Il giorno era finalmente
arrivato, meno di un paio d’ore e sarebbe accaduto l’inevitabile. Nonostante la
giornata fosse volata, adesso il tempo pareva non passare mai.
Durante la giornata avevano
adottato tutte le difese che potevano, i bambini e alcune donne avevano
raggiunto la città sotterranea attraverso le grotte sotto la scuola, i poteri
di Naim erano stati risvegliati e adesso era di nuovo più forte che mai, erano
state forgiate nuove armi ma erano in molti ad avere la certezza che sarebbe
stato tutto inutile.
Al tramonto, tutti i
cittadini erano già riuniti nelle piazze e strade principali, ma nessuno aveva
il coraggio di parlare.
Un silenzio innaturale
regnava sul villaggio, gli sguardi di tutti erano rivolti alle mura e, con le
proprie armi in mano, aspettavano la sera.
Nello stesso momento in cui
l’ultimo raggio di sole abbandonò il cielo e lasciò il posto a una fredda luna
piena, delle ombre nere iniziarono a materializzarsi sulle strade, circondando
i cittadini.
«Oh bene, siete tutti qui. Ci
avete risparmiato la noia di radunarvi e imprigionarvi» esordì una voce
maschile, era una voce particole: era dolce e melodiosa ma aveva il potere di
far gelare il sangue nelle vene, e apparteneva a un uomo altrettanto bello e
affascinante.
Era un uomo alto, con i
capelli neri e gli occhi azzurri.
«Se credi che ci arrenderemo
senza combattere, ti sbagli di grosso» disse Tomelilla.
«Pth… quando mai»disse Vì in
tono ironico. In quel momento Vaniglia incrociò lo sguardo di sua sorella e
l’unica cosa che vi vide era odio.
«Perché Pervinca? Ti risulta
che ci siamo mai arresi al nemico?» chiese Duff guardando fissi i ragazzi.
«A proposito di questo…
sappiamo tutti di questa vostra tendenza a perseverare e abbandonare nei
momenti più sbagliati». James s’intromise nel discorso dopo diversi minuti di
silenzio da parte dei suoi quattro compagni. Nessuno dei ragazzi voleva
incrociare lo sguardo dei propri familiari che, invece, li guardavano
intensamente.
Mentre avveniva questa
conversazione, alcuni maghi luminosi misero in atto il primo punto del piano di
difesa che avevano escogitato e, senza farsi vedere, crearono delle sfere di
luce che poi scagliarono contro i nemici, abbagliandoli per pochi minuti. Il
gesto fece inferocire le creature oscure, che iniziarono a scagliarsi contro i
cittadini.
«Non avreste dovuto farlo.
Ora ne pagherete le conseguenze» James fluttuava nell’aria e, da sopra i tetti,
guardava i suoi uomini distruggere tutto quello che trovavano. I quattro
magici, che inizialmente erano scesi in campo, combattevano come belve.
La lotta andava avanti da
circa un’ora e la stanchezza iniziava ad avere la meglio sui magici luminosi.
Gli eserciti nemici
combattevano come belve e non risparmiavano nessuno. «»
La lotta andava avanti già da
circa un’ora e la stanchezza iniziava ad avere la meglio sui magici luminosi.
Gli eserciti nemici non
risparmiavano nessuno. Pervinca, Derek, Aster e Scarlet combattevano contro i
loro familiari e li avevano ormai circondati costringendoli con le spalle al
muro.
«Perché vi comportate così?»
chiese Rosie Pollimon con lo sguardo basso.
«PERCHÉ?! SUL SERIO MI STATE
CHIEDENDO PERCHÉ?!» urlò Aster furioso.
«Ci avete abbandonati»
aggiunse poco dopo abbassando lo sguardo e, in seguito, dissolvendo
l’incantesimo che stava creando.
«Per la seconda volta»
rimarcò la dose Pervinca con gli occhi velati di lacrime.
«Non era nostra intenzione.
Non sapevano neanche dove foste o come raggiungervi» esordì Cicero Periwinkle.
«Non ci vuole un genio a
capire che fossimo alla Rocca» sbraitò la sua primogenita indicando la torre,
sul cui sfondo si svolgeva la lotta tra i draghi.
«Per quanto tempo ci avete
cercati quando siamo scomparsi molti anni fa? Pochi giorni? Una settimana? Un
mese? Noi per venti anni abbiamo cercato di ritornare da voi come zio Patrick e
zia Oleander prima di noi» disse Aster, dai suoi occhi trapelava puro odio.
«Quando Vì e Scar si sono
unite a noi, non c’è stato un solo giorno in cui non hanno chiesto quando e
sareste andati a prenderle» disse Derek.
«Ma non è mai arrivato
nessuno» aggiunse la strega bionda. Dopo queste parole ricominciarono ad
attaccare. Grazie all’aiuto di alcune creature magiche che li avevano
distratti, i magici riuscirono a scappare per ripararsi in un vicolo.
«Emozioni negative soppresse
per troppo tempo. È questo che li ha resi così» esordì Flora.
«In che senso?» chiese Duff.
La strega della luce chiuse gli occhi e respirò profondamente, sembrava che
anche solo pensare a quello che voleva dire le facesse male.
«Aster non ha mai sopportato
il pensiero di non poter tornare a casa. I primi tempi piangeva e urlava, poi
ha smesso del tutto dall’oggi al domani. Quando anche Derek ha iniziato a
capire la situazione ha avuto la sua stessa reazione. Anche i loro poteri si
sono sviluppati presto e non è stato facile stare al fianco di due bambini di
sei anni cui poteri del buio sono
incontrollati. Alla morte di mio padre, Aster aveva undici anni e in quel
momento ha subito un’altra trasformazione del suo carattere, era diventato
scontroso e perdeva la pazienza per qualsiasi cosa. Dopo l’arrivo di Vì e Scar
sembravano essere tornati quei bambini spensierati che sono stati per un tempo
davvero troppo breve, avevano persino ripreso a sorridere. Ma il colpo di
grazia l’hanno subito quando è morta zia Oleander e da quel momento nessuno è
più stato lo stesso» spiegò Passiflora con gli occhi lucidi.
«Perciò… rimanere due
settimane alla Rocca e subire non so quali torture… ha riportato a galla le
emozioni negative che hanno provato in tutti questi anni?» chiese Grisam. Flora
annuì.
«E come se fossero mix di
rabbia, paura, dolore e lacrime trattenute; per anni hanno provato a ignorarli
cercando di trovare la cosa positiva in tutti quello che gli accadeva ma ormai
hanno perso la speranza» concluse la giovane strega che, in un attimo, sembrava
essere invecchiata di dieci anni.
Silenzio. Da un paio d’ore a
questa parte era l’unica cosa che si sentiva. La battaglia era finita, i buoni
sconfitti. Alcuni superstiti erano riusciti a nascondersi nelle grotte
sotterranee dell’antico villaggio. Tra questi vi erano Vaniglia, Flox, Shirley
e Grisam, che avevano fatto strada agli altri. Raggiunsero una enorme sala
illuminata a giorno da fiaccole incantate che producevano una luce bianca. Vi
erano corridoi che andavano in tutte le direzioni tra cui uno che aveva un
nastro scarlatto legato all’ingresso.
«Bene, penso che per un po’
potremmo rimanere qui» esordì il Capitano.
«Ma dove è di preciso questo
“qui”?» chiese Tommy.
«Sono quasi certa che ci
troviamo sotto il municipio, e se continuiamo per di là arriveremo alle grotte
sotto la scuola» rispose Babù.
«E invece per dove si va alla
Rocca?» chiese Duff.
«Non credo sia il caso di
raggiungere la Rocca, adesso saranno ancora più in fermento e se, come dire,
Scarlet e Pervinca conosco questi passaggi è meglio non tentare la sorte – lo
persuase Ortensia – hanno ragione i ragazzi, rimaniamo qui e recuperiamo le forze»
così dicendo si accomodò per terra appoggiando la testa contro la fredda parete
di roccia.
Non era ancora passata un’ora
che avvertirono dei rumori alcune gallerie più distanti da loro. Presto
spensero tutte le torce e si appiattirono contro le pareti con la speranza di
non farsi scoprire.
«Secondo te possono essersi nascosti tra queste
gallerie?» chiese una voce femminile
molto familiare.
«Sì, ma se sono furbi o almeno stupidi la metà di
quanto credo non ci metteranno i bastoni tra le ruote. Loro saranno anche un
gruppo di almeno quindici persone ma sono stanchi, non avrebbero la forza di
affrontare una nuova lotta». Erano
Pervinca e Scarlet a da quello che potevano sentire gli abitanti di Fairy Oak
erano sole. Non si vedevano luci in lontananza, questo poteva significare che
si stessero muovendo al buio, forse neanche loro avevano tutta questa voglia di
essere scoperti da qualcuno.
«Ti ricordi da che parte è il fiume?» la voce di Vì adesso era molto vicina, probabilmente
se avessero girato l’angolo non si sarebbe voluto molto perché li scoprissero e
li incenerissero con un solo sguardo. Trattenendo anche il respiro, aspettavano
tutti la risposta di Scarlet.
«MMh… sinistra, fino al prossimo incrocio» seguendo le indicazioni di Scar, le due si diressero
verso la loro meta. Non appena furono abbastanza lontane, i fuggitivi tirarono
un sospiro di sollievo.
«Per quale motivo dovrebbero
voler raggiungere il fiume» chiese Duff più a se stesso che agli altri.
«Ma soprattutto perché usano
le gallerie e soprattutto nella completa oscurità quando potrebbero
raggiungerlo dalla superficie» aggiunse suo nipote.
«Credete che possano
conoscere la posizione delle cripte?» chiese lievemente Tomelilla spostando
alcune ciocche di capelli da davanti al viso.
«Zia
sinceramente penso che se c’è qualcuno che conosce questi tunnel come il palmo
di una mano, queste sono loro due» disse Flox.
Era ormai l’alba e il gruppo
aveva deciso di continuare a percorrere le gallerie nella speranza di trovare
qualcosa di utile ma ogni strada era uguale alle altre in un intreccio vicoli
ciechi, incroci e stanze. Ogni volta che cambiavano strada legavano un nastrino
colorato o un pezzo di stoffa a una torcia, per assicurarsi di non ripercorrere
le stesse strade.
Il tempo pareva non passare
mai da quando avevano iniziato a camminare, potevano essere passate ore o solo
pochi minuti, non avrebbe fatto alcuna differenza. Anche se scoraggiati
continuarono a camminare finchè non accadde qualcosa di davvero inaspettato.
«E quello da dove viene fuori?»
chiese Flox con gli occhi fuori dalle orbite indicando un fiocco bianco sporco.
«È solo un altro fiocco Flox,
ne abbiamo lasciato molti da quando abbiamo iniziato a camminare» rispose
scocciato Grisam.
«Non è uno dei miei, io non
indosso quel colore e comunque è largo
il doppio di quelli che stiamo usando noi» rispose inviperita la giovane strega
del buio. Cautamente si avvicinò e sciolse il fiocco. Il fiocco era
probabilmente molto vecchio poiché nei punti in cui era annodato vi era ancora
il suo colore originario, un azzurro celeste pastello mentre il resto era
bianco sporco, probabilmente a causa
dell’umidità, della polvere ma soprattutto dal tempo trascorso legato a quella
trave di legno intagliato. Senza aspettare gli altri attraversò la porta.
«Hai qualche idea su chi sia
il proprietario di quel nastro, vero?» chiese Babù facendo si che la sua amica
tornasse indietro.
«Quella tonalità di celeste l’ho
vista solo indosso Scarlet quando
eravamo piccoli. Può darsi che loro due abbiano trovato qualcosa di importante
da queste parti e abbiano ritenuto necessario ricordarsene la posizione» rispose
la giovane strega del buio per poi riprendere la sua strada, questa volta
affiancata dai suo amici. Attraversato l’arco si trovarono in una piccola
stanza e di fronte a loro vi era un massiccio portone decorato con oro e
avorio. Cautamente Duff impugnò il pomello d’ottone e tirò. Inaspettatamente la
porta si aprì, rivelando una grande stanza circolare divisa in quattro aree:
ogni area aveva una cancello di ferro
battuto con a guardia una statua di pietra per ogni lato dalle sembianze di
cavalieri con tanto di armatura e spada. Al loro ingresso il ogni area si
accesero fiaccole di colori diversi, rispettivamente azzurro, viola, verde e giallo,
mentre al centro erano bianche. Al centro della stanza vi era una teca.
Avvicinandosi
notarono contenesse un sacchetto di quelli che sembravano piccoli cilindri di
legno incisi, un pugnale ricoperto di edera (sicuramente sotto incantesimo poiché
rigogliosa anche senza radici), una spada all’apparenza molto antica ma che
aveva un non so che di sinistro, e infine una statuetta di un drago bianco e
oro impegnato nel proteggere una sfera di cristallo. Sulla teca faceva bella
mostra di se una frase incisa sul vetro e colorata di rosso:
I DRAGHI
SONO IL CORAGGIO CHE CI MANCA
IL CALORE CHE MAI
STANCA
LA SICUREZZA CHE
PURTROPPO IN NOI VACILLA
L’ASTUZIA CHE
NELLE TENEBRE SCINTILLA
MA SE SI CREDE
NEI VALORI
SE SI CREDE NEI
NOSTRI CUORI,
SE SI CREDE NELLA
FRATERNITA’
SE SI CREDE NELLA
LIBERTA’
DOBBIAMO,
POSSIAMO,
MA SOPRATTUTTO
VOGLIAMO CREDERE AI DRAGHI
«Ho fatto molte ricerche sui
draghi in tutti questi anni, ma devo ammettere che questo… incantesimo… mi è
ignoto» esordì Tomelilla interrompendo quel silenzio innaturale.
«Chissà invece cosa sono
questi» disse invece Shirley continuando a guardare il sacchetto.
«Sono Rune» la voce femminile che aveva
fatto sussultare e gridare dalla paura e la sorpresa apparteneva ad una giovane
donna dai capelli neri e gli occhi azzurri. Indossava un antico abito blu e
viola dalle leggere maniche a calice, mentre tra gli ondulati capelli neri
troneggiava una delicata catenina con un pendente che scendeva sulla fronte. Non
appena gli animi dei presenti si furono calmati, la donna riprese a parlare
come se non si fosse mai interrotta.
«I popoli antichi, tramite sciamani, veggenti,
stregoni, maghi, indovini, interrogavano la Natura in tutte le sue forme, per
conoscere il futuro. Dalla Geomanzia, l’interpretazione dei segni sul terreno,
all’Astrologia, a tutte le forme di divinazione attraverso gli animali, i
fenomeni naturali, il cibo, ogni mezzo è stato usato per indovinare il futuro.
Celebri erano indicazioni del volo degli uccelli, o i cruenti sacrifici durante
cui si osservavano le viscere del capretto appena ucciso» mentre parlava, la donna aveva preso a camminare per
la stanza con disinvoltura, come se stesse parlando del tempo. Sembrava che
neppure li vedesse, cose se stesse parlando da sola e ci fosse abituata.
«Con il tempo
sono nati dei veri e propri metodi di divinazione, più o meno sacri, come le
Rune, i Tarocchi, l’I Ching, tanto per citare i più famosi» questa frase invece era stata pronunciata da un
ragazzo alto, dai capelli biondi e gli occhi marroni, indossava un armatura e
aveva in mano una spada.
«Le Rune,
dono del dio Odino ai Druidi, i sacerdoti dei Celti, erano dei segni magici che
simboleggiavano una specie di alfabeto, dai differenti significati. I Druidi
conoscevano il modo di trarre dalle Rune indicazioni, presagi e previsioni per
il futuro» adesso invece era una ragazza dai lungi e folti capelli rossi e
gli occhi verde scuro. Al contrario della prima ragazza, questa indossava un
abito semplice e comodo e sicuramente di un rango inferiore.
«E se si volessero
interrogare queste Rune, come si fa?» chiese ancora Shirley. La ragazza dai
capelli neri estrasse dalla teca il sacchetto e glielo mine senne mani.
«Siedi in modo comodo, con la schiena dritta, evitando
di incrociare le braccia, le dita delle mani o le gambe.
Rilassati..., respira..., libera la mente da ogni pensiero, da ogni
preoccupazione, da ogni distrazione. Lascia che l'energia fluisca dentro e
fuori di te... Quando senti di essere totalmente concentrato e rilassato
pronuncia, anche solo mentalmente, le seguenti parole:
“Grande Odino, Signore delle Rune -
Potenti Norne, Sovrane del Destino, guidate la mia mano ed i miei pensieri, che
io riceva il vostro sacro oracolo.
In questo momento ho bisogno di consigli e di aiuto. Guidatemi con le
Vostre mani e con il Potere del Fuoco, dell'Aria, dell'Acqua e della Terra.
Così sia” » spiegò la
ragazza.
«Dopodiché puoi formulare la tua domanda,
lancia in aria un pugno di rune loro cadranno a non molta distanza l’una dall’altra.
Ricorda di formulare solo domande a cui si possa rispondere con un sì o un no perché
una volta al suolo le Rune ti mostreranno una delle loro facciate, se sono
tutte bianche la risposta è negativa se invece ti mostrano il lato inciso la
risposta è affermativa» questa ultima volta era una ragazzo alto dai
capelli e gli occhi marroni a parlare, indossava anch’egli un armatura e aveva
la sua spada in mano.
«E se alcune sono bianche e
altre no?» domandò Grisam. A rispondergli fu la ragazza dai capelli rossi,
ancora seduta sul gradino dell’’area viola.
«Significa che la vostra domanda non può ancora
ottenere risposta, poiché il destino non è ancora stato scritto» anche lei come tutti gli altri aveva una voce
melodiosa, si sarebbe potuti rimanere ore ad ascoltarli parlare.
«Ma voi chi siete?» chiese d’un
tratto Flora.
«Oh, ma che maleducati. Io sono Scarlet-Violet
Pimpernel, per servirvi» esordì la
mora con una riverenza.
«Anter Pollimon» disse il ragazzo biondo rinfoderando la spada e chinando il capo.
«Mentafiorita dei Sentieri» la rossa si alzò e anche lei eseguì una riverenza.
«Duffus Burdock» infine anche l’ultimo ragazzo si presentò, copiando i gesti di Antar.
«Ma quindi- voi siete- e questa
è-?» Ortensia non riusciva a formulare una frase di senso compiuto.
«Esattamente» le rispose con un sorriso il suo antenato.
Era da una decina di minuti
che i quattro fondatori di Fairy Oak erano andati via, a cercare di raggiungere
Vì e Scar.
Nelle ore che avevano
trascorso in loro compagnia avevano scoperto che Pervinca e Scarlet erano state
numerose volte a fargli visita. Avevano così
imparato a interrogare le Rune e come evocare il drago, nella cui sfera era
scritta la storia della più antica magia mai esistita: chi fosse diventato il
suo proprietario avrebbe controllato gli elementi e l’equilibrio tra le forze
contrastanti, bene e male, caldo e freddo, luce e buio.
Avevano scoperto che James
Nox vuole impadronirsi di questa sfera per distruggere ogni forma di luce e
convertirla nella più profonda oscurità .anche loro provarono a prendere la statuetta
ma ogni qual volta si provava ad afferrarla ci si passava attraverso, in seguito
Duffus spiegò che si trattava di un incantesimo di Pervinca e Scarlet e che
impediva a chiunque di impadronirsi dell’oggetto, ma neanche lui conosceva il
modo per spezzare o aggirare l’incantesimo.
SPAZIO AUTRICE disgraziata scellerata che ha abbandonato la
storia per un intero anno
Che
ci crediate o no, sono tornata più carica che mai ed ho intenzione di finire questa
storia una volta per tutte. Se tutto va bene riuscirò a finirla questa estate,
se mantengo il mio progetto di farla durare massimo fino ai 40 capitoli.
Ma
adesso parliamo della storia: ho
finalmente fatto trovare la cripta, c’è un nuovo drago e anche questi strani
pezzi di legno. Ogni cosa che ho scritto sulle Rune l’ho trovata su siti che
trattano di antichi metodi di divinazione o su Odino, perciò non so dirvi
quanta verità c’è.
Spero
che vogliate comunque lasciarmi una recensione, anche solo per farmi un
cazziatone per aver abbandonato la storia.
A
presto