Videogiochi > Sonic
Segui la storia  |       
Autore: Pinker    14/06/2015    1 recensioni
Dopo 10 anni dall'ultima missione di Blaze a Mobius, la gatta lilla ritorna per svelare un caso già iniziato dall'amica Amy, la quale a un certo punto scompare misteriosamente.
Anche Shadow e Rouge saranno coinvolti in questa avventura dal finale incerto.
Tra bugie e passato, sorprese più o meno piacevoli e lotte tra ragione e istinto, nascerà una storia d'amore...
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaze the Cat, Rouge the Bat, Shadow the Hedgehog
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


Era tutto distrutto. La cenere si sollevava e volava dove la portava il vento ogni volta che lei metteva un piede a terra. Correva.

Aveva il fiatone ma doveva continuare a correre per la propria vita.

L'inferno era ancora in ballo.

Un enorme incendio aveva bruciato e distrutto ogni cosa, e le voraci fiamme non avevano ancora smesso di mangiare.

Cadeva tutto a pezzi, era tutto nero dalla cenere e il cielo era grigio dal fumo.

Correva e si indeboliva, i gas e il fumo la intossicavano e le rendevano difficile respirare.

Tossiva mentre continuava a scappare, inciampando ogni tanto nei mucchietti troppo alti di cenere o in alcuni resti di materiale che non si era bruciato del tutto.

Ogni tanto vedeva con orrore alcuni cadaveri in mezzo al fuoco, i quali spesso diventavano materiale per alimentarlo.

Per quanto ci provava, non riusciva a sbattere le ali per volare via.

Era spaventata fuori di sé, e diventava sempre più terrorizzata quando non riusciva a trovare una via d'uscita.

Il panorama di morte e distruzione sembrava uguale dappertutto.

Lei continuava a correre sempre dritto, ma sembrava non esserci uscita.

Sudando dalla fatica e dalla paura, smise di correre sempre dritto, decidendo di optare per una strada a zig-zag dove il fuoco era di meno.

Mentre continuava a correre, del legno infuocato cedette dal soffitto e cadde davanti, dietro, a sinistra e a destra della ragazza, mettendola in trappola.

Alla realizzazione della sua ovvia morte, alla giovane donna scapparono delle lacrime di paura e disperazione che le rigarono violentemente il volto.

Sarebbe morta bruciata e nessuno l'avrebbe mai saputo. Non c'era nessuno ad aiutarla.

Le fiamme si innalzarono come grattaceli, e sembrava come se stessero osservando la povera creatura, mentre lei le guardava con occhi spalancati, per poi calare le loro infuocate fauci addosso al corpicino indifeso.



“AHHHHHHHHHHHHHHHHHHH!”

Rouge the Bat si svegliò di scatto gridando.

Ansimava ed era tutta sudata, i suoi occhi fuori dalle orbite tremavano ancora di paura.

Ci mise un po' per capire che era nel suo vagone e tutti – guardie e prigioniere – stavano guardando chi aveva cacciato un urlo così agghiacciante; lei.

Con mani tremanti, si toccò il viso e sentì i suoi lineamenti facciali, le guance, le orecchie e anche un po' di bagnato, colpa del sudore.

Era viva! Non c'era nessun incendio, il treno non era in fiamme!

Alcune guardie che l'aveva vista sghignazzarono e poi tornarono a fare i loro compiti come se nulla fosse.

Anche le prigioniere si erano ripresa dal colpo di spavento che le aveva fatto venire, e tornarono a parlucchiare tra loro.

Il respiro di Rouge tornò normale e cominciò a rilassarsi.

Esalò sollevata: era stato solo un brutto sogno...

Solo un incubo, grazie al cielo. Pensò.

Trovò quasi ridicolo il fatto che un incubo del genere la facesse sudare ed urlare in quel modo.

Certo, è stato terribile, ma aveva sognato di peggio, credetemi.

Aveva iniziato a prendere in considerazione l'offerta di Shadow; voleva raccontargli del sogno.

Ma non sapeva come avrebbe reagito; era solo un brutto sogno, quelli che fanno tutti di tanto in tanto, come tutti sanno lei non è il primo essere vivente che sogna di morire.

Si sarebbe vergognata a morte, pensandoci bene, dopotutto Shadow era solito avere incubi quasi ogni notte sulla morte di Maria. Aveva smesso di farli da anni, certo, ma comunque gli rimaneva il ricordo di quei continui sogni.

Lui diceva di non sognare più niente.

Avendo studiato qualcosa, Rouge avrebbe voluto sbattergli in faccia che si sogna sempre, ogni volta che si dorme, e che sono proprio i sogni che permettono a una persona di riposarsi.

Sono, se si può dire, bizzarre elaborazioni del cervello create nella fase REM, che variano di giornata in giornata.

Probabilmente il trauma che l'amico riccio aveva subito gli aveva bloccato 'il cambio' dei sogni, ripetendo in continuazione le scioccanti memorie.

Quando pensi di non aver sognato nulla, sappi che non è vero, te ne sei solo dimenticato.

I sogni restano più impressi nella memoria quando ci si sveglia nel mezzo di essi. Cosa che capitò a Rouge.

Ma a Shadow probabilmente non gliene sarebbe fregato niente, freddo e rude com'era, le avrebbe soltanto detto: “E' un sogno Rouge, non c'è niente di cui aver paura!” in maniera anche scocciata.

Ma poi qualcosa fulminò nella mente della pipistrella: loro erano un team.

Si ricordò di quando fu lei a unire il Team Dark.

Loro dovevano essere uniti per lavorare in squadra.

Era una cosa che si era sfasata dopo aver abdicato dalla G.U.N., ma che non si sarebbe dovuta dimenticare.

Il loro concetto di team e lavoro di squadra era cambiato, purtroppo, e solo ora se ne stava accorgendo.

I membri dello stesso team devono fidarsi e affidarsi l'uno all'altro. Per farlo dovevano parlare tra di loro, conoscersi, capirsi.

Se voleva che il suo team – composto solo da lei e Shadow- fosse ancora il team forte che conosceva, doveva parlare, esprimersi.

Questo fanno i compagni, questo fanno gli amici: si aiutano a vicenda.



Il treno iniziò a rallentare e la gatta lilla lo percepì.

Guardò fuori dalla finestra, per osservare il cielo.

Strano pensò siamo in pieno pomeriggio.

A un certo punto il treno si fermò del tutto.

Una guardia fece capolino dalla porta, guadagnandosi uno sguardo interrogativo da Blaze.

Lui fece alcuni passi nella stanza, con le mani dietro la schiena, e guardando in tutte le parti della stanza, richiedendo silenziosamente l'attenzione delle prigioniere.

Quando, pochi secondi dopo, ebbe tutti i loro sguardi fissi su di lui, annunciò solennemente:

“Ragazze, qui ci fermeremo così che possiate lavarvi. Vi condurremo vicino a una fonte d'acqua pulita, dopo vi saranno lasciati venti minuti per igienizzarvi e rinfrescarvi. Sfruttateli, non vedrete più nessuna occasione per farvi un bel bagno.” detto questo, diede un'ultima occhiata alle ragazze, e poi s'incamminò velocemente verso la porta, dove pochi secondi dopo sparì.

Blaze reputò l'idea per niente male.

Si annusò i vestiti e arrivò alla conclusione che aveva proprio bisogno di un bagno, senza ma e senza però; era da giorni che non si lavava.

Essendo un gatto, era ovvio che fosse molto attenta alla sua igiene, e già soffriva un po' per essere così trascurata. Ma cosa si aspettava? Di certo non una doccia ogni giorno.

Sospirò pesantemente.

Se le guardie oseranno dare una sbirciatina, conosceranno chi è veramente Blaze the Cat!



Eccole lì, appena scese dal treno e portate nel cuore del bosco.

Blaze si chiese più volte se stessero portando lei e le sue compagne di sventura davvero a una fonte d'acqua per lavarsi.

Fortunatamente, dopo qualche minuti il bosco in cui si erano ficcati si diramò, e si vide una bella radura con una cascata e una torrente che scorreva fino a perdersi nell'altra parte del bosco.

Attorno alle sponde, alcuni alberi.

“Avete venti minuti.” fu tutto quello che disse una guardia, quella a capo dello squadrone, prima che lui e gli altri rientrassero nel bosco.

Ci lasciamo anche un po' di privacy disse Blaze tra sé e sé che carini. Pensò ironica.

Assicuratasi che le guardie le avessero davvero lasciate alla loro intimità, imitò tutte le altre prigioniere: si avvicinò allo specchio d'acqua, si tolse i vestiti e li appese a uno dei rami degli alberi in vicinanza.

All'inizio provava sconforto e una leggera punta di imbarazzo a mostrarsi nuda davanti a così tante persone, ma poi non ci fece più caso, dopotutto erano tutte donne.

Scese in fretta nell'acqua, provando una piacevole sensazione quando la freschezza del liquido le passò tra il pelo.


Saranno passati dieci minuti, neanche.

Blaze, immersa nell'acqua e nei pensieri, continuava a sfregarsi lentamente la pelliccia per pulirsela alla meglio.

Gli argomenti dei suoi pensieri le scorrevano davanti mentre guardava con sguardo assente le altre ragazze che sguazzavano nell'acqua, chiacchierando e godendosi il bagno.

Blaze si ricordò dell'immediato obiettivo che si era data qualche giorno prima, e considerò l'idea di capire come fare a metterlo in atto.

Erano tantissime, troppe. Come avrebbe fatto a farle uscire tutte da lì?

Non lo sapeva, ed era tempo di escogitare qualcosa, dato che i giorni diminuivano e presto sarebbero arrivati a BMNC.

Per poi non parlare del fatto che lei doveva evadere, in qualche modo; Amy restava l'unica priorità, e prima o poi Blaze sarebbe dovuta tornare nel suo mondo.

Beh, forse le priorità si erano aggiunte, e si chiamavano Annie e Angel.

Soprattutto Annie, così giovane, innocente e debole non poteva essere venduta a degli sconosciuti senza brutti rischi.

Il fatto che la gatta non sapesse come stessero e dove precisamente fossero le dava una sensazione d'inquietudine.

Avrebbe dovuto non conoscerle, non affezionarcisi. E invece non era stata attenta, e adesso doveva preoccuparsi anche di loro.

Blaze non sapeva spiegarselo: era solita parlare con il minor numero di persone necessario ed essere emotiva come una roccia con gli altri.

Ma in quella situazione è stato diverso, come tutto il resto.

Ripensando alla riccia rosa, si chiedeva scocciata perché nessuno ne sapeva niente! Non una guardia che sia precisa, nemmeno Shadow, però lui era appena arrivato quindi era anche plausibile...

Shadow. Treno. Protezione.

Sono quelle le parole che si piantarono in testa nello stesso secondo che Blaze pensò al riccio nero.

Protezione che lui le aveva promesso, ma anche la protezione di cui la ragazza della sera prima le aveva parlato.

Glielo avrebbe chiesto. Perché no? Che c'è di male? Giusto per essere sicuri.

E anche se fosse? Cosa vuoi che le faccia? E' pur sempre Shadow!

Per qualche strana ragione, lei si fidava di lui, contro ogni logica dei fatti...

La logica ormai non funziona, era rotta. Lei l'aveva intuito meglio di chiunque altro.

Ed era frustrante, non si riusciva a mettere il cuore in pace.

Era ancora persa in sé stessa quando una ragazza, che aveva riconosciuto la micia, si era avvicinata.

“Ciao.” la salutò la creatura con fare calmo, una volta arrivata davanti a lei.

Blaze si destò dallo stato di trance e guardò dritta negli occhi la giovane ragazza.

La scrutò bene, osservandola nei minimi dettagli; all'inizio non l'aveva riconosciuta, ma poi osservando meglio riconobbe i capelli ondulati, le perle sulla fronte e quella lunga coda...

Era lei, la pesciolina della sera prima.

La pelle color arancio emanava riflessi di luce grazie all'acqua che aveva addosso.

La perla che portava al collo emanava una leggero luccichio grazie ai raggi del sole.

Gli occhietti violacei della ragazza la guardavano confusa, e preoccupata allo stesso tempo di non venir riconosciuta.

“Ciao!” rispose la gatta “Tu sei...la ragazza di ieri sera.”

La creatura acquatica sorrise rincuorata: “Sì, sono io!”

Blaze doveva ammetterlo: anche in piena luce del giorno, non capiva bene che animale fosse.

Ok, era una pesce, ma è troppo generico definirla tale. E' come dire che Blaze è un mammifero.

Tuttavia decise di tenersi per sé questi pensieri. Magari nel cognome c'è una traccia di ciò che è veramente...

Che stupida! Si disse Blaze, facendosi internamente un face-palm.

“Scusa” disse alla ragazza, con voce desolata “Che maleducata che sono stata, ieri sera non ti ho chiesto come ti chiami!”.

La giovane suonatrice le diede un caldo sorriso; “Non preoccuparti.”

“Coral.” si presentò “Coral the Betta.”

“Piacere.” rispose la gatta, stringendole la mano.

Finita la stretta, Coral parlò di nuovo:

“Ti avevo vista qui tutta sola e sembravi anche turbata. Così sono venuta a salutarti. Stai bene?” chiese calma.

“Sì, grazie per il pensiero Coral.” le rispose la gatta, che non aveva perso l'abitudine di essere educata e gentile.

Nonostante ora sapeva che apparteneva alla specie “betta”, non aveva presente come erano fatti. Coral era la prima pesciolina di quella specie che vedeva.

“Da dove vieni?” chiese la regina gatto.

La ragazza si sedette a gambe incrociate nell'acqua, per stare più comoda, e la sua faccia allegra era diventata sconsolata.

Si portò una mano sulla guancia, e scosse la testa:
“Abitavo sul fondo dell'Oceano” rispose triste “vicino a Mobius.”

La gatta rizzò le orecchie. Un'idea le piombò nella mente.

Forse...

“Mobius, hai detto?” si accertò la gatta.

“Sì. Vicino a Mobius. Mi hanno catturato proprio perché avevo voglia di farci un giro lì.” confermò.

“Quindi...conosci qualcuno di Mobius?” chiese speranzosa la gatta.

Coral la guardò con sguardo interrogativo. Era confusa dall'interesse della gatta nei confronti di Mobius.

“P-pochi...” ammise la creatura marina senza guardarla negli occhi, mentre muoveva la mano avanti e indietro nell'acqua, dolcemente.

Forse lei sapeva chi era Amy. Forse lei sapeva anche se era ancora sul treno.

Si fidava abbastanza per chiedere?

Non ho nulla da perdere. E poi cosa c'è di male se chiedo?

“...Coral, conosci una riccia rosa di nome Amy Rose?”

La gatta trattenne il fiato, mentre la ragazza arancio ci pensò su.

“Sì, l'ho conosciuta molto tempo fa. Tu la conosci?”

Un raggio di speranza per Blaze, la quale decise di rivelarle il perché del suo interessamento.

“Sì, e volevo chiederti se l'avevi vista su questo treno, perché ho saputo che è stata catturata.” disse sinceramente.

Gli occhi della ragazza si aprirono in sorpresa, mentre la bocca era aperta in shock:

“C-cosa?...” chiese con voce flebile, mentre impallidì visibilmente.

Blaze si accorse che aveva fatto un buco nell'acqua. Sapeva chi era, ed era già qualcosa, ma non ne sapeva niente di questa storia. Alla gatta servivano informazioni seduta stante.

“Quindi deduco che non sai dov'è...” disse sconsolata, sospirando.

“Io no” disse all'improvviso Coral, attirando l'attenzione della micia “...ma conosco un'amica che sa tutto su questo treno, ormai.”

Le orecchie della gatta si rizzarono di nuovo e i suoi occhi dorati guardavano la ragazza che aveva davanti con speranza e curiosità.

“Davvero?... e chi è?” chiese con un filo di tensione.

“Aspetta che te la chiamo.” rispose Coral verso la gatta, prima di girarsi e chiamare urlando la sua amica “MINA! Puoi venire?!”.

Una ragazza arrivò da loro sfrecciando nell'acqua, creando scie d'acqua che andarono addosso alle ragazze vicine, le quali grugnirono e si spostarono da lì.

“Ciao!” pigolò felice la ragazza, con un'energia notevole “Come va? Io sono Mina Mongoose!” esclamò porgendole la mano.

Blaze la osservò: una mangusta.

L'energetica giovane donna aveva un manto giallo, una folta chioma violetta che arrivano fino alla vita e una fluente frangetta sulla fronte.

Il muso color pesca aveva ai lati dei ciuffi morbidi, e le sue orecchie tonde spuntavano tra i capelli ed erano piene di orecchini argentei.

Gli occhi erano di un verde smeraldo vivo, e luccicavano ai riflessi del sole.

Blaze accettò la mano e gliela strinse, mentre la ragazza che si era presentata come 'Mina' la guardava con faccia da cucciola.

“Blaze the Cat” si presentò la guardiana dei Sol Emerald.

“Piacere!” rispose la ragazza con un sorriso smagliante. La regina gatto capiva subito quando una persona era eccessivamente sociale, e Mina era una di quelle.

Anzi, era iperattiva.

“Blaze, lei è la mia amica di cui ti avevo parlato, anche lei era alla festa, con il ruolo di cantante.” spiegò Coral alla micia lilla.

“Quindi...sei tu quella a cui mi devo rivolgere?” chiese la felina, guardando negli occhi la mangusta.

Coral chiuse gli occhi e annuì soddisfatta, per poi rivolgersi alla sua amica e spiegarle: “Blaze sta cercando un'amica che è stata catturata. Io non so dove sia, ma forse tu puoi aiutarla.”

Mina, la quale non aveva lasciato la mano di Blaze, la mollò d'improvviso e confermò, con un sorriso fiero:

“Sei dalla ragazza giusta! So tutto di tutti qua dentro!” esclamò orgogliosa.

Era incredibile per Blaze pensarlo, ma sì: Mina aveva un enorme senso dell'investigazione.

Era abile a scoprire segreti, capiva quello che succedeva solo grazie alle emozione e alla sua bravura di leggere il linguaggio del corpo, abilità che aveva sviluppato col tempo.

Per non parlare di quanto fosse chiacchierona e ficcanaso: le piaceva parlare di tutto e di più quasi quanto la musica.

La sua passione era cantare, qualsiasi Mobiano lo sapeva. Non riusciva a stare troppo staccata dal microfono, dai concerti e dal pubblico.

Aveva una voce melodiosa, ma anche giovane e a volte aggressiva; per questo tutti amavano la sua musica.

Inoltre amava l'avventura e il senso del brivido, quindi non ci pensava due volte a mettersi in gioco.

Era difficile pensare che due ragazze così opposte come Coral e Mina fossero amiche ed andassero d'amore e d'accordo.

Beh, a dire la verità non sapevano l'esistenza una dell'altra fino al giorno in cui hanno suonato insieme per la prima volta, nel commercio di schiavi.

Erano solo loro due, a suonare e cantare per compiacere le guardie.

L'istinto e l'abitudine di Mina di creare nuove amicizie e conoscere nuova gente, e il bisogno di avere qualcuno accanto di Coral portarono le due giovani musiciste a intrecciare le loro vite, diventando sempre più intime e impegnandosi a stare l'una accanto all'altra.

Come erano riusciti a prendere Mina?

Il giorno in cui diventò prigioniera, lei aveva un concerto a Mesmtown, la più vicina grande città al porto che noi tutti ormai conosciamo, Salt Mère.

Il suo manager Ash era ammalato, quindi lo lasciò da solo in albergo per riposarsi.

Decise di fare un giro in macchina; vagò e vagò finché non raggiunse una piccola taverna nel mezzo del nulla che dava sul mare...


Lei era al volante della sua bella macchina color prugna, le mani sul volante nero picchiettavano nervosamente. Il suo sguardo si perdeva un po' sulla strada mal asfaltata, e un po' a guardare il paesaggio che le scorreva a fianco. Alla radio suonava Britney Spears, idolo della giovane mangusta. Il finestrino era tirato giù a ¾ per far passare l'aria fresca, per non avere la sensazione di soffocamento. I dadi di peluche bianchi appesi allo specchietto e la testa di una statuetta hawaiana situata sul cruscotto oscillavano al muoversi dell'auto.

Dove sono finita? Si chiese Mina, con un tocco di divertimento. Andare a cercare posti sconosciuti in culo al mondo le piaceva, come adorava scoprire cose nuove.

A un certo punto, sul finire della strada, vide una taverna. La giovane cantante si sentì la gola secca, e si maledì per non aver bevuto prima di uscire dall'hotel.

Mi fermo a bere un po'. Pensò Mina, parcheggiando la macchina accanto alla locanda.

Una volta fermatasi, tirò su completamente il finestrino, tolse le chiavi e uscì dalla portiera, chiudendo la macchina dietro di sé.

A passi decisi si incamminò verso la taverna, e poi si fermò direttamente davanti ad essa, in posa con le gambe larghe e le mani sui fianchi, per osservarla bene.

La Vecchia Rosa” lesse sull'insegna legnosa. Non era nulla di ché, come aveva già visto prima, ma non le importava molto.

Magari all'interno è meglio. Sperò a buon cuore.

In tasca aveva solo dieci dollari, tutto quello che aveva quel giorno. Sperava solo che un sorso di birra non le sarebbe costato molto.

Finalmente allungò la mano sulla maniglia, e aprì la porta.

Dentro c'era un caldo, come in tutte le taverne dove gli avanzi di galera fumavano e bevevano.

C'è chi giocava a freccette o a poker o a altri giochi di carte.

L'atmosfera era caratterizzata da risate e chiacchiere rumorose.

Finché lei non spalancò la porta e si mostrò in tutta la sua bellezza e fierezza sulla soglia dell'entrata.

Tutti smisero di fare qualsiasi cosa stessero facendo prima e l'osservarono stupiti: non c'erano molte ragazze che passavano di lì, e se c'erano erano intimorite a morte.

Mina si guardò in giro tranquillamente, analizzando la situazione; era ovvio che si era accorta del cambio di atmosfera.

Dopo pochi lunghi secondi, la ragazza decise che era meglio andare al bancone a ordinare qualcosa.

Mentre camminava, poteva sentire tutti gli sguardi addosso a lei.

Si fermò solo quando fu davanti al barman, un grosso omaccione che in quel momento stava pulendo un bicchiere con uno straccio.

Dopo lunghi attimi passati a guardarsi negli occhi, il barman parlò:

“Allora, cosa ti porto?”

“E' buona qui la birra?” disse in tutta risposta la cantante, estendendo un sorriso accattivante.

Il barman rimase stupito; di solito le ragazzine erano timide e tutto quello che sapevano chiedere era una bottiglia d'acqua naturale.

Anche gli altri, che avevano sentito, rimasero piacevolmente stupiti, finché non iniziarono a rompere il ghiaccio:

“Quella sì che è una vera donna!” gridò uno allegro.

“Le porti la miglior birra!” rise un altro.

“Sì, gliela offro io!” si offrì un altro ancora, prima che tutti si accerchiassero intorno alla bella ragazza.

Per tutta la sera Mina bevette birra gentilmente offerta da alcuni di loro, giocò a biliardo, lanciò freccette, sfidò a poker e fece delle piccole performance, alla quale tutti applaudirono.

Si sentiva la reginetta della locanda, e un po' lo era.

Finché guardò l'orologio attaccato al muro dietro al banco. Mezzanotte passata.

Decisamente tardi; non aveva lasciato neanche un biglietto ad Ash, e lui si sarebbe certamente preoccupato. Senza pensare che si era dimenticata il cellulare.

Dopo che si fu maledetta da sola per la sua enorme sbadataggine, salutò calorosamente tutti quelli del bar, come se fossero vecchi e cari amici, e loro salutarono lei allo stesso modo, ritornando poi alla loro serata.

Uscì, e l'aria gelida l'avvolse subito. L'impatto le provocò brividi su tutto il corpo e dalla bocca uscirono delle nuvole di vapore.

Stringendosi e abbracciandosi da sola per tenersi caldo, si avviò verso la macchina.

Oscillava ad ogni passo, segno che era anche mezza ubriaca. Sapeva che non sarebbe riuscita a guidare al buio e in quello stato, e sapeva anche che sarebbe stato molto pericoloso.

“Perfetto, davvero perfetto!” borbottò ironica e scocciata tra sé e sé al pensiero che non se ne poteva andare così facilmente come era arrivata.

Sentì qualcuno, dietro a delle casse sul porto, che parlava di trasporto di qualcosa e altre robe che non riusciva a capire.

Magari mi possono aiutare pensò rincuorata Magari mi possono dare un passaggio.

Si diresse allora verso quella scura parte del porto, cercando di non traballare troppo.

“Scusate!” chiamò, cercando di essere più gentile possibile “Scusate! Posso chiedervi una cosa?”

Ma in quel preciso momento non sentì più i sussurri. Rimase diversi secondi con le orecchie all'allerta, ma le voci sembravano non essere più lì.

Magari se l'era solo immaginato, magari era solo un effetto dell'alcol.

Stava per andarsene, quando fu colpita forte alla testa da dietro, e poi tutto divenne nero.


“E quindi, cosa mi volevi chiedere?” chiese Mina, mettendosi le mani sui fianchi.

“Se sai dirmi dov'è una riccia rosa che si chiama Amy Rose.”

La mangusta si scurì, portandosi una mano al mento con fare pensieroso.

“Sì, purtroppo ho sentito che hanno scoperto Amy...” disse grave.

“La conoscevi?” chiese cauta Blaze, e i suoi sospetti si rivelarono veri.

La ragazza annuì “Sin da tenera età, a dire il vero. Abbiamo lottato molto insieme, siamo state in molte avventure... eravamo molto amiche. Si è staccata molto da noi da quando è diventata capo della polizia investigativa. Non l'ho mai vista così impegnata nel suo lavoro. Mi aveva accennato che stava seguendo qualcosa di grande... ma non pensavo...” si interruppe e sospirò tristemente.

Blaze e Coral le diedero tutto il tempo per riprendersi. La gatta pensava solo a quanto fosse fortunata d'aver trovato un'amica d'infanzia di Amy,

“Sono qui perché anch'io ho saputo che l'avevano beccata, e voglio liberarla.” spiegò con un filo di voce, in modo che solamente le due ragazze la sentissero.

Forse non doveva dirlo. Magari stava sbagliando a fidarsi così tanto da rivelarle il suo piano.

Sperava solo di non pentirsi ora che due persone di troppo sapevano delle sue intenzioni.

Non c'era niente di male se non avevano cattive intenzioni, ma se erano qualcuno di diverso dalle ragazze che sembravano sarebbero stati dolori.

Ma poi, a pensarci bene, se erano amiche di Amy e l'avevano conosciuta, non dovevano essere brutte persone...no?

La sfortunata cantante annuì lentamente, e si riprese: “Capisco, e Dio ti benedica per la tua buona azione. Purtroppo sei in ritardo, Amy è stata nel giro precedente!” disse la creatura, che era visibilmente preoccupata per la riccia rosa.

Diamine.

Blaze ci pensò su: forse non era troppo tardi.

“Mina?” chiese, per attirare l'attenzione della giovane donna.

“Mh?”

Tutte le ragazze vanno a New Mobius Big City?”

“Sì.” rispose “Sei la prima che è a conoscenza della nostra meta, sai? Oltre a me intendo.”

Blaze ignorò la sua affermazione.

“Quindi anche Amy sarà lì. Certo...” disse pensierosa, quasi dimenticandosi delle due ragazze.

Poi alzò lo sguardo per incontrare i loro, e chiese solennemente e seria:
“Siete disposte a programmare un piano di fuga?”

Le reazioni furono diverse: Mina saltò in aria esaltata, recuperando la felicità che aveva perso nell'argomento precedente.

“Ci puoi scommettere!” le urlò eccitata.

Anche a Coral piaceva l'idea di tagliare la corda da quel destino che, se si fossero trattenute oltre, le avrebbe condannate tutte per certo.

Comunque, aveva troppa paura: se il piano non avesse funzionato? Ci avrebbero rimesso la vita tutte e tre.

Se qualcosa andava storto... il ricordo delle torture la fece rabbrividire.

Lo sapeva che non aveva coraggio. Lo sapeva che non aveva fegato per rischiare. Lo sapeva di essere solo un peso.

Si morse il labbro.

Il disagio delle creatura acquatica non passò inosservato a Blaze, la quale la stava guardando da quando aveva proposto l'offerta, sapendo che sarebbe stata molto combattuta.

Vedendo la giovane ragazza indecisa non proferire parola, la gatta le sussurrò:

“Capisco se non ti fidi di noi...capisco se non ti fidi di me.

Coral si stupì da quanto la voce fosse calma e bassa, e rimase impressionata dall'autorità e dalla maturità che emanava.

Perché non si fidava di lei? Aveva detto di vederla come una salvezza, cos'è che non andava?

Mina? No, anche di lei si fidava.

Poi realizzò: non era di loro che non si fidava, ma di sé stessa.

Aveva paura di non essere capace nella sua parte di piano, aveva paura di sbagliare qualcosa.

Aveva paura di essere troppo debole per qualsiasi proposta di fuga, troppo debole per fare la sua parte.

Sarebbe stata solo d'intralcio, se lo sentiva. Loro ce la potevano fare anche da sole.

Voleva aprir bocca per dirle quello che pensava, ma non riuscì a farlo.

Si sentiva anche lo sguardo preoccupato di Mina addosso.

Ci pensò sù e capì cosa la tratteneva dalla sua confessione: non era certa di essere così debole come pensava.

Anzi, quell'avventura le aveva fatto prendere un po' di aggressività nelle decisioni: non voleva guadagnarsi una vita così schifosa.

Qualcosa scattò in lei: voleva provare, voleva rischiare.

“No.” disse decisa, e più dura di come voleva far uscire. Le due ragazze la guardarono sbalordite, soprattutto Mina, la quale non si sarebbe mai aspettata un simile tono dalla sua mite amica.

Blaze stava all'erta di nuove reazioni.

Dopo brevi secondi di silenzio, Coral riprese con la stessa sfumatura di voce:

“Voglio fare un piano per uscire da qui. Voglio andarmene con voi.” e aggiunse, più seria che mai;

“Sono pronta a rischiare.”

La determinazione aleggiava sul suo volto.

Blaze era contenta di sentire quelle parole, era contenta che finalmente la giovane musicista si vedesse per quello che era: una coraggiosa, sebbene prudente, determinata donna.

Anche Mina la guardava felice, una volta passata la sorpresa.

“Meglio così.” le disse “Altrimenti ti avrei costretto trascinandoti dietro di me.”

Coral la guardò spaesata.

“Non ti avrei mai lasciato qui.” le spiegò con tono dolce.

“Nemmeno io.” aggiunse la regina gatto.

Coral le guardò con un sorriso che esprimeva solo l'enorme gratitudine che aveva nei loro confronti.

Era grata di averle conosciute, era grata che fossero sue amiche, era grata a loro per la loro amicizia e disponibilità. Se doveva essere sincera, se qual giorno se ne fosse stata vicino a casa non le avrebbe mai incontrate. Probabilmente non avrebbe mai saputo della loro esistenza.

Non voleva ammetterlo ma... probabilmente ringraziava di essere finita in quella pericolosa avventura.

“Quidi Blaze... cos'hai in mente?” disse Mina rivolta alla giovane gatta, con un sorriso raggiante.

“Ve ne parlerò sul treno... che vagone siete?” chiese la micia.

La mangusta sorrise maliziosa; “Sei fortunata, sono nel tuo stesso vagone!”

Blaze rimase perplessa: “Davvero? Non...t'aveva vista.”

“Ma io sì, fidati. Numero 2, giusto?”

“Giusto.”

“Purtroppo” s'intromise Coral “io sono nel numero 3.”

“Non preoccuparti cara, io e Blaze troveremo un modo per contattarti e parlare.” la rassicurò Mina.


Era ora. Blaze e le altre si alzarono dall'acqua.

Si era alzato un venticello che faceva venire i brividi alle ragazze ancora bagnate.

Blaze si avvicinò all'albero con i suoi vestiti.

Dopo essersi messa l'intimo, allungò la mano per prendere il vestito che aveva lasciato su uno dei rami, ma questo volò via a causa del vento, finendo nel bosco lì vicino.

Cazzo!

E non le rimase niente da fare se non andarlo a riprendere.

Si guardò una attimo in giro e poi si diede all'inseguimento.


Shadow era lì, tutto bello e tranquillo con gli occhi chiusi e le braccia incrociate, impegnato a concentrarsi sul silenzio della natura.

Sentiva il vento che gli passava tra le spine, il profumo delle foglie gialle e rosse, il canto degli uccelli.

Era un posto che lo calmava, a differenza del rumoroso treno con i suoi chiassosi compagni.

Si fece un'immediata nota mentale dicendosi di ritornare in quel posto.

Poi, si destò dai suoi pensieri; qualcosa gli era volato in faccia, coprendola tutta.

Notò subito che era sottile e leggero, e che puzzava un po' di legno e altri odori che non riconosceva.

Allarmato, aprì gli occhi e afferrò l'oggetto, portandolo poi a distanza di sicurezza per osservarlo meglio: un vestito.

Non uno qualsiasi: era il vestito marrone di una prigioniera.

E questo da dove viene? Pensò Shadow, guardando da dove proveniva quel vestito scarso.

Quello straccio gli era appena arrivato in faccia dal nulla, vi immaginate la reazione di Shadow?

Beh, ne fu seriamente confuso, e iniziò a incamminarsi per il sentiero.


Cavolo, dov'è finito?! Pensò Blaze, mentre si addentrava nel bosco.

All'inizio era solo un po' scocciata, ma ora che seriamente non riusciva più a trovarlo, era diventata frustrata, ed era sulla buona strada per diventare isterica.

Inoltre sapeva che il marrone del vestito si mimetizza perfettamente con il sottosuolo del bosco.

Mai una che vada per il verso giusto, MAI UNA CHE VADA PER IL VERSO GIUSTO!

Non poteva permettersi di far tardi, ma ovviamente la vita è difficile e si sogna di semplificarsi.

Quindi correva per il sentiero, sperando con tutto il cuore che nessuno la vedesse.

Purtroppo, e allo stesso tempo fortunatamente, le parve davanti Shadow, che la guardò sorpreso, mentre in una mano aveva il suo vestito.

I loro sguardi si incontrarono e per un secondo ci fu silenzio.

Poi lei cacciò un urlo strozzato e cercando di coprirsi contemporaneamente, mentre lui si voltò dall'altra parte per non vederla chiudendo anche gli occhi, e porgendole nello stesso tempo il vestito.

Con estrema velocità, la gatta lilla gli strappò di mano il vestito e andò a nascondersi dietro ad un albero.

“Dio mio, Blaze!” le urlò Shadow rosso in faccia, e anche un po' disturbato “Dovevi dirmelo che era praticamente nuda! Almeno mi giravo in tempo!”

Lei si era infilata il vestito addosso, e premeva la schiena contro l'albero, lasciandosi poi scivolare fino a terra.

Anche Shadow si era seduto alla stessa maniera, ma dal lato opposto dell'albero, per dare tutto il suo spazio all'amica.

Il riccio nero non parlò per un bel po', aspettando che lei gli dicesse qualcosa. Ma lei non aprì bocca. L'ex agente non sapeva cosa le stesse passando per la testa... forse aveva ancora vergogna per prima? Forse era imbarazzata?

Sta di fatto che, stranamente, fu lui a rompere il ghiaccio ed a iniziare un discorso:

“Come ci è finito il tuo vestito nel bosco?”

“Scherzi del vento.” sbuffò la gatta dall'altra parte del tronco.

Shadow si concentrò sul delizioso vento che soffiava tra le foglie autunnali...

“Il vento...” sussurrò lui, guardando i rami muoversi.

Poi si riprese dalla calma che il bosco gli dava e con un sorriso malizioso continuò:

“Ti sei fatta fregare da un po' di vento?” chiese divertito.

Poteva sentire la micia dall'altra parte sbuffare stizzita.

“Il vestito era su un ramo e non ho fatto in tempo a raggiungerlo.” spiegò lei alla buona, senza trattenere una nota d'irritabilità.

“Capito... non abbastanza alta, vostra altezza?” disse malizioso, e allo stesso tempo divertito, una cosa ben strana per lui.

Blaze non ci impiegò niente a capire la scadente battuta del riccio, fatta solo per stuzzicarla.

Come osi!” gli urlò indignata la felina.

Shadow ridacchiò. Eh, sì: gli piaceva proprio punzecchiare la giovane donna.

“Mi spiace,” disse ridendo pacato “ma dovevo proprio dirla!”

“Sono stata più bassa!” si difese lei, incrociando le braccia offesa.

“A quel tempo avevi i poteri.”

“A quel tempo non avevi un così scarso senso dell'umorismo.” ribatté lei con un mezzo sorriso.

“Ahia, questa brucia!” rimarcò il riccio nero, aspettando la reazione della micia, anche lui con un mezzo sorriso.

“Questo è troppo!” rispose lei fintamente offesa, ma con un tocco di divertimento. Poi non disse più nulla per un po'.

“Shadow?”

“Mh?”

“Ti ricordi quando sei stato talmente stronzo da non volermi aiutare anche se me la dovevi?” ridacchiò lei.

Lui sorrise a quei ricordi di dieci anni prima; certo che se lo ricordava, lei era stata molto generosa a ripescarlo in mare dopo che Metal Sonic aveva deciso di ignorare i suoi tentativi di pace. Lei poi l'aveva aiutato a sconfiggere il robot e infine gli diede un Chaos Emerald per tornare nella sua dimensione.

Lui, la prima volta che la rivide, le negò la tranquilla via per l'unico oggetto di cui lei aveva assoluto bisogno: il Sol Emerald.

Senza quello, il suo mondo sarebbe finito nel giro di poco, mentre Mobius sarebbe continuata a vivere comunque.

Tuttavia, gli ordini erano ordini, e Shadow era molto pignolo su questo.

E' qui che entra in gioco il Team Rose, composto da Amy Rose e Cream the Rabbit.

Loro aiutarono la quattordicenne principessa a recuperare la preziosa gemma combattendo valorosamente e con passione.

Questo loro gesto le rimase nel cuore per sempre.

Blaze si sentiva come se non avesse mai potuto ringraziarle abbastanza, era in debito con loro, con Amy; era per questo che si era imposta da sola l'obbligo di aiutarla quando ne aveva bisogno, in questo caso salvarla.

Shadow tentò di scusarsi con lei, ma il tentativo fallì miseramente...


Blaze sfrecciò sul suolo della foresta.

Shadow corse fino a raggiungerla e si mise al suo fianco.

Blaze. Voglio scusarmi.” iniziò dolcemente “Lo so che il tuo mondo ha bisogno dei Sol Emeralds...”

Blaze interruppe:

Gli oceani evaporeranno, le isole sprofonderanno e il cielo cadrà.” gli disse stizzita, spiegandogli la terribile situazione del suo mondo.

...e ammetto che non lo sapevo.” disse lui, cominciando a sentire forte il dispiacere di quello che stava facendo.

Ma la mia missione e il mio mondo vengono prima. Ti dovrò combattere senza pentimenti.” disse, per nulla felice di quello che aveva appena pronunciato, che era purtroppo tutto vero.

Blaze non si trattenne più dalla rabbia:
“Allora perché stai cercando così tanto di scusarti?” e scattò via da lui, lasciandolo indietro mortificato come non mai.


Eppure, alla fine di tutto quel casino... lui le lasciò prendere la gemma.

Persuase Rouge, con l'aiuto di Omega, a lasciarle il Sol Emerald, in quanto la G.U.N. le doveva un Chaos Emerald.

Blaze sapeva che non era Sonic, ma comunque sapeva avere un cuore d'oro...

“Le cose non sono più come prima, non è così?” disse a un certo punto la gatta, anche se sapeva già la risposta.

“Già.”

La sua voce si ammorbidì:

“Cos'è cambiato, Shadow?” gli chiese.

“Tutto è cambiato. Tutto cambia sempre, è quasi normale.” le rispose calmo, anche se si intuiva che questi erano argomenti dolorosi per lui.

“Perché?” chiese ancora, non soddisfatta della risposta del riccio nero.

“Tutto cambia perché è la vita, Blaze-”

“Lo sai che non intendevo questo.” lo interruppe bruscamente, con una nota di rimprovero.

“Cos'è successo? Cosa ti ha fato cambiare?”

Shadow non rispose. Lei non lo sentiva emettere alcun suono, nemmeno respirare.

Era come se fosse morto, o semplicemente svanito.

Restarono così a lungo in completo silenzio che Blaze si chiese se fosse proprio sparito.

“Shadow?” chiamò.

“Tu dovresti ritornare indietro.” disse lui alzandosi velocemente, azione che anche lei fece allarmata. La sua voce non era fredda e nemmeno spazientita, anzi; sembrava averlo detto con nonchalance.

I loro sguardi si rincontrarono di nuovo e lui le porse la mano:

“Vieni, torniamo al treno.”

Esitante, lei accettò la mano del riccio, la quale strinse forte attorno a quella della gatta lilla.

In silenzio, mano nella mano, i due tornarono alla locomotiva di legno.

N.A: Ehilà! Rieccomi qui in un altro capitolo! Se quelli precedenti erano corti, consolatevi che questo è chilometrico!
Comunque, volevo fare queste note d'autore perché nell'ultima parte, in cui Blaze e Shadow parlano dei fatti avvenuti dieci anni prima, ho come dato per scontato che voi abbiate letto il fumetto, ma visto che sono sicura che la maggior parte di voi si è persa quelle perle di capitoli, ve li riassumerò qua sotto.
Sonic Universe #1 e #21-25 ( o giù di lì)
Nell' #1 si vede Shadow e Metal Sonic che si sono teletrasportati nel bel mezzo dell'Oceano e fluttuano su esso. Shadow tenta di far ragionare il robot e di farlo ribellare contro il dottor Eggman, ma fallisce nel suo intento e viene buttato in acqua. MS se ne va, e per fortuna di Shadow, Blaze e Marine lo ripescano sulla loro nave.
Dopo aver fatto le presentazioni, Blaze gli spiega come mai conosce Sonic (salterò il racconto perchè è inutile spiegarvelo).
Arrivano al porto per trovare MS che attacca il popolo di Blaze. La principessa attacca il robot, e anche Marine e Shadow ci provano, ma falliscono.
Shadow tenta di nuovo di parlargli, ma il robot non ne vuole sapere.
Quindi, il riccio e la gatta lo prendono alla sprovvista, lanciandolo lontano, dove Marine è pronta a tirargli una palla di cannone, distruggendolo.
Shadow però non è affatto contento, perchè MS era la sola via per tornare nella sua dimensione.
Così, Blaze gli offre un Chaos Emerald che ha trovato durante le sue ricerche.
Lui la ringrazia e si teletrasporta alla base della G.U.N.
Nel #21 (penso) Amy e Cream fanno conoscenza di Blaze, e all'inizio la combattono poi decidono di aiutarla quando si accorgono che è un'amica di Sonic. Anche Rouge si offre di aiutarle, facendo però lo sbaglio di chiamare Blaze "principessa", insospettendo la gatta.
Trovato il Sol Emerald, Rouge le tradisce e fa per andarsene, ma le tre ragazze la bloccano.
Entrano quindi in scena Shadow e Omega per aiutare la loro collega.
Blaze riconosce Shadow, e gli dice: "Shadow, è così che ripaghi la mia generosità? Lo sai quanto il mio mondo abbia bisogno dei Sol Emerald!"
Lui sembra pensarci un po' su, visibilmente in colpa, ma poi ritorna freddo come il ghiaccio e le risponde in una maniera leggermente stronza: "That was then, this is now (Quel che è stato è stato, quel che è adesso è adesso(circa))." (#thuglife)
Quindi alle ragazze non rimane altro che combattere.
Il Sol Emerald passa in varie mani, finchè dopo qualche passaggio Cheese lo prende e vola via (mettendolo nel culo al Team Dark coff coff).
Blaze, Amy e Cream vanno a raggiungere Cheese, che è caduto in mano del Team Hooligane (penso si scrivi così).
Prima che potessero fare qualcosa, le tre ragazze vengono raggiunte dal Team Dark e messe KO. Nel frattempo Bean, Bark e quello-con-la-passione-spinta-per-la-sua-stessa-moto fuggono.
Cream racconta che loro non l'hanno più, e Amy - che si è ripresa- descrive i tipi e Rouge li riconosce.
Blaze è ovviamente incazzata, e Shadow è l'unico che cerca di calmarla e le dice che stava cercando di aiutarla.
Amy chiama l'attenzione di tutti e decide insieme a Rouge di fare squadra per un po'.
Sono in marcia, quando a un certo punto Blaze sfreccia davanti a tutti, e Shadow la segue.
Qui avviene quel dialogo che avevo messo nella storia.
Nel frattempo, i tre hanno altri problemi: anche il Team Babylon Rouge è dietro al Sol Emerald, e causano un'esplosione e il Sol Emerald riceve una brutta botta.
Blaze, la quale è strettamente legata ai Sol Emerald, si sente male e si ferma un attimo. Preoccupati, Shadow e Amy vanno a soccorrerla, ma lei dice che va tutto bene, quindi Amy ordina a Shadow di portare Blaze e quindi lui se la ritrova in braccio stile sposa (naturalmente si guardano imbarazzati, e vi giuro QUELLA SCENA ESISTE! E' anche lo sfondo del mio cellulare perchè sono troppo belli! <3 )
I quattro gruppi si ritrovano e lottano tra loro. Alla fine prevalgono il Team Dark e il Team Rose.
Rouge è pronta a ingaggiare un'altra lotta contro le ragazze, ma Shadow la blocca, dicendo che la G.U.N. deve un Chaos Emerald a Blaze, e che è più importante ila salvezza di un intero mondo.
Si salutano e i tre agenti se ne vanno, lasciando le tre ragazze a darsi i saluti, poi Blaze sparisce tra le fiamme verso la sua dimensione.
E sì, questa è la storia! (non avrei mai immaginato di dover fare tutto il cazzo di epilogo).

Ultima cosa: non mettete nel dimenticatoio Annie e Angel, soprattutto Annie. Ritornerà presto.
(Sinceramente non volevo dare a un OC un così importante ruolo.... a dire la verità non è così importante ma è più importante di quello che mi aspettavo.)
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Sonic / Vai alla pagina dell'autore: Pinker