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Autore: QueenVLondon    26/06/2015    4 recensioni
Quando a Sarah viene affidata un’intervista con George Wellington, uno dei suoi attori preferiti da sempre, la ragazza non riesce a credere alla propria fortuna. Ma durante il loro primo incontro l’uomo si mostra totalmente diverso dall’idea che lei aveva costruito di lui e, dopo una serie di sfortunati eventi, Sarah sembra pronta a metterci una pietra sopra.
Tuttavia, cosa succederebbe se il fato decidesse di farli incontrare di nuovo? Sarah sarà capace di resistere al suo fascino e a non permettere a se stessa di lasciarsi coinvolgere da lui?
Dopotutto ogni sogno ha il suo prezzo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Intanto dall'altra parte della città degli angeli, Sarah stava terminando il suo pezzo su Wellington.

Il suo ufficio si trovava al ventesimo piano dell’Empire Longe Building e aveva una discreta vista sullo skyline della città. Il grattacielo era stato costruito solo qualche anno prima sul modello dell’Empire State Building newyorkese ed era provvisto di posti auto privati.
Tuttavia, questi non erano alla portata di tutti e la ragazza non ne aveva mai visto uno neppure da lontano.

Mettere insieme l'intervista non le richiese molto tempo visto che ne aveva già buttato giù una bozza prima dell’incontro con l'attore. Così, operando pochissime modifiche, l'articolo fu pronto in tempi record, permettendole di controllare alcuni pezzi su cui stava ancora lavorando.

Quasi non si accorse che il buio in ufficio era calato, finché l'oscurità non le impedì di vedere quello che aveva davanti.

«Sai, dovresti farti pagare di più», commentò una voce maschile, facendola sussultare.

Sorrise quando scorse Gregory Bones, il suo capo.

«Potrebbe mettere una buona parola col direttore», replicò con un sorriso, chiudendo il portatile.

«L'intervista con Wellington?», si informò.

«La preview sarà online domattina».

«Ottimo. E adesso va' a casa», disse Bones in tono burbero.

«Certo, capo. Buona serata».

Detto questo, Sarah afferrò la giacca nera dall'appendiabiti e uscì dall'edificio.

Prima di salire in auto avvisò il suo ragazzo che si sarebbero incontrati direttamente al Blue High e, dopo aver lanciato un’occhiata al suo riflesso nello specchietto retrovisore, mise in moto.
 

Il volto dell’avvocato si illuminò non appena la vide e, quando gli fu vicino, la baciò appassionatamente.

«Ciao», le sussurrò.

«Ciao», ripeté lei.

L'ultima arrivata salutò anche Samantha e Thomas, due colleghi di Will, dopodiché ordinarono da bere.

La serata trascorse allegramente, chiacchierando del più e del meno, almeno fino a quando Samantha, che oltre a lavorare con il suo ragazzo era anche una sua cara amica, non le chiese qualche pettegolezzo sulla sua intervista con George Wellington.

«Beh, potrai leggere la prima parte insieme a tutti i comuni mortali domani mattina!», le disse la giornalista con un sorriso.

«Simpatica! Dai».

«In effetti, sono curioso anch'io. Non mi hai raccontato nulla in proposito», s’intromise Will, poggiando una mano sulla sua coscia.

«Perché so essere discreta», replicò Sarah. «Non c'è molto da dire... Mi sono limitata a fare le solite noiosissime domande».

Le cui risposte sapevo a memoria, aggiunse mentalmente.

«E come ti è sembrato lui?», le domandò Sam.

Sarah rimase in silenzio, incerta su come rispondere.

Quale impressione gli aveva fatto George Wellington?

Aveva atteso pazientemente anni per riuscire a farsi affidare un'intervista importante e la delusione che aveva provato era stata palpabile. Era abbastanza sveglia da non aspettarsi di riuscire a strappare chissà quale informazione cruciale a uno degli attori più riservati di Hollywood, però aveva almeno sperato di essere trattata con un minimo di cortesia da lui. Per non parlare del fatto che l’aveva lasciata ad aspettarlo per oltre un’ora.

Insomma: le sue attese si erano sciolte come neve gettata nel fuoco.

George non si era nemmeno sforzato di essere gentile, cosa che l'aveva ferita più di quanto sarebbe stato lecito, ma non era necessario che tutti i presenti ne venissero informati.

«L'ho intervistato, Sam. Non l'ho incontrato per una chiacchierata fra amici», rispose, forse un po' troppo acidamente.

«Cavoli, è andata così male?», le chiese il suo ragazzo, riponendole un ciuffo ribelle dietro all'orecchio.

In realtà, Will sapeva quanto tenesse a quell'occasione.

«È stata solo un'intervista. Tutto qui», si limitò a dire con una scrollata di spalle.

«Beh, magari era solo di pessimo umore», suggerì.

O forse avrebbe preferito essere intervistato da un'altra persona..., pensò lei suo malgrado.

Aveva fatto il possibile per scacciare quel pensiero ridicolo, in modo da non rovinarsi completamente la giornata, ma non c'era riuscita.

Nonostante la marea di lavoro che era riuscita a sbrigare quel giorno, George Wellington e il suo atteggiamento ostile erano rimasti il suo chiodo fisso. Era riuscita persino a buttare casualmente l'argomento nella conversazione durante la pausa pranzo con Rebecca, che l'aveva intervistato qualche mese prima e anche lei le aveva assicurato che Wellington era stato un vero gentleman.

Tutti avevano avuto un'impressione totalmente positiva nei suoi confronti. Tutti tranne lei.

Non poteva fare a meno di ripensare alle sue risposte brusche, ai suoi modi tutt'altro che gentili e, soprattutto, a quello sguardo nei suoi occhi. Sembrava arrabbiato per qualcosa e Sarah era certa di non aver toccato nessuno degli argomenti tabù con le sue domande.

Ma forse era davvero solo indisposto e non aveva voglia di rispondere alle solite domande. Doveva essere per forza così. Era impossibile che quell'uomo, che non la conosceva affatto, ce l'avesse con lei.

Un'ora dopo Sam e Thomas se ne andarono, lasciando la coppia da sola. Restarono lì per un altro po', dopodiché decisero di rientrare anche loro dal momento che Will aveva un'importante riunione in ufficio la mattina seguente.

L’avvocato la precedette, tenendole aperta la porta dal locale. Sarah stava per avvicinarsi a lui e baciarlo, quando sentì una risata provenire da un paio di metri accanto.

Si voltò senza pensarci e lo vide lì con quelli che ipotizzò essere dei suoi amici.

George Wellington. A pochi metri di distanza.

In quel momento, Sarah non era una giornalista andata lì per intervistarlo. Era soltanto una ragazza che si trovava davanti all'improvviso il ragazzo che le piaceva, che l'aveva sempre affascinata e di cui seguiva la carriera dalla notte dei tempi.

«Vuoi rimanere qui a fissarlo?», le chiese Will a un certo punto.

Nonostante avesse la pazienza di un santo, non potevo chiedere la luna. Era umano anche lui.

«No, certo», replicò lei con un sorriso nervoso.

«Intanto vado a prendere la macchina, okay?»

«Va bene. Grazie, tesoro», disse, baciandolo.

«Faccio in fretta», aggiunse.

Sarah diede a Will le chiavi della sua auto, dal momento che il ragazzo era arrivato insieme ai suoi colleghi, dopodiché guardò attentamente George e si rese conto delle condizioni in cui era.

Sapeva bene che non erano affari suoi quello che l'attore faceva, specie nel proprio tempo libero, ma ringraziò mentalmente che gli altri non fossero lì. Né Sam né Thomas erano attenti al gossip, però sarebbe stato impossibile trattenere la sua amica da cominciare un’accesa discussione in proposito. Nonostante fosse nata a Los Angeles non era una grande fan di ciò che ruotava attorno allo star system e riteneva il 99% delle celebrities soltanto degli ipocriti viziati e Sarah fu costretta ad ammettere che quella mattina George non si era dimostrato differente.

Sarah diede un’occhiata in giro, ma il quartiere sembrava tranquillo e fortunatamente per lui non scorse neanche l’ombra di un paparazzo.

Si stava chiedendo quanto tempo avrebbe impiegato Will a tornare, quando vide George camminare verso la propria auto con le chiavi in mano, dopo aver salutato i suoi compagni.

Ma era totalmente pazzo?!

Tutti i suoi buoni propositi sul farsi gli affari propri e sul non lasciarsi coinvolgere in faccende che non la riguardavano andarono in fumo in un istante.

Non poteva permettere che si mettesse al volante in quello stato. Non sarebbe più stata capace di guardarsi allo specchio nello stesso modo se gli fosse successo qualcosa.

Così, consapevole di stare avventurandosi in un terreno pericoloso, la ragazza fece un profondo respiro e lo raggiunse proprio mentre stava infilando la chiave nell'auto.

Beh, sarebbe più corretto dire che ci stava provando.

Sarah si schiarì la voce e gli toccò una spalla con un dito, rendendosi conto che era la prima volta che approcciava uno sconosciuto in maniera tanto esplicita, anche se in fondo non riusciva a considerarlo davvero tale.

George si voltò verso di lei infastidito e la fissò con sguardo interrogativo, probabilmente domandandosi chi diamine fosse.

Il suo sguardo passò dal vuoto allo sconcertato all'irritato in un nanosecondo, quando riuscì a identificarla.

«Mi dispiace Miss Kant, ma non penso di voler continuare l'intervista di questa mattina. Ho già detto tutto ciò che dovevo», le disse in tono brusco, mangiandosi mezze parole.

«Non si tratta di questo... Mi spiace, so che non sono affari miei, ma dovrebbe prendere un taxi», replicò Sarah, cercando di apparire calma.

Lui le restituì un'occhiata incredula, poi scoppiò in una risata senza gioia.

«Sta scherzando?! Non penso che quello che faccio la riguardi. Non è mia madre. Non è nessuno. Non devo certo chiederle il permesso per salire sulla mia auto», borbottò fra una risata e l'altra, scuotendo la testa divertito.

Detto ciò, dopo vari tentativi andati a vuoto, riuscì finalmente a inserire la chiave nella serratura della sua Porsche nera e aprì lo sportello.

Incerta su come rispondergli, si limitò a restare lì in piedi in silenzio accanto all'auto, mentre lui saliva a bordo.

Qualunque altra persona sana di mente a quel punto lo avrebbe mandato a quel paese e se ne sarebbe andata con un'alzata di spalle. Si trattava della sua vita e sì, poteva farne ciò che voleva. Era nelle sue facoltà.

Le sue parole l’avevano ferita, perché in cuor sapeva che corrispondevano alla verità: lei non era nessuno per quell’uomo e lui avrebbe dovuto essere nessuno per lei. Purtroppo però non era così, quindi non si allontanò e, quando lui ebbe chiuso lo sportello, bussò con insistenza sul finestrino.

Sapeva di non avere alcun diritto di agire in quel modo, ma fu più forte della sua razionalità.

George la guardò furioso e, per un attimo, Sarah ebbe quasi paura di lui. In fondo non lo conosceva, per cui non poteva immaginare quale potesse essere la sua reazione in quelle condizioni.

Fortunatamente in quel momento sentì dei passi famigliari alle proprie spalle.

Si voltò e vide Will.

«Ehi, ci sono problemi qui?», chiese il nuovo arrivato, piombandole alle spalle.

Sarah lanciò un'altra occhiata all’attore e poi spiegò la situazione a Will. Mentre parlava si rese conto che stavano attirando un po' troppo l'attenzione di alcune ragazze, che si stavano concedendo una pausa sigaretta fuori dal Blue High.

Will prese in mano la situazione. Era uno dei lati positivi del suo mestiere di avvocato: sapeva gestire ogni imprevisto e ogni tipo di persona e, in quel momento, Sarah avrebbe pagato oro per possedere il suo stesso sangue freddo.

«Scendi», ordinò a George in tono risoluto.

«Stai scherzando, spero!», replicò quest'ultimo.

«Andiamo, non puoi guidare in queste condizioni. Non me ne frega niente se vai a sbattere contro un albero, ma non sei il solo sulla strada. Scendi».

L'espressione dell'attore passò dallo sbalordito al rassegnato.

In quale universo parallelo chiunque osava dargli ordini?

«Sono disposto anche a tirarti fuori da lì personalmente», aggiunse Will.

Conoscendolo, Sarah sapeva bene che non stava scherzando e sapeva anche che quella situazione non gli piaceva affatto. Se fosse stato per lui se ne sarebbe andato senza dire una parola, ma era consapevole che per lei significava qualcosa.

La ragazza fissò preoccupata entrambi, temendo una rissa. Sapeva che Will era un uomo pacifico, ma se c'era una cosa capace di fargli saltare i nervi era qualcuno che non trattava col dovuto rispetto la sua fidanzata. E George Wellington non lo stava facendo.

Per fortuna però l'attore parve riacquistare un grammo di lucidità, perché aprì lo sportello e scese dall'auto. Si reggeva a malapena in piedi.

Will gli diede una pacca sulla spalla, come si fa fra due vecchi amici, e diede un'occhiata in giro.

Iniziava a esserci parecchia gente e nemmeno l'ombra di un taxi.

«Senti, c'è qualcuno che può passare a prenderti? Puoi chiamare qualcuno…?»

L'attore si sfregò un braccio con una mano e scosse la testa.

«No».

«D’accordo», borbottò Will.

«Possiamo accompagnarlo noi», propose Sarah, senza dargli neanche il tempo di soppesare le alternative.

«Amore, non ce la faccio a passare pure a Beverly Hills, o dove abita. Devo svegliarmi fra meno di quattro ore».

Aveva totalmente rimosso la riunione di Will coi soci anziani dello studio. Doveva presentarsi riposato.

«Hai ragione».

Un'idea assolutamente malsana si fece largo nella sua mente.

«Potrei accompagnarlo io», gli sussurrò, certa che quella proposta non avrebbe riscosso il consenso sperato.

«Non se ne parla», ribatté, infatti, il suo ragazzo.

«Tesoro...».

«Senti, Amore. Non è che non mi fidi di te, okay? Non mi fido di lui, viste le condizioni».

«E cosa proponi?», gli chiese, interrompendolo. «Non possiamo restare qui tutta la notte a cercare un taxi».

E non possiamo lasciarlo da solo in mezzo alla strada, aggiunse mentalmente.

Will sospirò, vagliando le varie opzioni.

Mai nella vita avrebbe voluto lasciare la donna che amava in compagnia di un uomo nelle condizioni in cui attualmente si trovava George Wellington, ma conosceva abbastanza bene la sua donna da sapere che ormai aveva già preso la sua decisione.

Sarah era una persona  dolce, ma quando si metteva in testa qualcosa era impossibile farle cambiare idea. La sua testardaggine era anche uno dei motivi principali per cui si era innamorato di lei.

Così, anche se stavolta avrebbe preferito gettarsi in un palazzo in fiamme, disse:

«D'accordo. Ma voglio che mi chiami non appena sei a casa, va bene?»

«Certo», acconsentì lei, accarezzandogli una guancia e baciandolo.

George non sembrò prestare la minima attenzione a quello che stava accadendo intorno a lui. Complici i numerosi drink che aveva ingurgitato quella sera, la sua mente era momentaneamente in black out e, visti i suoi pensieri ricorrenti, non avrebbe potuto esserne più felice.
 



Ciao a tutte!
Visto che per alcune questi capitoli sono un po' una rilettura più dettagliata, ho deciso di postare prima del previsto e metterò il 3 capitolo martedì. :)
Nonostante Sarah sia rimasta alquanto delusa da George non se la sente di voltargli le spalle, ma avrà esagerato un po' a volerlo riaccompagnare a casa da sola? Il suo ragazzo si arrabbierà? E come si comporterà George con lei?
Lo scoprirete prestissimo, ma mi piacerebbe sentire le vostre opinioni.
Intanto ringrazio le persone che hanno aggiunto questa storia alle seguite, lasciato un commentino o semplicemente hanno deciso di provare a scoprire qualcosa di più su questi personaggi!
Un bacio e a presto
Vale
  
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