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Autore: Donny_Rodriguez    08/06/2015    0 recensioni
Come promesso, Skye è andata a trovare Cal, ma lo trova in condizioni pietose: è tormentato da ricordi a lui celati e alla vista di quella ragazza dagli occhi di cioccolato e dai lineamenti perfetti tutto sembra peggiorare. Ma ogni cosa può sempre migliorare.
Dal testo: "...senti la sua armoniosa voce chiederti se stai bene. Soffochi un grido, quella voce la conosci, evoca in te forti emozioni, gli occhi ti si fanno lucidi, ma non ne capisci la causa. Tutto quello che vorresti fare è gridare, gridare al mondo la frustrazione dell'essere lì e lì per capire, vuoi capire, ma non ci riesci, c'è una cortina di labile nebbia che ti separa dalla verità e quando ti sembra di infrangerla in realtà sta diventando di ferro, e la verità diventa irraggiungibile..."
Genere: Angst | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Skye
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Premessa: alluuuura... fra i personaggi da inserire non c'era quella povera anima di Cal. Ma tutta la one shot è incentrata su di lui, quindi... niente.
SPOILER ALERT PER CHI NON HA VISTO S.O.S., L'ULTIMO EPISODIO DELLA SECONDA STAGIONE.
Lasciate ogni speranza, voi ch'intrate...



The best day ever

 

La frustrazione che provi in certi momenti è incommensurabile. Ti trovi a focalizzare la tua attenzione su un particolare e la tua mente continua a pensare, ripensare, rimuginare, tracciare ed intrecciare pensieri e idee ed emozioni, ma non riesci a capire da dove venga la tua frustrazione. Certe volte raggiunge un livello tale da riversarsi attraverso il modo di agire. Sbatti le mani sul tavolo, getti tutto a terra come se fosse immondizia, arrivi a detestare la posizione in cui metti la tua penna preferita, quella a sfera che appoggi orizzontalmente sulla solita pila di fogli, giungi persino a trovare repellente il piacevole arredamento, il quadro che pende storto, la macchia di caffè sul pavimento che giace lì immobile da due giorni, la tenda di lino che hai comprato a caro prezzo e che tanto ti piaceva, il vaso con i fiori sul davanzale coperto da un sottile strato di polvere.

Quei fiori non fanno che aumentare il tuo desiderio di prendere a pugni il muro, di calciare il secchio dell’immondizia in cui hai appena gettato quei biscotti alle mandorle che mangi con tanto piacere ma che sono diventati insopportabili, il loro odore penetra nelle tue narici come fosse acido. Quei fiori sono come un calcio nello stomaco, cento pedate che ti sfondano l’intestino tormentato dall’acido che erode e gratta via tutto. Quei fiori, sì, quei fiori che più li guardi e più li ami e più li detesti e più desidereresti accarezzare ogni loro singolo petalo, ma non puoi, più ti avvicini più vorresti staccarli quei petali bianchi. Quei fiori sono per te l’elisir e il veleno, la vita e la morte, il piacere e il dolore, li ami e sai che senza di loro potresti morire, li detesti e sei lì e lì per scaraventarli fuori dalla finestra.

Ti metti le mani nei capelli, non capisci perché quei fiori significhino tanto per te, è grazie a loro se continui a vivere, altrimenti non li compreresti freschi ogni giorno, li ami, li desideri, sono la tua vita. Lo sconforto ti assale, vorresti piangere, per quei fiori che sono tutto per te e che ti hanno sconvolto la vita, da un giorno all’all’altro e la frustrazione ti assale, ti fa spalancare gli occhi, urlare per la disperazione, perché non conosci il motivo del legame che senti con quei fiori, con il loro nome. Il loro nome appartiene a te, senti che deve essere così. Lo sussurri, lo assapori, gusti il suono che produce, l’animo vaga in cerca di una spiegazione per il quale ami quel nome più di te stesso. L’armonia di quei suoni è pari solo ai ricordi che evoca in te, ma ricordi solo tanta oscurità e poi la luce, la luce del perdono, la luce dell’amore e della compassione e dell’affetto vero. Ma non conosci il motivo di tutto ciò.
 
Suona il campanello, quel rumore è assordante, vorresti gridare che non ci sei, che sei morto, perché è così che ti senti, come un morto, vuoto di ogni emozione, per quei fiori, per il loro nome che significano tanto e niente. Non puoi, il campanello continua a suonare, sei nell’orario di apertura, potrebbe essere quel cane dal bel musetto dolce che curi da anni, o quel gatto nero che ti guarda con quegli occhi gialli e sbilenchi che a modo loro esprimono affetto.

Scosti la tenda, sporgi la testa, attraverso i vetri lavorati a mano non riesci a capire chi è, vedi solo un contorno sfocato, capisci che è una donna, forse una ragazza, è mora, ha i capelli lunghi che ricadono sulle spalle. Lei non sa quello che provi, non conosce le tue emozioni, quindi ti calmi e riavvii i capelli, ti asciughi il sudore sulla fronte, sistemi il camice. Apri la porta, la ragazza è davanti a te. Vieni folgorato, capisci che c’è qualcosa che non va, stai male, vorresti piangere di fronte a quegli occhi di cioccolato, a quei contorni del viso delicati, perfetti, sublimi. Non capisci come sia possibile, ma vorresti sfogarti con quella persona, vorresti sistemarle i capelli che sono in disordine, vorresti metterle una mano sulla spalla. Perchè, ti chiedi, perchè vorresti parlarle, perchè senti che fra di voi c'è un legame potente, ma è impossibile, non hai mai visto quella ragazza, non hai mai visto quegli occhi dolci, quel sorriso ingenuo ma determinato. Poi ricordi, la tua mente ti dice che l'hai vista, qualche mese fa, era un giorno afoso, avevi la camicia aderente al corpo, sudavi ed eri ancora in te. Ti aveva detto il suo nome, forse ti ricordava qualcosa, ma ci eri passato sopra, lo avevi scavalcato. Poi erano iniziati gli incubi, non dormivi, eri ossessionato da quei fiori, quei bianchi fiori. E ti sembra di iniziare a capire che fra quella ragazza e quei fiori che ami e detesti c'è un nesso intangibile.

La ragazza ti ha osservato per tutti questi minuti, mentre il silenzio si fa assordante, indecisa sul da farsi, ma sembra capire, sembra capirti e compatirti. Ti chiedi perchè ne sia in grado, di cosa sia capace, forse di leggere la mente, o il futuro, o entrambi e anche se è irrazionale sai che è così, deve esserlo, altrimenti sarebbe inspiegabile. E senti la sua armoniosa voce chiederti se stai bene. Soffochi un grido, quella voce la conosci, evoca in te forti emozioni, gli occhi ti si fanno lucidi, ma non ne capisci la causa. Tutto quello che vorresti fare è gridare, gridare al mondo la frustrazione dell'essere lì e lì per capire, vuoi capire, ma non ci riesci, c'è una cortina di labile nebbia che ti separa dalla verità e quando ti sembra di infrangerla in realtà sta diventando di ferro, e la verità diventa irraggiungibile. E lei sembra capire e conoscere la tua vita, il tuo passato meglio ancora di te. Non è possibile. Sussurri il suo nome, fai per piangere, ma perdi il controllo, le sensazioni si sovrappongono e non ce la fai più, cadi a terra, batti la testa, svieni.
 
Cadi in un torpore oscuro e, al tuo risveglio, capisci di non essere più dove ti trovavi prima, sono cambiati gli odori. Puzza di anestetico. Schiudi gli occhi, hai i muscoli di tutto il corpo intorpiditi e stanchi, non riesci neanche a metterti seduto anche se vorresti cambiare posizione perchè senti il cuscino infuocato sotto la tua testa. E poi la vedi, vedi l'elisir che i tiene in vita, il veleno che ti logora, ti disperi, non sai perchè soffri così tanto. È seduta su una vecchia poltrona, ha le gambe incrociate e gli occhi chiusi, non vuoi svegliarla. Ha appena pianto, vedi le righe lasciate dalle lacrime. Ti chiedi perchè abbia pianto.

Sta per riaprire gli occhi, lo senti, così sei tu a richiuderli perchè non vuoi che veda che la stavi osservando. Senti che si alza, ti mette una mano sulla fronte e vorresti capire perchè senti una scintilla quando ti tocca, ma sei ancora intorpidito e non vuoi che si spaventi. Allora aguzzi l'orecchio e senti un'altra voce che parla con la ragazza. Stanno parlando di te, lo capisci dall'intensità bassissima delle loro voci. Farneticano su degli sconosciuti raggi teta, o forse delta, non ha importanza, e su un macchinario. Stanno dicendo che è indispensabile, per lui, e capisci che lui è te, sei quel lui che necessita di qualcosa. Dicono che potresti non reggere il dolore e la confusione continua, continuare a svenire e rinvenire per molto ancora, che addirittura hai avuto un'ischemia e potresti averne ancora delle altre. Sei contento che quella ragazza sia preoccupata per te, non te ne spieghi la ragione ma va tutto bene, ti dici, anche se la frustrazione e il dolore non ti abbandonano più. Senti dire che i tuoi livelli vitali sono molto bassi, e non puoi più alzare le palpebre o aprire le labbra, sono più pesanti del cemento. Di nuovo dicono che ne hai assolutamente bisogno, ma tu non capisci, sei frastornato.
Si avvicinano a te, senti che ti stai muovendo. Stanno trasportando il tuo letto in un'altra stanza, e all'improvviso percepisci che sopra la tua testa c'è una fioca luce azzurrina, apri gli occhi, vedi una fascia metallica che ti illumina. Un ragazzo che sta accanto a te si accorge che sei sveglio, ti dice di stare calmo. Vorresti esserlo, ma non riesci a far altro se non pensare alla ragazza e ciò ti procura dolore.
Inizi a sentire una strana e spiacevole sensazione, ti senti messo a nudo, ma non esteriormente, e finalmente capisci che la cortina che ti separa dalla verità sta liquefacendosi.

Finalmente ricordi sensazioni ed esperienze che credi di aver già vissuto e provato, tanto tempo fa. Tanto, tanto tanto tempo fa…
All’improvviso è luglio, l'orologio appeso al muro ti dice che è il secondo giorno di questo mese così caldo e caliginoso, vedi un altro te, più giovane, accorrere verso una donna visibilmente incinta. Anche questa, proprio come la ragazza, ti ricorda qualcosa, e poi la vedi. Vedi una foto incorniciata da quattro fasce di legno che vanno a formare un rettangolo e all'improvviso sei folgorato, capisci che siete sposati, eravate sposati, perchè nella foto ci sei tu, c'è lei, siete abbracciati e sorridete. La donna, che ti rendi conto essere la donna più bella che tu abbia mai visto, si sta reggendo la pancia e capisci che lì dentro c'è tuo figlio, e ti commuovi in modo inspiegabile.

Vorresti continuare a vedere quelle immagini tanto care, ma tutto cambia all’istante: ora sei all’ospedale.
L’altro te è commosso, lui e sua – tua – moglie sono folgorati dalla purezza del bimbo sorridente che è davanti a loro. No, è una bimba, la più adorabile che tu abbia mai visto. È perfetta.

Jiaying…

Hai questo nome in testa e la prospettiva di tutto ciò cui stavi assistendo cambia: da spettatore diventi partecipante e capisci, capisci, finalmente la barriera di ferro che ti separa dalla verità si infrange, tocchi quella verità celata ai tuoi ricordi, nascosta al tuo cuore, accarezzi quella verità agognata. Lei è tua moglie, la ami, piangi nel ricordare l’affetto sconfinato che provi per lei.

L’immagine cambia.

Davanti a te c’è tua figlia, è un dolce fagottino che vorresti baciare, coccolare, abbracciare, ma ti viene strappata via. Vedi che sei inginocchiato davanti a tua moglie che è inerme. Morta. Poi, non sai come, in un istante, è di nuovo davanti a te, viva e vegeta, ma con delle ferite cui non si può porre rimedio come hai fatto per quelle del corpo: il suo cuore è malato.

Ora tua figlia è grande, e la sorpresa di quando l’hai vista davvero nella tua vera vita si ripete. È proprio perfetta, ancora più di quanto speravi.
Vedi il rifiuto, fa male. Scappa dall’altro te proprio davanti ai tuoi occhi, e per questo il cuore quasi smette di batterti nel petto.

Poi tutto sembra tornare a posto, ogni pezzo combacia: finalmente sta assieme a te. State cenando… capisci che ti vuole bene. Nel profondo del suo cuore, forse nemmeno se ne rende conto, ma nel profondo del suo cuore c’è dell’affetto indirizzato a te.

Di nuovo, quelle immagini tanto care scompaiono.

Al loro posto…

Hai paura di perderle, paura che entrambe ti sfuggano, di nuovo. Ma ormai credi che sia così: tua moglie la sta ferendo… sta aspirando la sua energia vitale, vedi che la tua piccola sta combattendo con tutte le sue forze, sta resistendo, si oppone. Lei e sua madre – non ti sogni neanche di chiamarla moglie, poiché quello che sta facendo è inumano – stanno lottando per la morte e contro la morte. Una delle due morirà, non lo ricordi ma ne sei certo.

Ne sei certo.

E la certezza si verifica davanti ai tuoi occhi: sofferente, l’altro te si avvicina alle due donne della sua vita. Non può farne a meno… davanti a sé ha quel fagottino che gli era stato portato via. Non può non salvarlo. Lo vedi con le lacrime agli occhi, si avvicina a sua moglie.

“Vi prego… fermatevi. Non devi farlo… non devi vivere con quel dolore. Lo farò io.”

“Cal, cosa stai facendo…”

“Mantengo la mia promessa.”

È accasciato, con il corpo di Jiaying fra le braccia, di nuovo inerme. Questa volta per sempre.


E poi ti risvegli, ti abbandoni in un pianto eterno. Eterno come l’amore che proverai per tua figlia. Eterno come il piacere che proverai nel chiamarla con il suo nome, che ami.

“Papà…”

“Daisy, tesoro…”

Finalmente vi abbracciate. Finalmente sei felice. Finalmente il tuo animo può riposare.



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Angolo dell'autore:
è la mia seconda storia qui e... ancora angst! Sarò deprimente, ma chi non desidera che Cal ricordi chi è in realtà la ragazza con qui ha parlato di sterilizzazioni e castrazioni canine? Devono essere una famiglia, punto. Una famiglia felice. E non è un'aspettativa, è una pretesa... *coff coff MARVEL CARISSIMA LEGGI QUA coff coff*
Vabbè, ho finito di sclerare. Per ora!

Ciao ciaoooo, e alla prossima! :-)
   
 
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