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Autore: NeroNoctis    06/06/2015    0 recensioni
[Sequel di Nergal: Il Dragon Lord Dimenticato]
Atreia, il mondo dei Daeva in continua lotta tra loro e i Balaur. Ma i tempi stanno per cambiare e si respira aria di pace, almeno fin quando i Lost Masters non avranno nulla da ridire e getteranno la loro ombra e dominio sul mondo intero.
Fyeran, mondo oscuro e ignoto persino ai signori dell'Empireo e i Dragon Lord. Luogo dove sorgeva la prigione abissale, cella di uno dei Lost Master. La dimensione alternativa di Atreia nasconde un segreto capace di far collassare le due dimensioni in un unico piano.
Dove gli oscuri signori iniziano la loro manipolazione, Lord Beritra getta le basi per un oscuro piano e dimensioni alternative danneggiano la realtà, riusciranno i Daeva a credere in loro stessi o cadranno vittime delle loro scelte sbagliate?
Genere: Dark, Fantasy, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'War of Gods'
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Caro Thabit,
Ho assistito a qualcosa che non si vede tutti i giorni. Un Elisiano a Pandemonium. Strano, vero? Lui era... non lo so. Ha quel qualcosa di particolare, non so dirti bene cosa, ma è come se non fosse... come dire... sto vaneggiando. Pensa che mi son fatta mille pensieri solo perchè mi ha guardata negli occhi. I suoi occhi, color oro brillante, non ne ho mai visti così prima. Lo tengono in una casa vicino la taverna, nessuno si avvicina a lui, credono sia una sorta di spia o traditore degli Elisiani, ma non avrebbe senso, non trovi? Dopotutto si parla tanto di pace, e quando incrociamo Elisiani non ci attaccano, gli animi sono sempre pronti a scattare, dopotutto siamo nemici giurati, ma questa pace sembra qualcosa che può portare a migliorie future, proprio come la battaglia contro Nergal. E' stato bello vedere le due fazioni collaborare. Ti sarebbe piaciuto, pensa che hanno elogiato pure Noctis. Ma dimmi, siete insieme adesso? Com'è l'aldilà? Sai, sto leggendo un libro sulle prime spedizioni sull'abisso, quando ancora non esistevano kisk o obelischi. La morte eterna non è nuova nella storia Daeva, ma l'abbiamo evitata appunto grazie ai nostri strumenti per legarci l'anima. 
Per oggi mi sa che ho scritto abbastanza, ma c'è ancora una cosa che devo fare...


Alnair posò il suo diario azzurro sulla scrivania, e fissò fuori dalla finestra. Era sera, e Pernon era illuminata da una bellissima luce. A volte si chiedeva com'era vivere ad Elian, con i suoi climi caldi e colori più accesi, ma si rendeva conto di preferire gran lunga la zona abitata asmodiana. Uscì fuori, respirando a fondo, gustandosi quell'aria così fresca e pura. Vicino a lei alcune abitazioni avevano la luce accesa, segno che i Daeva erano ormai a casa per un meritato riposo dopo giorni passate a svolgere missioni o addentrarsi in meandri pericolosi. La spiritmaster pensò che era tutto così tranquillo, sembrava quasi che fosse stato tutto sempre così, il tempo sembrava quasi cristallizzato in quel momento, ed era bello, sereno. Ma non era ancora arrivato il momento di rilassarsi, lei voleva sapere, voleva sapere chi era quel ragazzo, da dove veniva, perchè era lì, chi era Kyrie. Ma queste domande non avrebbero trovato risposta a Pernon, così usò una pergamena di ritorno per Pandemonium. Si destreggiò tra le varie bancarelle notturne che vendevano le cose più disparate: abiti, pietre di mana, pietre incantesimo, piume ornamentali, armi, armature e così via. In lontananza si sentiva l'odore acre delle polveri usate in alchimia, anche a notte fonda lavoravano. Pensò che lei non sarebbe mai riuscita a produrre così tanti prodotti per tutto questo tempo, ma non giudicava nessuno, dopotutto erano oggetti essenziali e che facevano guadagnare discrete somme di kinah, cosa che avrebbe fatto comodo anche a lei, dopotutto non aveva più molti soldi, e i guadagni erano la metà, dovuti alla morte di suo fratello. Senza neanche accorgersene si ritrovò di fronte l'abitazione di Erra, o almeno doveva essere quella. Porta semi aperta e la taverna di fianco, dove qualche Daeva stava bevendo qualcosa, ma tutto sommato l'atmosfera era rilassata e c'erano poche persone: un paio di fattucchieri e un gladiatore. Non c'era chiasso, ed era raro vedere quell'ambiente in quel modo. Aveva il suo fascino.
La ragazza senza pensarci troppo entrò nell'abitazione, trovando la casa semi illuminata. Dall'odore era palese che era stata chiusa da molti anni, ma non era così forte da arrecare fastidio. 
– Ehm... ehy?
L'insicurezza nella sua voce era così palpabile che si poteva quasi vedere materializzata vicino a qualche mobile impolverato. Vicino ad essi erano visibili oggetti di uso comune, e anche altri che erano più adatti ad uno scrittore, come calamaio e inchiostro ormai secco, scrivania di pregiato legno e lampade spente, ma di elevata fattura. Si sarebbe davvero sentita a suo agio in quel luogo, dopotutto amava sia leggere che scrivere. La distraeva fare queste cose, e nei momenti peggiori, erano una sorta di compagno evanescente. Passò la mano sulla scrivania, spostando la polvere. Sembrava tutto così statico... così...
– Chi sei? 
Alnair si voltò, osservando una figura che sembrava essere apparsa dal nulla vicino alla porta che portava probabilmente nella sala da pranzo. I capelli erano quasi fusi con l'oscurità della stanza dietro di lui, e il dorato dei suoi occhi sembrava coesistere con la luce soffusa di quel luogo. Era anche senza maglia, cosa che imbarazzò non poco la ragazza.
– Io... ecco... Alnair. E' il mio nome.
Erra avanzò di un passò, come se volesse osservare meglio la ragazza. Il suo sguardo dorato era deciso ma anche titubante. Se poteva essere paragonato a qualcosa, poteva essere accostato allo sguardo di un leone in gabbia, pensò Alnair. Fiero, letale, ma desideroso di libertà.
– Tu... eri al ponte... Vifrost...?
Erra sembrava sforzarsi di ricordare qualcosa, ma tentava di nascondere la sua fatica a parlare. 
– Si. Cosa ci facevi lì? 
Se prima il ragazzo la guardava negli occhi, a questa domanda distolse lo sguardo. Non guardò qualcosa in particolare, era come se cercasse qualcosa nella stanza. Tornò a fissare la ragazza, con aria interrogativa. Alnair non capiva, sembrava che quel ragazzo non sapesse davvero nulla. Sembrava quasi non sapere nemmeno chi fosse lui. Ma era solo una sensazione ovviamente. Ma c'era qualcosa che non riusciva a capire, voleva fargli tante domande, ma non riusciva a formulare nessuna frase. Alnair capì che Erra non avrebbe pronunciato parola, doveva prendere lei in mano la situazione, ma lui era così misterioso. E perchè lei era così curiosa? Così attratta da lui e da quello che nascondeva? Tentò di pensare a qualcosa, e prima di arrivare ad una vera soluzione, sembrò quasi che le sue labbra si mossero da sole.
– Chi è Kyrie?
– Kyrie... non lo so. Non so niente a dire il vero. Dovresti andar via. Non starmi vicino, per favore.
Alnair non capiva bene. Come poteva non sapere di Kyrie se l'aveva nominata? E perchè improvvisamente non voleva nessuno accanto? Si avvicinò a lui, ma venne subito bloccata dalla sua reazione.
– Vattene ora! 
– Io voglio solo... voglio aiutarti. Non so bene da cosa o perchè, ma sento che devo farlo. 
– Vai via, e non tornare. A me non importa nulla di te. 
Alnair non seppe bene come reagire, alla fine l'unica cosa che decise di fare era andarsene. Non era bello essere trattate così da un perfetto sconosciuto, e se pochi attimi prima si sentiva in dovere verso di lui per qualche strana ragione, adesso si chiedeva soltanto quali problemi potesse avere. Si voltò un'ultima volta, il viso di Erra non mostrava nessuna espressione. Tornò sui suoi passi, uscendo dall'abitazione. 
Si fermò davanti l'abitazione, ripensando a quanto si sentiva stupida, ma prima che potesse aprire il portale per casa, si sentì un urlo poco vicino. La ragazza iniziò a correre, e lo spettacolo di fronte a lei era qualcosa di terribile. Un corpo era sospeso a mezz'aria, con una catena che gli attraversava lo stomaco, e le ali legate con del filo spinato. Il sangue sgorgava dal suo corpo e dagli strumenti di ferro, formando una pozza scarlatta sotto di lui. Un chierico tentò di rianimarlo, ma la sua magia era inutile, quel corpo era lì, immobile, privo di vita.
Non sarebbe rinato.
Alnair cercò sui palazzi, per vedere da dove partiva quella catena, e durante la sua ricerca, notò un guizzo quasi invisibile. Un essere avvolto da una tunica color pergamena si destreggiava tra le abitazioni, ma venne colpito in pieno da un colpo elementale della ragazza. Cadde a terra, ma senza nessun rumore. Tutti si avvicinarono a quella tunica, che non nascondeva niente. Era vuota. L'unica cosa che rimase fu una sfera di luce che scomparve poco dopo.
Le guardie tentarono di analizzare meglio quella tunica, mentre altre recuperavano il corpo straziato del Daeva. Sembrava quasi che la maledizione della morte eterna di Nergal era ancora presente. Alnair pensò proprio questo, e rivide Thabit, Noctis, e tutti quelli a cui voleva bene. Sentiva quasi che la loro morte era inutile... ma non poteva essere cosi, non doveva essere così. Istintivamente corse da Erra, trovandolo seduto sulla scrivania impolverata. I due si guardarono per qualche secondo, lo sguardo allarmato di lei contro quello tranquillo di lui. 

Silenzio.

Silenzio che fu rotto da Erra, con una frase che definire enigmatica era un eufemismo.
– Allora è vero. Sono un portatore di morte.
   
 
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