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Autore: Jasmine_dreamer    25/06/2015    3 recensioni
Mi ricordo il profumo di Oliver, le sue mani incrociate alle mie, i suoi occhi verdi.
L'amore, l'alcol, le sigarette e l'erba, si respirava tutto.
La spiaggia era buia, tutti erano tornati a casa, e Oliver mi aveva appena vista piangere.
Un amore clandestino, un amore durato una sola estate e da lì a breve sapevamo che i nostri sguardi non si sarebbero più incrociati.
Oliver si muoveva dentro di me, rendendomi sua per sempre.
"Nicole.." gemette: "Ti amo."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella mattina ebbi la sensazione di svenire quando mi alzai dal letto.
Tra i pianti di Christian ed Oliver che mi tormentava in sogno, passai la maggior parte della notte sveglia.
Christian mi chiamò con un gemito ed io andai a tirarlo fuori dalla culla.
Oggi il mio piccolo compieva un anno e la mia emozione era immensa.
“Auguri amore della mamma.” Sussurrai baciandolo dolcemente sulle labbra.
Per mano ci dirigemmo in cucina dove Karen preparava la torta.
“Ecco il festeggiato!”  esclamai io.
Karen si abbassò e disse: “Tanti auguri piccolo Christian.”
Chris la abbracciò e lei sorrise.
Il mio telefono squillò: papà.
“Father, dimmi!”
“Sto arrivando, ho preso 4 vassoi di pasticcini, dici che bastano?” domandò.
“Boh penso di sì papà, siamo in 30 persone.”
“Ok, un bacio, arrivo.”
“Bye!”
Mio padre si stava davvero impegnando affinché il nostro rapporto diventasse un vero rapporto, e questo mi faceva un immenso piacere perché le sue priorità erano chiaramente incentrate su me e mio figlio.
Fu dura affrontare la gravidanza senza mia madre, e l’unica cosa che riusciva a risollevarmi il morale era sapere che mio padre era lì per me, era lì con me.
Quando mio padre arrivò a casa, lui e Karen mi aiutarono a sistemare tutto per la festa di Christian.
Quando Chri lo vide urlò: “nonnnno!” e si lanciò su di lui.
Poi però gli fece una domanda che mi sorprese: “Pechè tu nonnnno mio?”
“Perché sono il papà della tua mamma!” rispose mio padre.
Christian lo guardò e chiese: “Io no papà?”
Sbiancai.
“Dai scendi, nonno è stanco.” Disse mettendolo in terra.
Lui corse da Laika e noi continuammo a preparare.
 
Oliver:
 
Baciai Jane e mia madre, abbracciai mio padre ed i miei amici, e mi diressi a fare il check-in per prendere l’aereo.
Tra meno di due ore sarei arrivato a Milano.
Eminem impazziva nelle mie orecchie, ed io stavo lasciando la mia terra e tutto ciò che rappresentava per me per intraprendere una nuova vita.
Chissà che non avrei visto Nicole, chissà che non avrei scoperto di amare ancora lei.
Mi imbarcai, salii sull’aereo e mi addormentai.
Quando arrivai, l’odore di smog mi intasò le narici, uscii dall’aeroporto e la gente camminava frettolosamente, nessuno che si salutava, nessun sorriso.
Milano era fredda, il vento mi pungeva la pelle e il gelo calava impetuoso su di me.
Ero così confuso, un’ora prima era tutto così diverso.
Un uomo vestito bene e dallo sguardo gelido mi guardava squadrandomi dalla testa ai piedi, aveva un cartello in mano col mio nome scritto sopra.
Quando mi presentai, mi fece un sorriso e mi scortò in hotel.
Salii in camera mia, tutto mi sembrava così strano e confuso.
Mandai un messaggio alla mia famiglia, a Jane ed ai miei amici informandoli che ero arrivato.
Poi ne mandai un ultimo.
“Sono a Milano, se ti può interessare.”
Invio effettuato.
 
Nicole:
 
Gli ospiti erano arrivati tutti, uno dietro l’altro.
Casa mia si riempiva, ma senza mia madre mi sembrava ancora dannatamente vuota.
Laika mi implorava con lo sguardo di darle un po’ di cibo, così le riempii un piatto e glielo misi davanti.
Arrivò il momento della torta, presi il telefono per fare un video a Christian, ma avevo due messaggi in due diverse conversazioni su whatsapp.
Chi se ne importava in quel momento, li avrei letti dopo.
Diedi il telefono a Jessica, presi in braccio Christian e ci sedemmo davanti alla torta.
Gli occhi di Christian quel giorno brillavano.
Iniziammo a cantare “tanti auguri a te”, e anche se facemmo un po’ fatica a fargli soffiare sulle candeline alla fine ci riuscimmo.
Dopo la torta presi il cellulare ed aprii Whatsapp.
Quando lessi il suo nome rabbrividii.
Il messaggio annunciava che era a Milano, ma come e perché?
Sentii gli occhi gonfiarsi di lacrime e cercai col mio sguardo, quello di mio padre.
Lui mi scrutava ed io volevo solo sparire.
Andammo in cucina, dove nessuno poteva sapere.
“Che succede?” domandò preoccupato.
Gli mostrai il messaggio.
“È arrivato il momento, Nicole.”
“Il momento di cosa papà? Non è arrivato nessun momento!”
Scoppiai in lacrime e lui mi abbracciò, mi abbracciò come solo mia madre fece in passato.
   
 
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