Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: La sposa di Ade    16/06/2015    2 recensioni
Sentite le urla e i ringhi dei lupi, il padre della fanciulla uscì di casa in tutta fretta; giusto in tempo per vedere il corpo esanime della figlia nascosto sotto la carcassa di un lupo nero, il cui pelo ispido era lucido per il sangue. Nel momento in cui raggiunse la figlia, febbricitante e svenuta, la liberò dal peso della belva e si osservò intorno; altri lupi giacevano morti intorno a loro, con grandi chiazze di sangue che si espandevano velocemente nella neve candida. Intorno solo in candore e la piattezza della neve. Nessuna figura, nessuna impronta forniva il minimo indizio di ciò che era realmente successo, tuttavia l'uomo non ne aveva alcun bisogno per intuirlo.
Nello stringere la figlia tra le braccia e a sentire il battito del suo cuore si trovò a ringraziare sinceramente, per la prima volta, il Patto e la creatura con cui l'avevano stipulato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Convalescenza

Villaggio di Kovir, 1411 Gennaio

Aveva volato fino ai margini del villaggio, portandosi laddove c'era un manto di neve intervallato da pochissime casupole, e poi ancora oltre, dove il bianco regnava sovrano. Tornare al castello sarebbe stata la cosa più stupida da fare, visto che probabilmente era proprio ciò che si aspettavano i cacciatori.
Si abbassò di quota, sfiorando prima le punte degli alberi scheletrici con le punte delle ali, fino a planare a fatica in uno spiazzo di neve intatta. Atterrò malamente, sporcando di sangue la neve. Evidentemente le ferite erano più gravi di quanto avesse immaginato, il legno con cui l'avevano colpito doveva essersi rotto, e le schegge continuavano a peggiorare la situazione delle ferite. Respirava a fatica e sentiva l'energia scivolare via quando all'improvviso, in mezzo alla neve, avvolta in un abito candido come la neve stessa, la sagoma di fanciulla sembrò delinearsi in mezzo al vento e alla grigia penombra dell'alba. Gitana. Pensò Logen non troppo sorpreso. Neanche il gelo riesce a piegarli. Conosceva quella comunità nomade; tempo addietro avevano chiesto ospitalità al villaggio e, non essendo mai stati un pericolo né un fastidio, erano stati ben accolti nella comunità. Le loro strane usanze e metodi, tuttavia, erano rimasti invariati nel tempo. Si stava avvicinando a passo lento, i suoi occhi tradivano una genuina curiosità, a malapena velati dal timore. Logen, stordito dal dolore e dalla rabbia, ringhiò, rendendosi conto di essere in una situazione svantaggiosa. Ferito e sanguinante, non sarebbe sopravvissuto ad un altro attacco.
La ragazza continuava ad avvicinarsi imperterrita, i piedi nudi che lasciavano orme perfette nella neve, lui pensò che avrebbe dovuto ucciderla adesso che era ancora in grado di farlo, per evitare qualsiasi rischio.
“Hai bisogno di aiuto.” Il vampiro sollevò ancora lo sguardo, le gambe e i piedi nudi della fanciulla si erano avvicinati ancora, eppure tutto pareva iniziare ad oscurarsi, i contorni si fecero indistinti e i suoni lontani, la voce della ragazza ora pareva provenire da un luogo lontano, buio...

Ricordava il dolore acuto al petto e alla schiena, come se stesse per spezzarsi in mille pezzi dall'interno, mentre la fanciulla estraeva con perizia i legni dalla sua carne. Ricordava il calore del suo stesso sangue correre lungo i suoi fianchi e inondargli la bocca.
Poi la freschezza della neve sulle ferite che, come un balsamo, attenuava il dolore, e le bende che si stringevano saldamente attorno al suo corpo. E infine sentì la sua voce, che pareva un sussurro nel vento.

Ora starai meglio. Sei stato fortunato, hanno evitato gli organi importanti, ma le ferite sono comunque piuttosto brutte.” Non era del tutto esatto; i cacciatori avevano avuto un'ottima mira e uno di loro doveva aver colpito un polmone, tuttavia era stato davvero fortunato a non rimetterci la vita.
Si sforzò di sollevare le palpebre e di osservare attraverso la patina di dolore il volto della persona che l'aveva aiutato. La stessa ragazza che camminava scalza nella neve, la stessa che avrebbe dovuto dissanguare appena l'aveva vista per guarire le ferite più velocemente e che, tuttavia, era ancora viva. E lo stava osservando con quello stesso sguardo di ingenua curiosità.
Provò a parlare, ma il sangue gli invase di nuovo la bocca e un rivolo di sangue corse lungo la sua mascella. “No, non sforzarti, le ferite sono gravi, dovrai stare a letto per un po'.” Sospirò pesantemente, rendendosi conto di non aver più recuperato la forma umana.
Tra lo sguardo, per la prima volta, sconvolto della ragazza e scricchiolii di ossa che si rompevano e si rinsaldavano velocemente, in un processo ormai del tutto automatico e indolore, la sua visione iniziò a farsi più chiara, il volto gentile della ragazza si delineò nella semioscurità del crepuscolo. Il dolore scemò appena, dandogli la lucidità di mettere in fila qualche parola in più.

Non dovresti stare qui.” Tra sangue e dolore, ciò che disse parve un sussurro indistinto, ma la ragazza sembrò capire comunque.
“Per quale motivo?” Nonostante tutto il volto della ragazza non aveva tradito neanche per un attimo un minimo accenno di paura.
“Non sai chi sono? Non l'hai capito?” Cercò di mettersi almeno seduto, puntellandosi con i gomiti sul giaciglio di paglia improvvisato, ma rinunciò dopo poco; il dolore gli impediva di muoversi liberamente.
“Sei un uomo ferito, e non c'è altro da sapere. Hai bisogno di cure.” Lui sembrò trattenere una risata, ma non c'era alcun divertimento in quel suono aspro. A poco era servito il suo tentativo di evitare ogni contatto umano.

Perché ridi?”
“Non sono un uomo.” I suoi occhi si fecero mortalmente seri, era indubbio che la ragazza non avesse capito chi lui fosse. Rimaneva ignoto il perché del suo comportamento.
A quell'affermazione le guance della ragazza si imporporarono appena.
“Ancora non vedo nessun motivo per cui dovrei negarti il mio aiuto.” Si voltò, armeggiando con gli stracci sporchi che aveva usato per tamponare le ferite.

Perché ho bisogno di sangue. E un vampiro affamato è pericoloso, soprattutto se in compagnia di una bella fanciulla.” La ragazza si bloccò, un pezzo di legno stretto in mano sospeso all'altezza del suo petto. All'improvviso le cose iniziarono a chiarirsi.
Allora non mi sbagliavo, sei un Lumpirovic.” Osservò la grossa scheggia di legno che aveva ancora in mano iniziando a percepire una sgradevole sensazione di pericolo.
“Difficile sbagliarsi.” Gli occhi del vampiro si colorarono di un bagliore vermiglio, catturando lo sguardo della ragazza, il cui volto parve distendersi e gli occhi velarsi appena, fissi in un punto lontano.

Beh, se è di sangue che hai bisogno... posso offrirti questo.” Detto questo, allungò il braccio verso di lui, dalla sua mano pendeva inerte il corpicino della lepre. Logen sospirò pesantemente, non riuscendo a ricordare quando mai si fosse abbassato a tanto. Tuttavia non aveva scelta, o si sarebbe accontentato o sarebbe morto. Aveva pensato di nutrirsi della ragazza, ma ucciderla non sarebbe stato conveniente, aveva bisogno di lei adesso; non poteva rimanere indifeso in territorio estraneo. Allo stesso modo non poteva non trasformarla mordendola, creare altri esseri come lui era l'ultima cosa che desiderava. Fu la prima volta che accadde una cosa del genere, e il vampiro riuscì a osservare attentamente ogni cambiamento dell'atteggiamento della ragazza mentre lui si nutriva di quel piccolo animale, quasi fosse lei stessa la preda.
I canini affondarono con forza nella carne tenera del collo e il sangue iniziò a defluire in fretta nella sua bocca, caldo e insapore.
In quel momento colse ogni cambiamento; il sangue che defluendo dal suo volto all'improvviso le donava un colorito cadaverico e il battito accelerato della ragazza che riempiva l'aere, la sua vena sul collo che pulsava velocemente, la tensione dei suoi muscoli. Tutti aspetti tremendamente umani ma assolutamente interessanti, in quel momento.
Bere il sangue per quelli come lui era un po' come consumare una violenta passione, come riportare in vita un corpo morto; totalizzante e allo stesso tempo mortalmente stancante. Si staccò dalla vena con il respiro pesante e la necessità di sdraiarsi di nuovo e stare fermo, per gustarsi quella sensazione che, per quante volte la provasse, paresse non riuscire mai a farci l'abitudine.

Va meglio?”

La ragazza si coricò in un giaciglio improvvisato costituito da coperte ripiegate più volte, impilate le une sulle altre, tranquilla anche nella consapevolezza di avere a pochi passi una creatura della notte. Cieca della convinzione di non correre nessun rischio.
L'aroma speziato del sangue sembrava aver invaso la tenda, ancora inebriante per il vampiro che socchiuse gli occhi assaporando quel dolce aroma che lo avvolgeva, trovandosi a desiderarne ancora, non tanto per la necessità di nutrirsi quanto per il capriccio di gustare ancora il calore della carne e del sangue.
Passò qualche giorno e la fanciulla era tranquilla e si occupava di lui come se fosse una persona qualsiasi; cosa di cui il vampiro si stupì. Ospitare una creatura pericolosa non doveva essere il migliore dei passatempi, ma la ragazza sembrava averla presa piuttosto bene.
Logen rimase sempre nascosto in quella stessa capanna, ascoltando attentamente ciò che il vento gli portava; stralci di conversazioni e passi frenetici, troppo poco perché lui potesse capire come si fosse evoluta la situazione.
La ragazza entrò velocemente nella tenda, con tra le braccia un secchio d'acqua e delle bende pulite.
In quel momento il vampiro si accorse di non conoscere il suo nome, non che provasse alcun interesse o rispetto per gli umani, ma pensò che conoscere il nome della persona che lo stava salvando sarebbe stato quantomeno sensato.
“Qual'è il tuo nome?” La ragazza si voltò, osservandolo con un'espressione vagamente sorpresa.
“Mi chiamo Selene.” Fece una pausa, in cui rimase a fissare per qualche istante il volto affilato e immobile del vampiro. “Immagino tu non voglia dirmi il tuo nome, vero?” Logen non rispose.

Trascinarono i piedi nella neve mentre si dirigevano circospetti verso il cupo castello in cima alla collina. Uno di loro non era tornato, l'esca aveva funzionato.
Si aggirarono nell'area circostante, certi di essere al sicuro. Avrebbero trovato le tracce del loro compagno -o della loro preda- e avrebbero seguito la pista. Ma quello che trovarono fu solo il cadavere sgozzato, riverso nella pozza del suo stesso sangue, del più giovane di loro, eppure erano certi che il vampiro sarebbe tornato al castello per nascondersi dopo tutti quegli avvenimenti.
“La situazione ci sta sfuggendo di mano.” Uno dei cacciatori si chinò sul compagno morto, come a volerlo salutare, ma le sue mani corsero subito alle armi legate alla cintura del cadavere, tanto a lui non servivano più, no?

Siamo riusciti a ferirlo, non deve essere andato troppo lontano.” Osservò con occhio critico la macabra scena che si era presentata loro, chiedendosi se tutti loro avrebbero fatto la stessa fine.
“Già, scommetto che è ancora in questo villaggio.” Nonostante il timore e l'aura di morte che sembrava aleggiare in quel luogo tutti fremevano nel desiderio di vendetta.

Prendiamolo adesso che è debole.”

Quel giorno Logen sentì chiaramente un forte trambusto poco lontano, urla e insulti. Quando la ragazza entrò nella tenda era scossa.
Ci sono novità?” Era la prima volta che Logen mostrava dell'interesse per il mondo che pareva trovarsi al di fuori di quell'abitazione improvvisata. Selene tentennò qualche istante, chiedendosi se fosse il caso di informarlo di certi fatti.
Beh, c'è un castello sulla collina,” Quelle parole attirarono l'attenzione del vampiro, i suoi occhi di pece si fissarono sul volto della fanciulla. “C'è un gruppo di persone che sta cercando di forzare le porte, o qualcosa del genere.”
“Per quale motivo?” Lo sguardo del vampiro si fece ancora più cupo di quanto già non fosse.
“Non lo so, ma credo che c'entri con la famiglia uccisa dai lupi qualche giorno fa.”
“Lupi?” Chiese ancora, circospetto.
“Sì, o almeno credo, anche se mi sembra strano che per dei lupi ci si vada a lamentare al castello.” La ragazza fece una pausa, riordinando i pensieri. “Era una piccola famiglia, li hanno trovati tutti e tre dissanguati e a pezzi, una scena orribile, hanno detto. Ultimamente mi pare di aver capito che questo villaggio abbia un problema con i lupi.” Solo in quel momento Logen realizzò che le sue azioni sarebbero potute essere un errore. Ciò che aveva fatto si sarebbe ripercosso sul villaggio, rischiando di distruggere quello stato di pace in cui si trovava fino a pochi giorni prima.
Ma non avrebbe lasciato che ignari cacciatori si prendessero le loro soddisfazioni.
“Non sono i lupi il vero problema.” Il suo fu un lieve sussurro, che neanche Selene riuscì a sentire.

Selene entrò nella tenda, tra le braccia portava qualche corpo di animale selvatico, era riuscita a prenderne qualcuno dalle scorte senza farsi vedere, con l'intento di darli al vampiro.
Una piccola lepre e due donnole, spero che siano abbastanza.” Il vampiro non rispose, si limitò ad osservare la ragazza, le braccia pallide e le mani delicate. Si sorprese a provare qualcosa, qualcosa che si obbligava a definire amicizia, o al massimo gratitudine, rifiutava l'idea di provare qualcosa come l'affetto. Quando la ragazza si voltò verso di lui si rese conto di non essere in grado di definire ciò che stava provando.
Allora, mi dirai il tuo nome, prima o poi?” L'aveva detto senza darci troppo pesa, convinta di non ricevere alcuna risposta.
Logen.” E fu sorpresa, e contenta, quando ricevette quella risposta.
Gli sorrise, iniziando a sistemare le stoffe e le coperte nella tenda, liberando un po di spazio e lasciando una spazio tra i teli per far circolare un po' l'aria.
Rimasero ancora in silenzio, fino a che, a sorpresa di Selene, non fu di nuovo il vampiro a parlare.

Alla fine sono riusciti a entrare al castello?”
“Perché ti interessa tanto?” Il suo sguardo si fece di nuovo cupo, forse Selene iniziava a capirlo, c'erano domande a cui non piaceva rispondere, aveva sempre l'impressione di dover fare attenzione a quello che chiedeva, era come stare costantemente in equilibrio precario, e lui era pur sempre una creatura della notte.
“Mi annoio.” Rispose laconicamente, il che non era del tutto falso, era già un paio di giorni che era costretto al letto, impossibilitato a muoversi troppo per non riaprire le ferite e per non farsi scoprire. Non osava immaginare quale sarebbe stata la reazione dei popolani.

Sono riusciti a entrare, ma non hanno trovato nulla e nessuno, a parte qualche candela di troppo. Probabilmente è un luogo abbandonato, mi chiedo perché avessero così tanto desiderio di entrarvi.” Logen non mostrò la sua sorpresa, difficilmente la gente aveva mai avuto il coraggio di bussare alla sua porta, figurarsi di irrompere nella sua dimora. “Tu ne sai qualcosa?”
“Non molto.” E si chiuse in un mutismo ostinato, con lo sguardo lontano e il volto girato dall'altra parte. Se c'era una cosa che non voleva condividere con nessuno era proprio quella.
Rimasero in silenzio per un po', Selene era consapevole del fatto che insistere non le sarebbe servito a nulla.

________

Heilà! Finalmente mi faccio vedere, eh?
Sono contenta che, da quanto vedo, la storia non stia facendo poi tanto schifo. Sbuco per ringraziare alessandroago_94 per la recensione e le persone che hanno già messo la storie nelle seguite, un piccolo parere mi farebbe felice :)

In più vi do qualche piccola info sulla store e qualche nome.

Nictofilia è l'unione di Nicto/Nocte che in latino significa notte e del suffisso filia che significa amare. La prola significa quindi, più o meno, amante della notte.

Il nome Selene invece significa Luna.

A presto!

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: La sposa di Ade