Non
sopportando la vista di indifesi vessati dai soliti bulli, il bambino
intervenne, mettendo in fuga il gruppetto di ragazzetti fastidiosi. Era
il
bello di essere più grosso rispetto agli altri! Con un
sorriso affettuoso,
rassicurò la vittima e la invitò a rialzarsi. Non
era servito alcun atto di
forza: semplicemente aveva incrociato le braccia, facendo capire che di
lì non
si sarebbe mosso.
“Ti
hanno
fatto male?” domandò gentilmente.
“No.
Grazie
per l’aiuto. Si sono solo presi la mia merenda”.
“Oh,
mi
spiace. Forse sono arrivato un po’ tardi”.
“Ah
no,
vedi?” il piccolo mostrò una monetina
“Questa non l’hanno presa. Ed ora vado a
prendermene un’altra di merenda. Grazie!”.
Il
salvatore
lo vide allontanarsi e sorrise ancora, felice della buona azione fatta.
Decise pure
lui di tornare a casa. Un uomo però lo fermo. Da sotto il
pesante mantello, non
si poteva scorgere molto. Il bambino lo prese per pazzo
perché solo un pazzo
poteva girare per Rio de Janeiro con vesti simili.
“Ho
visto
come hai difeso quel ragazzino. Sei stato molto coraggioso”.
“Grazie.
Ma
non ho fatto niente di che. Non mi piace quando prendono in giro i
piccoli”.
“Sei
un
bambino molto buono”.
“Troppo.
Me
lo dicono sempre. Ora, però,vorrei tornare a casa
mia”.
“Ti
accompagno”.
“No..cioè..non
è necessario”.
“Devi
stare
molto attento. Altri vorrebbero avere il tuo potere”.
“Quale
potere?”.
“Un
potere
che io percepisco e di cui forse tu non hai ancora
consapevolezza”.
“Ma
chi sei
tu?”.
L’uomo
scostò leggermente il mantello e qualcosa brillò
sotto di esso: un’armatura.
“Un
amico”
rispose al piccolo.
“Bel
costume. Sei qui per il carnevale?”.
“No!”
ridacchiò
l’uomo “Tu ci andrai?”.
“Chi
potrebbe impedirmelo? Siamo in dittatura ma non fino a questo
punto..”.
Alla
grande
parata il bambino si stupì, perché
quell’uomo era riuscito a scovarlo di nuovo.
“Mi
stai
pedinando, per caso? Come fai a trovarmi sempre? Fra tutta questa
gente..”.
“Te
l’ho
detto: il tuo potere! Io lo sento e mi chiama”.
“Sei
inquietante..”.
Su
uno dei
carri, fra donne succinte e ballerini, sventolava la bandiera
brasiliana.
“Sai
che
stelle ci sono sulla bandiera del Brasile?”
domandò l’uomo.
“Tu
non
stai guardando le stelle..” sorrise il bambino, notando lo
sguardo leggermente
assente dell’uomo davanti al generoso fondoschiena della
donna sul carro.
Questi
ammise
la sua colpa con un sorriso. Non indossava l’armatura, non
volendo dare nell’occhio
e cercando di non morire per il caldo.
“Perché
eri
vestito strano prima?” domandò il piccolo.
“Ero
in
missione. Ti spiegherò. Tu piuttosto..cosa fai qui tutto da
solo?”.
“E
con chi
dovrei essere?”.
“Con
tua
madre?”.
“Io
vivo nella
favela. La strada è mia madre”.
“Che
poetico..”.
Insieme
continuarono
a guardare i carri fino a quando l’uomo trascinò
via il bambino, essendo ormai
notte fonda e facendosi le strade un luogo non adatto ad un piccolo,
seppur
piuttosto grosso.
“Le
stelle
sulla bandiera..” riprese l’adulto, scortando il
minore fino a casa “..sono:
Procione, Cane Maggiore,
Carina, Virgo, Idra,
Croce del Sud, Octante, Triangolo Australe e Scorpio”.
“Saperlo mi
servirà?”.
“Alcune di esse
sono
presenti solo come singola stella e rappresentano i diversi stati. Al
momento
ce ne sono 21 ma chissà..potrebbe cambiare”.
“Questa lezione a
cosa la
devo?”.
“Era per
conversare. Non ti
affascinano le stelle?”.
“Sì.
Però..come potrà
aiutarmi nella vita sapere certe cose?”.
“Hai
così poche speranze nel
futuro?”.
“Quelli come me,
poveracci
senza famiglia, non hanno grandi possibilità. Di certo il
mio futuro non sarà
in una grande casa lussuosa con tanti soldi e un lavoro da
favola”.
“Devi avere
fede”.
“Diciamocelo: il
Cristo
redentore con le braccia aperte non potrà
aiutarmi”.
L’uomo si
girò verso la
statua. Lassù in cima, aveva indubbiamente qualcosa in
comune con la statua di
Atena che stava al grande tempio. D’un tratto qualcosa
brillò nel buio ed il
cavaliere fece segno al bambino di allontanarsi. Il piccolo non si
mosse,
vedendo sopraggiungere un uomo con indosso un’altra strana
armatura.
“Chi sei? Cosa ti
spinge
qui?” domandò il cavaliere d’Atena.
“Sono Carios,
Dragone del
Mare a servizio di sua maestà Poseidone”.
“Non pensavo che
si fosse
già risvegliato”.
“Non lo
è infatti. Mio il
compito di sorvegliare il suo riposo e radunare futuri generali marini.
Quel bambino
è molto promettente e lo voglio nel mio esercito”.
“Scordatelo! Il
suo è un
cosmo legato ad Atena, l’ho percepito chiaramente! Gira al
largo!”.
“Quel cosmo
diverrà di
Poseidone, Ateniese!”.
“Gira al largo,
pesciolino!”.
Il Marino scattò
e lo stesso
fece il cavaliere d’Atena. Il bambino rimase fermo, senza
capire. Stavano litigando
per lui? Ma che senso aveva?
“Ma che
fate?” domandò “Io..non
valgo un tale litigio! Io..sono solo un orfano! Sono niente, sono
nessuno! Perché
vi ferite per me?”.
I due uomini lo ignorarono e
continuarono a lottare. Il generale marino, con strani capelli
rossicci, sembrava
avere la meglio. L’ateniese, ancora debole per la missione
appena conclusa,
tentennò. Lo sguardo spaventato del piccolo brasiliano
però infuse in lui nuova
forza e ricacciò indietro il nemico. Era pronto a sferrare
il colpo di grazia
ma il bambino lo fermò.
“Non
intrometterti. I generali
di Poseidone sono malvagi”.
“Non mi
importa” ribatté il
piccolo “Uccidere è sbagliato”.
“Quest’uomo
ucciderà altre
persone, se non lo elimino io”.
“No. Non lo
farà, perché tu
proteggerai le persone che vorrà uccidere. È
questo quel che fa un uomo giusto.
Protegge i deboli, non li elimina! Tu sei un guerriero esperto, si
vede. Anche lui
lo è ma lo hai sconfitto. Non è giusto
però che tu prevalga e tolga la sua vita”.
“Le tue parole
sono sagge. È
Atena che parla nel tuo cuore..”.
Il bambino pareva splendere
di luce oro, così come in oro splendevano le stelle nel
cielo, ed il
combattimento finì.
“Saga, mi allacci
le scarpe?”
domandò timidamente Milo “Ho chiesto a Camus, ma
mi ha preso in giro”.
“Che
cattivo” rise Saga “Vieni
che ti spiego come si fa”.
Sollevando lo sguardo, il
giovane cavaliere incrociò quello di un bambino mai visto
prima d’ora.
“Chi sei tu,
piccolo?”
domandò, con un sorriso.
“Io..”
mormorò il brasiliano
“..porto l’armatura del Toro”.
“Ah,
benvenuto”.
Il viso di Gemini piaceva al
Toro. Gli trasmetteva una bella sensazione.
“Un nuovo
cavaliere?” si unì
Aiolos “Vieni, ti accompagno dal Gran Sacerdote!”.
Bambini curiosi sbirciarono
ed il bambino li fissò a sua volta.
“Che nome hai
scelto?”
domandò Aiolia.
“Aldebaran.
È il nome della
mia stella, ed io ho capito che bisogna sempre guardarle, e non perdere
mai la
speranza per un futuro migliore”.
“E da dove
vieni?” si
aggiunse Milo.
“Dal
Brasile”.
Deathmask, rimasto fin ora
con aria indifferente, sorrise.
“Brasile?!”
esclamò “Allora..io
e te un giorno dobbiamo insegnare a questi qui come si gioca veramente
a
calcio!”.
“Con molto
piacere”.
“Ma
dunque..l’intruso è
morto?” domandò Aldebaran.
“Non ti devi
preoccupare. È stato
respinto” lo rassicurò Aiolos.
“Ma era davvero un
generale
marino? Era davvero il dragone del mare?”.
“Perché
lo chiedi con così
tanta insistenza?”.
Toro non rispose. Gli
dispiaceva
che l’uomo che aveva aiutato solo poco tempo prima fosse
morto, o comunque
ferito gravemente. Sobbalzò vedendo apparire, nel buio, Saga.
“Non ti
spaventare” rise
Aiolos “Non vedi che è Gemini? Che probabilmente
è stato richiamato al tempio
inutilmente perché il pericolo è
passato”.
“Shion mi ha
appena fatto la
predica, perdonatemi se non sono di buon umore” storse il
naso Saga.
“Del
resto..” incrociò le
braccia Aiolos “..quel generale marino è entrato
qui al tempio ed è tuo il
compito di sorvegliare i confini delle terre di Poseidone. O sbaglio?
Ti eri
addormentato, per caso?”.
“E tu? Mi risulta
sia stato
Shura a fermarlo e non tu, grande e poderoso cavaliere..”.
Aldebaran guardò
entrambi
piuttosto smarrito. Gli occhi di Gemini avevano qualcosa di diverso.
Dov’era
quell’espressione angelica e buona che aveva visto appena
giunto al tempio? Poi
però si convinse che il tutto fosse dettato dalla stanchezza
e tornò ai suoi
affari.
In realtà era
stato proprio
Saga a uccidere il generale, per poi impossessarsi
dell’armatura e tentare l’attacco
al tempio. Debole però dopo lo scontro con il Marino, e
ancora incapace di
tenere a bada le due personalità altalenanti, aveva dovuto
ritirarsi di fronte
a Shura e gli altri cavalieri presenti. Aveva riposto
l’armatura al posto di
partenza, sicuro che non avrebbe più dato problemi. Ma
proprio quell’armatura
era quella che Kanon, da poco rinchiuso, avrebbe poi indossato.
Però tutto
questo il piccolo Aldebaran non poteva saperlo. Aveva solo sette anni e
degli
inganni del futuro gran sacerdote sarebbe venuto a conoscenza solo
tantissimo
tempo dopo.
Eccolo
l’ultimo!! La parte riguardante il “dragone del
mare” è contenuta in
parte nella storia che parla di Excalibur (“la vera storia di
Excalibur” mi
pare si chiami in italiano, non ricordo) che qui ho voluto un pochino
ampliare.
Siamo giunti alla fine..finalmente! ora voglio sapere quale avete
preferito ;)
non vedo l’ora di scoprirlo! Alla prossima!