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Autore: Soraya Ghilen    23/06/2015    2 recensioni
La favola di un principe e del suo servitore
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Angolo dell'autrice: Sono solita metterlo sempre alla fine, il mio angolino, ma questa volta mi andava di metterlo su. Questa è la mia prima favola e mi auguro di non essere stata scontata, noiosa o banale o tutte e tre insieme!
Aspetto con ansia i vostri pareri!
Buona lettura!
Sol


C'era una vola, in un regno non molto lontano ma del quale non si sa molto, un principe dai mille difetti. Era arrogante, borioso, pieno di se e trattava con disprezzo chiunque non fosse come lui. Tutti lo odiavano e ogni singola persona che abitava il regno non poi così lontano era convita che meritasse una lezione. Questa, però, nessuno aveva il coraggio di impartirgliela.
C'era una volta, nello stesso regno, un giovane servo dalle mille virtù. Era generoso, altruista, pensava sempre prima al benessere degli altri e poi al proprio. Tutti lo amavano.
Accadde, un giorno, che il padre del principe, il Re del regno non poi così lontano, decise di concedere un grande onore al servo: nominarlo valletto del principe. Però, il Re non aveva preso in considerazione il disappunto dei due giovani. Infatti, il servo conosceva il principe e sapeva che nulla di buono capitava a chi gli stava accanto, poiché era un giovane egoista e malvagio. Il principe, invece, conosceva la nomea del servo e non voleva assolutamente avere al proprio fianco un giovane amato nella stessa misura in cui lui era disprezzato.
"Non sono felice che tu sia qui" disse il principe, guardando il buon servo dall'alto in basso.
"Mi scuso se la mia presenza vi reca fastidio, Altezza. Cercherò di alleviare questa colpa portando a termine tutti i compiti che mi assegnerete nel miglior modo possibile" il principe continuò a guardarlo con sufficienza, poco convinto di quello che il servo gli aveva detto.
Da quella breve conversazione passò un mese. Il principe faceva di tutto per rendere i compiti del servitore quanto più faticosi possibile, mentre il servo faceva tutto quello che gli veniva ordinato senza mai lamentarsi della crudele ed eccessiva mole di lavoro.
Passò, così, un anno. Il principe era sempre più solo a causa del suo comportamento sprezzante mentre il buon servo veniva apprezzato da tutti perché resisteva al servizio del principe, compiva il suo lavoro in modo egregio e riusciva a essere generoso e altruista come sempre. C'era un però. Il servo, più di ogni altro, conosceva il principe e quanto fosse crudele perfino con se stesso. Si chiedeva cosa lo spingesse ad allontanare tutto e tutti, perfino se stesso. Non riusciva a trovare una spiegazione, così come non riusciva a spiegarsi il suo interesse per quel giovane.
Accadde, poi, che il principe, grazie alla vicinanza del buon servo, capisse quanto crudele e sbagliato fosse il suo comportamento.
"Cosa posso fare per non essere più quello che sono?" chiese il principe al suo servo.
"Maestà, dovete liberarvi di quello che vi rende così crudele e, vedrete, che sarete una persona migliore" e così fu. Il principe, che si incolpava della morte della madre, morta dopo averlo dato alla luce, dopo che ebbe portato per la prima volta un omaggio alla tomba della donna e averle chiesto perdono, si sentì libero da tutta l'amarezza che gli stringeva il cuore. Ma era tardi, ormai.  Nessuno, in tutto il regno non poi così lontano, voleva avere a che fare con lui.
Il principe era più triste che mai. Non solo vedeva il disprezzo sul viso di chiunque lo circondava, ma perfino lui era arrivato a odiarsi. L'unico che pareva non giudicarlo era il servitore. Gli stava accano in ogni occasione, lo accompagnava ovunque andasse perché non si sentisse mai solo, lo proteggeva dal dolore che gli procurava ciò che la gente pensava di lui. In breve i sue divennero amici.
Alla morte del padre, il principe divenne Re e fu un sovrano giusto nelle sue leggi. Però nessuno sembrava disposto a dimenticare ciò che era stato in gioventù nonostante l'uomo che era diventato.
"Cosa posso fare perché la gente dimentichi chi sono stato e veda, invece, chi sono ora?" chiese, allora, il re al suo servo.
"Maestà" disse, allora, il buon servo "Per quanto buono e misericordioso ora voi siate, la gente non vedrà mai l'uomo che ora siete se, prima, voi non dimenticate il giovane che eravate"
"Cosa vuoi dire?"
"Che se non siete voi il primo a credere nel vostro cambiamento non lo farà nessuno"
E così fu. Come per magia le parole del buon servo si avverarono. Non appena il Re si fu liberato di tutto ciò che gli ricordava il giovane odioso e arrogante che era stato, anche il popolo e tutti quelli che lo circondavano iniziarono a rispettarlo e apprezzarlo. Ed egli fu felice e lo fu anche il servo, il suo più grande amico, l'unico che gli era stato vicino quando tutti lo allontanavano.
Il Re regnò con il servitore al suo fianco per diversi anni e, anche quando prese moglie, continuò ad ascoltare più d'ogni altro il parere del buon servo.
Dalla moglie il Re ebbe diversi figli, ma nessuno di loro raggiunse l'età adulta. Morirono poco dopo esser venuti al mondo.
"Cosa posso fare perché i miei figli non muoiano?" chiese il Re al servitore.
"Maestà, io non conosco la risposta della vostra domanda" ma quando vide il dolore negli occhi del suo sovrano il servitore aggiunse "Ma, forse, posso fare in modo di scoprirlo"
E così fu. Il re, ben presto, seppe che la moglie era nuovamente incinta. Sia lui che il buon servo ne furono immensamente felici. Dopo nove mesi esatti, il figlio del Re venne alla luce. Era un maschio, in perfetta salute e dall'aspetto roseo e robusto. Allora, il Re corse per tutto il castello alla ricerca del buon servo, ma non lo trovò. L'ultimo luogo in cui guardò fu la propria camera. Era silenziosa ma aveva qualcosa di anomalo. Guardandosi attorno notò una lettera posta in bella mostra sul tavolo di legno massiccio. Lascò vagare lo sguardo ulteriormente e vide il suo servitore disteso sul letto, con la sua camicia stretta la petto. pareva che dormisse.
-Maestà- iniziò a leggere il Re -Sono riuscito a scoprire che sulla vostra famiglia gravava una maledizione. Nessuno della vostra stirpe può venire al mondo se non ci sia qualcuno disposto a dare la vita per lui. Vostra madre l'ha fatto per voi e io, adesso, lo faccio per vostro figlio. L'ho fatto perché nulla vale più della vostra felicità. Siete mio amico e questa è solo una delle cose che avrei potuto fare per voi. Non siate triste, Maestà, perché sarebbe il solo torto che possiate farmi. Sono fiero di voi e dell'uomo che siete diventato. Sono sicuro che sarete un ottimo padre.
Con infinito affetto,
il vostro servo-
E il re pianse per la prima volta nella sua vita, continuando a fissare il volto del buon servo, che aveva dato la vita per la sua felicità.
Fece disporre che venisse seppellito vicino ai suoi figli, nella cripta reale,  di fianco alla tomba che avrebbe occupato egli stesso. Diede a suo figlio il nome del servo e fece si che la sua memoria vivesse nei secoli a venire.
Molti anni dopo, quando anche lui morì, l'ultima cosa che vide fu il sorriso del buon servo.
  
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