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Autore: La Setta Aster    27/06/2015    1 recensioni
Vi è mai capitato, scrutando il cielo, di sentire dentro di voi la sensazione che altri occhi come i vostri siano puntati al firmamento in cerca di risposte? E se vi è capitato, avete provato a parlare con le stelle? Aster, una ragazza aliena di Neo Cydonia, e James, un giovane terrestre come voi, a distanza di anni luce hanno in comune un cuore sempre in fuga dal mondo, in direzione dell'universo.
Genere: Avventura, Science-fiction, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Un’estate passata a studiare, questo sarebbe stata. Ma i suoi genitori ormai lo sapevano, e sapevano anche che negargli la vacanza con gli amici non sarebbe servito a niente. Jim non era un ragazzo pigro. Se non studiava era perché aveva tutt’altro per la testa: la sua chitarra, il suo microfono, le stelle. Ciò non lo giustificava affatto, ma aiutava Jim a non sentirsi una totale nullità. Quella notte dormì più tranquillo, e la paura già aveva lasciato il posto all’emozione per la vacanza imminente. Circa a sei ore dalla mezzanotte, Graziano sarebbe passato davanti a casa sua, col furgoncino da hippie di suo nonno, dove avrebbe caricato gli strumenti, in quanto la sala prove dove riposava tutta la loro mercanzia musicale era, in effetti, il garage della casa di Jim. Dopo la serata della scorsa notte, James, per comodità, riportò tutto il complesso strumentale nella sua sala prove. Poi, altre due persone avrebbero trovato trasporto nel furgoncino Volkswagen: Andrea, appassionato di fisica, e Massimo, che era anche tesoriere. Jim, invece, con la grossa macchina da viaggio dei suoi avrebbe potuto trasportate il resto della band, aggiungendo due posti nell’ampio spazio che altrimenti sarebbe stato dedicato al bagagliaio. I suoi passeggeri consistevano in: Alice, migliore amica di Jim e Graziano; Monica, ora scatenata più che mai; Edoardo, il tipo di persona che nessuno vorrebbe veder mancare alle feste, tanto eccelle nella simpatia; Giovanni era l’esperto dell’occulto, nonché appassionato di manga e anime; Paolo, infine, alto, robusto e muscoloso ma totalmente incline al rifiuto della violenza, era il portentoso sassofonista.

Il sole portò con se il giorno tanto atteso, e Jim ancora doveva finire di preparare molte cose per il viaggio. Per questo alle cinque era già al lavoro. Epiphone Dot ‘Dotty’ rossa nella custodia rigida, Ibanez Gio ‘Angie’ bianca, in quella morbida, la chitarra acustica con cassa armonica media e di color blu oceanico trovava posto sotto un braccio; microfoni buoni e microfoni rotti cacciati in uno zaino senza alcuna distinzione, testi, computer, hard disk, plettri, gadget, delle copie del loro primo disco inciso, e altri oggetti come coltellino svizzero e mappe varie. Si preparò come se dovesse partire alla ricerca dell’Arca dell’Alleanza. Quando Graziano lo chiamò al cellulare, Jim ancora doveva raccattare le ultime salmerie.

“Jim, scendi, che dobbiamo caricare gli strumenti e passare a prendere gli altri” gli disse attraverso il telefonino.

“finisco di preparare le ultime cose e arrivo!” rispose tenendo il telefono all’orecchio con la spalla, mentre trafficava con le corde di riserva per la chitarra.

“sei sempre l’ultimo, Jim, sbrigati!”

“ma se ci sono solo io, ora? Dài, arrivo, caro, aspettami in tanga che faccio prima”

La risata che ne seguì si sarebbe potuta udire anche senza telefono.

“obbedisco, amore!” scherzò l’amico.

Poco dopo, Jim correva fuori di casa per raggiungere la macchina, col padre al seguito – bruscamente svegliato dalla preparazione dei vettovagliamenti – e due valige di medie dimensioni, un paio di zaini e la chitarra acustica, soprannominata ‘Cuore dell’Oceano’. Il padre portava le due chitarre elettrice in spalla, due amplificatori sottobraccio e due per le mani. E non sarebbe stato l’ultimo viaggio.

“ciao, Gra”

“ciao, Jim”

I due si scambiarono una stretta di mano, e poi insieme iniziarono a caricare tutti gli strumenti nel furgoncino di Graziano. Primo fra tutti a dover essere caricato, però, doveva essere lo strumento più grosso: la batteria. Cominciarono portando tutti gli strumenti presso il mezzo per facilitarne il carico. Ecco arrivare Jim con un tom – uno dei tamburi che fanno parte della batteria – nella mano destra, l’altro tom, quello un poco più grosso, nella sinistra, subito seguito da Graziano, con il rullante e il raid – il piatto – mentre Jim già era corso a prendere la grancassa, portandola da solo per dimostrare a se stesso di non aver perso smalto dall’ultima estate, quando doveva mostrare un buon fisico alle belle ragazze in costume. Quella volta, grazie all’amico fraterno, che lo allenò, riuscì nell’intento di non apparire come un pallido e magrolino ragazzo misterioso, come aveva sempre fatto al mare, ma non trovò comunque nessuna ragazza per passare una notte da leoni. Forse questa volta sarebbe stato diverso. Riuscirono con successo a far stare tutti quanti gli strumenti, salvando il posto per il pilota, Graziano, e i suoi due passeggeri, uno davanti, uno immediatamente dietro. Asciugandosi la fronte sudata e fredda per la frescura della brezza mattutina, i due si diedero uno sguardo, decisi a non prendersi nemmeno un attimo di riposo.
“i fratelli Winchester non si fermano mai, pronti a partire!” disse Jim, alludendo alla serie televisiva Supernatural, della quale i due erano divenuti fan già da qualche anno, sebbene iniziasse già a diventare ‘vecchia’. L’avevano conosciuta grazie ad amici che ne avevano parlato all’uno e all’altro separatamente. Fu solo un caso che scoprirono di essere appassionati della stessa serie televisiva, e che bene o male stavano guardando le stesse puntate. Il resto delle serie lo visionarono assieme, in una sola estate. Avevano persino scritto una canzone dedicata alla serie, in perfetto stile Black Sabbath.

“mai, Sammy” rispose a tono Graziano, scambiando col fratello un pugno amichevole.

Una volta nella sua macchina, Jim collegò una ricetrasmittente alla radio, e la sintonizzò su quella del furgoncino di Graziano. Prepararono tutto in vista di viaggi lunghi per la penisola, e magari anche per il mondo. I loro sogni li portavano già in Inghilterra, America, Australia, a combattere per la pace in Africa, a combattere per le foreste in Sud America. A combattere ovunque, con le armi della musica.

“ Gra, mi senti?” domandò Jim alla radio.

“sì, Jim, forte e chiaro! Pronto a partire per questa avventura?”

“passiamo a prendere gli altri, non vedo l’ora di essere in autostrada per mettere su gli AC DC a bomba!”

“facciamo sentire un po’ di sano rock agli autisti stressati!”

Detto questo, partirono, uno in coda all’altro. Jim avrebbe caricato sulla sua auto anche le valigie di tutti quanti. Graziano era diretto da Andrea, e Jim lo seguiva a ruota. Quando il furgoncino si presentò sulla soglia del chitarrista, il ragazzo, poco più basso di Paolo, circa un metro e ottantasei contro il metro e ottantanove del sassofonista, stava già aspettando con i suoi bagagli. Era abbastanza robusto da far sembrare quelle pesanti valigie un paio ombrelli tascabili.

“Andre!” esclamarono i due sui mezzi.

“ciao, ragazzi” rispose, con quel cenno di apatia che caratterizzava il ragazzo. Non era un tipo noioso, né perennemente serio, ma si lasciava andare solo quando stava da un po’ di tempo in compagnia dei suoi amici. Una conversazione con lui iniziava sempre seriamente, per poi magari ritrovarsi a terra dalle risate. E farlo ridere era sempre una gran soddisfazione.

“salta su, Jimmy Page, si parte per la Maremma!” lo incitò Graziano.

“beh, Jim e il suo cappello sono già pronti a fare i butteri” scherzò.

Non aveva tutti i torti: Jim, infatti, aveva indosso abiti che parevano rubati a Indiana Jones, o a Clint Eastwood oppure semplicemente in un negozio turistico del Texas.

“e indosserò con fierezza questo copricapo mentre cavalcherò per le praterie”

Prossima tappa era Massimo, il manager. Lui, invece, si fece aspettare, prima di mostrare la sua figura molto magra, gli occhiali e la fascia che portava sempre in testa, per levargli i capelli dalla fronte.

“scusa, tesoro, non abbiamo con noi le brioche” lo salutò Graziano.

“non fa niente, le ho portate io, e sono solo per me” rispose con un linguaccia affettuosa.

“ora passiamo a prendere il tuo equipaggio, capitano Kirk” disse Andrea, riferito a Jim.

“con immenso piacere, Scotty” l’altro stette al gioco.

Gli ultimi passeggeri attendevano tutti insieme in piazza, davanti alla chiesa neoclassica decisamente aberrante, per un appassionato di arte come Jim. Fu facile trovare posto per parcheggiare, a quell’ora, soprattutto d’estate. I ragazzi erano seduti sul sagrato in pietra, alcuni sulle valige, e quando videro arrivare i mezzi, fecero segno con due dita sul polso, come ad indicare un orologio invisibile, per ricordare agli amici che erano in ritardo. Di tutta risposta, Jim parcheggiando, alzò prima il dito medio, poi, insieme agli altri che stavano sul furgoncino, sporse fuori dal finestrino le famose ‘corna’, gesto apotropaico rinomato per essere stato introdotto da Ronnie James Dio come simbolo del rock. Con una manovra da manuale, i veicoli furono presto parcheggiati davanti alla chiesa, pronti per essere caricati di valigie e passeggeri.

“era ora che vi faceste vivi, a meno che non vogliate farla l’anno prossimo, la vacanza” disse Alice, accomodandosi di fianco a Jim, e sorridendo.

“per una volta che sono gli uomini a farsi attendere” rispose Jim.

“credevamo vi avessero rapiti gli alieni, o i templari!” scherzò Giovanni.

“Gio, per favore, non posso fare sei ore di viaggio – perché con Jim al volante è impossibile impiegarci di meno – a sopportare i tuoi alieni e i tuoi complotti” disse Edoardo, ma abbracciandolo sarcasticamente subito dopo.

“suvvia, stiamo per partire per una splendida avventura tutti assieme, amici!” Monica si esaltò a tal punto da emettere un gridolino acuto che avrebbe potuto svegliare il parroco del paese, che riposava nella casa a fianco alla chiesa.

“signori, qui siamo tutti pronti, motori caldi, cuori saldi... Non vedo motivo per indugiare oltre” fu l’ultima sentenza di Paolo, mentre per ultimo saliva dalla stiva della grossa automobile di Jim, facendosi spazio fra le valigie. Era incastrato come il tassello di un puzzle, e i bagagli che gli sistemarono dietro dopo che fu salito gli bloccavano l’uscita. Ai suoi lati, altri bagagli gli impedivano di guardare fuori dai finestrini. Solo uno spiraglio davanti a lui gli consentiva di dare uno sguardo ai suoi amici e alla strada davanti.

“datemi un I wanna rock!” incitò Jim, collegato anche alla radio. Dal suo equipaggio tanto quanto da quello di Graziano, arrivò la risposta, eccitata e pronta al viaggio.

*
Nel frattempo, la navicella di Aster e Kibernete era ancora in orbita sopra i ragazzi in viaggio.

“Aster”

“cosa c’è, Kibernete?” Aster si rialzò dal comodo letto, stropicciandosi gli occhi dopo un riposo.

“si sta mettendo in viaggio, e pare che sia insieme ad altri compagni di viaggio, suoi amici”

Spalancò gli occhi per la sorpresa, mettendosi seduta sul letto. “incontrerò altri esseri umani simili a lui?” esclamò emozionata “non posso crederci!”

“sarà una enorme occasione per te di raccogliere punti di vista simili ma non uguali; ma ciò non toglie che si stanno spostando, e quindi il piano di atterrare vicino all’abitazione di James Cervi, colui che ti ha chiamata, non è più attuabile”

“non puoi calcolare il loro percorso?”

“non sull’intricata ragnatela di strade terrestri” rispose Kibernete “ma sto captando delle comunicazioni provenienti dai loro veicoli, posso cercare di capire la loro destinazione, se la citano o la accennano”

“voglio ascoltare!” ordinò Aster, curiosa tanto che il suo cuore prese a battere con mirabile forza. Kibernete obbedì, e presto nella stanza si udirono le parole che dovevano appartenere a un maschio.

“vi annuncio che siamo appena entrati in autostrada, e questo vuol dire finestrini abbassati e Thunderstruck a bomba!” “no, Jim, prima voglio Highway to Hell!” “ma avete rotto con gli AC DC, mettete su Immigrant Song dei Led Zeppelin!” “nessuno ha voglia di Bon Jovi?” “no!” fu un coro a rispondere a quest’ultima proposta, richiesta da una voce femminile.

Stanno parlando di musica, ne sono sicura! Discutono su quale musica ascoltare durante il viaggio.

“ va bene, abbiamo cinque ore di viaggio se non di più davanti a noi, quindi prima ci ascoltiamo gli AC DC, poi i Led Zeppelin, poi Bon Jovi, poi il cd che io ho preparato per il viaggio, con tutte le canzoni da viaggio stile Roadhouse Blues o La Grange” “ben detto, Jim, dritti verso il campeggio Arcobaleno sulle note del rock n roll!”
Campeggio Arcobaleno! Abbiamo una pista! “Kibernete, hai sentito?”

“ho sentito, ma sulla loro strada ci sono almeno una dozzina di campeggi omonimi, tutti chiamati ‘Arcobaleno’, e non posso sapere dove siano diretti”

“continuiamo ad ascoltare”

Passò qualche minuto prima che tornassero in contatto radio. “ sta’ attento!” “ma che cazzo fai?” “voglio solo prendere i biscotti nel mio zaino!” “dovremmo far spostare Paolo, è impossibile arrivarci!” “fatemi provare” si udì poi un gran frastuono “ma almeno leva il tuo culetto sexy dalla ricetrasmittente, Ed!” “ragazzi, cosa combinate nell’Enterprise?” “Ed ha fame e nel tentativo di farsi strada fra le valigie ha ucciso Monica ed è caduto sulla ricetrasmittente” “pareva tanto uno stupro di gruppo” “per Monica non fa niente, è sacrificabile” “stronzo!” “lo sai che ti amo, piccola” “ma io no, mio caro” “ne ero al corrente”

“stanno colloquiando con grande affetto, è un ottimo segno” osservò Kibernete.

“è vero, iniziano già a starmi simpatici!” rise Aster, sempre più emozionata.

Ma finora non mi avete ancora detto nulla di utile sulla vostra destinazione, ragazzi, avanti. Aster immaginava come sarebbe stato essere parte di quella banda di pazzi scatenati che ridevano, scherzavano, e si volevano un gran bene. Era commossa per tutto quello che aveva trovato, per quello che sentiva dai ragazzi in viaggio e per l’idea che di lì a poco li avrebbe incontrati. Subito, un dubbio atroce spense la sua felicità in un attimo: gli piacerò? Saranno pronti ad accogliere un’aliena?
“torna a sorridere, giovane Aster, sei una sognatrice come loro, e sei anche bella, in ogni tua forma; non hai nulla da temere: piacerai ad ognuno di quegli umani, e saranno felici di accoglierti nel loro gruppo” la rincuorò Kibernete “e poi sarai la prima aliena da milioni di anni ad avere contatti diretti con loro, con la loro società, con la loro anima, e sarai in grado di compiere passi nella ricerca antropologica ma raggiunti prima d’ora. Promettimi solo che starai molto attenta. Nulla toglie che potrebbero essere pericolosi”

“non ti preoccupare, amica mia, sarò prudente, e grazie per il conforto. Tornerò con grandi notizie, è un giuramento!” con queste parole, Aster posò la testa sul cuscino e tornò a riposare, senza smettere di ascoltare le comunicazioni dei ragazzi umani”

*
I due veicoli divoravano l’asfalto. La strada correva rapida e sicura. Le ruote parevano volersi staccare dal suolo per spiccare il volo.

“keep your eyes on the road, your hands upon the wheel!” cantava Jim, seguito da entrambi gli equipaggi. I cori dei ragazzi riecheggiavano nella velocità dell’autostrada. Il tragitto continuò fra le risa, le chiacchiere e le canzoni finché la fame non fu più forte della fretta; e non solo la fame: più o meno metà di loro non tratteneva più il bisogno di una toilette. Non dovettero attendere molto, prima che una familiare ‘A’ di ‘Autogrill’ apparve agli impavidi avventurieri dell’autostrada. La proposta di un buon pasto e dei servizi igienici era troppo allentante per tirare dritto alla volta di altre tre ore di viaggio o forse più. Così, Jim in testa seguito da Graziano con tutto il suo equipaggio, prese posto con l’auto, grato di aver trovato facilmente un parcheggio. In due o tre si diressero con calma verso l’edificio, già addentando con il pensiero un panino, mentre tutti gli altri corsero come forsennati verso la scritta ‘wc’, speranzosi di trovare i gabinetti non occupati e di potersi liberare immediatamente. Quando ebbero tutti finito coi servizi igienici, trovarono i propri compagni già seduti ad un tavolo, mentre si gustavano un panino nel sacro silenzio della fame.

“non aspettateci, mi raccomando” disse ironico Edoardo, prendendo posto su una sedia rubata ad un tavolo vicino.

“avevamo fame” gli rispose Andrea con la bocca ancora straripante di cibo appena masticato.

“e poi non potevo attendere per vedere lo spettacolo di Alice che si divora molto mascolinamente un camogli” scherzò invece Jim. Ricevette di tutta risposta un dito medio, e un sorriso a bocca piena.

Poco più tardi, giunti tutti al dolce, Jim, sotto richiesta specifica di Alice, stava raccontando una delle loro avventure, un concerto in una cantina, un Irish Pub che poteva essere riutilizzato come rifugio anti-atomico, per quanto scendeva in profondità sottoterra. All’interno, assomigliava in tutto e per tutto al Cavern Club, solo con qualche particolare irlandese.

“per portare gli strumenti laggiù ci facemmo aiutare dai clienti del locale, alcuni dei quali là proprio per vedere noi” raccontava “ricordo che uno dei bassi di Gra cadde dritto in testa a un poveretto” con queste parole scoppiarono tutti a ridere, ricordando la scena.

“lo avevo preso dal manico, e ha fatto effetto leva, non lo reggevo! È lui che non lo ha preso!” si difese Graziano.

“non hai scuse, hai spaccato la testa a un fan, sei un killer!” lo schernì Paolo “trauma cranico!”

“e quando finalmente riuscimmo a montare tutti gli strumenti” continuava Jim “Gio vomitò, proprio sul palco”

“che schifo, me lo ricordo, abbiamo dovuto fare tutto il concerto con la chiazza sul palco, vicino alla mia batteria!” commentò Monica.

“senza contare che abbiamo pure iniziato in ritardo perché abbiamo dovuto pulire tutto e aspettare che Gio si riprendesse” aggiunse Alice.

“oh, sentite! Sono claustrofobico e quel luogo non solo era sottoterra, pieno zeppo di gente e con poco ossigeno, ma dovevamo pure suonarci!” si difese il ragazzo.

“beh, anche lui ha ragione, dài” lo appoggiò Paolo.

Edoardo, a quel punto, prese parola dicendo che nonostante tutto quella sera riuscirono a fare colpo su alcune ragazze e alcuni ragazzi, che però erano già fidanzati.

“sapete, con le luci che nascondevano la faccia di Jim, mentre invece aveva la camicia aperta e i pantaloni abbassati fino alle anche stile Robert Plant, persino lui fece colpo su una ragazza!”

“e per non parlare di Monica, che in jeans e reggiseno, senza maglietta, faceva ballare le tette ogni volta che picchiava la batteria”

“e Alice, allora? Camicetta scollata e ombelico in vista, era proprio uno schianto!”

“e io, che col mio vomito sensuale ho fatto colpo su tutto il locale, maschi e femmine!” rise Giovanni, per fare un po’ di autoironia.

Comunque, convennero unanimemente nell’affermare che il livello musicale e scenico di quel concerto fu eccezionale, spettacolare. Infiammarono quella cantina, e anche se non brillavano di bellezza, avevano acceso nei cuori e negli intimi del loro pubblico un desiderio morboso ed effimero. Probabilmente se una di quelle ragazze avesse potuto avere Jim lo avrebbe desiderato meno, ma vedendolo su quel palco pareva un alieno da un altro mondo, portandosi dietro un fascino attorniato da un’aurea di mistero. Alice riuscì a sentirsi bellissima, mentre suonava l’arpa in Stairway to Heaven, e percepì l’odore della brama di sesso che pervase l’aria. Nessuno le aveva mai detto che la desiderava più di ogni altra donna, nessun ragazzo si eccitava al solo vederla in penombra. Ma era proprio quella magia, la magia del palco, che la rese una dea del suo angolo. Ognuno dei musicisti si prese la libertà di reputarsi tale, solo per quell’istante, solo su quel piedistallo. Anche Monica, da sempre presa in giro dai compagni di classe, incapaci di cogliere e apprezzare la bellezza nelle persone ma sempre più ansiosi di criticarne le peculiarità, persino lei si sentì speciale, si sentì libera di scoprirsi per mostrare il suo erotismo al mondo, e dimostrare che poteva essere bella. Non era l’arena di Wembley, ma una cantina di persone che li acclamavano già era la gloria più grande, per loro. E si godevano il loro momento come ogni musicista rock dovrebbe fare, dominando la scena, donando tutto se stesso al pubblico.

Prima di proseguire nel loro viaggio, gli amici si scambiarono ancora storielle di concerti passati, e poi passarono a consolare Monica, che sentiva la mancanza di Abigail, che era dovuta partire con i suoi genitori: non aveva avuto scelta. La batterista ancora non sapeva che in realtà la sua ragazza la stava solo aspettando al camping, e si sarebbe fatta viva come sorpresa solamente nella sera del concerto. Resistere tanto senza dire nulla alla sua amata Monica le costava una gran fatica, ma l’immagine della sua faccia quando l’avrebbe vista la convinceva ogni volta a tener duro.

Col sole del primo pomeriggio, la rock band era di nuovo in viaggio per le autostrade e superstrade d’Italia, sperando di non doversi fermare di nuovo per qualche emergenza fisiologica o meccanica. Infatti dovettero fare sosta almeno una dozzina di volte ancora. E Jim filmò ogni fermata e parte del viaggio, tanto che Edoardo iniziava ad irritarsi. Gli altri, invece, soprattutto le ragazze, si divertivano a farsi notare, esibendosi in azioni del tutto ridicole, come cantare a squarciagola Bad Reputation.
Durante una delle fermate, Alice, che era dovuta scappare ai servizi igienici di un altro Autogrill, ritrovò, al suo ritorno, i suoi amici sui mezzi, motore acceso, che partirono a tutto gas non appena lei ricomparve, diretti verso la corsia di accelerazione. Ovviamente si sarebbero fermati prima, ma vedere Alice che correva dietro all’auto di Jim urlando “ma sì, certo, lasciatemi qua, tanto sono solo la cantante!” non aveva prezzo.


Angolo degli Autori:
Dunque, sono partiti, "alla ventura!". Questo capitolo doveva divertire, e doveva introdurre il lettore al gruppo, farlo interagire coi suoi componenti, far sentire le risate, e doveva far emozionare tanto quanto si sono emozionati i personaggi. Dopotutto, il tema del viaggio trova in questo capitolo una summa dello stile avventuroso autostradale della Setta Krypteia. Speriamo, dunque, che via abbia divertito! ;)
  
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