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Autore: Cladzky    16/06/2015    1 recensioni
Un opera prima pensata come un fumetto, poi, per mancanza di voglia nel disegno, tramutata in un racconto illustrato. Ogni riferimento a qualche altra opera è puramente casuale. Forse.
La storia segue le vicende di Numero 15, clone genetico, creato per l'esplorazione spaziale. Ma la tragica fine del suo viaggio, sarà l'inizio di una grande avventura, in un mondo stranamente simile alla Terra.
Genere: Azione, Comico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sveglio, ma aveva ancora le palpebre chiuse, troppo pesanti per aprirle. Sentiva dietro quel sottile strato di pelle che proteggeva i suoi occhi, una luce intensa, che lo costrinse a girare la testa di lato.
Si sentiva disteso sopra una superficie dura, probabilmente di pietra e calda per l'esposizione al sole. Evidentemente era rimasto a terra dove era svenuto, ma il sangue non gli scorreva più dalle ferite: non percepiva più il suo scorrere caldo e acquoso lungo le braccia e le gambe. In compenso gli erano state applicate delle bende, che ruvide gli toccavano la pelle, arrotolate intorno a sbucciature e tagli.
Era così rilassato al caldo su quella superficie, che rimaneva immobile tanto da sentire il battito cardiaco dell'orecchio. Ogni tanto una brezza fredda gli accarezzava il corpo, facendogli venire per qualche secondo un brivido per la spina dorsale e la pelle d'oca.
Forse si sarebbe dovuto chiedere chi lo aveva medicato e che creatura aveva incontrato fuori dalla Plutone, ma il suo cervello era praticamente disconnesso e controllava a malapena gli organi vitali e il tessuto tegumentario, per godersi quel bellissimo sole e la sua bellissima luce, tenendo le palpebre costantemente abbassate come saracinesche.
Delle voci lo ridestarono dal suo sonno apparente, portandolo ad aprire gli occhi, subito disturbati da quella luce, prima così piacevole. La vista era sfocata, non che ci fosse molto da vedere in verità, solo una parete in grigio chiaro, con un buco circolare sul soffitto, da cui quella splendida luce, di quello splendido sole, con un tragitto diagonale, centrava quel bersaglio a cerchio e raggiungeva il corpo di Numero 15.
-Io non ne sono sicura - Comiciò una voce bassa, ma decisa e severa -Secondo il dogma ventiquattro, ogni manufatto della razza passata deve essere distrutto, pena l'estrazione della metà dei propri codici. Sinceramente non oso immaginare se nell'eventualità che questo imperfetto, sia egli stesso un esemplare di quella razza, cosa ci possa capitare.
-Se non vuoi scoprirlo, sarà meglio che terrai la bocca chiusa- La zittì una voce scocciata, con un timbro più maturo.
-Booworm, Divifir ha ragione - Prese parola una voce angelica -Con tutte le probabilità questo imperfetto non può appartenere alla razza passata. Sono passati millenni dalla loro estinzione. Comunque sarà meglio tenerlo nascosto per un po', a scanso di equivoci.
-Non vi avevo mai viste così irrispettose dei vostri cari dogmi- Esclamò ridacchiando una voce maschile, con un timbro decisamente da adulto.
Voltando lo sguardo e appoggiando la sua guancia su quella superficie dura e calda, con la sua vista ancora sfocata, Numero 15 scorse delle strane figure indefinite, danzargli davanti agli occhi. Scrutò, muovendo la pupilla incastonata nell'iride verde acqua,alla ricerca della minima traccia di un uomo, ma la voce proveniva indubbiamente da quelle macchie colorate.
Dopo qualche secondo, la sua vista tornò nitida.  Potè all'ora analizzare meglio quei bizzarri animali. Da sinistra a destra, il primo era lo stesso che aveva visto fuori dalla nave; poi uno simile, ma straordinariamente diverso, da non sembrare della stessa specie. Somigliava ad una specie di larva dalla colorazione verde foglia, la statura era lievemente più bassa rispetto al precedente essere preso in considerazione. La trasparenza del primo strato, inoltre, non era quasi completa, come quella del suo compagno azzurro, tanto che il suo nucleo interno, era quasi invisibile. Gli occhi neri, rotondi e lisci, che si sarebbero potuti paragonare ad un chicco di caffè, erano non nel nucleo, ma nel primo strato, causa forse, delle capacità opache di quest'ultimo. Delle protuberanze, simili a piccoli tentacoli, passavano in due strisce verticali, dalla testa, a quello che era presumibilmente l'addome.
Alla destra, stava un altro esemplare di quegli strani animali. Aveva una forma più allungata degli altri due e una colorazione biancastra. Questa che già somigliava di più al primo essere, dai movimenti che Numero 15 potè osservare, sembrava quasi un serpente con la testa e due terzi del suo corpo alzati. Ai lati del capo, aveva ciondolanti due squamature, somiglianti a pinne, che quasi gli facevano da orecchini. In cima alla testa, portava tre lunghe e sottili diramazioni, che quasi da capelli, gli ricadevano per il peso, intorno al cranio (se così si può chiamare, essendo quegli esseri privi di scheletro), dalle cui estremità, partivano particelle che formavano quelli che a vista parevano neri fuochi fatui.
Dietro tutti loro, ve ne era un quarto, appoggiato alla soglia di quella povera abitazione. La forma ricordava vagamente l'ultimo dei tre esseri, ma attraversata da diverse scalanature, che la colorazione rossa sangue, contribuivano a farlo somigliare ad un intestino crasso. La coda al termine del suo percorso, sembrava sgretolarsi, in pezzi che per qualche legge fisica, ancora sconosciuta a Numero 15, seguivano comunque i movimenti del suo corpo, come se ancora attaccati ad esso. Il suo nucleo era esattamente come gli altri, ma nella parte della testa sembrava prendere forma di un teschio. Era l'essere più lungo fra i quattro, e in posizione eretta avrebbe raggiunto facilmente i novanta centimetri.
Quest'ultimo, mosso il suo sguardo verso Numero 15, s'apprestò ad avvertire con la stessa voce ironica, gli latri esseri.
-Penso che l'incubo di Booworm, si sia svegliato.
-Ehi, cosa vorresti... Aspetta, che?!- Esclamò in un misto di nervosismo e stupore la "larva".
Tutte e tre, prima indaffarate a discutere, si girarono verso Numero 15, quasi prendendo un colpo. Perché scoprire all'improvviso che un animale a te estraneo, ti stava osservando da diversi minuti alle tue spalle, non è certo una sensazione piacevole.
Timorose, quelle creature si guardavano, come per decidere chi dovesse parlare per primo. Dopo alcuni, lunghi secondi, cominciò l'essere azzurro.
-Ehm... Ciao. Chi sei tu?
Parlava come se si stesse rivolgendo ad un ritardato, mettendo lunghe pause fra le parole e sottolineando il loro significato con cenni del capo. Numero 15, che si era messo a sedere sul giaciglio di pietra levigata, la guardava perplesso e stupito. Come era possibile che quegli esseri parlassero la sua lingua, anzi parlassero e basta? Non era in un sogno, ne era sicuro. 
Vedendo che non rispondeva e assumeva una faccia dubbiosa, l'essere bianco, con la sua voce soave, gli si rivolse, ripetendo la domanda. 
-Chi sei?
Numero 15 fu come ridestato e cercando di raggruppare frettolosamente delle idee per rispondere, se ne uscì con:
-Numero 15, sottotenente della Plutone, nave di ricerca della flotta appartenente Repubblica delle Nazioni.
La risposta secca, decisa, veloce e grammaticalmente corretta del sottotenente, lasciò spiazzati gli esseri alieni, eccetto quello rossastro, che si limitò ad assumere un espressione confusa.
-Da quando in qua gli imperfetti parlano così bene? - Chiese l'essere verde a quello azzurro.
Questò si limitò a rispondere alzando le spalle, ovvero, spostando parte della massa del primo strato a formare due protuberanze ai lati del collo.
-Bene ehm... Quindici - Disse la "larva" -A quanto pare tu sei il nuovo animale domestico di Divifir.
   
 
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