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Autore: TheHellraiser    17/06/2015    2 recensioni
È lui. È tornato.
Michael non ha mai smesso di dire a Stella, fin da quando era piccola, che ognuno deve combattere le proprie guerre. Lei non ha mai saputo perchè insistesse così tanto su questo concetto, ma l'ha fatto. Ora però il passato di Michael è tornato, e quella guerra non è più solo la sua. L'ultimo atto (si presume xD) di questa serie, in cui verrà pure spiegato perchè Kyle è così rompipalle (sì, so che lo aspettavate.) x°D Have fun.
Genere: Angst, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Herobrine, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Minecrafters' Tales'
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Ooook, visto che ero ispirata, voglio tanto bene a Mattia(?) e soprattutto non volevo che un ragno mi stuprasse nel sonno(?), mi sono messa a scrivere un po’ più del solito x’D Sì, mi è anche finalmente venuta un’idea figa per il finale, muhahahaha. Una precisazione, visto che mi è stato chiesto da alcuni che hanno letto la fan fic: il nome di Michael non si pronuncia maicol come quello di GTA, ma mikael proprio xD Quindi non siete autorizzati a pronunciarlo male perché detto come quello di GTA fa schifo e potrei darvi sprangate (?)
 
Quando Stella, Niko, Spix e Wesk ebbero finito di prepararsi, partirono immediatamente con Kyle alla volta dello Skeleton Leap.  Usciti da New Emerald City, cominciarono a cavalcare verso nord, dirigendosi alla parte più fredda della taiga, le ice plains. Quel bioma era l’unico di tutto l’Overworld ad essere più freddo della taiga dove c’era New Emerald City, e proprio per questo le miniere in cui venivano mandati i condannati ai lavori forzati erano state costruite lì. In primo luogo, quel territorio era così inospitale che in pochi avevano avuto il coraggio di provare a sfruttarne le risorse, che per gran parte giacevano ancora intoccate nel sottosuolo; e secondariamente il posto in sé forniva un notevole aiuto alle guardie: cercare di scappare dalla miniera poteva risultare in una lenta morte per assideramento dopo solo qualche ora di fuga nella neve. Dopo la breve parabola di Herobrine e delle Sentinelle, la miniera era stata abbandonata a se stessa. Addentrandosi nel bioma, gli alberi cominciarono a diventare sempre più radi, sostituiti da guglie di ghiaccio alte decine di blocchi che torreggiavano nella pianura. Nel vedere le prime guglie, Kyle rallentò un po’ il passo del suo cavallo e si voltò verso i quattro dietro di lui.
-Siamo quasi arrivati. Allo Skeleton Leap farà ancora più freddo, quindi preparatevi- annunciò, prima di continuare a cavalcare nella stessa direzione di prima. Niko, Spix e Wesk emisero un verso di disapprovazione, a far capire a Kyle che faceva già abbastanza freddo di così. Stella invece non rispose, troppo occupata a scrutare fra le guglie di ghiaccio, come se si aspettasse che qualcuno le saltasse addosso da un momento all’altro. Tuttavia, nella pianura gelata non c’era nessuno, e non si sentiva nemmeno un alito di vento. Sembrava quasi come se anche il bioma fosse immobile, in attesa di qualcosa che stava per arrivare. Dopo altri cinque minuti di cavalcata, finalmente all’orizzonte comparve qualcosa. Un pinnacolo di ghiaccio enorme che sembrava fatto da più guglie messe insieme torreggiava al di sopra di tutto il resto, e sotto di esso stava una conca larga almeno cinquecento blocchi. Ai confini del cratere erano ammassate delle baracche, o almeno ciò che ne restava. Ce n’erano a centinaia, e circondavano completamente la conca e la guglia enorme. Kyle sospirò appena vedendo quel grande e disordinato ammasso, e socchiuse gli occhi. Il bagliore del fuoco, le urla delle Sentinelle intrappolate nella torre di ferro, il sangue sparso. Queste immagini bastarono a fargli riaprire gli occhi di scatto.
-Eccoci. Benvenuti alle miniere dello Skeleton Leap- disse, spronando ancora di più il cavallo perché accelerasse e arrivasse prima sotto la guglia gigantesca. In breve, i cinque raggiunsero il limitare delle miniere, dove stavano le rovine delle baracche che erano state divorate dalle fiamme.
-Kyle, cos’è quella specie di pinnacolo enorme?- chiese Stella, indicando la guglia più grande che stava al centro della miniera.
-Quella era la torre di ferro delle Sentinelle, dove si erano rifugiati tutti prima che noi… Beh. Sono diciannove anni che nessuno viene qui, ormai il ghiaccio l’ha completamente ricoperta- le spiegò Kyle, indicando la parte inferiore del pinnacolo. Stella aguzzò la vista. In effetti, sotto il ghiaccio era possibile intravedere un secondo strato più scuro, che aveva lo stesso colore del chestplate con cui Winter era tornato a New Emerald City… era metallo bruciato. Il ghiaccio, tuttavia, si era limitato a ricoprire la torre senza fagocitarla del tutto, perché nella parte bassa era ancora visibile un’ampia grotta che probabilmente era stato l’ingresso alla torre. Da lì vicino, fu facile capire che probabilmente la conca era una miniera a cielo aperto, utilizzata soprattutto per la raccolta di pietrisco e carbone, mentre doveva esserci anche un altro piano più in profondità per la raccolta delle altre risorse. Le baracche, o almeno quello che ne restava, sembravano essere le baracche in cui i prigionieri erano stipati prima che le miniere cadessero in mano a Herobrine.
-Perché si chiama Skeleton Leap, questo posto?- chiese Niko incuriosito, guardandosi intorno. Kyle si guardò intorno per qualche secondo, individuando un’apertura nel terreno e indicandola.
-Lo vedi quello? Quel pozzo arriva fino alla Bedrock, è stato costruito per far arrivare aria buona fin nei piani più bassi delle miniere. I carcerati disperati lo usavano per suicidarsi saltando giù. È quello che si chiama salto dello scheletro, solo che con il tempo tutti hanno cominciato a chiamare così anche il resto del posto- spiegò Kyle. Niko annuì. Un nome piuttosto agghiacciante se visto da quella prospettiva. Le condizioni dei prigionieri in quella miniera dovevano essere davvero dure, se dei prigionieri preferivano buttarsi in un pozzo piuttosto che continuare a starsene ai lavori forzati in quel posto.
-Che dici, Kyle, ci conviene cominciare a cercare nella torre?- chiese Stella, lanciando uno sguardo verso la torre di ferro coperta di ghiaccio. Kyle annuì, spronando il cavallo per farlo ripartire e mettendosi in testa al gruppo. I cinque scesero nella conca, attraversandola e arrivando fin davanti alla torre. Il portone, che era l’unica cosa che il ghiaccio non aveva ancora ricoperto, era ampio e maestoso. Da vicino si poteva vedere chiaramente come fosse fatto lo strato di metallo sotto, sebbene fosse notevolmente rovinato dalle fiamme. Dentro la torre era buio pesto e un vento gelido usciva dall’interno, facendo rabbrividire i cinque e provocando quello che sembrava un lontano ululare. Loro esitarono un attimo, tutti tranne Stella, che scese da cavallo e si avvicinò all’ingresso della torre. Seguendo il suo esempio, anche gli altri quattro scesero dai loro cavalli, lasciandoli lì vicino tutti assieme in un posto riparato dal vento, in modo che non morissero di freddo.
-Spix, torcia- ordinò Stella a Spix. Il creative si sbrigò a craftare delle torce, e ne consegnò una ad ogni membro del gruppo. Stella entrò per prima nella torre con Kyle e Wesk, mentre Niko e Spix restavano fuori a fare la guardia in caso arrivasse qualcuno. Appena Stella varcò l’ingresso, la luce che si spandeva dalla torcia illuminò la stanza debolmente, riflessa dal ghiaccio che aveva ricoperto anche le pareti interne della torre.
-Ehi, Stella, c’è un tizio a terra- commentò Wesk, indicando il pavimento. Stella si girò di scatto, solo per scoprire che il “tizio” di cui parlava Wesk doveva essere a terra già da un bel po’. Il Griefer, infatti, aveva indicato uno scheletro dalle ossa annerite che stava disteso a terra, con un braccio proteso in avanti come se cercasse di raggiungere qualcosa che ormai non c’era più. La bocca era spalancata in un urlo vuoto e silenzioso, probabilmente bloccata così da anni: lo scheletro, infatti, era ricoperto da uno spesso strato di ghiaccio trasparente che l’aveva completamente inglobato, come se fosse cristallo.
-Mi hai fatto venire un infarto. La prossima volta specifica che è morto- brontolò Stella, lasciando perdere lo scheletro della Sentinella e dando un pugno su una spalla a Wesk.
-Va bene- rise il Griefer, continuando poi ad esplorare la stanza in tutta tranquillità. Kyle, di canto suo, se ne stava immobile in mezzo alla stanza, fissando il riflesso della torcia sul ghiaccio con sguardo perso. A terra, cesellato nel metallo nel punto in cui stava fissando Kyle, c’era un enorme stemma con su raffigurato lo stesso simbolo che Stella aveva visto nel tatuaggio del Re del Nether. Era lo stemma delle Sentinelle, sopravvissuto alle fiamme che avevano divorato la torre.
-Kyle, va tutto bene?- chiese Stella. Kyle si scosse come se fosse stato in letargo fino a quel momento, e lasciò perdere lo stemma sbrigandosi ad annuire.
-Sì, sì. Stavo solo pensando. Andiamo, le scale per i piani superiori sono di qua e…- cominciò, indicando una rampa di scale, ma fu subito interrotto dalla voce di Niko.
-Kyle, hai detto che sono diciannove anni che qua non viene nessuno, giusto?- chiese Niko da fuori. Kyle lo guardò, perplesso.
-Sì. Bisogna avere dei permessi per venirci e nessuno ce ne ha mai chiesti. Perché?- chiese, incuriosito dalla domanda. Niko indicò un punto imprecisato all’esterno, verso l’anello di baracche bruciate che stava intorno alla miniera a cielo aperto.
-No, per chiedere, perché laggiù c’è un tizio. Vivo- specificò Niko, lanciando uno sguardo preoccupato verso Kyle. I tre uscirono subito dalla torre e guardarono nella direzione indicata da Niko. In effetti, in mezzo alle baracche c’era una piccola figura, indistinguibile da una certa distanza, che scivolava fra le baracche con fare alquanto sospetto, studiando le orme lasciate nella neve dai cavalli con cui i cinque erano arrivati lì.
-Ehi, è vero! Stella, abbattilo!- disse Wesk, indicandolo con aria feroce. Stella rimase immobile per un attimo, osservando la figura che seguiva le tracce, probabilmente inconsapevole di essere stata individuata. Non riusciva a capire chi fosse, ma non voleva prendere l’arco e ucciderlo, perché in fondo poteva anche essere un semplice solitario che si era accampato lì senza sapere che serviva un apposito permesso per starci.
-No. Spix, se hai pozioni di velocità vai a prenderlo- disse Stella, voltandosi verso Spix. Lui, di canto suo, non si fece ripetere l’ordine. Prese una pozione dall’inventario e la bevve tutta in un fiato. Gli arti di Spix cominciarono a brillare leggermente, e lui scattò di corsa nella neve verso la figura in mezzo alle baracche. Grazie alla pozione, era persino più veloce di un cavallo, e in una manciata di secondi riuscì a oltrepassare la conca. Fu a quel punto che lo sconosciuto si accorse di lui, e non appena lo vide partì di corsa a sua volta zigzagando fra i resti delle baracche nel tentativo di seminarlo. Lui non si lasciò ingannare da quello stupido stratagemma, sebbene lì in mezzo si trovasse più in difficoltà a correre per via della strada non sgombra. Lo sconosciuto sembrava conoscere il percorso molto meglio di lui, perché si muoveva fra le macerie senza la benché minima esitazione mentre Spix era costretto a rallentare in continuazione per non inciampare e finire con la faccia nella neve. Lo rincorse per svariate decine di blocchi, e nonostante dovesse rallentare era comunque molto più veloce dello sconosciuto, che non riusciva a seminarlo. Ad un certo punto, lo sconosciuto compì l’errore di girarsi per vedere se avesse staccato un po’ Spix, e quel solo secondo di distrazione bastò. Il tipo inciampò in una trave che sporgeva da sotto la neve, finendo dritto a terra, e immediatamente dopo Spix lo raggiunse, buttandoglisi letteralmente addosso per non farlo scappare. I due finirono a lottare nella neve, con lo sconosciuto che cercava di estrarre una spada di ferro mentre Spix continuava a colpirlo furiosamente per fare in modo che non la prendesse. Quello, però, non era affatto stupido, e prese da terra una manciata di neve lanciandola in faccia a Spix. Il Creative rimase sorpreso per qualche frazione di secondo, e il tizio gli diede uno spintone buttandolo a terra e liberandosi dalla sua presa. Raggiunse la spada che nella frenesia della lotta gli si era sganciata dalla cintura e la raccolse, stringendo l’elsa con entrambe le mani e alzandola sopra di sé. I raggi del sole colpirono la lama della spada facendola sfavillare.
-Per Lord Herobrine!- urlò, preparandosi a colpire Spix. Proprio in quel momento, una freccia comparsa da chissà dove raggiunse il guerriero sconosciuto, colpendo il suo braccio destro. Il guerriero emise un verso di dolore e lasciò andare la spada, portandosi la mano sulla ferita per cercare di estrarre la freccia, e solo in quel momento si accorse di Stella, che se ne stava in piedi sulle rovine di una baracca con l’arco alla mano.
-Per Lord Herobrine proprio un cazzo- replicò Stella con tono glaciale, fissando il guerriero sconosciuto con un’espressione che faceva capire molto chiaramente il fatto che non avrebbe esitato nemmeno un secondo ad ucciderlo, se avesse nuovamente cercato di mettere in pericolo Spix. Il guerriero, di canto suo, se ne rimase immobile continuando a stringersi il braccio ferito, spostando lo sguardo su Stella di tanto in tanto per rifilarle qualche occhiataccia. Subito dietro a Stella stavano anche Kyle, Wesk e Niko.
-Kyle, questo tizio è una Sentinella? Ha urlato stronzate su Herobrine- chiese Stella a Kyle, senza togliere gli occhi di dosso dal guerriero e continuando a tenerlo sotto tiro. Niko e Wesk, nel frattempo, aiutarono Spix a rialzarsi e a rimettersi un po’ a posto.
-Scherzi? È troppo giovane, quando Herobrine ha attaccato questo posto probabilmente questo tipo aveva sei o sette anni. Se è una Sentinella, non è un sopravvissuto della battaglia- constatò Kyle, studiando il guerriero che lo guardava malissimo. Stella stava per rispondere, ma fu il guerriero stesso a replicare a Kyle.
-Ah, che significa? Per combattere per Lord Herobrine c’è un limite di età? Ma taci, vecchio- sbottò il guerriero, inviperito dalla considerazione di Kyle su di lui. Il capofazione restò esterrefatto dalla sua arroganza, mentre Stella lo ignorò completamente, rivolgendosi a Kyle.
-Controlla se ha il tatuaggio, teoricamente tutte le Sentinelle ce l’hanno, no?- gli disse. Kyle annuì e si avvicinò al guerriero ferito, ma quello indietreggiò.
-Ehi, vecchio, non osare toccarmi eh- lo ammonì. Kyle si limitò ad alzare gli occhi al cielo e gli rifilò uno spintone che lo fece cadere a faccia in giù nella neve.
-Ops. Beh, se non altro finalmente stai zitto- ghignò Kyle. Stella sogghignò a sua volta, divertita dalla falsa innocenza di Kyle, mentre quello controllava se il guerriero avesse qualche tipo di segno sulla schiena o sulle braccia. Sulla spalla destra, infatti, Kyle trovò un tatuaggio identico al simbolo cesellato sul pavimento della torre di ferro delle Sentinelle.
-Eh sì, il ragazzino è una Sentinella, ha il tatuaggio. La cosa non mi piace- disse Kyle, rialzandosi e lasciando andare la Sentinella, che poté finalmente alzarsi a sua volta sputacchiando neve. Sì, quel tipo era decisamente fin troppo giovane per essere una delle Sentinelle che avevano combattuto a fianco di Herobrine, ma la cosa preoccupava ugualmente Kyle… Perché questo significava che Herobrine aveva radunato nuovi seguaci. Il guerriero era solo, o almeno così sembrava, ma chissà quante altre Sentinelle potevano già essere con Herobrine.
-Lord Herobrine vi ucciderà tutti e brucerà le vostre città- si limitò a brontolare la Sentinella, cercando di togliersi la neve dai capelli. Stella abbassò l’arco, lasciando la Sentinella in custodia a Kyle.
-So ben io cosa gli brucerà, se gli metto le mani addosso- replicò sarcasticamente Stella – Andiamo, riportiamolo alla torre. Mi sa che ci vorrà un po’ ad interrogarlo- sospirò infine, già pronta ad una lunga serie di non vi dirò niente. Si avviarono nuovamente verso la torre coperta di ghiaccio, stavolta con la Sentinella al seguito.
  
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