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Autore: DirceMichelaRivetti    07/06/2015    1 recensioni
Questa storia è ambientata nel corso dell'ottava stagione di Bones, potrebbe considerarsi un missing moment tra l'11 e il 12 episodio, oppure un What If, visto che sarà abbastanza presente anche un personaggio ideato da me.
Cercherò di attenermi allo stile del telefilm e a raccontare una storia come se fosse uno degli episodi.
Benché cercherò di dare spazio a tutti i personaggi principali della serie, probabilmente mi concentrerò spesso su Sweets.
La trama non ce l'ho ben presente neanch'io, per il momento, quel che posso dirvi è che presto il Jeffersonian cercherà di risolvere un delitto del passato.
Genere: Azione, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jack Hodgins, Lance Sweets, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il giorno seguente erano tutti di nuovo all’opera sull’ottuplice omicidio. La dottoressa Brennan era andata in laboratorio per approfondire gli esami delle ossa. Booth, invece, era tornato in teatro, nella speranza che saltasse fuori qualche nuovo elemento; si era ricordato che il giorno prima non aveva chiesto se ci fossero nastri della sorveglianza e, comunque, si era riproposto di fare domande anche nei negozi vicini al teatro.

Sweets era immerso nella lettura dei numerosi fascicoli che l’FBI gli aveva fornito circa qualsiasi denuncia sporta contro qualcuno dello staff del teatro, anche quelle poi ritirate. Non gli sembrava, però, di trovare nulla di interessante: qualche lite per soldi risolta senza passare dalle vie giudiziarie, una fioraia aveva querelato Timothy per averla insultata, ma aveva ritirato la denuncia dopo aver saputo che l’uomo era disturbato; un tale era scivolato dalle scale e aveva fatto causa al teatro che, però, era risultato non avere colpe; un’altra volta Timothy era stato scambiato per un truffatore perché sosteneva di chiamarsi Ernesto. Così via, tutte le denunce legate al teatro erano di questo tipo e a Sweets non sembrava di intravedere nulla che potesse far sospettare la presenza di un serial killer.

Certo, diverse lamentele erano state mosse contro Timothy, ma era appurato che aveva dei disagi mentali. Erano tali da indurlo ad uccidere? Lo psicologo non poteva stabilirlo, non avendolo ancora visto di persona.

Il giovane stava ancora passando in rassegna le varie carte processuali, quando trovò un altro fascicolo riguardante Timothy, questa volta di tipo ben diverso rispetto agli altri: l’uomo era rimasto coinvolto in un incidente automobilistico dodici anni prima, mentre tornava a casa dopo la prima di uno spettacolo in cui interpretava la parte dell’antagonista. C’erano molti dettagli nel rapporto, poiché Timothy non era solo in auto, ma accanto a lui c’era la sua fidanzata dell’epoca, la prima attrice della compagnia, che era rimasta uccisa nell’incidente. La polizia aveva quindi indagato per stabilire se e quali colpe avesse il guidatore, tuttavia era risultato negativo ai test dell’alcol e delle droghe, per cui si era trattato semplicemente di un colpo di sonno che lo aveva colpito al volante, mandandolo fuori strada.

Leggendo ciò, Sweets iniziò a pensare che i disturbi di Timothy non fossero legati semplicemente a danni celebrali, ma che l’uomo avesse subito un trauma molto grande che gli avesse provocato dei blocchi e avesse interdetto parecchio le sue facoltà. Lo psicologo si affrettò, allora, a leggere il resto del fascicolo e quindi scoprì che, nell’ultimo spettacolo in cui aveva recitato, Timothy aveva interpretato un demone geloso dell’amore di una fata, interpretata dalla sua fidanzata, a tal punto da arrivare ad ucciderla.

Sweets stava riflettendo attentamente, iniziava a vedere più chiaramente il disturbo di Timothy: aveva una teoria e doveva assolutamente verificarla. Decise, dunque, di andare al Jeffersonian per farsi aiutare da Angela nel controllare alcune informazioni. In realtà avrebbe potuto controllarle anche da solo su uno dei computer dell’FBI, ma preferiva poter conversare con qualcuno, durante le ricerche; inoltre l’angelatron era un computer davvero meraviglioso e gli ricordava le apparecchiature tecnologiche che vedeva nei fumetti o nei film.

Si recò al Jeffersonian e, una volta trovatosi con l’artista, le chiese aiuto. La donna prese il tablet con cui comandava il computer e si preparò alla ricerca.

“Dimmi tutto Sweets, che cosa stiamo cercando?”

“Vorrei sapere che spettacolo era in scena il 22 febbraio del 2006 al Round House.”

Era la data in cui la signora aveva sporto denuncia per gli insulti.

“D’accordo … Il Pigmaglione di Shaw.” disse Angela.

“Lo sospettavo …” annuì lo psicologo, meditabondo “Il quindici maggio del 2009?”

L’importanza di chiamarsi Ernesto a quanto pare.” rispose l’altra, dopo aver cercato “Ma a cosa ci servono queste informazioni?”

“Ho una teoria. Credo che Timothy, il factotum del teatro, sia il nostro serial killer.”

“Wow! Ma questo cosa c’entra?”

“Ritengo che lui viva dei momenti di alienazione della realtà e che confonda la finzione con la vita vera. Infatti, quando Booth ha provato a fargli delle domande, lui non ha risposto, ma ha recitato dei pezzi di teatro. Nel maggio del 2009, Timothy andava in giro affermando di chiamarsi Ernesto: scommetto che ripeteva esattamente le battute del copione di Wilde. Mentre quanto ha offeso la fioraia, probabilmente si credeva il professor Higgins e di trovarsi di fronte Eliza.”

“Stai dicendo che quest’uomo assiste agli spettacoli e si immedesima in ciò che vede al punto da crederlo reale e portarlo fuori dal teatro?”

“Esattamente!”

“Mi sembra così … strano!”

“È follia, infatti; non sono ancora, però, sicuro del tutto, devo capire bene come è nato questo suo straniamento. L’incidente che ha subito, c’entra sicuramente: lui si sente in colpa per la morte della sua fidanzata e, per sopportarla meglio a livello emotivo, associa la morte reale a quella in scena. In questo modo il suo inconscio lega in maniera indissolubile la realtà e la finzione ed è per questo che non li riesce a distinguere. Io sono sicuro che lui abbia commesso gli otto omicidi e che in quei momenti lui stava agendo come i personaggi assassini sul palco. Forse nemmeno ricorda gli omicidi o, forse, li ricorda come non fatti da lui, ma dai personaggi. Devo, però, approfondire meglio il trauma iniziale e capire come mai li ha portati tutti nello stesso luogo: insomma, commettere gli omicidi in un luogo nascosto, sembrerebbe indicare una certa lucidità. Devo parlare con questo Timothy e capire.”

“C’è una cosa che non mi torna.” disse Angela “Se le cose stanno come sostieni tu, otto omicidi in dieci anni non sono, paradossalmente, pochi? Insomma, il teatro è pieno di morti!”

“Le trame, sì; ma spesso le uccisioni avvengono fuori scena, per evitare le difficoltà nell’inscenare morti sanguinose. Solitamente sul palco si vedono dei suicidi, solo raramente omicidi.”

“Capisco.”

“Comunque, controlliamo tutte le opere che sono state rappresentate al Round House e sinceriamoci che non ce ne siano state altre che avrebbero potuto suscitare i suoi istinti omicidi.”

Scorrere tutti e quanti titoli delle opere richiese un po’ di tempo, ma confermò che quelle a cui avevano preso parte le vittime erano le uniche rappresentazioni in cui la morte era messa in scena davanti al pubblico.

Sweets era soddisfatto, era certo di essere sulla pista giusta, per cui telefonò a Booth, informandolo delle sue scoperte e gli domandò che cosa volesse fare. L’agente, ovviamente, optò per interrogare il sospettato, nonostante si innervosisse già al pensiero che Timothy non sarebbe stato affatto collaborativo e che, probabilmente, avrebbe vaneggiato a lungo, portandolo allo sfinimento. Lo psicologo gli disse di non portare l’uomo in centrale: riteneva fosse meglio interrogare Timothy nel suo ambiente; la sala degli interrogatori dell’FBI avrebbe certamente spaventato quell’uomo già fin troppo disturbato e con ciò si sarebbe rischiato di farlo sragionare completamente. L’ambiente del teatro, probabilmente, era più idoneo a quella conversazione e, forse, avrebbe reso più semplice ottenere una confessione. Gli interrogatori, tuttavia, dovevano avvenire in presenza di un procuratore federale e, quindi, Sweets convinse la signora Julian a recarsi con lui al Round House, affinché tutto avvenisse secondo le norme ed evitare che un’eventuale confessione fosse poi invalidata da un qualsiasi avvocatuncolo.

Caroline fu contenta di uscire dagli uffici e, per una volta, svolgere il proprio lavoro in un ambiente differente; per tutto il tempo del tragitto, non fece altro che notare quanto l’automobile dello psicologo fosse migliore della sua.

I due federali entrarono nell’atrio del teatro e si guardarono attorno in cerca di Booth. Si fece loro incontro la signora Stone, domandando: “Siete quelli dell’FBI che l’agente sta aspettando? Si trova in platea perché Timothy sta pulendo il palco. Ma davvero sospettate di lui?”

“Sospettiamo di chiunque.” rispose la procuratrice “Quindi, se vuole confessare lei, per me va più che bene.”

La signora Stone non disse altro, ma fece cenno verso il corridoio che li avrebbe portati alla platea. I due andarono; per fortuna la sala era illuminata, Booth era seduto in prima fila e teneva gli occhi puntati contro Timothy che, non curante, passava lo straccio sul pavimento, mormorando tra sé e sé quello che, probabilmente, era il monologo di un qualche servitore di una commedia. Lo psicologo lo osservò per un poco, cercando di studiarlo: era la prima volta che lo vedeva dal vivo e, quindi, voleva capire come fosse meglio comportarsi. Assicuratosi che l’agente avesse letto i suoi diritto al sospettato, Sweets fece cenno alla signora Julian e a Booth di rimanere in platea, mentre lui imboccò la scaletta laterale per salire sul palco. Si avvicinò al sospettato e, con tranquillità, lo salutò: “Ciao Timothy.”

L’interpellato si rivolse alla platea, dicendo: “Eccolo! Finalmente si è svegliato: non si alza mai prima di mezzodì! Eh, lui mica deve lavorare, lui nemmeno sa cosa sia il lavoro. dice sempre di essere occupatissimo ma a far cosa lo sa solo lui!” poi si voltò verso il giovane e gli rispose “Eccellenza, ben svegliata! Avete dormito bene? Il sonno vi ha ristorato? La vostra preziosa mente ha potuto riposare, per rimettersi all’opra oggi?”

Booth ridacchiò tra sé e sé. Sweets non si lasciò impressionare e iniziò l’interrogatorio: “Timothy, vuoi raccontarmi che cos’è successo a Susanne, l’attrice che recitava con te, la tua fidanzata?”

“Susanna?!” si illuminò l’uomo “Oh, presto ci sposeremo. Il Conte che l’ospita ci ha anche regalato un letto matrimoniale. Stamattina sono andato a prendere le misure del letto, per vedere se starà nella casa. Susanna mi ha detto che, però, teme che il Conte voglia sedurla, ma noi troveremo un modo per farlo smettere, anche la Contessa ci aiuterà.”

Sweets sospirò, capendo che Timothy stava rispondendo come avrebbe fatto Figaro: effettivamente in quell’opera c’era un personaggio di nome Susanna. Decise, allora, di parlare della donna, usando il nome del personaggio che aveva interpretato prima di morire.

Cleonice, la bella fata che viveva su questo scoglio, dov’è? Ha abbandonato il luogo in cui era stata condannata a rimanere a causa della maledizione di un demone.”

“Sì!” ringhiò Timothym con ferocia “La maledetta! L’ingrata che ha rifiutato il suo amore! Lei tutto era per me e io tutto sarei stato, le avrei dato ogni cosa, sarebbe stata una regina! Io le ho lanciato il sortilegio: mai avrebbe potuto lasciare quello scoglio, o la morte l’avrebbe colta! Se non potevo amarla io, nessuno l’avrebbe potuta amare … Anzi! Chi osasse corteggiarla, finirebbe affogato nel fiume, tentando di raggiungerla … Ma lei, malvagia, è fuggita; credeva di aver trovato il bacio d’amore che l’avrebbe salvata, ma l’uomo la rifiutò, dopo aver scoperto i suoi crimini. La mia maledizione l’ha uccisa. Lei è morta. Io sono il suo assassino!”

Sweets capì che Timothy era in uno stato confusionale maggiore, rispetto a prima, in cui i confini tra realtà e finzione erano ancora più labili, a causa del ricordo.

“Come l’hai uccisa?” chiese lo psicologo: sul fascicolo lo si era classificato come un tragico incidente, ma lui voleva sentire come lo percepiva il folle.

“Ho ucciso entrambi … Io l’amavo … anche lei diceva di amarmi, ma mentiva! L’ho vista con Richard e poi anche con Francois … bugiarda, ingannatrice! Si prendeva gioco di me e del mio cuore … Doveva essere punita … ma io non potevo vivere senza di lei … Eravamo in auto e io ho visto il muro … ho accelerato … lo schianto …! Siamo morti.”

“Come siete morti?” domandò Sweets, iniziando a intravedere uno stato dissociativo, oltre che alienato “Lei è morta, tu sei qui.”

…no…

“Non sei Timothy?”

“No.” fece cenno col capo “Timothy è morto. Timothy e Susanne sono assieme … sono felici, insieme.”

“Tu chi sei?”

“Per me non esiste altro che quello che non esiste.”

Sweets colse la citazione dal Macbeth; sospirò e scosse la testa: Timothy era completamente pazzo.

“Tu c’eri, vero? Quando la punizione divina ha colpito don Giovanni, quando Otello ha soffocato Desdemona, Faust ha trafitto Valentino, il conte di Glouchester veniva assassinato, quando Giulio Cesare cadde sotto i colpi dei congiurati, Cassandra perì per mano di Egisto e Dama Lionora bevve il fatale veleno. Tu c’eri, vero?!”

Timothy aveva lo sguardo perso nel vuoto, la bocca semiaperta, il labbro tremante; sembrava che davanti agli occhi gli scorressero le immagini di mille fantasmi, vorticando in rapida sequenza, confondendosi l’una nell’altra.

L’uomo annuì e con un filo di voce disse: “Sì … c’ero … li ho visti … li ho visti tutti ...”

“Dov’erano gli assassini? Dov’erano Otello, Faust, Bruto, Egisto e tutti gli altri?”

“ … non lo so … Loro … loro non potevano venire, avevano bisogno di un corpo …”

“Di un corpo?”

“Sì.”

“E visto che Timothy era morto, hanno usato il suo corpo?”

“Sì, esatto! Loro mi dicevano di portare quelle persone in un posto segreto, così potevano compiere ciò che dovevano.”

“Dov’era quel posto segreto?” Sweets lo chiese per poter avere un elemento ulteriore per confermare che  Timothy aveva davvero commesso gli omicidi e non era stato indotto alla confessione tramite una manipolazione.

“Un cinema … vecchio … non ci va più nessuno.”

“Come si chiama?”

Crystall …”

“Perché hai scelto quel posto? Era importante per Timothy?”

“Sì … andava sempre lì a vedere i film da bambino e lì gli è venuta voglia di fare l’attore.”

“Timothy” Sweets cercò le parole “Tu non sei morto, quegli omicidi li hai commessi tu. Quelle morti sono reali, non sono periti dei personaggi, ma persone vere. Nascondi tutto dietro il teatro e porti la finzione nella realtà, ma in cuor tuo sai perfettamente che cosa hai fatto: hai ucciso otto persone.”

L’uomo parve stupito, confuso, tentò di negare, ma poi si portò le mani al capo e urlò disperatamente e, tra un grido e l’altro, si sentiva: “Schiudi, inferno, la bocca, ed inghiotti nel tuo grembo l'intero creato: sull'ignoto assassiso esecrato le tue fiamme discendano, o Ciel. O gran Dio, che ne' cuori penètri, Tu ne assisti, in Te solo fidiamo: da Te lume, consiglio cerchiamo a squarciar delle tenebre il vel! L'ira tua formidabile e pronta: colga l'empio, o fatal punitor; e vi stampa sul volto l'impronta : che stampasti sul primo uccisor.”

Sweets scese dal palco, si avvicinò ai suoi due colleghi, scosse il capo e disse: “L’assassino è sicuramente lui, ma inevitabilmente è un caso mi malattia mentale. Non è in grado di intendere e di volere, bisogna ricoverarlo in un istituto psichiatrico.”

“Meno male.” sospirò Caroline “Di solito preferisco sbattere al fresco gli assassini, tuttavia vedo anch’io che questo è pazzo come un cavallo e l’avvocato d’ufficio che gli assegneranno non muoverà certo obiezioni, circa l’internamento. Ben fatto, chery. Booth procedi con l’arresto.”

L’agente si alzò in piedi ed estrasse le manette, lo psicologo decise di seguirlo, per tranquillizzare Timothy, nel caso di una reazione violenta.

   
 
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