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Autore: Pandora86    14/06/2015    5 recensioni
Spoiler quinta stagione.
Artù e Merlino. Il re e il mago. Due facce della stessa medaglia.
Due anime legate da un filo indissolubile che finisce, inevitabilmente, per spezzarsi in ogni tempo e in ogni luogo.
Ma forse, era finalmente giunto il tempo in cui le due facce della medaglia avrebbero potuto riunirsi, portando a termine il proprio destino.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Merlino/Artù
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Prima dell'inizio, Nel futuro
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Ecco il nuovo capitolo.
Come sempre, grazie per le bellissime recensioni.
Grazie anche a chi continua a inserire la storia tra le preferite le seguite e le ricordate.
E, ovviamente, grazie anche a tutti i lettori silenziosi.
Ci vediamo a fine capitolo per le note.
Per adesso, buona lettura.
 
 

Capitolo 57. Insieme… Fino alla fine dei tempi.
 

“Finalmente!” esclamò Merlino quando Gabriel gli aprì la porta. “Cominciavo a credere che volessi rimanermi fuori. Posso?” e fece un passo per entrare.

Gabriel fu lesto a sbarrargli la strada, ponendo il braccio sullo stipite della porta.

Merlino lo guardò perplesso ma aspettò che il Guardiano lo delucidasse di sua iniziativa sul suo comportamento.

“In effetti, sarebbe stato meglio che tu non fossi venuto affatto” gli spiegò Gabriel.

“Ci siamo noi e siamo al completo” aggiunse, sapendo che Merlino avrebbe capito.

“Siete venuti tutti con la tua automobile?” chiese perplesso il Mago.

“Diciamo che gli altri hanno usato dei passaggi!” spiegò evasivo Gabriel ben sapendo però che, in ogni caso, a Merlino queste informazioni vaghe non sarebbero bastate.

“Che cosa vuoi dire, esattamente?” chiese, infatti, Merlino sospettoso inarcando le sopracciglia.

“Voglio dire che dentro ci sono anche i cavalieri al completo, regina compresa” andò dritto al punto Gabriel cui non era mai piaciuto fare giri di parole inutili.

Lo sguardo di Merlino si incupì e Artù, che aveva preferito rimanere in silenzio durante quello scambio di battute, notò come si fosse irrigidito con il corpo, quasi come se stesse preparandosi a una battaglia.

Il cambio di umore di Merlino era stato repentino e Artù si rese conto non era pronto ad affrontare un oggetto magico sconosciuto e, al contempo, affrontare tutti loro tenendo a bada il Diamante Nero.

Camelot era ancora viva dentro di lui, bruciando di rabbia nel suo animo, e i tempi in cui si sarebbero potuti vedere tutti, conversando amabilmente, non erano ancora giunti.

Artù sentì un moto di rabbia crescergli dentro mentre osservava l’altro trattenere a stento la collera.

Perché una serata così tranquilla doveva finire in una catastrofe?

E che diamine ci facevano tutti riuniti a casa di Perce?

“Che diamine ci fanno tutti qui?” non riuscì a fare a meno d’intromettersi, dando voce ai suoi pensieri.

Sia Gabriel che Merlino lo guardarono, il primo con aria seria e calcolatrice, il secondo con sguardo perplesso.

“Come ho detto, gli incontri verificatisi in questa casa sono stati dettati da eventi del tutto casuali” spiegò con tono spiccio in Guardiano mentre lo osservava con occhi attenti.

Merlino, invece, ridacchiò piano.

“Non farci caso, Gabriel” disse, ridendo ancora. “Il Re non ha mai sopportato essere all’oscuro delle cose, anche di quelle più banali” e sorrise furbo.

Gabriel scrutò Merlino per un lungo istante decidendo poi di togliere la mano e, con un cenno della testa, lo invitò a entrare. Nel frattempo, con la sua mente pratica, analizzò velocemente la situazione.

Al Re non era sfuggito il nervosismo di Merlino. D’altro canto, la collera del Mago, che rischiava di esplodere da un momento all’altro, era stata immediatamente sedata dalle parole del Re.

Merlino aveva repentinamente cambiato umore, ritrovando lucidità e contrastando, con efficacia, l’influenza negativa del Diamante Nero.

Camelot e i suoi cavalieri non erano più una minaccia per le condizioni psicologiche del Mago.

Sì! Senza dubbio, con il Re al suo fianco, Merlino non correva nessun pericolo.

“Ti faccio strada!” esclamò poi, invitando l’altro a seguirlo.

Fu allora che Merlino mise piede nel salotto di casa di Perce. Fu allora che i cavalieri di Camelot comparvero, uno a uno, davanti ai suoi occhi nelle loro vesti moderne, non più nascosti dalla porta semi socchiusa.

Durò tutto un istante che però sembrò eterno. Artù, che era di spalle dell’altro, chiuse velocemente la porta non staccando gli occhi dalla schiena del Mago e pregando, con tutto se stesso, che riuscisse a gestire quella situazione serenamente e senza scatti d’ira.

Non sapeva quasi nulla sulle condizioni di salute di Merlino tuttavia, era evidente che quella situazione gli procurasse molta sofferenza, soprattutto a livello psicologico.

E Artù non voleva che Merlino si facesse ancora del male. Non voleva che Merlino sentisse ancora dolore.

Con tutte le sue forze, si appellò al Diamante Bianco nella sua tasca, pregando che all’altro fosse risparmiata quell’ennesima prova.

Fu naturale come respirare interagire con il Diamante Bianco e, allo stesso modo, la reazione della pietra non si fece attendere, quasi come se trovasse naturale rispondere agli appelli del suo padrone originario.

Artù sentì il familiare calore invadergli il corpo, un calore che avrebbe potuto toccare con mano tanto era reale e vivo, e si rasserenò.

Non gli interessava un accidente di quello che stava avvenendo a casa di Perce; il suo unico pensiero era aiutare la sua metà.

Vide Gabriel guardarlo con attenzione e capì che il Guardiano doveva aver intuito cosa stesse avvenendo.

Ne ebbe la conferma quando Gabriel gli fece un veloce cenno di assenso con la testa. Il Guardiano non doveva aver faticato ad avvertire l’energia del Diamante Bianco e fu lieto di questa notizia. Se i Guardiani avvertivano l’energia dell’anello, allora voleva dire che lo stava usando nel modo giusto.

Per il momento, comunque, Merlino, anche se era di spalle, sembrava più rilassato.

Artù riusciva a scorgere, anche attraverso la camicia, i muscoli delle spalle che sembravano meno rigidi e, nonostante fosse entrato in quella casa con il piede di guerra, ora sembrava nuovamente concentrato sul motivo della loro presenza lì.

“Che diamine ti è successo?”.

La voce di Merlino lo riscosse dalle sue riflessioni. Vide il Mago avvicinarsi a Kyle con aria preoccupata.

“Una piccola rissa” rispose Kyle con un sorriso sghembo.

“Piccola?” si accigliò Merlino.

“Non farne un dramma” scherzò Kyle.

Merlino sospirò pesantemente.

“Sappi che dovrai spiegarmi tutto” lo minacciò, puntando l’indice contro di lui.

“Agli ordini, capo” rispose l’altro allegramente, “sempre se avrai tempo, dopo” e fece l’occhiolino al Re senza che Merlino se ne accorgesse.

Artù scosse la testa, avendo la conferma che non era solo Gabriel a essersi accorto dell’energia del Diamante Bianco ma tutti i Guardiani al completo, creature comprese, e sorrise.

Quello che credeva un nemico, in realtà, era colui che lo aveva indirizzato sulla via giusta.

Quello che credeva un nemico, in realtà, era quello che gli aveva servito Merlino su un piatto d’argento.

In quel momento, si rese conto ancora di più di cosa significasse essere dei Guardiani. In quel momento, si rese conto dell’intelletto superiore dei quattro Guardiani che avevano accompagnato Merlino nella storia.

Kyle, comprendendo appieno il suo carattere, aveva massimizzato i suoi sentimenti. Sentimenti che poi avevano influito decisivamente sul rapporto che ora aveva con il Mago, aiutandolo a utilizzare il Diamante Bianco nel modo giusto.

Kyle doveva aver previsto che Merlino gli avrebbe consegnato la pietra senza spiegargli nulla e si era quindi regolato di conseguenza, fornendo lui stesso l’aiuto necessario senza che Artù stesso se ne rendesse conto.

Merlino, nel frattempo, aveva scosso la testa, soprassedendo alle battute di Kyle. Dal suo atteggiamento, si intuiva che doveva esserci abituato.

Artù si perse un attimo a osservare i presenti nella stanza, notando come tutti loro sembrassero calamitati da un unico componente: Merlino.

I cavalieri e Ginevra lo guardavano con il fiato sospeso, osservando quello che il Mago era diventato. Osservando Merlino nel pieno del suo potere e non riuscendo a staccare lo sguardo da lui.

I Guardiani e le creature, invece, riservavano a Merlino uno sguardo carico d’affetto e di stima.

Fu in quel momento che Artù si sentì parte di un unico essere, come se tutti loro fossero destinati a stare insieme, fino alla fine dei tempi.

Si sentì come se tutti facessero parte di un grande disegno che finalmente andava a compimento.

Gli equilibri che si risanavano, dopo secoli di crepe.

Durò un attimo ma Artù si sentì leggero e senza gravità. Un veloce capogiro lo colse, tanto rapido da sembrare frutto dell’immaginazione.

Tuttavia, qualcosa era avvenuto, dato che il Diamante Bianco ruggiva nella sua tasca, con un’energia potente e viva.

Anche Merlino dovette avvertire qualcosa poiché si voltò perplesso verso di lui.

Si fissarono negli occhi per un istante che sembrò eterno e poi Artù vide Merlino sospirare.
Tuttavia, sembrava finalmente essersi accorto di quello che il Re era in grado di fare.  in ogni caso, Artù sapeva anche che Merlino non avrebbe toccato l’argomento, almeno non in quel momento. E, infatti, la successiva frase di Merlino confermò la sua ipotesi.

“Bene!” esclamò il Mago. “Adesso, veniamo al motivo del nostro, non voluto, incontro”.

“Abbiamo già individuato l’oggetto” esclamò Gabriel.

“Sotto la poltrona” annuì Merlino con sicurezza e Gabriel confermò.

“Inoltre, non sembra malvagio” aggiunse il Guardiano e Merlino annuì ancora.

“Non ha neanche due giorni di vita” esclamò poi il Mago dopo un istante di riflessione e gli altri annuirono.

“Lo tiro fuori” concluse deciso. “Mettetevi a scudo davanti a tutti!” e indicò con il capo i componenti presenti nella stanza.

“Agli ordini, Grande Capo” sghignazzò Kyle alzandosi dal bracciolo del divano sul quale si era seduto. “Mettetevi tutti davanti alla porta con le spalle al muro, in una fila ordinata” ordinò con voce dura in Guardiano biondo. “Questo vale anche per te” esclamò rivolto a Gwaine che gli era andato incontro nel momento esatto in cui Kyle si era alzato, sorreggendolo con le sue braccia.
Gwaine provò a ribattere qualcosa ma non fece in tempo dato che Lenn si avvicinò a loro, aiutando Kyle a stare in piedi.

“Fa quello che dice” consigliò Lenn gentile e Gwaine lasciò andare Kyle per avvicinarsi al resto del gruppo, ma solo quando si fu assicurato che le braccia di Lenn avessero circondato Kyle con forza.

Merlino seguì quegli strani movimenti con uno sguardo perplesso e sospettoso ma non disse nulla e Artù, che aveva occhi soltanto per lui, non faticò a cogliere i suoi pensieri.

Merlino non solo non voleva avere contatti con loro e questo era chiaro a tutti. Dal suo sguardo, inoltre, si deduceva che non gradisse neanche dei contatti ravvicinati tra i membri del suo gruppo e quello del Re, quasi come se nella sua testa avesse creato delle fazioni opposte.

Fazioni nemiche.

Inoltre, sembrava anche molto perplesso sulla familiarità che Kyle e Gwaine avevano manifestato tra loro. Tuttavia, aveva soprassieduto per il bene comune. Tuttavia Artù sapeva anche che non avrebbe lasciato correre e che quello era uno dei tanti argomenti da affrontare.

Nel frattempo, mentre era perso in questi pensieri, Artù osservò il resto dei componenti fare quanto Kyle aveva detto e cercò, con lo sguardo, Gabriel. Era opportuno che anche lui si allontanasse dal Mago? Certo, si trattava di rimanere comunque nella stessa stanza ma, se si fosse allontanato troppo, il potere Diamante Bianco avrebbe perso efficacia?

Era vero che, da quel che aveva capito, si trattava di un oggetto dal potere immenso e, infatti, il problema non era il diamante ma lui stesso. Sarebbe riuscito a usarlo bene, se si fosse allontanato troppo dal Mago?

Cercò di far trapelare tutte queste domande dal suo sguardo sperando che Gabriel capisse e così fu.

Il potere del Diamante è grande e anche tu lo stai usando bene.

Artù sussultò appena e poi, osservando Gabriel, capì quello che stava avvenendo. Il Guardiano gli aveva mandato un messaggio telepatico facendo in modo che Merlino non se ne accorgesse.

Lo si deduceva dal fatto che aveva chiuso gli occhi, anche se aveva mascherato il gesto come segno di riflessione, portandosi il pollice e l’indice agli occhi mentre se li massaggiava.

Vai con il resto del gruppo ma rimani un passo avanti, mettendosi al centro tra tutti loro.

Un altro messaggio che evidentemente, anche gli altri Guardiani e le creature dovevano aver sentito, almeno a giudicare dal loro sguardo.

Probabilmente, Gabriel si stava concentrando affinché solo Merlino fosse isolato dal suo potere, non curandosi degli altri.

Fece quanto richiesto e si mise in attesa.

Merlino volse uno sguardo verso di loro scrutandoli attentamente.

“Ma che bella riproduzione della tavola rotonda” esclamò con voce sprezzante.

“Volete della legna?” domandò poi. “Caso mai vi venisse voglia di riprodurre un rogo” disse cattivo per poi girarsi e fare un cenno agli altri, invitandoli a mettersi in posizione.

Alle sue parole, Artù vide Gwaine fare un passo avanti per protestare e lo trattenne con un braccio.

“Non è il momento” sussurrò severo e Gwaine, controvoglia, ritornò al suo posto.

“Poi mi spieghi che cazzo gli succede” sussurrò, rivolto ad Artù.

“Sai una cosa, Gwaine?” non poté fare a meno di rispondere il Re. “Avresti già dovuto capirlo da un pezzo” e non aggiunse altro.

Nel frattempo, i Guardiani si erano mossi, mettendosi davanti a loro di qualche passo mentre le creature si erano posizionate ai due estremi della fila, a metà fra i cavalieri e i Guardiani.

Merlino, vedendo che tutti erano in posizione, avanzò lentamente verso la poltrona.

Si inginocchiò lentamente e con fatica. I movimenti erano stati più lenti rispetto a quelli di una persona normale e questo particolare non sfuggì all’occhio attento di Artù che non aspettava altro di scorgere, sul corpo del Mago, i reali sintomi della sua vecchiaia millenaria.

Perché se la cautela con cui si era mosso poteva essere giustificata – probabilmente, non voleva scatenare il potere dell’oggetto sconosciuto – la fatica che aveva impiegato nel fare quei movimenti non aveva scusanti.

Merlino sembrava aver provato dolore nell’inginocchiarsi e Artù iniziò a comprendere, seppur lentamente, cosa volesse significare vivere in corpo fragile. Aveva ancora troppi pochi elementi per stilare un’ipotesi degna di questo nome tuttavia, quel piccolo particolare in più, lo fece gioire. Che Merlino lo volesse oppure no, si stavano avvicinando sempre più. Il loro legame non poteva più essere ignorato e, in quel momento, Artù si sentì ottimista perché presto, molto presto, si sarebbe ricongiunto alla sua parte mancante di anima.

Merlino, nel frattempo, totalmente ignaro dei pensieri del Re, era rimasto alcuni minuti in silenzio, prima di tendere una mano verso la poltrona, portando il palmo verso l’alto.

“Non aver paura” disse con voce dolce, “e mostrati a me!” ordinò, mantenendo però lo stesso tono.

Accadde in un attimo e tutti videro una luce bianca, grande all’incirca quanto una pallina da golf, comparire nella mano del Mago.

Piccole scintille iniziarono a vorticare veloci intorno alla luce e, poco alla volta, la luce cambiò colore divenendo di un rosso intenso.

Poco alla volta, un oggetto prese forma solida materializzandosi nella mano di Merlino che lo scrutava attento: un rubino rosso a forma di cuore.

La luce sparì e l’oggetto smise di scintillare. Merlino lo osservò perplesso per un attimo e poi annuì, alzandosi e mostrando il palmo ai Guardiani.

“Non c’è nessun pericolo” disse pensieroso.

“È insolito, però!” esclamò Gabriel.

“Di fatto, avevo ragione io” s’intromise Kyle. “Non è questo il suo luogo di nascita”.

“Non è questo il luogo di nascita della sua forma solida. Della sua essenza magica sì, pero” lo corresse Merlino pensieroso.

“Come si spiega una cosa del genere?” domandò Merlìha.

“Qualcosa deve essere avvenuto in questa casa” esclamò allora Merlino.

“Che intendi?” chiese Lenn.

“Scusate” s’intromise Gwaine. “Possiamo sapere, anche noi, cosa diamine sta succedendo?” domandò burbero e Artù lo fulminò con lo sguardo.

Merlino ridacchiò.

“Come se tu potessi capire” rispose poi duro, cambiando repentinamente espressione.

“Beh, almeno provaci!” non si arrese il cavaliere.

Era il primo contatto visivo tra loro due in quel tempo e Gwaine poteva giurare di non aver mai visto un’espressione più dura.

Quello non era il Merlino che conosceva ma un estraneo che aveva le sue fattezze.

“Adesso basta, Gwaine!” s’intromise Artù, stringendo con forza il braccio di Gwaine. L’ira sul suo volto era evidente e Gwaine deglutì istintivamente di fronte agli occhi del suo Re fiammeggianti di rabbia.

Inoltre, anche la forza con cui gli stringeva il braccio non accennava a diminuire e Gwaine considerò che gli sarebbe rimasto il livido.

La risata di Merlino li distrasse entrambi ma il Re comunque non lo lasciò andare. Sembrava pronto a buttarlo fuori dalla stanza da un momento all’altro e senza mezzi termini, per giunta.

“Non c’è problema” disse il Mago sorridendo sereno e a nessuno nella stanza sfuggì il repentino cambio d’umore avvenuto in Merlino.

La sua espressione sembrava tornata solare come quella di un tempo e il tono con cui si era espresso era gioviale e amichevole.

Era finalmente chiaro a tutti l’effetto che il Re aveva su Merlino e, nel giro di pochi istanti, l’ansia che si era accumulata nei cuori di tutti loro, quando Gwaine aveva sfidato Merlino, si dissolse.

“Sappiate però che non intendo ripetermi più di una volta” disse nel frattempo Merlino, totalmente all’oscuro di tutte le sensazioni che aveva scatenato nei cuori delle persone che lo circondavano. “Quindi, ascoltate bene!” e si accomodò in poltrona invitando tutti i presenti nella stanza, con un cenno della mano, a mettersi comodi.

Gabriel affiancò il Mago, sedendosi sul bracciolo destro della poltrona, e Merlìha si accomodò a terra, accanto al fratello. Kyle, sostenuto da Lenn, si accomodò sull’altro bracciolo e Lenn rimase in piedi accanto a lui.

Louis e Phoenix si avvicinarono, andando a loro volta ad affiancare Merlìha sul pavimento.

Artù, osservando le loro disposizioni, con Merlino al centro seduto elegantemente, ebbe l’impressione di trovarsi dinanzi a un bellissimo ritratto.

Sentì Gwaine che si allontanava dalla sua presa e, prima di lasciarlo andare, si avvicinò al suo orecchio per sussurrargli un ultimo avvertimento.

“Bada bene a quello che fai, idiota!” disse sottovoce con un tono che avrebbe intimorito chiunque, “e sappi che, dopo, faremo i conti” e lo lasciò andare, avvicinandosi alla poltrona di fronte a quella dove era seduto Merlino; la stessa dalla quale il mago aveva estratto l’oggetto.

Lo guardò, chiedendo, senza parlare, il permesso di sedersi. Non sapeva, infatti, se quella poltrona dovesse rimanere vuota, visto l’oggetto che Merlino aveva estratto da sotto di essa.

Merlino annuì, invitandolo a sedersi senza farsi troppi problemi e Artù non se lo fece ripetere due volte.

Seguendo l’esempio del Re, anche i cavalieri e la regina si mossero, accomodandosi ordinatamente, chi sul divano, chi sul pavimento.

“Bene!” parlò Merlino una volta che tutti si misero comodi.

“Suppongo di dovervi spiegare molte cose” e incrociò le braccia.

Sarebbe stata una lunga serata, considerò dentro di sé il Mago, e ancora più lunghe sarebbero state le spiegazioni.

Tuttavia, quello che però più desiderava in quel momento, anche se non l’avrebbe mai ammesso, erano gli occhi del Re puntati su di lui che sembravano volergli trasmettere tutta la sua forza.

Gli occhi del Re che non lo abbandonavano e che rappresentavano la pace che Merlino cercava da secoli.

Quegli occhi che lo fissavano e dai quali avvertiva calma. Ci sarebbe stato tempo per analizzare e catalogare tutte quelle sensazioni. Per il momento, voleva che quegli occhi lo guardassero ancora.

Occhi che lo cercavano ansiosamente e che non lo avrebbero lasciato andare. Proprio come una mano che, dopo secoli, si tendeva per salvarlo dal baratro della pazzia.
 

Continua…
 

Note:
 

Finalmente, siamo giunti a giovedì sera, quando tutti si incontrano. Ovviamente, i pensieri di Merlino, di cui do un veloce accenno alla fine, saranno ripresi, insieme a quelli di tutti gli altri.

In questo capitolo, mi concentro sul Re, che riesce a intuire un dato fondamentale per la ricostruzione degli equilibri.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto.

Come sempre, attendo ansiosa i vostri commenti.

Nel frattempo, ringrazio chi è giunto fin qui.

Al prossimo aggiornamento.

Pandora86
  
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