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Autore: HeartRain    18/06/2015    1 recensioni
|IN REVISIONE|
«Ib, sai perché hai gli occhi scarlatti?»
Un incontro tra La Donna in Rosso e Ib, farà aprire gli occhi a quest'ultima su una verità che lei non conosceva di se stessa. Sarà, pur contro la sua volontà, costretta ad accettarla, ma non tutto è come sembra.
Questa é la mia prima Long-Fic, perciò spero tanto che possa piacervi!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garry, Ib, Lady in Red, Mary
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 5 - L'addio
 

Mia "madre" mi aveva tenuto nascosta la verità, in tutti quegli anni... perché?
Intanto quella stanza buia s'era illuminata, quindi si poteva vedere che era totalmente vuota.
Le decorazioni erano pressochè inesistenti, e la fonte di luce che illuminava tutto era ignota; c'erano solamente lo sgabello su cui siedeva La Donna in Rosso, la poltroncina su cui, invece, io mi ero accomodata e una porta con una chiave rossa inserita nella serratura, quella che io e Mary cercavamo.
Avrei potuto aprirla facilmente, ma c'era La Donna in Rosso a controllarmi.
Sul viso di ella c'era un'espressione indecifrabile, ma di certo non molto gentile.

Cominciava a fare freddo, un freddo fastidioso, così mi venne in mente il camino di casa mia.
D'inverno stavo sempre accucciolata di fronte a quel camino, solo per il piacevole calore che emanava.
Improvvisamente nella camera apparve la copia esatta del camino a cui stavo pensando.

Cosa?!
Sì, forse avevo compreso la funzione della camera delle utilità: ciò di cui abbiamo bisogno compare quando abbiamo bisogno, lì.
L'aria s'era fatta decisamente più piacevole.
La Donna in Rosso, avendo notato ciò che era appena apparso, si girò verso di me chiedendomi: «Hai freddo?»
«Ora sto bene... non devi preoccuparti Ib.» Le risposi chiamandola per nome, ma senza guardarla in viso.
«Puoi chiamarmi mamma
Ho sentito male?
Non sapevo cosa risponderle, così annuii: non volevo dire stupidaggini, nè volevo dirle qualcosa che avrebbe potuto darle la convinzione che io non avrei tentato di scappare da lei.
Io non capivo, non capivo se diceva la verità, se lei era davvero mia madre.
Ma, in fondo, tutto combaciava con il racconto di Mary.
D'improvviso sentimmo un forte tonfo proveniente dall'esterno e la Donna in Rosso scattò in piedi.
Ella si diresse verso la porta, chiedendo chi ci fosse al di là della porta, ma senza ricevere risposta, per poi girare la chiave aprendo la serratura e spalancando la porta.
Si ritrovò davanti due donne che io riconobbi immediatamente: quella che avevo sempre riconosciuto come mia madre e Mary.
Entrambe avevano le mani legate letteralmente, trattenute da quattro manichini senza testa, a quanto pare 'servi' della Donna in Rosso.
Mary si dimenava lamentandosi, pretendendo da quelle guardie che le restituissero la spatola.
Io, intanto, mi ero fiondata al fianco di Mary e mia 'madre' per liberarle.
Quel comportamento aveva infastidito La Donna in Rosso, che ordinò a due di quei manichini di tenere a bada me.
Così loro le obbedirono, senza poter obbiettare, legando le mie mani e portandomi lontano, fuori da quella camera.
Mi portarono in un'altra camera, che poi cominciarono a sorvegliare dall'esterno.
Io, ancora legata, ero in piedi al centro di questa camera in cui regnava indisturbato il silenzio.
Ero nella camera delle bambole, ormai era sicuro, poiché ero circondata solamente da bambole blu dagli occhi rossi di tutte le taglie.
D'improvviso il silenzio fu rotto da una voce che riconobbi: quella di Garry!
Era seduto nell'angolo più remoto della camera, con gli occhi chiusi.
Mi avvicinai subito a lui, potendo notare che la sua rosa aveva solo due petali.
«Ib... sei tu?» Disse quasi sussurrando, alzando un po' lo sguardo.
«Garry! Ma cosa ti è successo?»
«Non riuscivo ad uscire da qui... avevo trovato la chiave, ma una donna me l'ha rubata... e ha chiuso a chiave la camera.» Spiegò, con tutte le forze che gli rimanevano.
Lui stranamente non era legato, così, con il suo aiuto, riuscii a liberarmi da quelle corde che legavano le mie mani.
Poi Garry mi spiegò anche che in quella camera non c'era alcun vaso con dell'acqua, per cui la sua rosa non poteva che rimanere così com'era.
Intanto, per passare il tempo in qualche modo in quell'inquietante posto, cominciammo a chiacchierare e io gli spiegai tutto quello che era capitato.
«Quindi tu sei... »
«Sì, sono un quadro come Mary.»
«Questo non è possibile, cioè... Ib... tu... »
Proprio in quel momento le guardie aprirono la porta, interrompendo la nostra conversazione.
Queste fecero entrare nella camera una Mary furiosa, poi tornarono a sorvegliare la zona.
«Mary! Cosa è successo?» Le chiesi vedendola arrivare, andando verso di lei.
«Mi hanno preso la spatola, me l'hanno rubata!» Esclamò arrabbiata.
«Intendevo... perché sei qui? E mia madre?» Riformulai la domanda.
«Oh, beh... si sono messe a discutere, parlavano di te, Ib, e di un certo portale, poi hanno mandato via me mentre continuavano a litigare.» 
«E tu non hai sentito cosa dicevano?» Intervenne Garry.
«Certo che no! Io ero impegnata a farmi restituire la spatola, ma quei testardi proprio non volevano ridarmela!»
Garry cominciò a ridere, mentre io mi avvicinavo alla porta, sentendo dei passi e delle voci.
«Il passaggio non resterà aperto a lungo, la bambina deve restare qui, mentre Mary e quel tizio devono andarsene. Capisci?» Riconobbi la voce della Donna in Rosso.
«Ma se escono in due il passaggio resterà aperto, cosa credi di fare?» E quella di mia 'madre'.
«Anche tu uscirai, è scontato, ma dopo di loro.»
«Cosa?! Mi vuoi far tornare lì senza mia figlia?»
«Volevi dire mia figlia. Non ricordi quella notte in cui la portasti via? La notte in cui mia sorella fuggì con la mia bambina?»
Sorella...?
Quindi lei era la sorella della Donna in Rosso?
«Ora basta, stiamo portando via Mary e quell'altro tipo, poi tu uscirai di soppiatto, intesi?
Ora va', lei non deve sapere di tutto questo.»
Sentendo dei passi sempre più vicini, mi allontanai dalla porta e tornai al fianco di Garry.
Le guardie, ignorando completamente me, fecero alzare Mary e Garry, legarono quest'ultimo e li fecero uscire bruscamente dalla stanza.
«Ehi! Cosa fate?! Lasciatemi andare!» Garry si lamentava, dimenandosi come Mary.
La Donna in Rosso si avvicinò a me entrando nella stanza e mi mise una mano sulla spalla, facendomi alzare.
Lei camminava seguendo le guardie che trattenevano Garry e Mary, io seguivo lei.
Non volevo provare a liberarli, perché sapevo che li avrebbero portati all'uscita.
Esatto, loro sarebbero usciti dal Mondo Fabbricato, come mi aveva detto in precedenza la mia vera madre.
Io non li liberavo perché Garry sarebbe potuto tornare a fare ciò che aveva sempre fatto e Mary avrebbe realizzato il suo sogno, dopo aver sofferto tanto: sarebbero stati felici.
Io? Io non avevo bisogno di coronare la mia felicità, perché se loro erano allegri, lo ero anch'io.
Scendemmo molti scalini prima di raggiungere un posto che era la copia esatta della galleria d'arte nel mondo reale.
Arrivammo davanti al quadro del Mondo Fabbricato, quello da cui era cominciato tutto e da cui stava per finire.
Mi allontanai dalla Donna in Rosso e corsi verso Garry e Mary, abbracciandoli entrambi.
«Vi stanno portando via, nel mondo reale.» Dissi.
«Solo voi due, io no. Finalmente potrai vedere tutti i colori del mondo vero, Mary, e conoscere tantissimi bambini come te.» Conclusi, mentre una lacrima cadeva lungo le mie guance rosee.
«Addio, amici... » Li salutai per l'ultima volta, allontanandomi.
Garry era perplesso, non si aspettava che tutto succedesse così.
Mary riprese la sua spatola, trionfante, poi si girò verso di me.
«Io non voglio andare senza di te, Ib!» 
«Devi, Mary, ti prego... non posso venire con voi, quindi dovete andare da soli.»
Nessuno dei due faceva alcun passo avanti verso il quadro.
Così, con un gesto impulsivo, spingendoli riuscii a farli entrare nel quadro.
E, vedendoli scomparire pian piano nel dipinto, pronunciai tra me e me queste parole:

Non dimenticatemi.
  
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