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Autore: MichelleBouclier    22/06/2015    1 recensioni
Il mio nome è Lilian Robinson e questa è la mia storia. Un tempo avrei gradito essere chiamata soltanto Lily, ma ormai di quella ragazza non è rimasto più nulla. Lily è morta e con essa tutta la gioia e la serenità sono svanite. Mi sono rimaste solo le macerie di una battaglia senza nome e senza gloria, che mi ha strappato il riso e di cui ancora oggi il mio cuore piange i caduti. Mi rivolgo a chi un giorno troverà il mio diario e sarà così curioso da addentrarsi nel reticolo dei miei ricordi: questa storia non ha un lieto fine ma, chissà, forse la mia vita lo avrà e riuscirò così a riempire l'ultima pagina bianca rimasta. Chiunque tu sia, caro lettore, lo scoprirai solo quando le tue dita accarezzeranno l'ultimo foglio.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II
 
4 Settembre 2008
 
Il fastidioso rumore delle stridenti rotaie che s'immettono sui binari della stazione mi ruba le parole, lasciando le mie labbra schiuse ma senza che io possa dar voce ai miei pensieri. Sento il suo sguardo penetrare fin dentro le mie ossa e sono quasi certa di star tremando, ma non me ne spiego il motivo. Non so perché questo sconosciuto mi spaventi così tanto, ma so che sicuramente è il genere di ragazzo che dovrei tenere a distanza. Non comprendo come mai non abbia voluto rivelarmi la sua identità e sto per chiederglielo, aspettando pazientemente che il treno si fermi, ma quella domanda è destinata ad aspettare impaziente una risposta ancora per un po'...
"E' stato davvero bello conoscerti, Lily. Sono sicuro che ci rivedremo prima di quanto immagini...", mi dice, sfoderando uno di quei sorrisi belli da mozzare il fiato. Non mi lascia neppure il tempo di rispondere e rapidamente esce dallo scompartimento, svanendo fra la folla di persone che trascinano i loro bagagli verso le porte spalancate del treno.
Un fischio prolungato avvisa che fra pochi secondi le porte si chiuderanno, costringendo i ritardatari a correre per salire sul treno prima che abbandoni la stazione. Sono ancora parecchio scombussolata dopo quell'incontro e quasi non faccio caso all'arrivo di una donna che prende il posto di quel giovane misterioso. Non saprei dire nemmeno di che colore ha i capelli, o di cosa stia parlando così animatamente al cellulare poiché la mia mente è totalmente altrove: ha seguito quel ragazzo e continua a domandarsi se davvero lo rivedrò.



Due ore dopo, il treno si ferma finalmente alla stazione di Nottingham e, dopo essermi caricata le mie grosse valigie, m’incammino verso la Gray che mi hanno detto si trovi a pochi isolati dalla stazione. Il clima è molto più freddo rispetto a quello londinese e mi stringo nel mio cappotto di lana, mentre il vento gelido sembra respingermi ad ogni mio passo. Più avanzo e più lui cerca di riportarmi indietro, avventandosi tagliente sulle mie guance e tirando i miei capelli con le sue dita invisibili. Lotto contro la sua volontà, tenendo gli occhi puntati sulla strada 
che si snoda dinnanzi a me, deserta  e costeggiata da querce, fino a intravedere in lontananza il College. La consapevolezza di essere giunta finalmente alla mia destinazione mi da la forza di continuare a camminare, nonostante le mie braccia stiano iniziando ad afflosciarsi sotto il peso delle valigie. Man mano che mi avvicino, scorgo ogni elemento che compone l’imponente edificio: porte di legno color noce, architravi e infissi di pietra, sei piani e finestre correlate. Quasi 500 anni di storia che si stagliano dinnanzi a me e tutta quella maestosità non fa altro che riempirmi di vitalità e voglia di fare. Nelle mie valigie ho portato tutti i miei sogni e le mie ambizioni e oltre quelle pareti rocciose sono sicura che si realizzeranno.
Varcando la soglia della porta d’ingresso, vedo maree di ragazzi che si ammucchiano formando un semi cerchio davanti l’atrio, con stampata sul volto un’espressione speranzosa e stupefatta, che caratterizza ogni nuovo arrivato. Dall'alto della grande scalinata color bronzo, che si trova esattamente al centro dell’atrio, i vecchi studenti lanciano verso di noi occhiate curiose e inquisitorie, a tratti ostili e superbe. E’ evidente che ridono della nostra inesperienza e che non vedono l'ora di cominciare a punzecchiarci, scegliendo con cura le matricole da prendere di mira. Mentre mi guardo intorno con aria sognante, scrutando ogni dettaglio degli interni e osservando i volti di quelli che sarebbero stati sicuramente i miei compagni di corso, il mio sguardo ricade inconsciamente su una sagoma scura all'angolo della sala, che attrae inevitabilmente la mia attenzione. Sussulto quando i miei occhi incrociano un paio di iridi verdi, identici agli smeraldi come solo una volta mi era capitato di vedere: non posso credere che proprio lì a fissarmi ci sia il ragazzo che avevo incontrato qualche ora prima sul treno! E’ appoggiato alla parete con aria del tutto indifferente all'ambiente e mi osserva, tormentando il mio sguardo con il suo. Sento i suoi occhi penetranti attirare i miei nella sua direzione. La sua presenza mi mette una tremenda agitazione in corpo, sebbene io debba ammettere a me stessa di essere quasi felice di rivederlo. Mi lancia uno sguardo intenso e mi fa cenno con la testa di raggiungerlo. Prima che io possa rendermene conto, le mie gambe gli ubbidiscono e mi fermo a pochi centimetri da lui.
Mi sorride come se sapesse già tutte le mille domande che vorrei fargli. "Ti avevo detto che ci saremmo rivisti molto presto", mi dice, lanciandomi un’occhiata divertita.
Io incrocio le braccia al petto e lo guardo perplessa, sollevando totalmente il viso per sopperire un po’ all'evidente differenza di altezza. "Cosa ci fai qui? Non credevo che anche tu fossi diretto in questo College!"
"Perché? Non dovrei essere qui?", ribatte con quel modo di fare sfrontato ed enigmatico, che inizio a capire faccia parte del suo carattere. Mi sto davvero convincendo del fatto che probabilmente gli piaccia giocare e confondermi…
"Non ho detto questo. E’ solo che…insomma, sei sceso parecchie fermate prima di Nottingham eppure sei qui…sei arrivato prima di me", lo incalzo, per poi ritrovarmi a studiare quel volto meraviglioso. Deve avere su per giù la mia età, eppure la durezza del suo viso sembra raccontare storie lontane ed esperienze tempranti, che sicuramente io non posso neppure immaginare. Quegli occhi conoscono mondi a me sconosciuti e nascondono segreti che io posso avvertire, ma a cui forse non potrò mai accedere.
 E’ strano ma più ho a che fare con lui e più mi attrae irrimediabilmente. La sua bocca sensuale si curva in un sorriso sghembo e io mi perdo in quel rosso, in quelle linee, che i miei occhi percorrono ancora e ancora in maniera ossessiva, alla ricerca di un dettaglio, di un solo difetto che non c’è. Può davvero esistere al mondo qualcuno di così perfetto?
"Semplice, stavo tornando da un viaggio e prima di venire qui sono tornato a casa per prendere le mie cose, quindi mio cugino mi ha dato un passaggio con la sua auto", mi racconta brevemente, scrollandosi le spalle. "Pensavi che io volassi?", ride, in maniera sinfonica e io non posso far altro che arrossire e abbassare la testa. Mi sento una stupida. Questo ragazzo mi sta mandando il cervello in tilt e mi maledico mentalmente per la brutta figura che avevo appena fatto. Mi affretto a rimediare, ma tutto ciò che riesco a fare è lasciarmi andare una risatina nervosa. "Oh no, certo che no! Perdonami, le ore di viaggio mi hanno un po’ intontita! Comunque sia, sono felice di averti rincontrato qui, almeno tu sei una faccia conosciuta!"
"Fa piacere anche a me averti rivista e a quanto pare ci vedremo molto spesso d’ora in poi…e la cosa devo ammettere che non mi dispiace per nulla." Il suo tono suadente e il suo sguardo intenso mi fanno sorgere un brivido di piacere dietro la nuca, mentre deglutisco con fatica la saliva. Inizio davvero a pensare che quel ragazzo dagli occhi verdi stia flirtando con me e la cosa mi rende nervosa. Un ragazzo del genere cosa potrebbe mai vedere in una ragazza come me? Non mi sono mai vista particolarmente bella: il mio fisico è asciutto per via dello sport che praticavo al liceo ma non sono mai stata molto femminile, per cui non l'ho mai valorizzato. I miei capelli sono castani e leggermente mossi, li ho sempre portati lunghi perché così mi veniva facile nascondermi nei momenti d'imbarazzo, mentre i miei occhi sono una sorta di miscuglio fra il verde e marrone. La mia è sempre stata quel tipo di bellezza anonima e comune, che passa quasi sempre inosservata.
La voce calda del ragazzo mi riporta alla realtà e mi ridesta dai miei pensieri. "Ci vediamo in giro, dolce Lily." Si schioda dalla parete alla quale era rimasto appoggiato con una spalla per tutto il tempo e mi sorpassa.
"Aspetta..." gli dico per fermarlo. "Non mi hai ancora detto il tuo nome!"
Lui si volta verso di me e alza le mani. "D'accordo...hai vinto, sei davvero un osso duro", commenta ridendo "Il mio nome è Adrian."
"Finalmente l’arcano è stato svelato...", dico scherzosamente "Ci vediamo in giro, misterioso Adrian", lo saluto con la sua stessa formula, regalandogli un sorriso spontaneo e alzando la mano in segno di saluto.
Mi congeda con un occhiolino, prima di dirigersi verso le ampie scale che portano ai dormitori, sotto il mio sguardo che lo segue finché è possibile.
Adrian. Assaporo il suo nome, ripetendolo mentalmente ancora una volta. Già so che mai più lo dimenticherò.                


 
   
 
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