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Autore: Isidar Mithrim    23/06/2015    13 recensioni
Minerva McGranitt vede sfilare ogni giorno i volti feriti dei suoi studenti; è impotente davanti alle torture dei Carrow, dolorosamente conscia del fatto che c'è solo un modo per proteggere i ragazzi: non proteggerli.
Sa anche che, se Silente fosse stato ancora vivo, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto e non può che pensare di aver fallito il suo compito più importante: mantenere Hogwarts sicura, mantenere Hogwarts casa.
Saranno proprio i suoi studenti a dimostrarle che la speranza non è ancora perduta.
{Terza parte della serie 'Prendi un biscotto', ma può essere letta singolarmente}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alecto Carrow, Amycus Carrow, Argus Gazza, Minerva McGranitt, Neville Paciock
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
- Questa storia fa parte della serie 'Prendi un biscotto'
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Biscotti allo zenzero

“Silenzio!” intimò Severus Piton, Preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dopo uno Smistamento tristemente breve.
Il brusio cessò all’istante.
Piton si alzò in piedi e guardò le tavolate di affamati studenti con annoiato disprezzo, quindi prese la parola.
“Scoprirete presto che da quest’anno a Hogwarts ci saranno alcuni cambiamenti. Nel frattempo, vi presento Amycus Carrow, il vostro nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure.”
L’uomo alla sua sinistra si alzò e salutò gli studenti, ma solo qualche Serpeverde applaudì.
“Sua sorella Alecto, invece,” riprese Piton senza una minima traccia di entusiasmo, “occuperà la cattedra di Babbanologia, corso a cui dovrete partecipare obbligatoriamente.”
Anche la donna tarchiata alla sinistra di Piton raccolse solo gli applausi dei Serpeverde. Minerva, dal canto suo, le scoccò un’occhiata gelida, e si sentì malignamente soddisfatta nel constatare che perfino stando in piedi la Mangiamorte era a malapena più alta di lei.
“I professori Carrow saranno i vostri nuovi Vicepresidi, nonché i responsabili della disciplina. Qualsiasi violazione del regolamento dovrà essere loro riportata, e nessun insegnante potrà assegnare una punizione ai propri studenti senza aver prima segnalato l’infrazione e atteso il loro benestare.”
Le labbra di Minerva si stirarono in una linea sottile mentre ascoltava ancora una volta quella follia.
“E adesso –”
Sentì una morsa stringerle lo stomaco, quando la mano di Neville Paciock scattò in aria. Lei azzardò un’occhiata a Piton, che aveva gli occhi ridotti a due fessure e le labbra piegate dal disprezzo. Minerva capì che lui non avrebbe lasciato correre, e il suo stomaco si contorse ancor di più.
“Mi chiedo cosa debba dirci di così importante da non poter attendere la fine del banchetto, Signor Paciock” disse Piton con astio.
“Avrei una domanda, Signore.” Neville aveva usato un tono calmo, ma la sua voce era alta e chiara. “Ero curioso di sapere… crede che sarebbe mai riuscito a diventare Preside, se non avesse ucciso il suo predecessore?”
Minerva trattenne il respiro e non osò guardare in direzione di Piton. Solo quando la professoressa Sprite le toccò gentile una mano si rese conto di averla così stretta attorno al coltello che le sue nocche erano diventate bianche.
Come osi?” sputò Piton, la voce contaminata dall’ira.
Alecto Carrow, però, gli rivolse un ghigno soddisfatto. “Lascia che me ne occupi io.”
Quando Piton acconsentì con un cenno della testa e la Mangiamorte si alzò in piedi, Minerva sentì Pomona stringerle il polso, e si chiese se l’avesse fatto per controllare l’angoscia o per assicurarsi che lei non facesse gesti avventati.
“Vieni avanti, sciocco Grifondoro” disse Alecto, uno scintillio malevolo negli occhi.
Neville eseguì senza esitazione, un’espressione fiera sul volto, e Minerva fu percorsa da un brivido quando lui le lanciò uno sguardo carico di determinazione.
“Ora vi faccio vedere cosa succede a chi non rispetta le regole” disse Alecto maligna, rivolgendosi agli studenti.
Un attimo prima, Neville era in piedi a qualche metro da lei dall’altra parte del tavolo e sosteneva il suo sguardo minaccioso senza battere ciglio.
Un attimo dopo, si contorceva a terra urlando di dolore.
“NO!” urlò Minerva, sovrastando allibita le grida spaventate degli studenti. I lamenti strazianti di Neville erano cessati all’istante, quando lei aveva puntato la bacchetta al collo di Alecto Carrow senza che Pomona riuscisse a evitarlo.
La Mangiamorte la guardò con maligna soddisfazione, prima di parlare.
“Abbassi subito la bacchetta, vecchia strega, o scelgo due mocciosi del primo anno per fare compagnia a Paciock.”
Minerva la fissò con rabbia indignata, la mano tremante per la tensione.
Un attimo dopo, però, si abbandonò sulla sedia, come svuotata da ogni energia.
Nella Sala Grande non volava più una mosca.
“Ha fatto la scelta giusta, professoressa” disse Alecto con soddisfazione. “Puoi tornare a posto, Paciock.”
Lui dovette aiutarsi con le mani per alzarsi in piedi sulle gambe ancora tremanti, e Minerva sentì gli occhi farsi lucidi quando lui la guardò con orgoglio e riconoscenza, prima di voltarsi per raggiungere gli altri Grifondoro.
Fissò Piton con odio, pensando che in qualche modo quel tradimento fosse persino più subdolo e inatteso dell’assassinio di Silente.

*

“Fate largo!” intimò Minerva qualche ora dopo, facendosi strada attraverso la massa di Grifondoro riuniti davanti alla Signora Grassa.
“Professoressa, non vuole farci entrare!” esclamò Robins.
“Dice che è stata cambiata la parola d’ordine!”
“Lo so perfettamente, Finnigan, visto che sono stata io a cambiarla.”
“E perché?!”
“Trovo che Baba Raba sia troppo impersonale. Ho deciso che quest’anno sceglierò delle parole d’ordine che richiamino le gesta di qualche Grifondoro. La prima sarà Ungaro Spinato.”
Gli studenti dei primi anni la guardarono perplessi, ma quelli più grandi esultarono e applaudirono come se Minerva avesse appena catturato il Boccino.

***

Non era ancora finito il primo mese di scuola quando Paciock le passò accanto con un vistoso taglio sulla guancia.
“Paciock!” esclamò Minerva, interdetta. “Cosa ti è successo?”
“Alecto Carrow” rispose lui con una naturalezza inattesa. “Mi sono rifiutato di scrivere che i Nati Babbani hanno rubato i loro poteri, professoressa.”
Minerva lo guardò per un lungo istante mentre un’angoscia indesiderata l’assaliva.
Avrebbe voluto sentirsi fiera di lui, sapeva di doverlo essere, ma inaspettatamente bruciava dalla voglia di dirgli tutt’altro. Ti prego, non ribellarti, avrebbe voluto supplicare. Io non posso proteggerti.
“Finite le lezioni andrai da Madama Chips per farti medicare, Paciock” gli disse invece, cercando di sembrare indifferente.

***

“Buongiorno, Minerva!” squittì allegro il professor Vitious quando la incrociò per i corridoi.
“Buongiorno, Filius.”
“Ti consiglio di passare al secondo piano, scendendo a pranzo” le sussurrò lui passandole accanto, prima di allontanarsi pimpante.

Minerva seguì il consiglio del collega, allungando il percorso tra la sua aula e la Sala Grande per fare un giro al secondo piano.
Aveva appena salito la rampa che vi ci conduceva quando vide Gazza camminare per il corridoio con Mrs Purr al seguito, un flacone di Solvente Magico di Nonna Acetonella Per Ogni Tipo di Sporcizia in una mano e uno spazzolone nell’altra. Ebbe l’istantanea certezza che seguirlo l’avrebbe condotta nel luogo giusto.
“Maledetti studenti!” lo sentì inveire. “Se scopro chi è stato, io –”
“Lei cosa, Mastro Gazza?” domandò la McGranitt con freddezza.
“Professoressa!” esclamò lui, saltando spaventato. “Io… i Carrow…”
“È sorprendente constatare ancora una volta quanto in fretta dimentichi quello che Silente ha fatto per lei” disse Minerva, gelida. Mrs Purr la squadrò gli occhi stretti e lei ricambiò con un’occhiataccia. “Dubito che i Carrow sarebbero stati altrettanto disponibili nei confronti di un Magonò.”
Minerva interruppe il balbettio imbarazzato del custode con un cenno deciso della mano. “Non ho tempo per le sue giustificazioni. Mi spieghi cosa è accaduto, piuttosto” disse, riprendendo a camminare lungo il corridoio.
“Ecco, sì, professoressa… Questa notte alcuni studenti devono essere usciti dalle camerate… e hanno fatto una scritta…”
Minerva si fermò. Ora l’aveva vista anche lei, quella scritta.
Riluceva fluorescente esattamente nello stesso punto in cui aveva scritto l’Erede di Serpeverde qualche anno prima.

Esercito di Silente, il reclutamento è ancora aperto

Minerva sentì gli occhi inumidirsi e il petto gonfiarsi di orgoglio, così forte da sovrastare la paura per quello che sarebbe accaduto se i Carrow avessero scoperto l’autore della scritta.
“Hanno detto che devo cancellarla, professoressa” borbottò Gazza.
Minerva si ricompose. “Assolutamente, Mastro Gazza. Buon lavoro” gli augurò.
Lui la guardò stupefatto.
“E veda di non lasciarsi distrarre fino a quando non l’avrà ripulita del tutto.”
Gazza annuì con trasporto, evidentemente sollevato dal fatto che lei concordasse con le direttive dei Carrow.
Minerva fece pochi passi prima di concedersi un sorriso compiaciuto.
Era certa che il Solvente di Nonna Acetonella potesse ben poco contro l’Incanto Indelebile che aveva appena evocato.

***

Minerva sentì bussare alla sua porta e sollevò gli occhi dalla sua lettura. Paciock era fermo all’entrata dell suo studio e lei sentì una morsa d’orrore appena vide che il suo occhio destro era livido e gonfio.
“Seamus mi ha detto che voleva vedermi, professoressa.”
Lei sospirò.
“Esattamente. Siediti, Paciock” gli disse severa, facendo un cenno verso la sedia rigida davanti alla propria scrivania.
Lui attraversò il suo studio in rapide falcate e si accomodò senza esitazione. La sua espressione era serena – determinata, perfino – nonostante l’occhio nero e l’aspetto disordinato, e per un attimo lei scordò di averlo chiamato per rimproverarlo. Ricordò un’altra volta in cui si era seduto su quella sedia, quando gli aveva dovuto rivelare la verità sul finto Moody meno di tre anni prima, e si domandò cos’era successo a quel ragazzo timido e insicuro. Si disse che sarebbe stato meglio se non fosse cambiato affatto, ma un attimo dopo si vergognò di quel pensiero e lo scacciò via.
“Prendi un biscotto” gli disse, porgendogli una scatola di latta.
Paciock la guardò sorpreso, e Minerva immaginò che anche lui si aspettasse una ramanzina. Nonostante ciò, lui la ringraziò e pescò uno Zenzerotto senza fare complimenti. Paciock sostenne il suo sguardo con fermezza mentre masticava il biscotto, e in qualche modo questo la riportò sulla retta via.
“Vuoi spiegarmi cosa diavolo state cercando di dimostrare, Paciock?” domandò con tono tagliente. “Prima gli affronti ai professori e ora questo!” riprese lei. “Rubare la spada di Godric Grifondoro dall’ufficio del Preside, ma come vi è venuto in mente! Piton è furioso. Esigo una spiegazione.”
Si era aspettata che Paciock sarebbe apparso dispiaciuto, ma vide solo delusione scritta sul suo volto, e fu più doloroso di quanto fosse disposta ad ammettere.
“Noi… noi pensavamo che lei fosse dalla nostra parte, professoressa…”
Fu delusione anche ciò che sentì nelle sue parole ferite.
Minerva si portò una mano sulla fronte e chiuse gli occhi per un attimo, lasciando sfumare la rabbia.
“Certo che sono dalla vostra parte” ammise quasi con dolcezza, guadagnandosi un’occhiata sorpresa di Paciock. “È proprio per questo che sono così preoccupata.”
Un silenzio imbarazzato cadde nell’ufficio.
Desiderosa di romperlo, Minerva si schiarì la gola.
“Prendi un altro biscotto” disse asciutta, facendo un cenno verso la scatola di latta.
Lui accettò senza ribattere, e Minerva sospettò di avergli appena offerto la scusa perfetta per evitare di parlare ancora per un po’.
Per un attimo le era quasi sembrato intimidito – un promemoria del ragazzo che era stato un tempo. Minerva trovava incredibile che lei potesse ancora avere quell’effetto su uno studente che era sopravvissuto a due battaglie, e che a modo suo ne stava combattendo una terza.
“Per quanto faccia fatica ad ammetterlo, Paciock, la verità è che io non posso proteggervi.”
Lui deglutì a forza l’ultimo boccone di Zenzerotto, chiaramente desideroso di rispondere, e Minerva sperò di aver trovato la cosa giusta da dire.
“Lo sappiamo benissimo, professoressa, ma non ci importa.”
“Importa a me!” esclamò Minerva, mandando a benedire il proposito inespresso di restare calma. “Come credi che mi senta vedendoti sopportare una nuova punizione ogni settimana, sapendo che non posso fare nulla per evitarlo?”
Paciock sembrava quasi commosso, e Minerva si pentì di aver perso di nuovo la pazienza.
“Abbiamo anche pensato di darle il suo nome, lo sa?” le disse.
“Dare il mio nome a cosa?” chiese lei seccamente.
“All’Esercito di Silente, ovviamente.”
Minerva doveva aver lasciato trapelare tutta la sua sorpresa, perché Paciock le sorrise gentile e cominciò a spiegare.
“Lo facciamo anche per lei che, professoressa. Sappiamo che vorrebbe fermare i Carrow tanto quanto noi, e sappiamo che è solo per proteggerci che non gli mette i bastoni tra le ruote. Dovrebbe essere lei la nostra Preside, e all’inizio abbiamo pensato che dare il suo nome all’ES poteva essere un modo per onorarla… per darle ciò che si merita, e che Piton le ha sottratto.”
Minerva sentì gli occhi divenirle lucidi, e sbatté forte le palpebre.
“Ma non volevamo che finisse nei guai come era successo a Silente, e tenere il suo nome sembra un po’ come tenerlo in vita, in un certo senso. Cioè, sappiamo che non c’è più, ma… finché qualcuno qui a scuola gli sarà fedele, sarà come se non l’avesse lasciata veramente…”
Una lacrima le sfuggì dispettosa.
“Perché non prende un biscotto anche lei? Sono buoni” le disse Neville con un sorriso, avvicinandole la scatola.
Minerva fu stupita dalla sua proposta poco ortodossa, ma prese uno Zenzerotto e lo mangiò in piccoli morsi. In effetti si sentì un po’ sollevata quando lo ebbe finito.
Fece un profondo respiro, prima di parlare ancora.
“Ascoltami attentamente, Paciock. Odio doverlo ammettere, ma Esercito di Silente o meno, Hogwarts non è più un luogo sicuro da quando lui non c’è più. Dovete tenere bene a mente che i Carrow sono Mangiamorte. Non sappiamo quanto in là possano spingersi, e ho paura che presto essere Purosangue non varrà poi molto, dopo tutto. Vi scongiuro, non date loro l’opportunità di mostrare quanto possano essere crudeli.”
Paciock sembrò deluso dalle sue parole. “Ci sta chiedendo di smettere di lottare?”
Lei sospirò.
“Vi sto chiedendo di essere prudenti, e di capire che c’è di peggio che essere costretti a scrivere una frase insensata. Almeno… almeno scegliete le vostre battaglie con saggezza, per favore.”
Neville annuì, ma a lei non sfuggì che non le aveva fatto nessuna promessa ad alta voce.
“Puoi andare, adesso. Ti prego di dire a Ginny Weasley che voglio vedere anche lei dopo la sua lezione di Incantesimi.” Non si aspettava che quella conversazione prendesse una piega migliore, ma valeva comunque la pena provare.
“Lo farò” le assicurò Paciock. Era già arrivato alla porta quando Minerva richiamò ancora la sua attenzione.
“Neville… dille anche che sono fiera di voi.”

***

“Paciock! Cosa hai combinato, questa volta?” inorridì Minerva quando vide il suo volto violaceo e tumefatto.
“Paciock è un coniglio” lo derise qualcuno dietro di lei. Minerva si girò e vide il ghigno entusiasta di Tiger. Goyle sogghignava sguaiato al suo fianco, ma smise all’istante quando Minerva lo gelò con uno sguardo.
“Grazie per la sua illuminante spiegazione, signor Tiger. Ora la prego di prendere posto al tavolo dei Serpeverde.”
Lui grugnì, ma non osò contraddirla.
“Paciock, sto ancora aspettando una risposta” lo incalzò lei con tono tagliente.
“Amycus Carrow voleva che ci esercitassimo con la Maledizione Cruciatus, professoressa” spiegò Neville con la voce intrisa di un disprezzo che Minerva non ricordava di avergli mai sentito usare prima. “Sugli studenti in punizione.”
L’orrore che aveva provato pochi minuti prima guardando il volto gonfio di Paciock era nulla in confronto al terrore che adesso le stava torcendo i visceri e tremare le gambe.
“Ha pensato che stessi scherzando quando gli ho detto che ero disposto a farlo solo su un Lestrange.”


***

“… so che ha avuto un periodo difficile, di recente, ma questa è una delle abilità più richieste al M.A.G.O. di Transfigurazione, Signor Corner, quindi le suggerisco di –”
Minerva sussultare quando la porta della sua aula fu aperta con un tonfo e Amycus Carrow si precipitò dentro, sua sorella al seguito.
“Tutti, bacchette a terra e mani sui banchi dove posso vederle, e non sognatevi nemmeno di fare gesti azzardati!” strillò Alecto agli studenti, gli occhi che si muovevano avanti e indietro su di loro mentre Amycus raggiungeva Minerva e le puntava la bacchetta dritta in volto con un ghigno malevolo.
Alla fine Alecto imprecò furente. “Non è qui!” disse al fratello, e lui sbatté i pugni sulla cattedra di Minerva, facendola trasalire nonostante i suoi sforzi per tenere a bada l’angoscia.
“Dove diavolo è, allora?!” le urlò in faccia.
Il suo cuore pompava con ferocia, ma lei parlò in tono asciutto e composto, aggrappandosi alla convinzione che non avevano trovato chiunque stessero cercando – stava cominciando a farsi un’idea piuttosto precisa di chi potesse trattarsi, e questo la preoccupò ancora di più. “Non vedo come potrei rispondere alla vostra domanda, finché non mi spiegherete di chi stiate parlando.”
“Lo sa benissimo di chi parliamo!” urlò Alecto. “Lei lo sta nascondendo, lo sappiamo!”
“Posso assicurarvi che non sto nascondendo nessuno, a meno che non vogliate considerare la lontra che ho trasformato in un poggiapiedi all’inizio della lezione” disse Minerva con presunta calma, desiderosa di tenerli occupati quanto più a lungo potesse. “Con un po’ di fortuna qualche studente riuscirà a riportarla alla sua forma originale prima della fine della lezione.”

“Non farti gioco di noi, vecchia strega! Doveva essere qui!” gridò Amycus, sbattendo ancora i pugni. “Piton ci ha detto che doveva essere qui!”
Minerva sentì un’ondata di disprezzo verso il traditore, ma strinse i le mani fino a che le unghie non le si conficcarono nella pelle e tenne la rabbia sotto controllo.
“Vi suggerirei di risolvere questo problema con il Preside, allora, visto che apparentemente non sembrate interessati a dirmi chi stiate cercando.”
“Paciock!” esclamò Alecto dal fondo dell’aula. “Deve essere qui! Lo sappiamo che questi sono gli studenti del settimo anno!”
Minerva sentì il cuore batterle ancora più forte quando fu fatto il nome di Paciock. Era da un po’ che temeva che qualcosa del genere potesse succedere – in fondo, avevano preso Lovegood svariati mesi prima – ma era comunque terribile sapere che il momento era infine giunto.
“Ho paura che Paciock non segua più le mie lezione dal sesto anno.”
“Ma Piton ha detto che era qui!”
Se non fosse stata tanto preoccupata per Neville, Minerva sarebbe stata parecchio infastidita da tanta stupidità.
“Allora suppongo che il Preside debba aver dimenticato questo dettaglio.”
“Lo sta coprendo, lo so! Dimmi dov’è!” gridò Amycus.
Minerva non osò pensare cosa ne sarebbe stato di Neville se l’avessero trovato, e sperò con tutto il cuore che i suoi compagni di Grifondoro o gli altri membri dell’ES presenti nell’aula fossero in grado di contattarlo più in fretta di lei. All’improvviso si rese conto di aver trascurato un dettaglio fondamentale: trattenere i Carrow nella sua aula era un’arma a doppio taglio, o forse addirittura un grave errore, perché finché loro fossero rimasti lì, nessuno dei presenti poteva mettere Paciock in guardia – Minerva avrebbe perfino potuto rischiare di far uscire qualcuno con una scusa davanti a Malfoy, ma non davanti ai Carrow.
“Non lo sto coprendo, e non ho idea di dove sia” ribatté asciutta.
“Stai mentendo!” urlò Amycus, così furente che gocce della sua saliva le arrivarono fino al volto.
Non le importò nulla, perché aveva appena realizzato che probabilmente Piton non li aveva mandati lì per caso, nonostante i Carrow ne fossero convinti: costringerla a rimanere nella sua aula – e sotto gli occhi di vari Mangiamorte, per giunta – era il modo migliore per impedirle di aiutare Paciock. Significa forse che Piton lo stava cercando personalmente, allora? Un brivido le percorse la schiena alla mera idea, e Minerva si azzardò a lanciare un’occhiata a Finnigan, sperando contro ogni speranza che avesse qualche buona notizia; i suoi occhi erano fissi sul banco, però, e Alecto Carrow era vicino a lui, la bacchetta sollevata.
Minerva riuscì a immaginare un unico modo per levarsi i Carrow dai piedi, per quanto azzardato fosse.
“Certo che non sto mentendo” disse con voce indignata. “Suppongo ci sia poco che io possa fare affinché mi crediate, ma sono certa che il professor Piton può facilmente controllare sui documenti della scuola. Vedete, io non accetto nelle mie classi avanzate studenti che abbiano preso meno di una O al G.U.F.O. di Trasfigurazione. Sfortunatamente, Paciock è riuscito ad ottenere solo una A durante il suo esame.” E Minerva non ne era mai stata più felice di così.
Amycus la fissò per un lungo istante mentre considerava il suo suggerimento, ma con disappunto di Minerva alla fine si girò verso Malfoy, che alzò gli occhi esitante.
“È vero che Paciock non è in questa classe?” gli domandò Carrow.
Malfoy annuì, quindi distolse lo sguardo.
Amycus imprecò a denti stretti, ma un attimo dopo sgranò gli occhi, come se avesse appena intuito qualcosa di importante. “Be’, non è certo colpa nostra se Piton ci ha detto che sarebbe stato qui, dico io.”
Alecto sembrò parecchio rincuorata dalle parole del fratello. “Già, può prendersela solo con se stesso se non lo prendiamo! Ma dobbiamo comunque continuare a cercarlo, no?”
Minerva stava per suggerire loro di tornare nell’ufficio del Preside per ricevere nuove istruzioni – un altro tentativo debole ma doveroso – quando Amycus si raddrizzò all’improvviso e si avvicinò a Finnigan con larghe falcate.
“Tu!” gridò. A differenza di Malfoy, Finnigan sostenne il suo sguardo con fierezza.
“Sì, signore?” domandò con finta cortesia.
“Tu dormi in stanza con Paciock!” strepitò Carrow trionfante, come se fosse l’intuizione più brillante che avesse mai avuto.
“Già” confermò Finnigan con un’alzata di spalle. “E allora?”
“E allora, quando è stata l’ultima volta che l’hai visto?” domandò Alecto aggressiva, gli occhi animati di avidità.
“A colazione, professoressa.”
“E dopo dove è andato?”
“Be’, questo non lo so, perché ci siamo divisi quando io sono venuto qui a lezione. Però… sì, mi ricordo che ha ricevuto una lettera, e lui non ha un gufo, quindi… forse è andato alla Guferia?”
Minerva era pronta a scommettere che in realtà secondo Finnigan la probabilità che Paciock si trovasse davvero lì fosse parecchio scarsa, e sperò che i Carrow abboccassero.
Amycus premette un dito minaccioso contro il petto di Finnigan. “Credi davvero che siamo così stupidi da credere anche a una sola parola di quelle che hai detto?”
Minerva imprecò tra sé e sé, ma mantenne la sua compostezza. “Mi domando perché vi siate dati peso di fargli delle domande, se siete così convinti di non potervi fidare di lui.”
Amycus le lanciò un’occhiataccia, quindi si girò per rivolgersi a tutta la classe, la sua voce bassa e minacciosa. “Se qualcuno è o verrà a conoscenza di informazioni su Paciock e non verrà immediatamente ad informarci, vi assicuro che ne pagherà le conseguenze.”
“Già, l’avevamo immaginato” disse Finnigan. Minerva non fu l’unica a trasalire quando Alecto sferzò la bacchetta nell’aria e un taglio fresco apparve sulla guancia di Finnigan, macchiandogli la divisa di sangue. Lui si limitò a premersi una mano sulla ferita, imperturbabile.
Amycus guardò la sorella. “Meglio non iniziare dalla Guferia” le disse, e Minerva fu percorsa da un brivido quando Finnigan sgranò gli occhi dalla paura, e in quell’istante capì cosa doveva fare per aiutare Paciock a nascondersi.
Si alzò. “Immagino che mi chiederete di accompagnarvi alla torre di Grifondoro, dunque” disse ai Carrow, guadagnandosi svariate occhiate sorprese dei suoi studenti, proprio come si era aspettata.
Anche i due Mangiamorte erano stati presi alla sprovvista.
Alecto la squadrò con rabbia mista a sospetto. “Si prende forse gioco di noi?”
“Oh, non oserei mai, e credetemi quando vi dico che non nutro alcun desiderio di spendere altro tempo in vostra compagnia. Tuttavia, suppongo sarebbe alquanto imbarazzante se spendesse ore a cercarlo inutilmente per poi scoprire che non aveva mai lasciato la sua stanza, per tanto ho immaginato che quella sarà il prossimo posto che controllerete, e preferirei lasciarvi entrare io stessa anziché lasciarvi minacciare uno dei miei Prefetti o importunare ancora la Signora Grassa.”
I Carrow si scambiarono uno sguardo.
“Be’, è la Direttrice di Grifondoro” disse infine Alecto.
“Sono lusingata che se ne sia ricordata, professoressa Carrow. È solo una decade o due che ricopro quel ruolo, d’altronde.”
“Non parlarle così, stupida strega! Ci porterai alla torre di Grifondoro adesso!”
“Ma certo” rispose Minerva accomodante, prima di rivolgersi ai suoi studenti, pronta a giocarsi la sua ultima carta. “Come avrete certamente dedotto la lezione è terminata, ma mi auguro che vorrete sfruttare quest’ora libera per esercitarvi.”
Alla fine osò soffermare gli occhi su Finnigan per un istante, e lui la ripagò con un impercettibile cenno della testa.
Rincuorata, Minerva s’incamminò verso il corridoio e fece un cenno ai Carrow affinché la seguissero, ringraziando Merlino che nessuno dei due avesse obiettato a lasciar andare gli studenti.
Quando raggiunsero la porta, però, Amycus si bloccò di colpo. “Aspetta” disse, girandosi verso gli studenti, che cominciavano ad alzarsi. “Voi non potete andare da nessuna parte!

Minerva ebbe una stretta al cuore, e iniziò a immaginare di schiantare i Carrow e di correre alla torre per raggiungere Neville ad ogni costo.
“Draco, stai qui e assicurati che nessuno lasci la classe” ordinò però Amycus, e lei si sentì invasa dal sollievo. Era certa che ben più di una persona fosse pronta a liberarsi di Malfoy e a subirne stoicamente le conseguenze, e provò un moto d’orgoglio per i suoi studenti.
Era anche certa che Finnigan conoscesse molte più scorciatoie per la torre di quante ne sapessero i Carrow: aveva sei piani per superarli, e lei sperò con tutto il cuore che avrebbe raggiunto Neville in tempo.

*

I Carrow la obbligarono a tenere un passo più veloce di quello che aveva sperato, e nonostante la loro mancanza di conoscenze sulle scorciatoie per il settimo piano Minerva temeva che sarebbero arrivati alla torre troppo in fretta.
Mancava solo una rampa di scale quando sentirono qualcuno correre veloce sopra le loro teste, a passi rapidi e pesanti.
I Carrow si precipitarono all’ultimo piano e Minerva dovette fare uno sforzo per stargli dietro. Nonostante il fiato corto e il sangue che le pulsava nelle vene, però, era pronta a misure disperate per impedire ai Carrow di prendere Paciock, qualora si fossero rese necessarie.
Appena raggiunsero il settimo piano, i due Mangiamorte spedirono una raffica di incantesimi contro la figura davanti a loro che Minerva sapeva essere Paciock. In risposta, lui evocò un Incantesimo Scudo senza neanche fermarsi; un attimo dopo svoltò l’angolo e loro lo persero di vista.
Quando girarono l’angolo a propria volta, Minerva realizzò con orrore che Neville stava camminando verso di loro, ma dopo un momento lui cambiò ancora direzione e una porta apparve all’improvviso sul muro alla sua destra.
Neville vi si serrò dietro in fretta e furia, e lei era pronta a evocare il suo migliore Colloportus non verbale quando i Carrow si bloccarono di botto, gli occhi spalancati dalla sopresa.
“Dove diavolo è andato?!” urlò Amycus, guardando avanti e indietro, apparentemente ignaro della porta stagliata sul muro accanto a lui. “Come ha fatto a Smaterializzarsi?!”
Minerva sospirò di sollievo, comprendendo finalmente dove Paciock si era appena nascosto, e grata che fosse riuscito a tenere i Carrow fuori dalla Stanza delle Necessità. Non era troppo rassicurante che lei potesse entrare – o che potesse vedere la porta, come minimo – perché era impossibile prevedere con certezza chi altro sarebbe stato in grado di farlo, ma sperò che fosse dovuto solo alla fretta del momento e si ripromise di avvisare Finnigan del problema.
“Guard!” gridò poi Alecto, distogliendola dai suoi pensieri. La Mangiamorte indicava l’arazzo di Barbaba il Babbeo che provava a insegnare il balletto ai troll. “Siamo al settimo piano! Deve essere quella Stanza! La Stanza delle Cose Nascoste!”
“Malfoy saprà come entrarci!” esclamò Amycus, un ghigno trionfante sul volto. “Lo vado a chiamare! Tu stai qui con lei così Paciock non può uscire!”

Ma Paciock non provò a uscire, e né Piton né Malfoy – che a quanto pareva non era stato schiantato (forse l’ES sapeva comunicare via Patronus, ed qualcuno era riuscito a mandarne uno a Paciock senza che Malfoy se ne accorgesse?) – furono in grado di vedere la porta, né tanto meno di entrare nella stanza.
Quando infine gettarono la spugna, neanche Minerva riusciva più a vederla, e faticò parecchio a nascondere la sua gioia.

***

“Molto bene, Mr Coote” disse Minerva. “Mi fa piacere che tu abbia già le idee così chiare sul tuo futuro, e che tu sia tanto consapevole del percorso che dovrai seguire. Se non hai altre domande, puoi tornare a lezione.”
Coote si alzò in piedi. “No, non ho altre domande, professoressa, ma… ho qualcosa per lei” disse, prendendola alla sprovvista.
“Qualcosa per me?” domandò lei stupita.
Coote non aggiunse ulteriori spiegazioni, ma le sorrise divertito, e Minerva lo guardò a occhi sgranati quando tirò fuori dalla sua borsa una scatola di latta con decorata con un motivo scozzese.
Qualcuno ha sentito dire che ha quasi finito gli Zenzerotti, professoressa” le spiegò con un occhiolino, posando la scatola sulla sua scrivania.
Minerva registrò a malapena che Coote stava uscendo dal suo studio e salutarla con un cenno del capo, troppo presa dalla scatola davanti a lei.
La aprì con dita tremanti, e riconobbe all’istante la grafia sul pezzetto di pergamena posato sopra i biscotti.
Diceva solo grazie, ma era più che sufficiente.

***

Stava addentando un boccone di carne quando uno studente corse dentro la Sala Grande. Riconobbe Terry Steeval solo quando il ragazzo salì in piedi sul tavolo dei Corvonero lei riconobbe.
“Harry Potter è entrato alla Gringott ed è fuggito su un drago!” urlò Steeval trionfante. “Ha rubato alla Gringott ed è fuggito su un drago!”
Era da tempo che Minerva non sentiva il cuore gonfiarsi così di speranza.
Era la prima notizia di Harry che riceveva da mesi.
Pur essendo costretta a guardare i Carrow torturare Terry senza obiettare, sentì l’orgoglio divorare l’orrore.

*

Minerva non riusciva a credere alle sue orecchie. Poteva essere vero, quello che sosteneva Carrow? Harry era davvero tornato a Hogwarts?
L’orgoglio che aveva sentito così vivo quella sera tornò a inebriarla ancora, e quando Carrow minacciò che avrebbe dato a dei ragazzi innocenti la colpa della sua inettitudine, Minerva aveva già fatto la sua scelta.



**************


Ed eccomi qua con un… Missing Moment, che sorpresa xD Questa storia può essere un po' considerata come un secondo capitolo di 'Subdoli impostori e crude verità', che vede sempre come protagonisti Minerva e Neville, ma a POV invertiti. Qualora voleste passare anche di là, ne sarei molto felice :)
Ho come sempre un po’ (= un botto) di cose da dire.

Parto dalle considerazioni su Gazza: ultimamente ho scritto su di lui e da allora ho deciso che non è un caso se lavora a Hogwarts. Silente è l’uomo delle seconde chance: la dà Hagrid, la dà (due volte) a Remus, quindi… perché non immaginare che anche Gazza sia lì grazie a lui, nonostante non sappia fare mezza magia? ☺ ‘Ancora una volta’ vuole essere un riferimento al suo aiuto alla Umbridge. Mi sarebbe piaciuto scrivere che Minerva lo minaccia di dire ai Carrow che è un Magonò, ma Piton non può non saperlo, quindi non reggeva.

Poi, parliamo di Neville: non so se crucerebbe davvero un Lestrange, però loro hanno torturato i suoi genitori fino alla follia, quindi credo che abbia come minimo pensato di farlo (poi magari non ci sarebbe riuscito perché è troppo buono e bravo e coraggioso <3)

Ed eccoci a Minerva: non sono certa che sia coerente la sua trasformazione durante l’anno, anche se i singoli momenti mi ‘tornano’. Parte inorridita, perché non si aspettava quella punizione; poi è ‘solo’ preoccupata (ormai sa come puniscono) e impotente; poi all’ennesima ‘bravata’ dell’ES si arrabbia (ma in fondo è più preoccupata che arrabbiata), perché le sembra che il gioco non valga la candela (d’altronde lo fa anche con Harry, al quinto anno); infine inorridisce di nuovo quando le punizioni cominciano a farsi sempre più dure (ho immaginato un’escalation anche nelle punizioni).
Avrei voluto mettere un confronto tra lei e Piton, ma non ero convinta di come renderlo…
È voluto che lei in genere lei pensi a Neville come ‘Paciock’, ma che ogni tanto lo chiami ‘Neville’ nella sua mente.

La scena di Terry Steeval e la scritta ‘Esercito di Silente: il reclutamento è ancora aperto’ sono riprese dal racconto di Neville al trio. La frase è pertanto una citazione de ‘Harry Potter e i Doni della Morte’ e non una mia invenzione.

Concludo dicendo che da tanto volevo dare spazio a Neville e Minerva a Hogwarts e in questa settimana mi sono proprio sbizzarrita!
Qualora voleste leggere altro (anche flash) su Minerva/Neville/entrambi mentre Harry è a campeggiare :P (e non solo), potete tentare con le altre storie di questa serie; con la one shot ‘Of those who stayed’; con ‘Di impostori e verità’ (dove viene raccontata la prima volta in cui Minerva offrì a Neville uno Zenzerotto); con la serie ‘Drooble’s Best Blowing Gum’ (qui compare anche Augusta)^^

Grazie di tutto,
Isidar

Ps il titolo è questo perché tutta l’idea è nata da quella scena.

   
 
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