Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: mavima    07/06/2015    1 recensioni
Sergio è un medico anestesista, deluso dal fallimento del suo matrimonio. Vive un'esistenza di emozioni sopite. Una mattina in ospedale incontra Laura, una bella ragazza, malata di leucemia, che si rivelerà essere la professoressa di suo figlio.
"Sergio fermò lo sguardo sulla foto di classe dell’anno precedente del figlio
Sul lato sinistro c’era Laura, la riconobbe dallo sguardo. Era una persona completamente diversa: aveva lunghi capelli castano chiari, con qualche riflesso biondo; il viso era tondo; gli occhi erano sempre luminosi; era persino leggermente sovrappeso, la maglietta rivelava qualche rotolino e il seno era prosperoso; era vitale e bella con i jeans e con le scarpe da ginnastica.
Quando andò a dormire non riuscì a smettere di pensare a quell'immagine, rappresentava il tipo di donna che avrebbe voluto trovarsi a casa la sera. Se la immaginava insieme al profumo della caffettiera che saliva al mattino….un attimo di eternità".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
CAPITOLO VIII  -  LASAGNE E FIORI D’ARANCIO
 
Sergio entrò in casa passando dalla porta della cucina. Era felice, ma al tempo stesso era preoccupato per aver lasciato Laura a casa da sola. Marco gli diede una pacca sulla spalla.
“Chiamala, se sta bene, le dai solo la buonanotte, se sta male, te la vai a prendere….e secondo me sta peggio di te”
“Delle volte Marco, mi sembra che tu abbia centocinquant’anni….hai ragione”
“Ciao sono io, volevo solo sentirti…”
Dall’altra parte Sergio sentì Laura singhiozzare
“Calmati, stai tranquilla, arrivo subito…”
 
“Non ce la facevo più, a stare qui da sola, riaffiorano tutti i fantasmi…”
“Non dovevi neanche provarci, prenditi solo l’indispensabile, andiamo via di qui, quando uscirò dall’ospedale domani verremo a prendere le tue cose e vivremo insieme, non c’è una sola ragione perché tu non debba venire a stare da noi…”
“Ma Marco….”
“É lui che mi ha fatto telefonare…”
 
Laura arrivò a casa di Sergio come un gattino randagio , raccolto per strada. Era timorosa ad entrare di botto in una casa non sua, ancora malata e psicologicamente ancora distrutta dalla relazione con Giorgio.
Le sue continue critiche al suo aspetto fisico  avevano fatto a pezzi la sua autostima e l’avevano  provata più che un anno di chemioterapie.
Entrarono per  mano dalla porta della cucina della villetta a schiera. Marco li aspettava in cucina e si precipitò ad abbracciare Laura
“Era ora…e quanto me la volevi far aspettare questa torta di mele…io il midollo te l’ho dato di ottima qualità….me la merito no?”
Sergio: “Staremo bene insieme”
Laura “Sì…staremo bene!”
Andarono al piano superiore, Laura si addormentò con la testa sul petto di Sergio, mentre lui continuava  ad accarezzarla.
Il mattino seguente Sergio scese al piano inferiore prima di Laura . Marta stava  per arrivare e voleva parlarle:
“Marta, in questi ultimi due mesi è successo un qualcosa di importante nella mia vita…”
“L’avevo capito dottore, non è più musone e scherza sempre”
“Si chiama Laura, io l’ho conosciuta in ospedale… lei ha avuto la leucemia…ora dopo il trapianto sta meglio, ma ha bisogno di molte cure ed attenzioni per rimettersi. Io l’ho convinta a stabilirsi qui… con me e Marco.
Lei mi aiuterà vero …si prenderà cura di lei , quando io sarò in ospedale?”
“Certo dottore, stia tranquillo, lei lo sa che io non ho figli….lei e Marco siete un po’ la mia famiglia. Sono passati sedici anni , da quando lavoro in questa casa…e poi sono contenta che finalmente ha trovato una compagna…non poteva mica restare solo a quarant’anni…alla signora ci penserò io”
“Non credo che vorrà essere chiamata signora…”
Risalì al piano superiore, salendo due gradini per volta, desideroso di svegliare Laura e stare un po’ con lei, prima di andare a lavoro. La trovò seduta sul letto, piegata con le braccia incrociate sulla pancia e il capo buttato in avanti.
“Non stai bene? Che cos’hai amore mio?”
“Tanta nausea…devono essere state tutte quelle pillole, come farò ad ingerirne delle altre questa mattina? Fammi delle iniezioni, preferisco il sedere livido…al solo pensiero di doverne ingurgitare ancora una,  mi viene da correre in bagno  a vomitare”
“Stai calma, distenditi ,vediamo un po’ che cosa succede”
Sergio prese la sua borsa da medico, iniziò a palpeggiarle l’addome, le misurò la febbre e la pressione arteriosa.
“In effetti tutte  queste medicine hanno messo un po’ alla prova il tuo stomaco. Ma non c’è nulla che non sia risolvibile. Basta che tu prenda un protettore gastrico, ti  farò un’iniezione per farti andare via questa fastidiosa gastrite, poi potrai continuare con la terapia orale”
 “Altro che fare l’amore tutte le sere…ti sei portato il lavoro a casa”
“Beh …ieri sera mi è andata bene, direi…mettiti su un fianco”
Le sollevo delicatamente la maglietta, le abbassò leggermente gli slip, e le fece l’iniezione.  La massaggiò poi con una pomata.
“Non sia mai che ti faccia venire un livido io!”
Sentirono bussare alla porta, era Marta: “Volevo sapere che cosa  potevo preparare alla signora per colazione”
Sergio: “Entri pure Marta, Laura ha un po’ di nausea, nulla di grave, ma non so se riuscirà a fare colazione subito”
Marta: “Che bella signora…se vuole le preparo acqua limone e salvia, un rimedio infallibile delle nonne”
Laura: “Vada per acqua limone e salvia a patto che mi Chiami Laura e ci diamo del tu”
Marta: “Va bene sign…Laura”
Mentre Marta ridiscendeva in cucina Sergio si sedette sul letto, vicino a Laura.
“Sono contento che sei qui, sono due mesi che aspettavo questo momento. Adesso non ho più voglia di andare in ospedale, non posso neanche venirti a trovare al piano di sopra”
“Mi troverai qui questa sera, vedrai ti stuferai di me”
“No, non accadrà, come stai adesso?
“Meglio”
“Scendiamo a fare colazione?”
“Sì”
 
Marta: “Beva…cioè bevi questa tazza di acqua limone e salvia, prima di mangiare”
Laura bevve tutto d’un fiato la tisana
“Buona, mi ha fatto venire fame!”
“Bene qui c’è del ciambellone fatto in casa e dei biscotti, mangia che ti riprendi!”
Sergio: “Io devo andare, te ne starai tranquilla a letto, Laura vero?”
“No, adesso che sto meglio, voglio andare a ritirare la macchina dal meccanico e prendermi un po’ della mia roba da portare qui”
Marta: “Posso accompagnarti io, dovevo stirare, ma lo farò domani. Vengo con te?”
Laura: “ Grazie…veramente, grazie”
Sergio: “ Sei eccezionale Marta!”


Fu amore a prima vista tra Marta e Laura.
Marta, che aveva sempre dovuto relazionarsi solo con degli uomini, trovò in Laura una figlia e anche
 un’ amica.
Laura trovò in Marta una mamma più affettuosa della sua, più semplice, ma più calorosa.
Marta, continuò il lavoro iniziato da Emanuele: con il vento caldo del suo affetto, scioglieva quei ghiacci nel cuore di Laura, creati dalla sua famiglia e ancor più, da Giorgio.
Ben presto Laura rifiorì, riacquistò dei chili e divenne più bella di prima della malattia.
Velocemente le si allungarono anche i capelli, che le ricrebbero, più mossi …sembravano anche loro più felici.
La domenica spesso Emanuele e sua moglie andavano a trovare Sergio e Laura, cuocevano carne alla griglia, nel giardino della villetta e passavano del tempo insieme in allegria.
Laura dopo solo tre mesi ritornò anche a scuola.
Una domenica, al termine di un pic-nic in giardino, con Emanuele e sua moglie, Sergio chiese a Laura di sposarlo: “Non trovate che siano cresciuti molto i capelli alla mia fidanzata, non sarebbe ora che ci sposassimo?”
Laura: “Forse sì, anche perché se aspettassimo ancora un po’, Marta mi farebbe ingrassare troppo…non entrerei più in nessun abito da sposa”
Luisa, la moglie di Emanuele: “Ma se sembri la Vittoria Puccini, comunque, l’abito se sei d’accordo, te lo cucirò io su misura”.
I genitori di Laura vollero organizzare la cerimonia e il ricevimento, nella loro villa di Lugano.
Laura, nel suo morbido abito di chiffon , color avorio, era bellissima. La festa fu magnifica, anche se gli invitati erano molto assortiti. C’erano diplomatici, top manager, esponenti della finanza mondiale, e poi gente semplice, come Emanuele e Luisa, Marco ed Emma, i genitori di Sergio, i colleghi di Laura.
Anche Marco ed Emma erano presenti alla festa, ma quel giorno la ragazza per la prima volta si era  sentita trascurata: il padre di Laura si era impossessato di Marco, mostrandogli ogni tipo di rubinetto, prodotto nella sua fabbrica ed egli era letteralmente conquistato da questi oggetti così concreti e lontani dalla vita che aveva vissuto fino a quel giorno. Era innamorato dei rubinetti, di Emma, di suo padre, di Laura, di quel vecchio signore benestante, così affettuoso e riconoscente, ma soprattutto era innamorato di quella nuova vita senza solitudine.
La madre di Laura si era dispiaciuta che la figlia non aveva voluto sposarsi in chiesa.
“Ma se Sergio può sposarsi in chiesa, non capisco perché abbiate scelto una cerimonia civile”
“Perché mi piacerebbe credere in Dio, ma non ci credo mamma”
“Ma come, dopo che Dio ti ha anche salvata”
“Mi hanno salvata la chemioterapia e il midollo di Marco…non Dio. E poi, se fosse stato lui, perché mi ha fatto ammalare?”
“Per farti ritrovare la felicità. E poi ci dovrà essere pur qualcuno che ha creato tutto!”
“La felicità l’ho ritrovata prima, avendo il coraggio di lasciare Giorgio e poi iniziando ad accettarmi ed amarmi…e poi con Sergio.  Sono stufa di questo Dio a cui danno tutti i meriti e nessuna colpa. È troppo facile essere responsabili solo delle cose belle, imputando al libero arbitrio umano,  quelle brutte.
Se Dio è così perfetto, questo libero arbitrio lo poteva studiare un po’ meglio”
“Laura, non bestemmiare”
“Mamma, non bestemmio, ma io questo Dio non lo capisco. Lo rispetto, ma non lo capisco e finché non lo capirò, non farò nulla a casa sua. Quanto alla creazione…”
“Sono curiosa, dimmi…chi ha creato tutto questo? E la nostra anima, che ne è della nostra anima quando moriamo?”
“Gli uomini sono presuntuosi, non accettano di dover morire, come le foglie cadono dall’albero. Il pensiero è una funzione del corpo, quando il corpo non c’è più… non c’è più neanche il pensiero.
Il nascere e morire è una categoria umana.  In un ordine di cose più grande, non ci deve essere stata per  forza la creazione. Se i numeri sono infiniti, l’universo, il tutto, può esserci sempre stato…è infinito e basta!
La nostra testa è troppo piccola per comprendere l’universo. Scusa, ma tu puoi pesare la terra sulla bilancia da cucina?”
“Sono tutti quei libri che ti hanno rovinata”
“No, mi hanno resa felice, perché mi hanno regalato la libertà di pensiero!”
C’era poco da fare, la signora Livia dovette accettare le nozze civili.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: mavima