sembrano divertirsi e quella sera apparentemente i normanni e i sassoni avevano trovato un fragile equilibrio di sopportazione reciproca.
Lynn avrebbe dovuto essere contenta di questo importante risultato ma l’unica cosa che in quel momento le martellava la mente riguardava la gara a cavallo.
E chi l’aveva vinta.
Osservò Tristyn mentre, seduto dall’altro capo della tavolata, rideva e scherzava con i suoi amici.
A vederlo così faticava a credere che fosse lo stesso uomo che l’aveva rapita e con cui litigava in continuazione. Sembrava un ragazzino spensierato, e per un attimo si sentì in colpa per tutti brutti pensieri che gli aveva rivolto subito dopo la gara.
In quel momento lui guardò nella sua direzione, e Lynn distolse lo sguardo, facendo finta di niente.
Non doveva lasciarsi ingannare dalle apparenze, in fondo lui restava il solito uomo arrogante e prepotente.
Lanciò un’occhiata in direzione delle persone che ballavano e sospirò.
Un tempo vi avrebbe potuto prendere parte senza problemi, ma ormai era troppo grande e di solito le dame del castello non si mescolavano alla gente comune per danzare.
- Milady? – una voce la riscosse dai suoi pensieri.
Si girò e per poco non sobbalzò nel vedere Tristyn in piedi accanto a lei.
- Mi avete spaventata.-
- Me ne sono accorto – sembrava a disagio – vi state divertendo?- chiese.
- Sì, certo – rispose lei, esibendo il sorriso più convincente che le riuscì.
- Bene.-
Non disse altro, ma rimase fermo al suo posto.
- So che domani partirete alla volta di Alnwick – disse, per fare conversazione.
- Sì, ma spero di non dovervi restare troppo a lungo. Stefan resterà con voi al castello.-
La ragazza annuì, e la conversazione tornò a un punto morto.
- Volete ballare? – le domandò, di punto in bianco.
- Come? – chiese, stupita.
- Volete ballare con me? – ripeté lui, impacciato.
Lynn lo guardava esterrefatta, quasi stentasse a credere a quello che le aveva appena chiesto.
- Mi dispiace, ma non è buona norma che una dama partecipi a balli popolari – rispose, desolata.
Lui sembrò accettare quella spiegazione e fece per andarsene, ma poi tornò sui suoi passi.
- Io credo che stasera possiate fare un’eccezione – allungò una mano verso di lei – per favore – la pregò, accennando un sorriso di incoraggiamento.
Lynn non aveva neppure pensato a cosa rispondere che si ritrovò in mezzo alla pista da ballo, circondata da un silenzio imbarazzato e da decine di occhi sbigottiti.
- Musica, prego – ordinò Tristyn, e i musicisti ripresero a suonare.
In breve l’atmosfera tesa si sciolse e Lynn si lasciò coinvolgere in quelle danze caotiche e allegre, al punto che non seppe nemmeno lei per quanto tempo rimase lì a ballare.
Quando Tristyn l’accompagnò al suo posto, era accaldata e svuotata di energie ma anche molto rilassata.
- Grazie – disse, bevendo avidamente da un boccale di vino – non mi divertivo così da molto tempo.-
- Ne sono felice – Tristyn sorrise.
- Siete un ottimo ballerino. Non l’avrei mai detto – Lynn si asciugò una goccia di vino che le era sfuggita dalle labbra, ignara del modo in cui lui la stava osservando.
- Forse perché non mi conoscete. Non sapete molte cose di me – ribatté lui.
- E’ perché voi non volete che le scopra. Non mi avete mai parlato mai di voi. Non so neppure quanti anni avete – sbuffò, imbronciata. Il vino stava iniziando a circolarle nel corpo e si sentiva leggera, quasi non pesasse nulla.
- Ventiquattro. Non me lo avete mai chiesto – osservò Tristyn – non è che avete bevuto troppo vino? – le chiese, vedendola barcollare leggermente.
- Certo che no, sto benissimo. Vi prego, ditemi qualcos’altro su di voi. Avete fratelli o sorelle? Perché siete diventato cavaliere? Vi manca la vostra terra d’origine? Odiate la pioggia? Io personalmente la detesto però ci sono abituata, tuttavia voi venite dal sud e lì non piove spesso e non ci siete abituato. Allora? – la ragazza aveva iniziato a parlare a ruota libera e Tristyn dovette trattenere una risata.
- Sono troppe domande per una sera, e penso che sia il caso che voi torniate al castello, adesso – con delicatezza la fece alzare in piedi e la sostenne, mentre la conduceva verso il carro che l’avrebbe riportata a casa.
- Torniamo a ballare – la ragazza fece per voltarsi ma la presa di lui era salda attorno alla sua vita.
- Abbiamo ballato abbastanza per stasera – disse, in tono pacato.
In breve raggiunsero il calesse su cui diverse dame, compresa Tess, erano già salite.
- Eccoci qua. Spero abbiate trascorso una bella serata – disse lui, scostandola da sé.
Sarebbe crollata da un momento all’altro, e voleva assicurarsi che fosse almeno seduta quando sarebbe successo.
- Oh, sì. Una bellissima serata. Non penso di essermi mai divertita tanto. No, a parte quella volta in cui ho quasi appiccato il fuoco a un pollaio, non ve l’ho mai raccontato? – chiese.
- No, me lo racconterete un’altra volta – la fece accomodare accanto a Tess – allora buona notte –
si congedò, con il solito inchino.
- Aspettate – Lynn gli afferrò la mano – promettetemi che starete attento e che tornerete al castello il prima possibile – gli chiese.
Tristyn la guardò intensamente, prima di risponderle.
- Ve lo prometto.-
 





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Ciao a tutti!
Siamo arrivati a un capitolo che ritengo piuttosto importante per la storia, perché da adesso le cose cominceranno a cambiare per i nostri protagonisti.
Probabilmente è stato il capitolo che finora mi ha fatto più piacere scrivere, e spero che piacerà altrettanto a voi:)
Non so come ringraziare tutte le persone che leggono e seguono questa storia, siete sempre di più e questo mi rende davvero felice! Un ringraziamento particolare alle persone, vecchie e nuove, che recensiscono la storia, grazie di cuore! So di ripetermi, ma la vostra opinione conta molto per me:)

Un bacione,
Francesca
   
 
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