John comparve sulla soglia con
un'espressione che definire addolorata era ingiustamente
riduttivo.
Chas interruppe la lettura di uno
dei volumi di Jasper – in mezzo a cui si perdeva volentieri, nei
momenti di inattività, - e alzò lo sguardo per incontrare quello
mesto e scoraggiato del suo esorcista.
«John,
che hai?», chiese, preoccupato.
«Ci
hanno cancellato,» rispose l'altro, afflitto, sedendosi e versandosi
un abbondante bicchiere di whisky.
Chas
quasi cadde dalla sedia.
«Cosa?»
«Esattamente
quello che hai sentito,» biascicò John, svuotando il bicchiere in
un colpo solo. E poi, amareggiato: «Non ce l'abbiamo fatta.»
Nella
stanza calò un silenzio gelido, per qualche istante.
«Mi
dispiace,» disse Chas.
«Anche
a me.»
Altro
lungo silenzio.
«Ma
questo non cambia niente,» disse Chas, convinto.
John
si versò il secondo bicchiere e lo guardò quasi con compatimento.
«Ah
no?» Scrollò le spalle, si accese una sigaretta. Sembrava veramente
abbattuto. «Non sapremo mai come finirà questa storia. Resteremo
per sempre intrappolati nel mezzo di quest'intreccio... Senza
sbocchi, senza uno scopo.» Pausa. Tirò a lungo dal filtro della
Silk Cut. «Resterà tutto incompiuto,» aggiunse. E poi, in un
sussurro: «L'incompiutezza mi fa così paura. È come se niente
avesse un senso...».
Chas
afferrò la sedia di John per la spalliera, la spostò più vicino,
lo abbracciò. «Tu non puoi aver paura, John. Non hai mai avuto
paura,» disse, passandogli gentilmente una mano tra i capelli, per
confortarlo. John chiuse gli occhi, respirò il suo profumo
familiare.
«Lo
so... Ma è finita, ora, no?» Sospirò, aggrappandosi a Chas.
«Adesso posso essere me stesso.»
Ci
fu un'altra, interminabile pausa. Era così dura da digerire, quando
le cose finivano.
Fu
Chas, ancora una volta, a rompere il silenzio.
«Se
anche nessuno dovesse ricordarsi più di noi, continueremo comunque
ad esistere. E sarai sempre tu il migliore, per me, John.»
L'altro
ridacchiò.
«Sei
così buono... Ora ricordo perché mi piace tanto averti attorno,»
commentò. «E pensare che non mi avrebbero mai lasciato dire una
frase del genere. Non hanno neanche inserito il fatto che sono
bisessuale,» rifletté John. «Probabilmente ci avrebbero fatto fare
cose che non avremmo voluto fare,» suggerì Chas. John fece una
smorfia.
«Magari
ti avrebbero fatto rimettere insieme a Renée. O ti avrebbero ucciso
sul serio,» disse, versandosi il terzo bicchiere. «Meglio non
saperlo,» concluse, prima di mandarlo giù come gli altri due.
«Quindi...
Alla fine la cancellazione è un bene?» Chas aggrottò le
sopracciglia.
John
scosse la testa, leccandosi le labbra.
«No,
non dico questo... È che probabilmente avremmo preso una brutta
direzione, ecco.»
Rimasero
senza nulla da dire per un po'.
«Continueremo
ad esistere, comunque.»
«Già.»
«Senti,
Chas...»
«Dimmi.»
«Ti
amo. Scusa se non te l'ho mai detto. Esigenze di copione.»
«Ti
amo anch'io. E non serve che ti scusi, lo so.»
«Ora
siamo liberi, però.»
«Già.»
Altro
silenzio.
«Però
mi dispiace.»
«Lo
so.»
Quando
John fece per versarsi del whisky per la quarta volta, Chas gli tolse
la bottiglia dalle mani e gli sfilò la sigaretta dalle labbra.
«Basta
così, John.»
L'altro
gli rivolse uno sguardo liquido e lucidissimo.
Chas
odiava vederlo così, ma non c'era niente che potessero fare per
aggiustare le cose.
L'unica
cosa che poteva aggiustare era John.
«Andrà
tutto bene, in un modo o nell'altro,» disse.
«Che
ingiustizia,» sussurrò John, con disappunto. «Che ingiustizia,»
ripeté, mentre Chas lo accarezzava lungo la schiena.
Trascorsero
altri lunghissimi minuti durante i quali nessuno dei due proferì
parola.
Poi, per
l'ultima volta, John parlò.
«Abbracciami
di nuovo. Per favore.»
Chas obbedì.
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NOTE:
... Comunque è veramente un'ingiustizia.
A.