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Autore: Corvo_Nero    09/06/2015    2 recensioni
Nel silenzio della notte, la luna piena si rifletteva negli occhi spalancati e vitrei del corpo che galleggiava nelle acque del lago, la bocca socchiusa, un rivolo di sangue che usciva dalle labbra e dal naso, la tunica con una larga macchia brunastra e una freccia che usciva dal petto; solo i versi degli animali notturni rompevano quella quiete, e lentamente il corpo iniziava a affondare, cogli occhi sempre rivolti verso la luna, e con una mente ancora lucida che stava ripercorrendo gli eventi delle ultime ore…
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Riusciva a udirlo, il rumore della risacca, lento e costante, unico rumore che rompeva un silenzio innaturale; Syd aprì gli occhi e si guardò attorno: era solo, su una spiaggia deserta ricoperta di sabbia brillante come avorio, sotto un cielo grigio, ma non nuvoloso, un cielo privo di sole, l'acqua del mare era scura e limacciosa, come dopo una burrasca. Quella spiaggia sembrava non finire mai, alle sue spalle il deserto, ai suoi lati miglia e miglia di quella riva infinita, all'orizzonte una densa nebbia non permetteva di distinguere il limite tra cielo e mare.
Si alzò in piedi, tranquillo, sapeva bene dove si trovava, già altre volte era finito in quel luogo fuori dalla realtà; si guardò le mani e il corpo, era nudo, privo dei suoi vestiti e delle innumerevoli ferite che aveva subito in decine di anni di vita, anche a questo era abituato, stava visitando quel luogo con la sua essenza, mentre il corpo soffriva e si consumava in un altro mondo, in un altro tempo, ma tutto ciò cessava di avere importanza per lui, ogni volta che si trovava lì.
E attese, attese l'arrivo di quella presenza a lui ben nota, il motivo per cui si trovava lì, il suo traguardo finale; chiuse dunque gli occhi, per poi riaprirli quando fu sicuro di non essere più solo, si voltò e la vide, seduta sulla spiaggia, che lo fissava con i suoi occhi bianchi, come il resto del corpo, velato da un logoro mantello color crema che copriva quasi interamente un corpo magro e pallido, le piccole mani poggiate su esili gambe, all'apparenza sembrava avere il corpo di una bambina, se quella non fosse stata una delle forme predilette di una delle entità più antiche dell'universo.
Al solo vederla, Syd si tranquillizzò e le sorrise, erano passati molti anni dall'ultima volta che si incontrarono, in quel medesimo posto. Syd non aveva voce come essenza spirituale, tuttavia i due riuscivano a comunicare semplicemente con sguardi e pensieri.

"Sei rimasta uguale all'ultima volta che ti ho vista, oh Dama Bianca. Così come questo luogo, tutto è congelato nel tempo qui." Syd si avvicinò alla entità, inginocchiandosi di fronte a lei, come un devoto suddito.

Lei allungò una mano e gli carezzò il viso e i capelli. "Tutto rimane com'è perchè sei tu a rimanere sempre lo stesso, almeno in superficie, ma basta scavare un poco... E noterai i cambiamenti" Con l'altra mano spostò un po' di sabbia e da essa spuntarono dei ciuffi d'erba. "Anche tu in questi anni sei cambiato un po' dentro, e ancora stai cambiando, è inevitabile."

Syd assaporò il contatto con quella mano gelida e liscia, come se fosse la cosa più piacevole del mondo, socchiuse gli occhi e sospirò tranquillo. "Mia dama.. è dunque finalmente giunto il giorno..? Ma la riva è ancora vuota, ancora non vedo la barca per navigare in quel mare.."

"Esatto. Sei ancora fermamente legato al tuo mondo, ancora non puoi passare, puoi fermarti solo per poco in questa spiaggia; solo quando ogni cosa che ti lega alla terra verrà spezzata, potrai tornare qui, per sempre. Tuttavia qualche piccolo cambiamento c'è stato dalla tua ultima visita, osserva laggiù." Gli indicò un angolo della spiaggia da cui stava arrivando al galoppo un cavallo baio, che scorgendo Syd, emise un forte nitrito; era il suo destriero, e una volta avvicinatosi al suo padrone, gli offrì il muso da accarezzare. Syd indugiò lungamente nel toccare e sfiorare la criniera folta dell'animale, nel tastare i suoi muscoli tonici da cavallo in perfetta salute, riusciva a sentire perfino l'odore del suo crine, ma era comunque triste poichè giunse alla conclusione che erano solo ricordi. Appoggiò il capo sul dorso dell'animale, e gli sussurrò: "Perdonami...". Il cavallo sbuffò e lo allontanò con una spinta facendolo cadere a terra e gli nitrì sdegnato, calpestando la sabbia con uno zoccolo in segno di nervosismo.

"Ehi! che diavolo fai?" Lo rimproverò Syd. L'entità pallida rise assistendo a quella scena. "Credo che voglia dirti che non sta provando rancore per ciò che è avvenuto, che ora sta bene, in pace." Syd tese la mano contro il muso dell'animale, e stavolta fu certo della sensazione che provava, del pelo corto e ruvido, delle narici calde. Era lì, davanti a lui. E sapeva che un giorno avrebbero cavalcato insieme nuovamente. Nella sua mente vide anche gli ultimi istanti di vita dell'animale, vide quando Syd cadde di sella, trafitto dalla freccia nera, vide un'ombra, due spaventosi occhi gialli immersi nell'oscurità, avvertì la paura dell'animale, un attimo di dolore, e poi il buio. Syd sentì anche paura, rabbia, e un urlo, era il suo, per un breve istante lui e il cavallo, le loro essenze, divennero una sola. Syd interruppe bruscamente il contatto, sentiva ancora il calore dell'animale sul palmo, sentiva la furia montargli in corpo. Si volse a guardare la bambina, che gli sorrideva.

"Ricordi ora, ricordi cosa è successo prima che tu ti svegliassi qui?" Chiese l'entità, e Syd annuì. Tutti i suoi ricordi riemersero nella sua mente, sapeva dove si trovava realmente, riusciva a sentire in lontananza le grida di persone sconosciute, miste a una che riusciva a distinguere tra le altre, il rumore di zoccoli sulla strada pietrosa, le vibrazioni del carro su cui era sdraiato. "Svegliati dunque, svegliati e continua il tuo viaggio, non puoi lasciarlo incompiuto."

Si voltò verso quella presenza che già stava svanendo alla sua vista, così come la spiaggia, il mare, il cielo grigio, tutto. E mentre tese verso di lei una mano, iniziò a sentire un dolore al fianco che cresceva sempre più, fino a che i suoi occhi si chiusero nuovamente, per un tempo che gli sembrò infinito.

____________

Seduta a cassetta, Alyss incitava a più non posso il cavallo con le redini e con urla per spingerlo ad andare al galoppo, più in fretta possibile; seguendo le indicazioni dei passanti che la avevano aiutata a soccorrere Syd, procedette lungo le strade di Eastar, verso il quartiere religioso; varcando un cancello si ritrovò in una larga piazza con una grande e lussuosa fontana, sull'altro lato si ergeva una grande cattedrale, senza dubbio l'edificio più alto che  avesse mai visto, con due grosse torri quadre, decorate da sculture di tre donne, con le mani giunte in segno di preghiera, alternate a altre sculture, con fattezze molto meno umane, vide un essere cornuto e un angelo, privi di volto però, anche essi ritratti nell'atto di pregare, ai lati estremi della parete frontale; più in alto vide tre enormi rosoni, con vetri multicolore, uno più grande degli altri; fu per Alyss uno spettacolo splendido ma non poteva perdere altro tempo a contemplarla; arrestò la corsa del cavallo e si volse per accertarsi delle condizioni del suo compagno di viaggio.

"Signorina, la fasciatura è intrisa di sangue e il volto è pallidissimo, dovete affrettarvi a chiedere aiuto ai monaci della cattedrale." Disse uno dei mercanti che la avevano accompagnata lungo il breve tragitto verso la chiesa.

Alyss carezzò il viso di Syd per accertarsi delle sue condizioni, gli occhi le si stavano riempiendo di lacrime per la tensione; Syd con gli occhi socchiusi tremava in tenui convulsioni, con la fronte madida di sudore e le labbra violacee, con un filo di voce sussurrava continuamente un nome e un titolo: "Conrad.. il Diacono.. cercalo.. fa presto" e Alyss seppe subito cosa fare. "Signori, vi prego di aiutarmi ancora un poco, cercate di stringere più che potete la fasciatura e trasportatelo verso il portone della chiesa." E mentre finiva quella frase, corse al portone, bussando più rumorosamente che poteva. "C'è qualcuno? Aprite vi prego! Abbiamo un ferito, per l'amor del cielo rispondete! Diacono Conrad, vi prego, rispondete!" E coi suoi piccoli pugni batteva contro il solido legno del portone, fino a che udì un rumore di chiavistello e il cigolio di grossi cardini.

____________

Seduto sul suo scranno, davanti a una grossa tavola intarsiata, ricoperta di antichi tomi, pergamene, boccette di inchiostro e penne d'oca, sedeva un enigmatico individuo, all'apparenza dimostrava almeno venti anni, ma meno di trenta, la pelle diafana non aveva l'ombra di una ruga, il capo, nascosto dal cappuccio di un saio totalmente bianco con decorazioni dorate cucite sul cappuccio e maniche, a indicare il suo rango ecclesiastico, era ricoperto di capelli dorati molto chiari; gli occhi erano senza dubbio la caratteristica più inusuale, uno azzurro e l'altro verde. Stava sfogliando con le sue mani con dita lunghe e sottili, avvolte in candide bende, un vecchio tomo con la rilegatura consunta, le pagine ingiallite recavano scritture in una lingua straniera, immagini di creature mostruose e un'unica parola scritta nei caratteri della lingua comune: Shaytan.

Mentre era intento nella lettura di quel tomo, bussarono alla porta dello studio, un giovane monaco grassoccio la aprì lentamente e si profuse in un inchino: "Diacono Conrad, mi duole disturbarvi ma abbiamo visite, una popolana chiama a gran voce al portone richiedendo l'ingresso per un ferito, Fratello Giulius li ha fatti entrare, sono un uomo, il ferito, e una donna dai capelli vermigli; quanto al ferito, beh... " E qui si fermò, incerto su come proseguire, Conrad lo fissava, massaggiandosi le tempie, poi lo incoraggiò a proseguire: "Via, Fratello Vald, qual è il problema? Non è certo il primo ferito che vedete, qual è la ragione per disturbarmi per queste sciocchezze?". Il pingue monaco si inchinò nuovamente e farfugliando rispose: "Quella ferita non è normale, mio signore, il sangue fuoriesce da essa con un colore troppo scuro e troppo lentamente, credo... credo che dovreste venire a vedere.". A quelle parole Conrad sgranò gli occhi e si alzò subito dalla scrivania, seguendo il monaco per i corridoi della cattedrale, lungo il tragitto ordinò al suo confratello di portare il ferito nella sua infermeria personale, e si separarono. Il portamento fiero del Diacono, il suo passo rapido ed agile, nascondeva i suoi pensieri, fissi sulle parole del confratello; quasi ogni accolito, durante il suo periodo di formazione, apprende i rudimenti della medicina umana, e lui aveva conoscenze ben più estese dei comuni monaci, da quel breve resoconto aveva riconosciuto immediatamente il suo paziente. << Bentornato a casa, Syd. >> pensò sorridendo.

____________

I monaci stesero Syd su una barella e introdussero lui e Alyss nella cattedrale. La ragazza seguiva il trio lungo la navata osservando le colonne intarsiate d'oro, le file di panche di legno, l'alto soffitto decorato con affreschi di scene di guerra contro gli esseri demoniaci e glorificazione di santi e cavalieri, i rosoni che illuminavano l'interno con riflessi multicolore,  e sotto una ampia balconata si trovava l'altare in pietra, per le consuete cerimonie. Alyss non aveva mai visto in vita sua così tanta magnificenza e sfarzo in un solo luogo; soltanto una delle coppe d'oro su quell'altare poteva avere lo stesso valore di un gregge intero, o poter pagare decine di braccianti per una intera annata.

Il gruppetto si diresse verso una porticina di legno, che dava su un corridoio; lo percorsero lentamente ed arrivarono in una stanza non molto spaziosa, con un tavolo in pietra, uno scaffale pieno di libri polverosi, una piccola nicchia nella parete piena di alambicchi, cristalli luminescenti e altri oggetti di cui non ne capiva la natura e l'uso. I monaci posarono con delicatezza il ferito sul tavolo, Alyss lo osservò con una certa pena, la mano stretta sulla ferita, le membra tremolanti e madido di sudore. I monaci la invitarono a uscire e nel corridoio incrociarono una alta figura vestita di bianco verso cui i due si inchinarono con deferenza, l'altro rispose con un breve cenno del capo coperto dal cappuccio ed entrò nella stanza. Il più alto dei due frati uscì dal corridoio, mentre l'altro, che si presentò ad Alyss come Vald, la accompagnò nella grande sala. "Non temete per il vostro compagno, figliola, il Diacono saprà cosa fare senza dubbio; ma venite pure a riposarvi su una delle panche, sarete stremata per il lungo viaggio. Una silenziosa preghiera per gli infermi aiuterà sicuramente." Alyss non rispose, si limitò a seguirlo con la mente turbinante di pensieri.

____________

Conrad chiuse dietro di se il portone e tirò il chiavistello, nessuno li avrebbe disturbati ma era buona cosa esserne più che certi. Syd era ancora steso sul largo tavolo di pietra, la ferita sanguinava ancora, il sangue era nero come la pece e denso come fango, ma la cosa non destò nel Diacono alcuna preoccupazione; dopotutto chi è già morto da tempo non può morire nuovamente. << Anche se... quella ferita è alquanto interessante. >> Si tolse il cappuccio rivelando la sua pelle chiara e i capelli biondi, i due occhi di colore differente scrutavano il corpo di fronte a lui con freddo distacco, a uno spettatore ignaro sarebbe sembrato che i due non si conoscessero minimamente. Tolse la mano di Syd dalla ferita per ispezionarla con più attenzione, tastò i bordi da cui fuoriusciva il sangue e sorrise. Con un ringhio Syd fissò rabbioso il Diacono, covava un furioso rancore per quell'individuo, anche se erano anni che lavorava per lui, era certo che gli nascondesse molti segreti, mentre lui gliene aveva svelati fin troppi sulla sua lunga esistenza, le sue capacità e i suoi obiettivi. Non era in grado di parlare per il dolore, ma riusciva a trasmettergli i suoi pensieri, gli raccontò mentalmente della sua missione a Ravenmoon, e il Diacono vide tutto ciò che era successo. Quindi frugò nel suo stivale e rinvenne i pezzi della freccia nera e li osservò rigirandoseli tra le dita fasciate dalle bende. Sorridendo disse: "Vecchio amico mio, penso che tu sappia meglio di me l'origine di questo manufatto, intriso di una magia antica quanto quella che ti lega a questo mondo. Questa freccia è unica nel suo genere, è stata forgiata col solo scopo di abbatterti, costringerti ad arrenderti, concludere la tua fuga che dura da molti, molti anni."

Syd digrignava i denti, sapeva benissimo di cosa stesse parlando Conrad, poichè dopo lo scontro con il suo cavallo rianimato nella foresta, era giunto alla stessa conclusione. Era un fuggitivo, aveva cambiato padrone una volta di troppo, per la prima volta si era ribellato e l'esilio volontario era il prezzo da pagare; ma evidentemente erano riusciti a rintracciarlo; il turbinio di pensieri venne interrotto da una nuova fitta di dolore, con uno sguardo meno rabbioso del precedente interrogò il Diacono sul perchè sentisse simili sensazioni, lui che non aveva più da tempo provato cose come fatica, sonno e dolore, ora era quasi immobilizzato da una semplice ferita da freccia, e non riusciva a guarirne, cosa ancor più incredibile per lui.

Conrad sorrise brevemente: "Il tuo dono della Rinascita, un autentico miracolo che va ben oltre il concetto stesso di Magia, ti rende praticamente immortale, ferite come questa normalmente si rimarginerebbero in pochi minuti, ferite mortali ti lascerebbero privo di sensi al massimo per una mezz'ora, veleni, fiamme, folgori magiche di vario tipo ti lascerebbero intatto, ancora nel pieno delle forze..." Gli carezzò il petto con deferenza, giungendo fino al viso, madido di sudore. "Sì.. magnifico potere il tuo, ti hanno reso il Guerriero Perfetto. Solo chi ti ha creato, dunque, può nuocerti, bloccando alla fonte il tuo potere quel tanto che basta da impedirti di fuggire, ma evidentemente hanno sottovalutato il tuo lato umano, la tua volontà ferrea di sopravvivere, il tuo istinto.." Gli strappò la tunica rivelando il petto pieno di cicatrici, ora ben visibili a causa della ferita maledetta, decine e decine di ferite da freccia, ustioni, tagli... Lentamente Conrad svolse le bende che avvolgevano le sue mani, rivelando una pelle bianchissima ma ricoperta di simboli tatuati fino ai polsi.

"Posso bloccare e arginare quella maledizione. Anche se mi costerà notevole impegno. A dire il vero non sono neanche sicuro di riuscirci, potrei ucciderti nel tentativo, ma non credo che ti dispiacerebbe.. Allora, iniziamo?" Un cenno del capo di Syd fu sufficiente e Conrad posò le mani sul corpo del guerriero ferito, i tatuaggi iniziarono a brillare e scariche di elettricità multicolore avvolsero i due, partendo dalle mani del Diacono, penetrando il corpo di Syd, fin dentro la ferita.
Questi rimaneva immobile, stringendo i denti e col viso contratto dal dolore, mentre lentamente le cicatrici sul suo corpo iniziarono a svanire, e la ferita da freccia si rimpiccioliva fino a diventare un piccolo punto scuro sul ventre, circondato da minuscoli glifi arcani che lentamente sparirono senza lasciare traccia; ora sembrava una semplice cicatrice in via di guarigione.

Conrad, più pallido di quanto già non fosse, appoggiò le mani, tremante, sul tavolo di pietra, il respiro affannato e il volto imperlato di sudore, ma con un fiero sorriso di colui che ha compiuto un difficile compito. Syd non provava più dolore, con una mano carezzò l'addome, tranquillo, tuttavia non riusciva a muoversi più di tanto, era sfinito, provato, esausto... Conrad lesse anche quel pensiero, e con un ghigno sussurrò: "Ovviamente per completare il rito, devi recuperare immediatamente tutte le tue energie, e c'è un solo mezzo per ottenere ciò nel più breve tempo possibile, mio caro amico. Semplicemente, devi morire!" Accadde tutto così rapidamente che Syd fece appena in tempo ad accorgersi della mano del Diacono che estraeva qualcosa dalla tunica e l'ultima cosa che sentì prima di perdere i sensi fu la lama del pugnale trapassargli il cuore.
  
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