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Autore: yukikofairy    18/06/2015    0 recensioni
Prima stagione.
E se una ragazza finisse improvvisamente nel passato, proprio negli anni in cui le leggende arturiane hanno avuto inizio?
Ginevra, diciottenne orfana di entrambi i genitori, sarà destinata nel bene e nel male ad un grande destino.
Destino che avrà inizio quando arriverà a Camelot ed incontrerà per la prima volta un giovane mago.
Tra avventure, amori e magie la ragazza si ritroverà ad affiancare Merlino in sfide ben più grandi di lei.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gaius, Merlino, Nuovo personaggio, Principe Artù, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima stagione
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La chiamata del drago


 




«Secondo voi è una strega?» una voce raggiunse Ginevra improvvisamente, destandola dal sonno.
Impaurita cercò di aprire gli occhi, ma quelli sembravano come incollati. La testa le doleva, così come tutto il corpo.
«Ha delle vesti così strane» continuò la stessa persona, un ragazzo a giudicare dalla voce «insomma non ho idea del perchè si trovasse lì, forse c'è finita per sbaglio. Può essere una serva? L'avete mai vista nel castello?»
Era talmente confusa da non far nemmeno caso al fatto che il giovane avesse dato del "voi" a qualcuno. La ragazza riuscì finalmente, e non senza una buona dose di fatica, ad aprire gli occhi, proprio mentre un vecchio sbottava in un seccato «Stai un po' zitto, Merlino.»
Ginevra ringraziò mentalmente l'anziano per aver fatto chiudere la bocca a... un momento, lo aveva davvero chiamato Merlino? Osservò le due persone in piedi accanto a lei, sbalordita.
Un anziano con lunghi capelli bianchi e un ragazzo, dai corti e struffati capelli neri e due occhi di un azzurro incredibile, la fissavano incuriositi. Si accorse solo in quel momento di essere sdraiata su un ruvido letto di legno, in una piccola stanza arredata con oggetti che ricordavano il medioevo. Provò a tirarsi su, ma fu più faticoso di quanto si aspettasse.
Il corpo le doleva molto, anche se non era niente in confronto al bruciore che sentiva al fianco sinistro, poco sotto il braccio.
«Finalmente ti sei svegliata. Come ti senti?» chiese subito il vecchio, sedendosi sul bordo del letto accanto a lei. Il ragazzo invece rimase in piedi, non staccandole gli occhi di dosso.
«Mi fa male la testa e un po' tutto il corpo, ma niente di grave credo» rispose titubante Ginevra, cercando di ricordare cosa le fosse successo prima di finire lì. Stava girovagando per il castello di notte, con Sara e gli altri, quando aveva sentito una voce e si era allontanata, incuriosita. Non ricordava altro.
«Chi sei? Lavori al castello?» l'uomo le rivolse un'occhiata guardinga e Vì non pote far altro che fissarlo sbalordita. Che cavolo aveva da guardarla male?! Semmai era lei che doveva essere sospettosa nei confronti di quei due, visto com'erano vestiti.
«Oh no no, non lavoro qui. Comunque piacere di conoscervi. Io sono...» si interruppe, sentendo le guance diventarle rosse. Era sempre titubante quando doveva presentarsi, per via delle prese in giro.
«Si?» la spronò il vecchio. «Ginevra Merlino» sapeva per certo che in quel momento poteva essere scambiata per un pomodoro da quanto era rossa, comunque si sforzò di allungare la mano verso l'anziano, sorridendo «ma tutti mi chiamano Vì.» L'uomo la strinse titubante, ma la ragazza non potè non notare la strana occhiata che si scambiarono quei due.
«Scusaci, ma non abbiamo capito se sei di Camelot o vieni da lontano.» si intormise lo sconosciuto che, se non aveva capito male, doveva chiamarsi Merlino.
«Eh, Camelot? E' uno scherzo?» Ginevra si alzò dal letto, guardandoli come se fossero due completi pazzi «cosa ci faccio in questa stanza?» «Merlino ti ha trovata svenuta vicino al castello e ti ha portata qui.» Gaius le sorrise in maniera incerta.
«Oh beh, grazie per tutto. Davvero. Adesso io però devo proprio andare» commentò osservando con ansia la luce fuori dalle finestre «è giorno e non so quanto ho dormito. Arrivederci.» non fece in tempo a fare neanche un paio di passi che un pensiero le balenò in mente.
«Un momento» si voltò di scatto verso i due, che continuavano a fissarla sconvolti «avete detto che siamo a Camelot?» I due non risposero limitandosi ad osservarla, così Ginevra riprese a camminare, decisamente irritata dal comportamento dei due. Uscì dalla piccola stanza, ritrovandosi in un'altra più grande. Anche questa era arredata con oggetti che sembravano medievali, senza contare che c'erano boccette e strani utensili da per tutto.
La ragazza individuò la porta, ma non fece in tempo a raggiungerla che il giovane dai capelli neri le si parò davanti.
«No, non puoi uscire» esclamò agitato, prendendola per le spalle.
«Ehi lasciami» la mora si divincolò, fino a quando lui non la lasciò andare, continuando però a sbarrarle il passaggio.
«Perchè non posso uscire?» chiese Vì, battendo un piede a terra per la frustrazione.
«Perchè Uther Pendragon ti farebbe uccidere anche solo per ciò che indossi» rispose la voce del vecchio, mentre li raggiungeva.
La ragazza si osservò gli abiti, sorpresa. I jeans erano un po' strappati sul ginocchio e sia la maglietta che la giacca rosa erano un po' rovinate, ma non credeva di essere vestita così male.
«Chi diavolo è Uther Pendragon?» chiese, non capendo più niente di quello che stava succedendo.
«Il re di Camelot» esclamò il giovane, con gli occhi sbarrati. Ginevra non rispose, pensierosa. Tra il mal di testa e tutti i pensieri che le invadevano la mente, si stupì di non vedere uscire il fumo da sotto i lunghi capelli scuri.
Quei due non sembrava stessero recitando, anzi tutt'altro.
«Quindi mi state dicendo che siamo a Camelot» fece un respiro profondo, cercando di riordinare i pensieri «ok... e voi sareste?» chiese indicandoli.
«Io sono Merlino» si affrettò a dire il ragazzo,  vedendo che il vecchio non aveva ancora aperto bocca «e lui è Gaius, il medico di corte» Ginevra fece un timido e apparentemente tranquillo sorriso verso l'anziano, anche se il suo respiro era decisamente accellerato. Senza più dire niente si avvicinò alla finestra, guardando fuori.
Sotto di lei si estendeva quella che doveva essere Camelot. Il cuore le salì in gola, quando vide casette, strade, persone... niente era uguale a quando aveva messo piede lì dentro. Per un momento aveva pensato ad uno scherzo, ma adesso anche quella teoria sembrava non avere più senso. Potevano vestire le persone con abiti medievali, ma certamente non cambiare strade e costruire case. E poi tutto quel casino per fare uno scherzo a lei?
No, scartò subito l'idea.
«Da dove vieni ragazza?» chiese Gaius, avvicinandosi cautamente a lei. Da quando si era svegliata Ginevra aveva avuto la sensazione che la stessero scrutando come se fosse un mostro. Beh in loro difesa c'era da dire che se la teoria di Vì era giusta, allora avevano tutto il diritto di impaurirsi. Tra i suoi vestiti e quello che diceva, chiunque avrebbe sospettato.
«Beh ecco» si schiarì la gola, cercando di perdere tempo. Sedette a gambe incrociate su una panca posta vicino ad un tavolo, mentre si sforzava di cercare qualcosa da dire. 
Si maledisse per non aver ascoltato Sara quando le parlava del mito di Artù. Se era finita davvero dentro ad esso, le sarebbe stato molto utile sapere cosa cavolo succedeva. E invece della leggenda sapeva solo poche cose.
E alcune anche sbagliate, visto che ricordava un Merlino anziano e non un giovane praticamente della sua età. Ma come era possibile finire dentro una leggenda?
«In realtà non saprei» si ritrovò a dire d'impulso, quasi contro la sua volontà «non ho memorie su quello che ero o su dove abitavo. La prima cosa che ricordo è di essermi svegliata qui.»
Un po' per paura e un po' perchè si vergognava, si ritrovò a mentire. Infondo come poteva spiegare facilmente di essere arrivata da un altro mondo? Sentendosi in colpa, cercò subito qualcosa di vero da dire «Però sono sicura di non conoscere Camelot, né il loro popolo e neanche gli usi e i costumi di qui.»
I due, dopo aver scambiato una profonda occhiata, si allontanarono, uscendo dalla porta principale. 


Mentre Ginevra non si faceva gli affari suoi osservando curiosamente la stanza, Gaius prese rudemente Merlino per un braccio, avvicinandolo a sè.
«Rinfrescami la memoria Merlino. Dov'è che l'avresti trovata?» chiese sussurrando, guardandosi intorno per vedere se eventualmente qualcuno passasse di lì.
«Oh ecco» il giovane sorrise, quasi imbarazzato «al limitare della foresta. Era svenuta lì.» Gaius serrò lo sguardo, sospettoso
«E che ci facevi là di notte?» Il mago restò zitto qualche secondo di troppo, mentre osservava con espressione stupita l'anziano.
«Era quasi l'alba e non riuscivo a dormire.» Sorrise di nuovo, cercando di essere il più convincente possibile. Gaius sospirò, lasciando cadere il discorso. Si voltò verso la porta socchiusa, pensieroso.
«Comunque quella ragazza se ne deve andare, subito.» chiarì, ritenendo l'argomento già chiuso.
«No no no, non potete farlo.» agitato il mago afferrò l'altro per un braccio, che lo guardò decisamente sorpreso.
«E perchè mai?» «Perchè quando l'ho trovata ho sentito qualcosa dentro di me, come una voce» Merlino lo lasciò andare, sospirando «qualcuno, o qualcosa, mi ha detto che Ginevra deve restare a Camelot e che avrà un ruolo fondamentale per la nascita del nuovo regno»


In realtà non era andata proprio in quel modo. Merlino quella notte si era sentito chiamare da qualcuno dentro la sua testa, cosa che lo aveva spaventato non poco. Così era sgusciato fuori dall'abitazione di Gaius, attento a non svegliarlo, ed era andato alla ricerca della sorgente della voce. Alla fine, non senza una buona dose di incredulità, aveva scoperto una grotta nei sotterranei ed un drago, fatto legare ed imprigionare da Uther.
La creatura aveva detto che Merlino era destinato a stare accanto ad Artù, quell'asino reale che aveva conosciuto solo il giorno prima. Era arrivato addirittura a dire che loro due erano come due facce della stessa medaglia.
Il mago non poteva credere ad una cosa del genere, ma l'essere magico ne sembrava convinto. Ad un certo punto si era accorto di una presenza svenuta, pericolosamente vicina al precipizio.
veva cercato di svegliarla, ma sembrava caduta in un sonno profondo.
«La ragazza. Lei dovrà stare con voi giovane mago, sarà fondamentale per far si che si compi il destino di Artù Pendragon ed il tuo.» aveva concluso serio il drago, per poi dispiegare le ali e volare su una roccia lontana.
Vani furono gli urli del mago per farlo tornare indietro. Sospirando, Merlino aveva preso goffamente la ragazza fra le braccia, tornando in superficie. 


«Merlino, sei sicuro di quello che dici? Potrebbe essere una strega, o voler far del male al re...» Gaius incrociò le braccia, pensieroso. Il giovane non era uno stupido, sapeva che il medico aveva ragione, ma per qualche motivo si fidava di quel drago e Ginevra non sembrava potesse far male ad una mosca.
«Gaius l'avete sentita, non ricorda niente della sua vita. Non possiamo lasciarla in mezzo ad una strada.» Il vecchio strinse le labbra,ma rimase in silenzio per diversi secondi.
Alla fine si voltò di scatto verso il giovane, puntandogli un dito contro «E va bene, resterà con noi il tempo necessario per trovargli un lavoretto ed una sistemazione... e magari capire anche da dove arriva. Tu però non dovrai mai perderla di vista, nè rivelarle i tuoi poteri» continuava ad agitare l'indice della mano destra, minaccioso «non possiamo fidarci di lei. Troppi misteri la avvolgono.» Merlino annuì, sollevato, dopodichè rientrarono entrambi nelle stanze del medico.
Trovarono Ginevra sempre arrampicata sulla panca, ma con le braccia e la testa poggiate sul tavolo.
Il mago si sedette accanto a lei, mentre Gaius posò davanti a loro due ciotole di un qualcosa non proprio invitante. I due ragazzi si scambiarono un'occhiata complice, per poi immergere il cucchiaio in quell'intruglio.
«Su mangiate» commentò burbero l'anziano medico, mentre si accomodava davanti a loro «dovete avere energie per la giornata. C'è da raccogliere delle erbe e dovete portare questo qui a Morgana» indicò un piccolo sacchettino «la poverina è tormentata dagli incubi.»
Si sforzarono di mangiare tutto, mentre spiegavano a Ginevra che l'avrebbero tenuta con loro fino a quando non gli avessero trovato un alloggio e un lavoro o lei non avesse recuperato la memoria. La ragazza ringraziò mille volte, anche se l'ansia per quello che le stava capitando non la lasciava un momento. Chissà cosa stava succedendo nel suo mondo. Probabilmente in quell'esatto istante la stavano cercando tutti, in preda al panico.
«Di certo non puoi andare a giro per Camelot conciata così» esclamò all'improvviso Gaius, distraendola dai suoi cupi pensieri «potremmo chiedere a Gwen se ha un vestito da prestarti per il momento.»
Vì alzò il capo dalla ciotola, allarmata. 
«Oh no no grazie. Mi farò andare bene i vestiti di Merlino, almeno fino a quando non potrò comprarmi qualcos'altro.» Sorrise in direzione dei due, ma si affrettò a tornare seria quando notò gli sguardi sconvolti che le lanciavano.
«Preferisco abiti comodi...» aggiunse, sentendo le guance diventare rosse.
Da piccola sognava di indossare degli abiti lunghi e bellissimi, ma adesso che forse ne aveva l'occasione ne era spaventata. Senza contare che per una ragazza abituata a portare i Jeans ritrovarsi a dover indossare abiti tutti i giorni non sarebbe stato il massimo della comodità.
Finita la colazione Merlino dette alla mora un paio di vecchi pantaloni marroni e una camicia blu. Essendo molto più bassa del mago Ginevra dovette arrotolare più volte sia le maniche della casacca sia il fondo dei pantaloni. Per le scarpe però fu costretta a tenere le ballerine che già calzava ai piedi, visto che gli stivali di Merlino erano decisamente troppo grandi. Lasciò i capelli sciolti, non avendo niente con cui legarseli. 


Finito di prepararsi i due uscirono velocemente dalla stanza, lasciando il vecchio Gaius alle sue faccende. Vì seguì il giovane mago in giro per il castello, guardandosi intorno meravigliata.
Cavalieri vestiti con cotte di maglia passeggiavano chiaccherando tra loro, serve si affrettavano stanche, portando vestiti ed abiti puliti di chissà quale nobile... tutto sembrava così incredibilmente vero.
Arrivarono davanti ad una porta socchiusa, entrando senza bussare.
«Sai pensavo ad Artù, non lo toccherei nemmeno con una lancia.» una bellissima fanciulla dai lunghi capelli neri come la notte stava parlando, mentre si avviava dietro ad un paravento.
Sia Merlino che Ginevra rimasero in silenzio, momentaneamente incapaci di pronunciare anche solo una parola.
«Mi passi quel vestito Gwen?» i due si guardarono in preda al panico, rendendosi conto che non era presente nessuno nella stanza oltre a loro.
«Vai tu!» sussurrò Vì, dando una leggera botta al mago «no vai tu!» replicò lui, spingendola verso un grazioso vestito posto su di un divanetto.
«Insomma è un gradasso» la fanciulla intanto continuava il suo discorso mentre si spogliava, ignara di non star parlando con Gwen  «solo perchè sono la figliastra del re non significa che devo accompagnarlo al ballo. Dico bene?» Ginevra posò il vestito sul paravento cercando di tornare subito indietro, in preda al panico.
«Allora dico bene?» la ragazza in cerca di aiuto guardò Merlino, che stava osservando quella che ormai Vì era quasi certa fosse Morgana con espressione ebete.
«Si si.» si affrettò a dire, sperando che la sua voce assomigliasse leggermente a quella di Gwen. Fortunatamente per lei, la giovane nobile sembrò non accorgersi di niente, continuando il suo discorso sul principe Artù.
«Se vuole che lo faccia dovrebbe invitarmi... e non lo fa.» Ginevra tornò da Merlino, prendendolo per un braccio ed indicandogli la porta. I due iniziano ad incamminarsi, ma riuscirono a fare solamente pochi passi.
«Sai che significa?» chiese ancora la mora, mentre continuava a cambiarsi d'abito. Questa volta a Vì uscì solo un verso strozzato, ma la fanciulla non ci fece ancora caso, troppo impegnata a sistemarsi il vestito.
«Significa che ci andrò da sola!» seguirono attimi di silenzio e i ragazzi ne approfittarono per tornare a camminare verso la porta, ma vennero nuovamente interrotti.
«Ho bisogno di aiuto per il gancio» nessuno dei due ebbe il coraggio di parlare o muoversi «Gwen!» «Sono qui.» rispose qualcuno alle loro spalle.
Girandosi Ginevra potè finalmente vedere la ragazza dal nome Gwen, di cui aveva parlato prima anche Gauis. Aveva la pelle scura, i capelli ricci e crespi raccolti indietro ed un semplice vestito.
Vì ringraziò mentalmente di aver rifiutato la proposta fatta dal medico di corte, ovvero quella di chiedere a Gwen di prestarle un abito.
«Ma cosa...» sussurrò la riccia, guardandoli.
«Ha bisogno di aiuto.» chiarì Merlino sorridendole, come se quella frase spiegasse la presenza di loro due nelle stanze della figliastra del re. Vì fece un imbarazzato sorriso a Gwen, per poi seguire il ragazzo che stava uscendo velocemente dalla stanza, incredula per tutto quello che le stava capitando. 


Il resto della giornata Ginevra lo passò aiutando il giovane mago a raccogliere le erbe che servivano a Gaius.
Si divertì ad ascoltare Merlino raccontarle di essere arrivato da poco a Camelot, della magia che era tassativamente proibita nel regno, della semplice vita vissuta con sua madre ad Ealdor e di quanto Artù Pendragon potesse essere arrogante, arrivando addirittura a farlo imprigionare per aver detto solamente la verità. Vì era stupita dal comportamento di quello che sapeva dover diventare un grande re. Comunque non le importò più di tanto, troppo impegnata ad ascoltare il mago. Si era sentita tranquilla fin dal primo momento con Merlino, un po' perchè conosceva leggermente la storia e un po' perchè quel ragazzo le stava simpatico a pelle.


Cosa che non potè dire riguardo al principe di Camelot, quando lo vide per la prima volta.
Quella sera, grazie ad una certa insistenza di Merlino, accompagnò lui e Gaius ad una festa dove si sarebbe esibita anche una famosa cantante.
Si era fatta prestare un semplice vestito color rosa da Gwen, che aveva scoperto essere il diminuitivo di Ginevra. Le due infatti si chiamavano allo stesso modo. I capelli erano lasciati liberi di cadere sulla schiena in delle morbide onde, mentre i piedi doloranti calzavano ancora le stesse ballerine.
La prima cosa che attirò il suo sguardo, quando entrò subito dietro a Merlino e Gaius, fu il salone.
Lo stesso che aveva percorso con la sua classe e la notte con Sara, Luke e Marta. In quel momento però, con i tavoli pieni di cibo e le migliaia di candele accese, era al massimo del suo splendore.
La seconda cosa che notò fu una persona. Un biondino dalla faccia a schiaffi scherzava con altre persone, cercando di stare sempre al centro dell'attenzione. Le ricordò immediatamente Marco, bello e stronzo.
Dall'occhiata che gli rivolse Merlino, non potè non capire quale nome appartenesse al ragazzo.
«Quello è Artù?» chiese, ricevendo in risposta un sì talmente seccato da farla ridere lievemente. In quel momento però ogni persona presente nel salone, compresa lei, si girò ad osservare la fanciulla dai capelli neri, appena arrivata.
«Quanto cazzo è bella» esclamò Vì, incapace di trattenersi. Fortuna volle che tutti erano troppo presi da quella visione, per prestare attenzione al linguaggio della ragazza. Il principe fu il primo ad avvicinarsi a Morgana, iniziando a parlarle.
«È bellissima non trovate?» chiese Gwen raggiungendo Merlino e Vì, notando che la stavano ancora fissando a bocca aperta.
«Sì» rispose il giovane mago, non staccandole gli occhi di dosso.
«È proprio nata per essere regina» continuò Gwen, facendo voltare di scatto i due.
«No!» esclamò Merlino, in maniera talmente tenera da far sorridere Ginevra. Ah, il potere della bellezza.
«È la mia speranza, un giorno» continuò la riccia sorridendo «Non che io voglia essere lei... chi vorrebbe sposare Artù.»
La mora alzò un sopracciglio, guardando la serva di Morgana. Anche lei usava lo stesso tono, quando diceva alle sue amiche che la cotta per Marco era acqua passata.
Un pensiero improvviso le attraversò la mente.
Da quel che poteva ricordare le leggende parlavano di Artù e Ginevra. Possibile che in questa versione della storia il futuro re di Camelot sposasse una serva?
La ragazza si ritrovò ad alternare lo sguardo fra Gwen e il biondino. Alla fine scosse la testa, immaginando che quasi sicuramente sarebbe stata un'altra Ginevra, bellissima e nobile, a diventare regina.
«Pensavo che ti piacessero i tipi tutti muscoli che salvano il mondo.» stava dicendo intanto Merlino a Gwen, che replicò prontalmente «No preferisco gli uomini normali come te.»
Vì era silenziosamente un passo dietro a loro, ascoltando interessata il discorso. La ragazza ebbe la buffa impressione che con quella frase la riccia ci stesse provando con il mago.
«Gwen credimi io non sono normale.» mentre diceva questo il giovane dette una rapida occhiata a Vì, che fece il possibile per restare impassibile e non far intuire a Merlino che lei sapeva del suo segreto.
Se non voleva dirgli di essere arrivata da un'altro mondo, non poteva nemmeno fargli capire di sapere che lui era un mago. Sarebbe stato alquanto sospetto.
«No, non parlavo di te» esclamò in maniera precipitosa la riccia, resasi conto di quello che aveva detto «voglio dire che non sei tu, ma ecco mi piacciono molto di più gli uomini ordinari...»
Gwen lanciò uno sguardo impacciato a Vì, in cerca di aiuto.

«Credo che Gwen intendesse che gli piacciono i ragazzi tranquilli ed ordinari, simili a te» si affrettò a dire, per dare una mano alla serva «ma non è che gli piaccia tu, Merlino.» chiarì, mentre la riccia le rivolse un'occhiata riconoscente.
Non riuscirono più a dirsi altro perchè in quel momento i corni risuonarono nella sala e tutti si misero ai lati per far passare il re di Camelot, Uther Pendragon. Vì lo fissò, incuriosita e diffidente in egual modo.
Era un uomo con diversi anni sulle spalle, ma nonostante ciò la sua figura esprimeva ancora molta forza. Aveva una semplice corona in testa e sorrideva affabile. Eppure Merlino le aveva detto che uccideva chiunque fosse sospettato di avere a che fare con la magia, senza eccezioni di età o sesso.
«Abbiamo tutti goduto di venti anni di pace e prosperità... Questo ha portato al regno e a me stesso molte gratificazioni» Vì strinse le labbra irritata, mentre Merlino rimase immobile a fissare il re «ma poche reggono il confronto con l'onore di presentarvi Lady Helen.»
Tutti iniziarono ad applaudire e a prendere posto, il Re si sedette dietro ad un tavolo con ai lati Morgana e Artù, mentre Ginevra, non sapendo dove andare, rimase in piedi accanto al giovane mago.
Una bella donna fasciata in un meraviglioso abito giallo, iniziò a cantare. Vì notò con stupore quanto la voce di Lady Helen fosse incredibile, quasi magica. La ragazza si ritrovò presto a sbattere gli occhi, sentendosi stordita.
«Tappati le orecchie.» le urlò Merlino. La mora obbedì subito. Appena fece quello che gli aveva detto Merlino si riscosse, come se si stesse svegliando da un'intorpidimento.
Notò solo in quel momento, con orrore, che tutte le persone presenti nel salone stavano dormendo e che c'erano delle ragnatele attaccate da ogni parte.
La cantante tirò fuori un pugnale, pronta a lanciarlo verso Artù.
Ginevra si ritrovò ad osservare per la prima volta qualcuno fare uso di magia. Merlino infatti, dopo un attimo di esitazione per via della presenza della mora, alzò gli occhi sul grosso lampadario che cadde immediatamente sulla donna, schiacciandola a terra e terminando così il canto. Le persone presenti nella sala iniziarono a risvegliarsi lentamente.
«Guarda!» urlò Vì al giovane mago, tirandolo per una manica e indicandole Lady Helen. Al post della bella signora, adesso c'era una vecchia dai capelli grigi che, alzando di poco il busto, tirò con cattiveria il pugnale verso il principe.
Per la ragazza gli avvenimenti immediatamente successivi accaddero in una frazione di secondo. Artù restò immobile a guardare basito l'arma avvicinarsi, pronto a colpirlo mortalmente. Vì e Merlino invece si mossero nello stesso momento, trascinandolo a terra in un turbinio di corpi. Il pugnale si conficcò con un colpo secco nel sedile, mentre la vecchia si accasciava a terra, probabilmente morta.
Il giovane mago aiutò Ginevra ad alzarsi, impacciata dal lungo vestito e imbarazzata da una moltitudine di sguardi puntati su di loro.
«Avete salvato mio figlio» mormorò Uther avvicinandosi, visibilmente scosso «i debiti vanno saldati. Non siate modesti.» continuò mentre Merlino scuoteva la testa e Vì fissava un punto del pavimento, sentendo le guance in fiamme.
«Verrete ricompensati» il giovane mago si spostava da un piede all'altro, anche lui visibilmente a disagio.
«Non dovete...» provò a dire Merlino «Si invece» lo interruppe il re «meritate una grande ricompensa» Uther dette una pacca a suo figlio, che lo guardava in maniera interrogativa «avrete il titolo di valletti reali, sarete i servitori del principe Artù»  Merlino sgranò gli occhi, mentre Ginevra alzò di scatto la testa, sentendosi gelare.
«Ma, sire» tentò, cercando di parlare adeguatamente davanti ad un re «Merlino sarebbe molto onorato di servirlo da solo» «Sciocchezze, mio figlio è un principe. Può avere due servitori.»
Uther concluse il discorso allontanandosi velocemente.
«Ci hai provato eh.» sussurrò il mago alla ragazza, che sbuffò in modo quasi impercettibile, mentre tutte le persone presenti nel salone iniziavano ad applaudire ai tre.
Artù e Merlino si guardarono in cagnesco, mentre la povera Vì, ferma in mezzo a loro, si chiedeva mentalmente perchè mai non fosse stata ferma. Un giorno in quello strano posto e già si sentiva esausta.


Tornò nelle stanze di Gaius, insieme a lui e al moro.
Lasciò i due chiaccherare nella stanza di Merlino, mentre lei si cambiò in un angolo della sala principale, indossando i comodi pantaloni e la maglietta prestategli dal mago. Poggiò il vestito color crema di Gwen su di una sedia, ricordandosi di restituirle l'abito il giorno dopo.
Aveva appena terminato di legarsi i capelli in una treccia frettolosa con un nastro datole sempre da Gwen, che loro la chiamarono.
Lei entrò titubante, vedendo i loro volti seri.
«Tu hai visto vero?» chiese subito il ragazzo, fissandola freddo.
«Visto cosa?» chiese Vì, cercando di fare la finta tonta. Non sapeva come comportarsi... se almeno avesse saputo di più.
«Quello che ho fatto. Smettila di far finta di non capire» continuò lui alzandosi da una sedia, mentre Gaius li fissava silenzioso.
«Si, d'accordo, ho visto» si ritrovò a confessare Ginevra, messa alle strette «ma prometto che non lo dirò a nessuno.» Il vecchio medico fece un passo verso di lei, incerto «Come facciamo a fidarci?»
Vì si guardò intorno, non sapendo come rispondere. Non poteva dire di essere di un altro mondo o di un'altra epoca, probabilmente sarebbe stato troppo anche per delle menti aperte come le loro.
«Non ho altro che voi. Non ricordo da dove vengo, nè chi sono. Se mi cacciate sarò perduta.» guardò dritto negli occhi Merlino, sostenendo il suo sguardo. L'azzurro del cielo si scontrò con un altro pezzo di cielo.
Rimasero a fissarsi, quasi come non riuscissero a spostare lo sguardo.
«Sapete, voi due vi assomigliate molto.» esclamò all'improvviso Gaius, fissandoli dubbioso. C'era qualcosa di strano in quei due, ma il vecchio non riusciva proprio a capire. Comunque qualcosa negli occhi di lei, così simili a quelli di Merlino, gli fecero prendere una decisione.
«Va bene, puoi restare» dichiarò mettendole una mano sulla spalla «ma dovrai aiutarmi nelle mie mansioni, oltre ad essere la serva personale di Artù.» Vì sorrise riconoscente, ma fece un verso con la bocca al sentir pronunciare il nome del principe. Gaius la ignorò spostando il capo verso Merlino «Ovviamente questo vale anche per te» lui rispose sbuffando, cosa che fece scappare alla ragazza una breve risata.
«Vista la vostra somiglianza e il tuo passato ignoto, Ginevra, sarà meglio dichiarare a tutti che voi siete cugini. Altrimenti Uther potrebbe insospettirsi e non penso sia un bene.» I giovani si guardarono incerti, ma alla fine annuirono, credendo nella saggezza di Gaius.
«Un' ultima cosa» il vecchio porse un libro marrone molto grande a Merlino «usalo con cura e tienilo nascosto.» Vì andò vicino al mago, sbirciando le pagine.
«Ma è un libro di magia» commentò eccitato il ragazzo «studierò ogni parola.»
Ginevra guardò Gaius, imbarazzata «Ehm posso leggerlo anche io?» sentì addosso gli sguardi perplessi dei due «so bene di non avere poteri magici, ma mi piacerebbe apprendere qualcosa di nuovo.»
Gaius le disse che non c'erano problemi, a patto che tenesse sempre nascosto il libro. Stava per aggiungere qualcos'altro, quando una voce proveniente dalla stanza principale del vecchio medico li interruppe.
«Merlino, Ginevra... Artù chiede di voi.» i due si guardarono scocciati, per poi avviarsi verso la porta.
«Forza su, il destino vi attende.» si sentirono dire da un Gaius ridente, mentre uscivano sbuffando dall'alloggio.





Angolo dell'autrice:

Salve :)
Ed eccoci con l'inizio di questa, spero entusiasmante, avventura. Sono stata per molto tempo indecisa se dividere o no il capitolo. Alla fine ho optato per il no, ma questo e la gif in cima alla pagina, mi hanno fatto ritardare con i tempi. Chiedo perdono.

Ginevra ha fatto la conoscenza di Merlino e gli altri, e ha capito che qualcosa di molto strano sta succedendo. È confusa e spaventata. L'unica cosa che sa è che Merlino, e a regola Artù, sono persone di cui fidarsi, quindi farà di tutto per restare accanto al giovane mago e far si che lui si fidi a sua volta di lei.

Spero vi sia piaciuto!
A presto,
yukiko.
  
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