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Autore: cuore di carta    12/06/2015    5 recensioni
Gwendolyn è una ragazza di sedici anni fisicamente nella norma, ama leggere e guardare film strappalacrime in compagnia della sua migliore amica Audrey Hepburn, una yorkshire. Ma non tutto è come sembra. Dall'età di nove anni soffre di una grave malattia che le ha impedito di vivere una normale vita, ed è proprio a causa di questo male che è costretta a trasferirsi nella grande città di Londra. La sua sola preoccupazione è quella di non far soffrire chi le sta intorno allontanando chiunque possa avvicinarsi al suo essere così distruttiva. Ma qualcosa cambierà, nel momento per lei più difficile, dove quel poco di felicità rimasta verrà messa a dura prova, avrà al suo fianco una piccola luce che la aiuterà regalandole un po' di quella vita che non ha mai potuto godere.
Riuscirà ad aprirsi mostrandosi in tutta la sua bellezza?
Ha messo un lucchetto nel suo cuore, chi sarà in grado di aprirlo?
A chiunque decida di immergersi nelle pagine della mia storia: buona lettura!
Tratto dalla storia.
[...] Vuoi sapere cosa sei Gwendolyn? Sei la debole e fragile margherita fiorita in un campo di rose rosse, così tanto invisibile, così tanto spettacolare.
COMPLETA.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dolcetta, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Le emozioni inespresse non moriranno mai. Sono sepolte vive e usciranno più avanti in un modo peggiore.”

-Sigmund Freud.

CAPITOLO SEDICI.

« Mi opero? » La mia testa va in confusione. Pensavo che l'operazione non sarebbe mai arrivata, invece adesso è una realtà. Non so bene che emozioni provare ed esternare. Ho paura, sono felice, sono stanca.
« Sì » Dice mia madre. « Sarà il dottor Debshire a compiere il trapianto. »
« Ma sono sicuri che il fegato sia compatibile?! » Domanda Castiel mentre mi stringe la mano con l'anello.
« Assolutamente » Risponde mio padre « Non c'è alcun dubbio, il fegato arriva dopo domani mattina. »
Mi siedo sul divano con le mani sul viso. I miei genitori si avvicinano velocemente a me « Gwen stai bene?! »
« Sto bene, sto bene » posiziono la mano destra davanti in segno di non avvicinarsi.
Audrey si siede accanto a me in cerca di coccole.
« Ho bisogno di restare un po' da sola. » Dico.
« Sei sicura tesoro? » Chiede mia madre.
« Sì, tanto ho sonno. » Dico alzandomi, guardo Castiel, per un momento mi sono dimenticata di lui. « Buonanotte » gli sussurro all'orecchio « grazie di tutto, ti amo. » 
Sto per salire in camera da letto quando Cass mi afferra per il braccio. 
« Potete lasciarci un attimo soli? » Domanda ai miei genitori.
« Oh, certo » dice mio padre, tirando mia madre verso la cucina. 
« Castiel, peravore... » farfuglio mentre cerco piano di liberarmi, la verità è che il suo dolce contatto mi da troppo calore, e non sento il bisogno di calore.

In un secondo mi ritrovo stretta fra le sue braccia « ho paura » dice al mio orecchio.
Non rispondo, nessuno di noi due dice più niente, i miei genitori non ci interrompono, rimaniamo così, come se il tempo si fosse fermato.
Poi è lui a staccarsi, dopo non so quanto.
« Buonanotte amore mio » dice  « ci vediamo domani. » Mi bacia.
« A domani » Lo saluto sulla porta.
Lo vedo percorrere il vialetto, mi si stringe il cuore vederlo andare via. Quand'è che sono diventata così dipendente da lui?
Corro verso il piccolo ciuffo rosso che vedo uscire dal cancello e prima che riesca a sentire il mio arrivo lo abbraccio forte da dietro « ho tanta paura anche io » dico velocemente, poi mi stacco e ritorno alla porta di ingresso. Castiel esce.
Rientrando trovo i miei genitori con un pacco tra le mani e quei buffi cappellini da compleanno.
« Tanti auguri Gwenny, non ci siamo mica dimenticati » dice mio padre.
« Sì tanti auguri piccolina » Continua mia madre.
Li abbraccio forte. « Grazie. »
Mia madre si asciuga una lacrima « forza apri » dice porgendomi il pacco regalo.
Lo prendo tra le mani e lo scarto delicatamente per non rovinare la bellissima carta regalo ricca di rose rosse.
Sapevo che me l'avrebbero regalato, il set da scrittura che gli chiesi prima di partire per Londra, dato che in Italia non si trovava da nessuna parte.
Il set è composto da una penna stilografica con incise le mie iniziali G.R, un quaderno di pelle e un taccuino, il tutto richiuso in una specie di forziere fatto di legno.
« Non ci posso credere » dico « è bellissimo! » La mia palese felicità bambinesca fa sorridere di gioia i miei genitori. « Siete fantastici. »
« Tu sei fantastica » dice mio padre dandomi un bacio sulla fronte « e non te ne rendi nemmeno conto. » Continua 
« Perché non facciamo una partita a Risiko? »
Mio padre sa che con il Risiko ogni mio pensiero si affievolisce.

« Caro penso che Gwen abbia bisogno di dormire »
« Certo » risponde mio padre « allora... buonanotte 
»
Mi abbracciano e salgo in camera mia seguita da Audrey.
Appena arrivo mi lascio andare sul letto. 
Perché non sono felice dell'operazione? Ho così tanta paura che qualcosa possa andare storto, che una volta sedata non mi sveglierò e quindi che non potrò più rivedere le persone che amo.
Però so che se riesco a superare l'operazione potrò vivere senza cancro, anche se c'è la possibilità che torni. 
Mi rigiro l'anello che mi ha regalato Castiel tra le mani, è così bello nella sua semplicità. Leggo la piccola frase incisa che rende piccolo il mio cuore "A domani, principessa." 
Dopo domani, ansi, ormai domani non so più se questa frase avrà un senso. 
Grandi lacrime rigano il mio volto. Affondo la testa nel cuscino e cerco di non urlare.
E' giusto che io mi operi, lotterò fino alla fine, e allora perché mi tremano le mani?
Audrey mi lecca la mano, la accarezzo 
« tranquilla Aud, è tutto apposto » invece non è apposto un bel niente. 
Mi torna in mente la frase del grande John Lennon in questo momento "
Everything will be okay in the end. If it's not okay, it's not the end." (Tutto andrà okay alla fine, ma non è okay e non è la fine).
Mi metto le cuffie alle orecchie, cercando di dimenticare anche solo per qualche secondo ciò alla quale domani mi sottoporrò, senza riuscirci.
Ho così paura dei miei incubi che la mia mente si rifiuta di addormentarsi. 
" Ehy, sei sveglio? " Invio a Castiel.
" Sì " Risponde poco dopo.
" Non riesco a dormire " 
" Dovresti Noce "
" Anche tu " 
" Posso chiamarti? " Ricevo dopo qualche minuto.
" Certo "
Il mio telefono poco dopo inizia a squillare, sullo schermo, accompagnata da una nostra foto, spunta il nome "Castiel, quello bello" lui ed il suo enorme ego.

« Pronto, Cass? »
« E' bello sentirti parlare italiano »
Non ho mai perso il vizio di rispondere al telefono con "pronto" invece che con "hello".
Sorrido.
« Dovrò insegnarti qualcosa, domani verranno i miei nonni, e non crederti che parlino inglese. »
« Non ti preoccupare, anche restando in silenzio faccio colpo. »
« Non ho dubbi su questo, Mrs Pitt. »
Ride « Che stai facendo? » Mi domanda.
« Niente, e tu? »
« Sto provando a scrivere qualcosa »

« Cosa? »
« Un pezzo per la band, le prove vanno bene in questo periodo, magari la pizzeria "Coks's" ci prende per i fine settimana. »
« Ne sono felice, ma mi avevi detto che era Lys a scrivere per la band. »
« Ogni tanto mi diletto anche io, ho grandissime doti. »

« Sì sì, lo so, e di cosa parla la canzone? »
« Un po' di tutto »

« Andiamo, dammi qualche indizio! »
« Assolutamente no. La sentirai finita, ancora sono all'inizio. »
« E dai! » Insisto.
« No e poi no! »
« Dai! »
« Ho detto no. »
« Perché sei stronzo? »
Lo sento ridere dall'altra parte della cornetta.
« Cass, sono le quattro, tra qualche ora hai scuola. »
« Non credo che ci andrò »
« Oh invece tu ci vai. »
« Volevo stare con te. »
« Staremo insieme dopo » ribatto. « E' meglio che dormi »
« Va bene, buonanotte, a domani. » Mi dice.
« Ti amo » dico.
« Anche io »
Chiudo la chiamata, e guardo le foto mie e di Castiel che ho sul telefono, finché il sonno non mi reclama e gli incubi mi travolgono.
Immagini di me senza vita, dei miei genitori che piangono implorando un mio ritorno.

 

***

Mi sveglio alle dieci del mattino a causa della forte vibrazione proveniente dal mio telefono, e dall'abbaio di Audrey contro di esso, mi sa che si è arrabbiata.
« Buona Audrey » la prendo e la coccolo.
Metto gli occhiali da visti lasciati sul comodino, senza di essi non vedrei nulla, e prendo il telefono tra le mani accorgendomi dei vari messaggi ricevuti.
Rosalya: Auguri Gwen da me e Leigh! Cosa si prova ad essere più vecchi di un anno? Un bacio a stasera, ti voglio bene! 
Lysandro: Tantissimi auguri Gwen.
Armin: Alunna di pianoforte, ti aspettiamo a braccia aperte, tanti auguri!
Melody: Auguri Gwenny, quante cose ti devo raccontare! A che ora stasera?
Alexy: Bellissima! Auguri! stasera ti voglio vedere indossare l'azzurro!
Kentin: Auguri compagna di banco :)
Nathaniel: Ho saputo da Melody che oggi è il tuo compleanno, ti auguro di passare bella giornata!
Castiel: Buongiorno Noce, come stai? Chiamami appena ti svegli, o scrivimi, basta che fai qualcosa.
Sono felice di aver ricevuto diversi messaggi di auguri dai miei compagni di scuola e amici.
Passo un po' di tempo a rispondere a tutti coloro che mi hanno scritto, anche a Charlotte e le sue amiche che mi hanno inviato solo un secco "Auguri", invito anche Nathaniel a venire a casa mia, mi ero completamente dimenticata di lui.
Scendo a grandi passi le scale, ancora imbottita con il piagiama ricco di pinguini e le calze spesse con disegnata Elsa di Frozen - Il regno di ghiaccio.
La prima cosa che faccio è abbracciare forte mio padre seduto al tavolo con un gran giornale davanti al volto ed una tazza di tè che tiene impacciatamente con la mano sinistra.
« Buongiorno » dico a gran voce.
« Buongiorno Gwen » risponde mio padre « ti vedo contenta. »
« Lo sono » annuncio sorridendo « dov'è mamma? »
« Al telefono » dice indicandomi la stanza adiacente.
Mi dirigo verso il salone e la vedo.
« ... Sì appena si sveglia ti faccio chiamare immediatamente e »
Sta per continuare la frase quando mi vede. 
« Aspetta, aspetta, è proprio qui »
Viene verso di me e mi passa la cornetta sussurrando un "Caren", ma prima di tornare in cucina mi da un bacio sulla fronte, le sorrido.
« Pronto? » Dico.
« Tesoro bello! » Urla dall'altra parte del telefono. « Tantissimi auguri! »
« Grazie Caren » 
«Come stai?» Mi domanda.
«Bene e tu? »
« Tutto bene» dice « ho saputo di domani, agitata? »
« Un po' » ammetto.
«Devi stare tranquilla, con tutta la forza che hai sono sicura che affronterai l'operazione nel migliore dei modi »
Ne dubito.
« Già, sono sicura anche io »
«Cosa farai oggi? »
« Vengnono i miei amici di sera »
« Divertitevi allora, ora ti lascio che è appena arrivato un paziente »
« Grazie Caren, un bacio »
« Ehy Gwen » riesco a sentire giusto in tempo, stavo già chiudendo la chiamata.
« Caren? »
« Ti voglio rivedere domani pomeriggio »
« Allora » dico « A domani pomeriggio »
Mi dirigo in cucina, dove mia madre è intenta a preparare un torta.
« Cara non è meglio se la torta la compriamo? » Domanda mio padre, ancora seduto al solito posto, ma senza giornale e tazza, ha le pantofole con Nemo.
« Assolutamente no » Risponde mia madre agitando il mestolo dentro una ciotola.
« A chi dobbiamo avvelenare? » Dico scherzosamente sedendomi accanto a mio padre Eden.
« Certo che siete voi due! Tale padre, tale figlia! »
Ridiamo per un po'.
« I nonni? » Domando poi.
« Alle undici e trenta hanno il volo, verso le dodici e trenta ci partiamo per andare a prenderli. »
Samuele e Claudia sono i nonni migliori del mondo. Sono i genitori di mia madre, purtroppo quelli di mio padre non li ho mai potuto conoscere.
I miei nonni sono molto giovani: non hanno più di cinquantacinque anni a testa, questo perché mia madre è frutto di una scappatalla avvenuta quando avevano sedici anni.
Mia nonna Claudia non ha una di quelle bellezze particolari, i lineamenti del viso confezionano un volto dolce che riuchiude due meravigliosi occhi marroni, un naso all'insù e delle piccole labbra rosa pallido, ma che rianima sempre con il suo inseparabile rossetto rosso perfettamente in tono con i capelli color castano chiaro. Alta non più di un metro e sessanta chiunque mi veda con lei pensa che siamo madre e figlia, data la nostra palese somiglianza (anche mia madre dice sempre che ho preso tutto da mia nonna e mio padre), ho solo le mani di mia madre, mentre quest'ultima è una stampa di mio nonno Samuel (come usiamo chiamarlo noi), da giovane poteva posare per qualche rivista, viso ovale, capelli color biondo cenere, occhi azzurri -identici a quelli di mia madre-, naso lungo ma elegante e labbra quasi invisibili. Aveva un fisico perfetto, questo perché ha iniziato a lavorare molto presto nella ditta di suo padre, ed essendo figlio unico, la maggior parte degli incarichi era data a lui, in quanto la persona più affidabile tra i dipendenti.
Non vedo l'ora di rivederli, mi mancano tantissimo.
« Vengo anche io? » Chiedo.
« Se vuoi » risponde mia mamma aprendo un uovo.
« Certo che voglio »

« Allora fai colazione e vai a lavarti » dice mio padre.
« Ok capo » rispondo.

***

Mentre mi asciugo i capelli sento il mio cellulare vibrare. Mi sta chiamando un numero che non ho memorizzato nella rubrica. Rispondo.
« Pronto? » Dico.
« Sei tu Gwen Bella? »

« Dottor Debshire » quasi mi esce una lacrima « che piacere sentirla »
« Il piacere è tutto mio, ho chiamato al numero di tua madre, ma mi ha detto di chiamarti qui »
« Ha fatto benissimo, che bella sorpresa »
« Allora tanti auguri piccola, e sono diciassette »
« Eh già, la ringrazio moltissimo »
« Come stai oggi? »
A differenza di Caren, con lui posso parlare liberamente.
« Fisicamente bene, ma... ho molta paura dottore. »
« Lo so Gwen, è normale, ma sappi che farò del mio meglio, non ti lascerò... andare »
« Non ho dubbi su questo » dico « Lei è una persona e un dottore fantastico, ma il riuscimento dell'operazione, non dipende solo da lei »
« Infatti Gwenny, dipende anche da te, soprattutto da te, non devi smettere di combattere ora »
« Assolutamente »
« Ti voglio forte, come quando eri in ospedale, che nonostante tutto andavi in giro per i corridoi come nulla fosse »
Rido, anche se mi viene da piangere.
« Pensa che ci riuscirò? »
« Ne sono sicuro »

***

In macchina ascoltiamo una stazione radio che trasmette solo canzoni degli anni ottanta/novanta, nulla di più bello.
L'aereoporto è come lo avevamo lasciato io e miei genitori quando siamo arrivati, quante cose sono cambiate da quel giorno. Ho finalmente capito cosa significa vivere ed essere vissuti, ho vissuto e sono stata vissuta. La cosa più bella che possa esistere è avere delle persone al proprio fianco, che ti accettano per quella che sei, con tutti i tuoi dannati difetti.
Entriamo e vengo subito catturata dalla miliade di persone che vanno avanti ed indietro per tutta l'enorme sala, c'è chi aspetta con un cartellone fra le mani, un bambino che continua a tirare la lunga gonna di sua madre domandando dove sia suo padre, una signora anziana abbracciata a suo marito in attesa di qualcuno.
Poi succede proprio davanti i miei occhi, riducendo il mio cuore in un miscugilio aforme.
Un uomo con la divisa da soldato che corre ad abbracciare sua figlia e sua moglie. Posso solo immaginare cosa stiano provando, da vedere sono magnifici.
Li nota anche mia madre, che prende la mano di mio padre e si guardano sorridendo.
Manca poco all'arrivo dei miei nonni, durante l'attesa completo un cruciverba comprato nell'edicola dentro l'aereoporto.
« Oh! » dice mia madre leggendo il cartellone elettronico con indicati gli arrivi « sono atterrati! »
Io e mio padre ci avviciniamo velocemente a lei e leggiamo anche noi.
Sono qui.
« Ora dobbiamo solo aspettare che prendano i bagagli » annuncia mio padre.
Mi metto subito davanti la parete di vetro, dove dietro è posizionata la porta da cui escono i passeggeri.
Attendo fremendo per sette minuti, finché non li vedo spuntare.
« Nonna, nonno!! » Mi ritrovo a urlare.
Mi vedono subito e, con le lacrime agli occhi, corrono per tutto il corridoio fino alle mie braccia.
« Oh tesoro mio! » Dice mia nonna abbracciandomi forte.
« Che bello vederti » Fa mio nonno.
« Auguri » Dicono poi quasi all'unisono.
Ci stacchiamo e passano ai miei genitori.
« Come state? » Domando mentre siamo in macchina.
« Noi bene, come stai tu. » Risponde mia nonna.
« Bene, ora benissimo. »
« Mi sa che noi dobbiamo parlare di tante cose! »
« Di cosa nonna? » Chiedo.
« Forse di un certo Castel »
« Castiel nonna! » Rido di cuore.
« Uno che si chiama Roberto no? » Dice cingendomi le spalle.
« Sì nonna, magari lo lascio e mi cerco un Roberto. »
Dopo di che si intromette mio nonno.
« Ah già, a chi dobbiamo fare il discorsetto? »
« A nessuno » dice poi mia mamma dal posto accanto al guidatore « Castiel mi piace tanto. »

« Anche a me » dico.
« Allora non vediamo l'ora di conoscerlo, vero Samuel? »
« Certo, ma io il discorso glielo faccio lo stesso. »

« Nonno! » Esclamo.
« Perché non mi fai vedere una sua foto? »
Cerco la foto che ci siamo fatti a casa sua, non mi ricordo per quale occasione.
« Ma cos'è successo ai suoi capelli? » Domanda mia nonna mentre lo guarda con gli occhiali sul naso.
Mio padre ride.
« Se li tinge » dico « in realtà ha i capelli neri. »
Mia nonna continua a guardare la foto « Per il resto è bello, nulla da dire »
Sorrido portando il cellulare verso di me, continuo ad ammirare la foto.
« E il tatuaggio? » Chiede mio nonno.
« Ah sì » dico « vi faccio vedere una foto »
Ne scelgo una qualsiasi e mostro l'albero sulla mia spalla.
« Bello
 » è l'unica risposta che ottengo da entrambi, non hanno mai amato i tatuaggi.

***

« Amore il tuo regalo » dice mia nonna passandomi una scatolina uscita dalla sua valigia.
La sto aiutando a sistemare i vestiti nella camera degli ospiti, mentre mio nonno sta recuperando il tempo perso con Audrey in salotto.
« Grazie nonna » dico prendendo il regalo « non dovevi »
« Oh non è nulla di che, solo un pensierino. »
Lo apro e trovo un bracciale con un ciondolo a forma di giraffa, il mio animale preferito.
« Ma è bellissimo! »
« Sono felice che ti piaccia » sorride soddisfatta mia nonna « l'ho scelto io, tuo nonno voleva prendere il pesce palla, uomini! »
Le sorrido dolcemente.
« Grazie » poi dico.
« Di nulla. »
Finiamo di sistemare in fretta dato i pochi vestiti che hanno portato, la loro permanenza è prevista solo per dieci giorni.
Ci dirigiamo in cucina dove mio nonno sta parlando di pavimenti e mattonelle con mio padre, ma siccome ciò che trasmettono alla TV è più interessante smetto di ascoltare. Sono le quattro del pomeriggio, tra qualche ora verranno i miei amici.
« Mamma » la chiamo.
« Che c'è Gwen? » Risponde.
« Ma se mi a preparare? »
« Sono solo le quattro, i tuoi compagni vengono alle otto » mi guarda di lato segnando l'orologio con una mano imburrata.
Effettivamente ha ragione.
« Perché non prendi qualche gioco? » Mi chiede mia nonna Claudia.
« A cosa vuoi giocare nonna? »
« Ho voglia di un bel torneo a scala quaranta! »
Solo ora mi accorgo la mancanza che ho provato a non potermi più divertire con mia nonna anche con il solo ausilio di un mazzo di carte.
« Va bene » rispondo « vado a prendere le carte in camera mia. »
Mi dirigo su per le scale insieme ad Audrey con un pupazzo in bocca. 
Noto che il mio cellulare messo a caricare è illuminato, vedo il motivo... venti chiamate perse da Castiel. Lo richiamo.
Prende la chiamata al primo squillo.
« SI PUO' SAPERE DOVE TIENI IL TELEFONO?! »
« Ciao amore, si anche io avevo voglia di sentirti » dico ridendo.
« Non c'è nulla da ridere! Mi hai fatto preoccupare stupida. »
« Oh andiamo » dico « lo sai che lascio il telefono ovunque. »
« Lasciamo perdere che è meglio »
« Già » 
« Cosa stai facendo? Sono venuti i tuoi nonni? » Mi domanda.
« Sì » rispondo « perché non vieni? Con mia nonna stiamo per iniziare un torneo di scala quaranta. »
« Sai che stai chiedendo di giocare ad un professionista? Uno che non si lascia guardare in faccia da nessuno e che non guarda in faccia da nessuno perché... »
« Mi dispiace interrompere il tuo meraviglioso sproloquio, ma avrei un po' di fretta, credo che mia nonna inizi a pensare che mi hanno rapita in camera mia. »
« Sto arrivando. »
« A dopo » lo saluto.
« A dopo. »
Prendo i mazzi di carte e scendo velocemente.
« Eccomi » dico entrando in cucina.
« Volevi farmi invecchiare ancora un po'? » Domanda ironicamente mia nonna « forza, forza! »
« Mi ha chiamata Cass, sta venendo » dico.
« Ormai non si chiede più neanche il permesso! » Gracchia mia mamma con la testa nel frigorifero.
« Oh » fa mia nonna « mi devo andare ad aggiustare i capelli »
« Bhé cara non ne vedo il motivo » dice mio nonno a mia nonna « il tempo delle conquiste è finito, non ti sono bastato io? »
« Si possono vivere sempre nuove avventure! » Esclama mia nonna.
« Non con il mio Castiel nonna! » Dico.
« Non vorrai farmi chiedere il divorzio » dice mio nonno.
Prima che mia nonna potesse rispondere sentiamo suonare il campanello.
Vado verso la porta di ingresso strisciando con le pantofole, prima di aprire mi specchio e sistemo gli occhiali sul mio naso. 
« Ehy » dice.
« Ehy » dico dandogli un bacio « entra. »
« Come stai? » Mi domanda posando il cappotto sull'appendiabiti.
« Come prima » dico « tu? »
« Bene » risponde.
Entriamo insieme in cucina e tutti si alzano.
« Nonna, nonno, lui è Castiel » annuncio in italiano. Castiel mi guarda perplesso.
« Salve » dice mia nonna andando a stringergli la mano.
« Ti ha salutato » sussurro all'orecchio di Castiel.
« Oh, salve » dice ripetendo la parola in italiano che ha detto mia nonna.
« Un bel figlio » esclama poi mia nonna guardandolo meglio, poi si risiede.
« Cos'ha detto? » Mi domanda Cass.
« Ha detto che... sembri simpatico. » Dico rigirandola a modo mio.
Mio padre e mia madre scoppiano a ridere.
Mio nonno si avvicina a lui « io sono il nonno di Gwendolyn. »
Questa volta è mio padre a tradurre per lui.
« Ah, piacere di conoscerla. » Dice Castiel.
Ed è mia madre a tradurre a mio nonno.
« Così non posso fargli nessun discorsetto però, non c'è gusto! » Esclama irritato grattandosi la testa mio nonno.
Castiel mi guarda in attesa di una spiegazione.
« Niente, niente » dico io « giochiamo invece? »
« Certo » risponde lui.
Ci sediamo al tavolo ed iniziamo a giocare, inutile dire che la migliore in tutte le mani è mia nonna.
Mia nonna e Castiel iniziano a parlare con me da tramite, mentre mia mamma continua a mischiare zucchero con panna e mio padre e mio nonno guardano carte da ingegnere.
Passo più tempo a ridere che a tradurre data la situazione comica a cui sto assistendo.
Ma noto la molta simpatia che mia nonna inizia a provare per Castiel, è incredibile! Non c'è una persona a cui Cass non piaccia, compresa me, che alla fine sono caduta ai suoi piedi.
« E' molto bello l'anello che hai regalato a Gwenny » dice mia nonna mentre pesca una carta e ne brucia un'altra.
« Grazie » dice dopo la mia traduzione in inglese « l'ho fatto col cuore. »
« Ne sono sicura di questo. »
Il tempo passa e si fanno le sette di sera.
« Cass io mi devo andare a preparare » dico « se mi aiuti a scegliere cosa mettermi? »
« Lui rimane qui » sento mio padre dal salotto. 
Castiel ride. « Ti aspetto »
« Okay
 » sorrido.
Salgo in camera e scelgo i primi vestiti che mi capitano a tiro, un maglione pesante e un paio di jeans. Passo velocemente la piastra nei capelli, mi trucco e metto le lentine. Nell'arco di venti minuti sono pronta. Castiel ci mette di più a prepararsi.

***

« E' qui la festa?! » Esclama Rosalya entrando a casa mia con Leigh sotto braccio « Auguri bella! » Mi abbraccia.
« Auguri Gwendolyn » Mi bacia in guancia Leigh, serioso come il fratello.
« Chi è pronto a fare after? » Domanda Alexy entrando con una camicia blu sgargiante « ma dov'è l'azzurro? » Domanda deluso guardandomi.
« Preferisco il bianco » ammetto.
« Si può? » Entra Kentin « Auguri! » Mi abbraccia.
« Grazie » rispondo ricambiando l'abbraccio.
A poco a poco entrano anche Armin, Melody in compagnia di Nathaniel e Lysandro che sembra più felice di vedere Castiel che vedere me.
I miei genitori e i miei nonni mi hanno lasciato casa libera andando a mangiare fuori.
Li faccio accomodare in salotto dove mia madre ha messo le pizze che aveva ordinato precedentemente.
« Allora come stai Gwen? » Mi domanda Melody abbracciata a Nath.
« Bene » rispondo « un po' agitata. »
« Perché? » Domanda Armin.
« Non lo sapete? » Chiedo « domani mattina mi opero. »
« Davvero?! Non lo sapevo! » Esclama Rosalya.
« Mamma mia » dice Alexy.
Vedo solo sguardi rattristati intorno a me. « Ma cosa sono queste facce da funerale? Andrà tutto bene. »
« Infatti » dice Castiel mentre mi da un bacio sulla tempia.
« Ma cosa ti fanno? » Domanda Leigh.
« Il trapianto di fegato » rispondo.
« Ma non fanno prima ad asportare solo il cancro? » Chiede Kentin.
« Ormai è troppo tardi, il cancro si è esteso troppo. » Ammetto.
Restiamo pochi secondi in silenzio. E' Rosalya a rompere il ghiaccio.
« Il regalo! » Esclama « lo stavo quasi dimenticando! »
Apre la borsetta nera ed esce una scatola decorata con dei fiori « questo è da parte mia e di Leigh » dice porgendomi il regalo.
« Grazie, non dovevate » dico. 
« Smettila e apri! » Dice Rosa.
Scarto il regalo e trovo una collana con un ciondolo a forma di cuore « è bellissimo, grazie! » Dico andandola ad abbracciare, poi chiedo a Castiel di mettermela al collo.
« Ci siamo anche noi! » Ricorda Alexy prendendo un regalo « questo è da parte mia, di Kentin, Armin e Lysandro »
Lo prendo ed lo apro, trovo due libri, di cui avevo entrambi voglia di leggere.
« Grazie di cuore » dico mentre li abbraccio.
« E questo è nostro. » Mi passa una scatola Melody.
Trovo un bellissimo orologio color oro « grazie » dico per l'ennesima volta.
La serata trascorre bene, Armin ha portato un CD pieno di buona musica, abbiamo ballato e ci siamo divertiti. Sono felice, e per tutta la sera riesco a non pensare al trapianto. I miei genitori ed i miei nonni tornano giusto in tempo per la torta, mia madre insiste per fare le foto con tutti. Mio padre scopre una passione per Kentin, poiché dopo il liceo vuole intraprendere ingegneria. La torta non l'ho assaggiata, ma da quello che mi ha detto Castiel, non è male. Verso mezzanotte se ne vanno tutti, in un misto di "tieni duro" o "in bocca al lupo" e "ci vediamo domani".
Castiel è l'ultimo, ci prendiamo un po' di tempo per salutarci bene.
« Domani allora mi passi a prendere prima di andare in ospedale? » Mi domanda.
« Certo. »
« Allora a domani. » Mi bacia.
« A domani pomeriggio. »

***

Il dottor Debshire mi accoglie con un grande abbraccio, nota subito le mie occhiaie.
« Dormito poco? » Chiede.
« Per niente. »
Ad interromperci è un'infermiera che non conosco. « Dottore, siamo pronti » dice.
« Posso salutare i miei familiari? » Domando.
« Certo Gwen Bella,velocemente però » 
Vado dritta dai miei genitori. « Ci vediamo dopo. » Dico.
Mia mamma non resiste e scoppia in lacrime « devi uscire da lì. » 
« Stai tranquilla e combatti » dice mio padre.
Pensare che questa può essere l'ultima volta che li vedo e li abbraccio mi strazia.
Passo ai miei nonni, l'intensità dell'abbraccio è lo stesso « Mi raccomando amore mio. » Dice mia nonna.
« Tranquilli. » 
« Ti voglio bene » annuncia mio nonno mentre lo sento sprofondare tra le mie braccia.
« Anche io »
Mi giro e vedo Castiel che aspetta, lo abbraccio.
« Gwendolyn »
« Castiel » lo guardo.
« Gwendolyn, puoi farcela, lo so. Quando usciremo da qui ti porterò ovunque, poi ti porterò a vivere in quella casetta in campagna che ami tanto, ti porterò la colazione in camera, ti bacerò ogni mattina, pomeriggio e sera. Ma ti prego, ti prego, non lasciarmi. » Vedo i suoi occhi lucidi.
« Te lo prometto.
 »
Prima di andare riabbraccio i miei genitori, stavolta piangiamo tutti e tre. La cosa che distruggerebbe di più il mio cuore sarebbe perdere loro.

***

L'anestesia sta facendo effetto. Rigiro l'anello di Castiel fra le mani.
Poi buio.


 


 

ANGOLO AUTRICE

Salve mie carissime lettrici, perdonatemi per questo ENORME ritardo: ho avuto tantissime cose da fare, e quando finalmente potevo scrivere ho avuto un piccolissimo problema: mi sono rotta il braccio sinitro, sì, mannaggia a me.
Vi dico come ho fatto? Ma sì, fatevi due sane risate come si deve.
Era notte fonda, circa le 3:00 o le 4:00, avevo una sete tremenda, e la mia casa è a due piani, quindi per andare in cucina devo farmi una scalinata di 23 scalini, ma siccome io sono troppo "pro" non mi accendo la luce, e BUM, mi sono fatta tutta la fine della scala rotolando come una palla.
Il resto ve lo risparmio.
Ma poco importa, dato che anche con solo un braccio funzionante, sono riuscita a pubblicarvi il penultimo capitolo della storia!
Fatemi sapere cosa ne pensate, spero di tenervi un po' con la suspance!
Alla prossima, che spero arriverà molto presto!
Un abbraccio affettuoso, cuore di carta.

 

 

 

 
  
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