Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Follow The Sun    28/06/2015    2 recensioni
Sono sopraffatta... Il corpo ridotto al limite, la mente vuota e le mie emozioni sparse al vento. Allunga una mano dietro di sé, toglie l'umido lenzuolo dal fondo del letto e me lo avvolge intorno al corpo. 
La stoffa fredda ed estranea mi fa rabbrividire.
Lui mi circonda con le braccia, tenendomi stretta, cullandomi possessivamente avanti ed indietro.
«Perdonami» mormora vicino al mio orecchio, la voce sciolta e desolata.
Mi bacia i capelli, un bacio, e un altro.
«Scusa, davvero»
Gli affondo la faccia nel collo e continuo a piangere, uno sfogo liberatorio.
Uso un angolo del lenzuolo per asciugarmi la punta del naso e a poco a poco mi rendo conto che quella visione non è poi tanto male.
------------------------------------------
Questo è il remake della storia "she's a good girl", quella vecchia è stata cancellata, dati gli scarsi progressi.
Spero che questa versione sia meglio di quella vecchia :)
Se vi va fatemi sapere come vi sembra.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ashton Irwin, Calum Hood, Luke Hemmings, Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
"She's a good girl." 
Capitolo 12.
 
Quando tornammo a casa, trascinai letteralmente Ashton su per le scale fino ad arrivare a casa mia. Mi stavo ricredendo un po' sul suo carattere, lo trovavo un ragazzo simpatico e divertente. Gli piaceva fare battute su qualsiasi cosa vedesse, e ciò poteva rendere una normale giornata, qualcosa di più.
 
-Pensi che mi licenzieranno per non essere andato al lavoro?- chiese sedendosi sul mio letto.
-No, hai anche avvisato Lydia della tua assenza- lo rassicurai.
Ashton fece spallucce e sospirò prima di notare un poster degli All Time Low sul soffitto.
-Non sapevo fossi il tipo da All Time Low- mi fece notare.
-Allora ti sbagliavi-.
 
Lasciai per qualche minuto la mia stanza per andare a lavarmi i denti e per fare pipì, poi quando tornai in camera mia notai Ashton curiosare fra la mia roba. All'inizio non dissi nulla, ma quando lo vidi prendere in mano il foglio con la canzone che “avevo preso in prestito” da lui, corsi verso la scrivania a gli strappai il foglio di carta dalle mani e me lo misi in tasca.
-Cosa c'è di così tanto speciale sul quel pezzo di carta?- ammiccò.
-Ehm… È una nuova canzone ma… deve rimanere un segreto- gli feci l'occhiolino e mi allontanai da lui con passi teatrali.
-Cosa indosserai stasera?- sorrisi al pensiero che ad Ashton non interessasse molto della canzone e che non gli abbia dato troppo peso, poi mi concentrai sulla sua domanda e aprii l'armadio.
-Non ne ho idea- sbuffai.
-Devi tener conto che là dentro morirai di caldo- puntualizzò.
-Grazie per avermelo ricordato- ironizzai alzando gli occhi al cielo.
 
Ed era vero, dentro al Lemon si moriva di caldo. Non passava serata che si sentisse almeno un po' di fresco.
 
-Tranquilla che se devi cambiarti me ne vado- disse alzando la testa dallo schermo del suo cellulare e sorridendo, imbarazzato.
-Tranquillo, cambio stanza comunque- Ashton si mise a ridere, contagiando un po' anche me.
Rimasi imbambolata per alcuni secondi davanti all'ammasso di vestiti all'interno dell'armadio, poi mi decisi a prendere un paio di shorts bianchi e una maglietta a maniche corte azzurra.
-Carini, anche se un po' semplici- Ashton si strinse nelle spalle e alzò le sopracciglia.
-Punto primo, da quando sei il mio consulente d'immagine? Punto secondo, non devo andare a una sfilata. Punto terzo, non ho nient'altro da mettermi, quindi mi piacerebbe non essere giudicata- dissi uscendo dalla mia stanza per andare in bagno.
Sentii Ashton lamentarsi, ma non ci feci troppo caso e mi cambiai.
 
Quando tornai nella mia camera, Ashton era sdraiato a pancia in giù sul mio letto e stava sfogliando le pagine di un libro.
-Ti piace leggere?- chiesi, piegando alcuni vestiti che erano caduti dall'armadio.
-No, ma sembra un libro interessante- rimasi un po' delusa dalla sua affermazione. Ashton sembrava a occhio e croce una persona che leggeva molto. Ma, appunto, sembrava. 
-È uno dei miei preferiti- sorrisi, ricordando come ci rimasi male quando finii il libro e venni a sapere che non ci sarebbe stato un sequel.
Egli non disse nulla, semplicemente chiuse il libro e lo rimise al suo posto, sotto al letto. 
-Hai preferenze per le canzoni di stasera? Potrei parlarne con Mike e gli altri- mi sdraiai accanto a lui e aspettai una risposta che non tardò troppo ad arrivare.
-Mi piacerebbe se faceste qualche cover… Che ne so, magari qualcosa degli All Time Low- indicò il poster sopra alle nostre teste e sorrise.
-È una bella idea, l'unico problema è convincere gli altri-.
 
Passammo molto tempo seduti a parlare del più e del meno, di canzoni e di artisti musicali con grande talento ma che nessuno conosceva. Ashton era decisamente una persona che sapeva ascoltare, reggere un discorso, ma soprattutto dare buoni consigli.
 
-Che ore sono?- chiese ad Ashton, dopo un po', mentre mi mettevo uno zainetto in spalla con dentro tutto il necessario per la serata.
-Sono quasi le nove e un quarto- io e lui ci guardammo un attimo, poi sgranammo tutti e due gli occhi nello stesso preciso momento.
-Oddio ma è tardissimo- dissi scendendo le scale. -Ashton muoviti!- urlai dal piano terra.
Egli mi raggiunse al portone, con il fiatone, e con il mio cellulare in mano.
-Grazie- dissi mentre stavo iniziando a correre.
-Non è meglio se usiamo la mia macchina?- chiese.
Io non risposi, ma continuai a correre.
Odiavo correre, e devo ammettere che era abbastanza imbarazzante, ma dovevo farlo.
 
Quando notai la testa fosforescente di Michael spuntare dall'entrata sul retro ne rimasi molto sollevata. Non ero arrivata troppo tardi.
-Mike!- urlai, agitando una mano nell'aria. Con quel gesto il mio zaino cadde a terra e ci inciampai.
-Emma?- Michael mi chiamò, non vedendomi bene.
Quando finalmente si rese conto di come ero finita a terra, realizzò di dover venire in mio aiuto.
-Emma, oh mio Dio. Ma che ti è successo?- raccolse tutto il contenuto dello zainetto e lo rimise al suo interno.
-Va tutto bene?- chiese, notando che non mi alzavo.
Mi tirai su con le mani ancora sull'asfalto caldo e ruvido. Sentivo un enorme fastidio ai palmi delle mani e alle ginocchia.
-Sì, va tutto bene. Credo- confermai.
Strisciai fino al marciapiede, poi mi sedetti al bordo di esso.
-Michael, per favore, puoi fare luce sulle mie ginocchia? Ho paura di essermi fatta male- egli si avvicinò all'istante con la torcia del cellulare accesa e un cipiglio strano sul volto.
-Che schifo il sangue!- esclamò coprendosi gli occhi.
Quando mi resi conto delle condizioni delle mie mani e delle mie ginocchia mi stupii.
-Oh no- sputai. -Oh no- dissi ancora.
-Cosa?- chiese Michael, continuando a tenere gli occhi chiusi.
-Siamo nella merda- risposi alzandomi.
-Ma io non sento nessun- lo interruppi mettendogli davanti agli occhi le mie mani non poco graffiate, grondanti di una sostanza liquida e rossastra. Indietreggiò.
-Michael, io non posso suonare-.
 
[…]
 
-Cosa vuol dire che non puoi muovere le mani?!- Luke era furibondo.
In un primo momento si rifiutava di prendermi sul serio, - era ancora un po' impacciato nel parlarmi dopo il bacio - poi però gli spiegai com'erano andate le cose e si rabbuiò.
 
Ormai le mie mani erano fasciate con del cotone disinfettato e delle garze, ma non riuscivo proprio a muoverle.
-Sei inutile come le tue mani. Non potevi solo stare un po' più attenta?!- all'ennesima predica scoppiai di nuovo a piangere, usando la spalla di Calum come fazzoletto.
-Luke calmati, non è così che si risolvono le cose- intervenne Michael, accarezzandomi un braccio.
-Io dovrei calmarmi!? Ma ti rendi conto?! Non possiamo suonare per colpa sua! E questa sera cosa daremo al pubblico?! Un assolo di chitarra!?- prese in mano il flacone di disinfettante adagiato su un tavolino lontano da me e lo gettò a terra, imprecando. 
-Adesso basta!- intervenne Calum, alzandosi e cogliendomi alla sprovvista.
Appena si rese conto che tutti lo stavamo guardando in attesa di un discorso che avrebbe fatto calmare Luke, divenne tutto rosso in viso. 
-Io non… credo che tu non debba alzare così la voce- incrociò le braccia al petto, con l'intento di trattenere una risata, e assottigliò lo sguardo verso il biondo.
-Basta, Calum. Penso sia un caso perso- aggiunse Michael sistemandosi il ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte.
 
Andai a sedermi da un'altra parte. A quanto pare Luke non voleva proprio vedermi intorno e io tantomeno non volevo vedere lui. Mi chiesi se avrebbe reagito nello stesso modo se fosse stato lui a cadere e a rovinarsi i palmi delle mani. 
Con i polpastrelli andai a toccare delicatamente le bende e dovetti stringere il labbro inferiore tra i denti per non lasciarmi scappare un gemito di dolore.
 
-Che succede? Cos'è quella faccia triste?- Ashton mi raggiunse nel camerino e si inginocchiò al mio fianco.
-Problemi con Luke?- chiese, facendo una faccia dispiaciuta.
Alzai le braccia e misi in bella mostra le mie mani facciate e doloranti.
-Non posso suonare- precisai.
Volevo piangere, ma non lo avrei mai fatto davanti ad Ashton.
Sembrò mimare un “ah, capito”, poi si grattò il mento, pensando a qualcosa di rassicurante da dire, anche se in realtà sembrava preoccupato. 
-Tu suoni la batteria, giusto?-.
Annuii.
-Allora nessun problema. Ci penso io- detto ciò se ne andò, lasciandomi da sola in quella stanza fredda a pensare alle sue parole.
 
Poco dopo vidi Luke passarmi davanti con un borsone in mano e la custodia della sua chitarra sulle spalle. La sua espressione non trasmetteva nulla di buono e appena mi vide fece finta che non esistessi, sorpassando il piccolo corridoio.
-Aspetta, Hemmings!- Ashton corse in contro a Luke, il quale non si degnò neanche di girarsi per ascoltarlo.
-Cosa vuoi, tu?- il modo in cui pronunciò quelle parole mi fece rabbrividire.
Era davvero così arrabbiato?
 
Probabilmente si erano chiusi a parlare da qualche parte, oppure erano usciti, fatto sta che non li sentii più.
Decisi che lì, seduta a far niente, era decisamente di troppo, così presi la mia roba e me ne andai. 
Aprire la porta con la maniglia anti- panico fu una vera battaglia, ma alla fine riuscii a uscire.
 
Nonostante fosse estate, il clima era umido e abbastanza fresco. In effetti non era proprio estate, poco più in là ci sarebbe stato l'autunno e le foglie si stavano già preparando alla caduta.
Realizzai che non ero affatto preparata a incominciare la scuola. Non avevo ancora uno zaino, un diario, un astuccio e tantomeno i libri. Mi ero dimenticata di tutto. Il ciclo scolastico, in Australia, non è affatto come in Italia, o come in Inghilterra, in Francia o in Spagna; è tutto diverso.
Sospirai, sedendomi su una panchina davanti a casa.
Spesso, prima di alzarmi al mattino, pensavo a come sarebbe stata la mia giornata. Pensavo a cosa avrei dovuto fare, ai problemi da affrontare, alle persone da sopportare, e ciò mi buttava parecchio giù.
 
Una delle luci di casa mia si accese e notai mia madre spiare dalla finestra, non sapevo esattamente se stesse fin dal principio guardando me, o stesse semplicemente dando un'occhiata fuori, ma quando notò il mio sguardo in lacrime si affrettò ad uscire di casa.
 
-Emma?- chiamò. -Emma, stai bene?- si avvicinò ancora più preoccupata.
-Emma, cosa hai fatto alle mani?- chiese, prendendo le mie fra le sue ed esaminando le fasciature.
Prese il mio zainetto in spalla, e tirandomi su per un braccio mi portò in casa.
-Qui dormono tutti, non fare rumore, va bene?- mi accarezzò la fronte, spostando alcune ciocche di capelli all'indietro. 
Sempre a testa bassa mi diressi in camera mia, stando ovviamente attenta a non fare rumore.
Ashton aveva dimenticato la sua bandana sul mio letto, gliela avrei dovuta restituire prima o poi. 
Emanava lo stesso odore dei suoi capelli, e ciò mi fece sorridere.
Forse, per la prima volta, mi resi conto che Ashton mi piaceva.
 
[…]
 
Michael Clifford ha inviato un messaggio al gruppo “Band 🎸🎤”: Che serata fantastica!
 
Sbadigliai, prima di far scorrere il dito sullo schermo e visualizzare tutte le varie notifiche.
Mandai un messaggio a Michael per avere delle spiegazioni di tutto quell'entusiasmo. 
 
Com'è andata ieri sera? Scrissi.
 
Alla grande! Quel tuo amico, Ashton, è una forza della natura! Non so davvero dove abbia imparato a suonare così bene, ma dobbiamo tenerlo buono in caso dovesse servirci ancora ;-) Rispose.
 
Rimasi a bocca aperta, davvero Ashton aveva suonato con la mia band?
 
Ashton ha suonato la batteria al posto mio? Mi state scaricando in un modo così palese! Feci la finta offesa.
 
Ma non ti stiamo scaricando affatto! Ho solo detto che finché non potrai suonare probabilmente prenderà il tuo posto. Si giustificò.
 
Non risposi. Mi tirai a pancia in su sul letto e sospirai. Ashton non mi aveva mai detto di essere bravo a suonare la batteria. 
 
Hai aperto i cuori infranti dei miei amici ;). Scrissi ad Ashton.
 
Sembravano fatti a fine spettacolo, lol. Rispose.
 
Mia madre mi chiamò per la colazione, così fui costretta a scendere.
 
-Sei ancora in pigiama?- sbuffò lei, versando nella mia tazza una quantità industriale di latte caldo. 
Presi la mia tazza con un po' di fatica a causa delle mani ancora doloranti e andai a sedermi sul divano.
-Attenta a non sporcare in giro- mi avvertì e io alzai gli occhi al cielo.
 
Nessuno disse niente per almeno dieci minuti, anche quando mio padre scese per andare al lavoro ci fu solo uno scambio di gesti affettuosi ma niente di più.
-Ho comprato i libri per la scuola, ieri- disse d'un tratto.
Esultai mentalmente, sapendo che c'era sempre qualcuno che pensava a me.
-Lucas che fine ha fatto?- chiesi. La casa sembrava più vuota senza di lui.
-Credo sia uscito stamattina presto, non l'ho ancora visto e in camera sua non c'è. Ma credo sappia badare a se stesso- spiegò.
Appoggiai la tazza fra le gambe e sollevai la benda di una delle mani per vedere come ero messa.
Vidi alcune croste rossastre sul palmo, contornate da lividi violacei.
-Quanto pensi che ci vorrà prima che le mie mani guariscano?- chiesi con il labbruccio. 
-Due settimane sicuramente- rispose.
 
Passai i giorni successivi a non fare niente. Mi era stato vietato, ovviamente da mia madre, di fare qualsiasi attività che includeva l'uso delle mani e le giornate passavano con una lentezza impressionante. 
Ashton, dalla serata al Lemon, non si era più fatto vivo se non per messaggio e tutti gli altri avevano fatto come lui.
 
Era un venerdì pomeriggio, quando decisi, con il consenso di mia madre, di andare al Lemon & Melon a suonare. Era l'ultimo venerdì prima dell'inizio delle lezioni, e volevo scatenarmi fino a svenire.
 
-Stai attenta a non cadere. Non correre. Tieni bene lo zaino in spalla. Allacciati le scarpe come ti ho insegnato e non lasciare le stringhe dentro alla scarpa. Non forzare troppo la presa sulle bacchette, mi raccomando-.
Dopo aver ascoltato la sfilza di prediche di mia madre, annuii e aprii l'armadio per scegliere cosa mettermi.
Volevo fare una sorpresa ai ragazzi presentandomi nei camerini con le mani completamene guarite e immacolate, come nuove. Ne saranno entusiasti, pensai.
Presi un paio di jeans sbiaditi e una maglietta nera e li indossai, poi scesi per chiedere a mia madre come le sembravo. 
-Come sto?- chiesi, facendo un giro su me stessa.
-Stai bene. Quei pantaloni ti delineano le gambe, dove li hai presi?- smise per alcuni secondi di stirare i panni e e mi analizzò da capo a piedi.
-Non ricordo- mi strinsi nelle spalle e salii di nuovo in camera mia.
Ora anche Ashton faceva parte del gruppo “Band 🎸🎤” e da pochi messaggi al giorno, passammo ad averne almeno più di cento.
 
Nel mio zaino misi solo una bottiglietta d'acqua, due paia di bacchette e una maglietta di ricambio. Il cellulare lo tenni in tasca.
Mentre camminavo verso la mia metà, sentivo come una scossa elettrica attraversarmi il corpo, una certa impazienza nel vedere le facce dei miei amici e nel suonare la batteria. 
Mi sistemai al meglio lo zaino sulle spalle e accelerai il passo quando cominciai a intravedere l'insegna del locale attraverso alcuni alberi dalle foglie ingiallite.
Arrivai davanti alla porta sul retro e feci qualche respiro profondo. Aprii finalmente la porta, ma dei ragazzi non c'era neanche l'ombra.
Ne rimasi molto delusa, volevo far loro una grande sorpresa, ma a quanto pare non aveva funzionato. Sbuffai, infastidita.
Pochi secondi dopo pensai che forse erano al bar del locale a prendersi qualcosa da bere, così li aspettai seduta su un pouf del camerino.
Dopo alcuni minuti che sembravano secoli, Michael arrivò nel camerino con la custodia della chitarra in spalla e una borsa a tracolla che teneva saldamente in mano.
-Sei guarita?- chiese, stupito dalla mia comparsa.
-Già. Pronto a spaccare, di nuovo?- chiesi euforica.
-Certo, come sempre- rispose.
Domandai a Michael se sapesse che fine avessero fatto gli altri, ma a quanto pare non ne sapeva niente.
Poco dopo sentii la voce di Luke risuonare al di fuori della porta sul retro, così, lentamente aprii la porta e cacciai fuori la testa per vedere dove fosse.
Ma quello che vidi non fu proprio ciò che speravo. Sapevo che Luke avesse le idee confuse, ma arrivare a baciare una ragazza diversa ogni mese mi sembrava eccessivo. Ebbene sì, Luke stava baciando un'altra ragazza. Strinsi le labbra in una linea, cercando di ammettere a me stessa che non me ne importasse neanche un po', e ritirai la testa chiudendo poi la porta davanti a me.
-Allora? Luke è lì fuori?- annuii. -E allora perché non l'hai chiamato? Finiremo per far tardi a causa sua- Michael si alzò dalla sua sedia per sorpassarmi e avanzare verso la porta, ma lo bloccai.
-No, non farlo- gli sbarrai la strada piazzandomi con la schiena sulla porta e una mano che bloccava il suo braccio alzato.
-Perché? Cosa c'è che non va?- abbassò all'istante il braccio e si fermò aspettando una mia risposta.
-Io… Io non sapevo che Luke avesse una ragazza- mi giustificai.
-Luke è lì fuori con June? Oh Dio, non ci credo! Si sono rimessi insieme. Finalmente- alzai un sopracciglio. A quanto pare ero l'unica a non sapere nulla.
-Luke ha una ragazza?! Per quale santo motivo allora mi ha baciata quel giorno?- chiesi più arrabbiata che mai. Ero solo uno sfogo, un giocattolo, una bambola usa e getta?
-Senti, è una storia talmente lunga che non so da dove partire. Credo di poterti dire solo che Luke e June sono sempre in una fase di tira e molla continuo, non sono mai completamente insieme, ma non si lasciano mai del tutto. Capisci?- scossi la testa. Ancora non capivo. 
-Penso che Luke ti abbia usata per farla ingelosire- sputò. Le sue parole mi ferirono amaramente, ma non gliene feci una colpa, in fin dei conti non era neanche colpa sua.
-Capisco- fu l'unica cosa che riuscii a dire.
-Sei bella- disse d'un tratto.
-Lo pensi sul serio? No perché io non ti credo- alzai gli occhi al cielo e cercai di reprimere l'accenno del sorriso che cercava di spuntarmi sulle labbra.
-Emma, tu sei molto bella. Lo penso sul serio- ammiccò.
-Ci stai spudoratamente provando con me?- ridacchiai, lasciandomi un po' andare.
-No! Che vai a pensare?- si sistemò con le dita il ciuffo di capelli che gli ricadeva sulla fronte e rise, imbarazzato.
-Allora le opzioni sono due: o sei gay o lo dici per farmi compassione- precisai.
-La tua bellezza è oggettiva, Emma. Sembreresti bella anche a un castoro-.
-Che c'entrano i castori?- risi.
-È la prima cosa che mi è venuta in mente-.
Ridemmo per un po', finché Michael cambiò argomento.
-Pensi di affittare una stanza al college?- chiese.
-Non so, forse quando inizierà a far freddo. Anche perché casa mia non è così tanto lontana, quindi non è un problema prendere l'autobus ogni giorno, o almeno credo- affermai.
-Già, anche io-.
Mi chiesi se anche Calum e Luke avessero fatto come me e Michael, anche se Calum non mi sembrava affatto un tipo da stanza del college.
-Ciao. Scusate il ritardo- Calum entrò nel camerino, seguito da Luke che salutò con un cenno della mano.
-Abbiamo ancora venti minuti, vi va di bere qualcosa?- chiese Luke controllando l'orologio al polso. 
-Io non bevo, stasera- risposi senza troppi giri di parole.
Calum si fermò un attimo a pensare chissà cosa, poi sbarrò gli occhi e mi gettò le braccia al collo. Si mise a saltellare mentre mi stringeva sempre di più.
-Non ci credo. Sei tornata, Em! Oh Dio grazie, grazie, grazie- sorrisi sulla sua spalla e lui allentò la presa attorno al mio collo.
-Già, sono tornata. Ora Irwin avrà del lavoro in meno- vidi Luke sorridere beffardo.
-Qualcosa contro Ashton?- chiesi rivolta al biondo.
-No, assolutamente-.
Strinsi le labbra e mi sistemai dei polsini attorno ai polsi per non affaticarli troppo durante lo spettacolo. In verità non erano miei, ma di Ashton. Li aveva dimenticati sulla mia postazione e li avevo presi in prestito.
-Emma e io stavamo parlando del college. Avete intenzione di affittare una stanza quest'anno?- chiese ancora Michael.
-Io forse- rispose Luke sbloccando il telefono.
-Io non credo, quest'anno Mali farà avanti e indietro da casa ad altri posti e voglio esserci quando torna-.
-È già in tour?- chiesi. Sapevo che Calum aveva una una sorella che era stata ad X-Factor, e che allora aveva deciso di fare un tour in alcuni paesi dell'Australia.
-Parte settimana prossima, proprio quando comincerà l'anno scolastico-.
-Augurale buona fortuna, allora- gli dedicai un sorriso accompagnato da un occhiolino e recuperai le bacchette poste sulla scrivania. 
-Andiamo?- chiesi.
Tutti annuirono, così aprii la porta che avrebbe portato sul palco e salutai le persone davanti a esso. 
Michael, Luke e Calum si disposero a triangolo davanti a me, mentre io mi sistemai sullo sgabello dietro alla batteria.
 
-One, two, three, four- urlai al microfono mentre battevo le bacchette sopra alla mia testa.
 
[…]
 
-Siete stati fortissimi, wow- esclamò Ashton quando scesi dal palco e superai tutti i ragazzi che mi guardavano estasiati facendo commenti sulla mia bravura.
-Grazie Ash. Che ci fai qui? Oggi non è il tuo giorno libero?- gli circondai le spalle con un braccio e mi lasciai portare nel camerino da lui.
-Volevo vederti- sorrise.
-Che dolce- ridacchiai.
-Sei sudatissima, che schifo-.
-Vorrei vedere tu al mio posto- gli diedi un pugno leggero sulla spalla e risi con lui.
-Allora… Tra poco per te inizia la scuola- ci sdraiammo su un divanetto di pelle blu nel camerino per stare più comodi. 
-Sì, anche se a dire la verità non credo di essere pronta a fare nuove amicizie- ammisi, sospirando.
Mi accoccolai al suo petto e aspettai una sua risposta, o almeno qualsiasi cosa, ma non disse più nulla.
 
-Hey, Em, svegliati- aprii gli occhi e mi accorsi che tutte le luci erano spente.
-Oh- riuscii a dire.
-Ti sei addormentata, e puzzi- si mise seduto e andai a sbattere con la testa sulla pelle del divano.
-Ahi- mi lamentai.
-Che ne dici se ti accompagno a casa?- annuii.
-Forza, andiamo, tua madre è furiosa-.
Spalancai occhi e bocca all'affermazione; mi ero dimenticata completamente del coprifuoco di mia madre.
 
 
 
 
 
Ehilà! 
Eccomi qui con un altro capitolo che si è, ovviamente, fatto aspettare.
Se avete da lamentarvi sulla mia lentezza a scrivere allora potete farlo tranquillamente lol, non fatevi problemi.
E che dire, mi deverto troppo a fare i dialoghi tra Emma e Michael perché sono ossessionata da quel ragazzo (eh già) e mi prende troppo.
Prima o poi ho intenzione di fare un capitolo dove non ci sono conversazioni vere e proprie, ma tipo a messaggi. Perché comunque vedo che ultimamente quel tipo di FanFiction va molto di moda e volevo provare a inserire un capitolo in questa mia storia; vedremo cosa ne uscirà.
Penso di essermi dilungata a parlare un po' troppo.
Se vi va laciate una recensione, oppure potete anche scrivermi sul mio acc. di Twitter, sono @harryvederciii
A presto,
-Follow The Sun xx
 
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Follow The Sun