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Autore: FairySweet    28/06/2015    1 recensioni
... "Perché sei ancora qui?" ma quello sguardo orgoglioso e vivace, figlio del tempo, figlio di un ricordo che custodiva gelosamente non accennava ad abbassarsi "Perché sei qui?" ma più provava a parlare con lui e più tutto diventava lontano e sfocato, lontano da loro, lontano dal mondo, lontano da ogni cosa che fino ad ora l'aveva sempre tenuta al sicuro ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna Ristori, Antonio Ceppi, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                                     Promessa






Era bastata una lettera, una stupida lettera per convincerlo ad abbandonare ogni cosa.
Incurante del tempo, dell'ora, di ogni cosa, era semplicemente partito da Genova per lei, perché era sempre lei a scandire le sue giornate.
Aprì la porta di colpo tentando di respirare, Gregorio si voltò appena verso di lui, il volto segnato dalla stanchezza, gli occhi cerchiati e l'incarnato pallido “Scusatemi duca, perdonatemi per questo mio comportamento ma non …” “Non avete niente per cui chiedere scusa” mormorò l'altro tornando a fissare il parco oltre i vetri “Mi rincresce avervi disturbato. So che la vostra nuova vita è frenetica, un figlio cambia sempre ogni cosa ma vedete, la mia sposa ha espresso il desiderio di vedervi e non …” riprese fiato passandosi una mano in viso, le lacrime sparirono sotto quel tocco delicato restituendo alla sua voce la fermezza che gli era sempre appartenuta “ … non posso e non voglio negarle niente” “Il vostro medico?” “Nelle sue stanze” “Cosa …” “Oh, non molto ormai. La mia bellissima sposa fatica perfino a respirare” per qualche secondo, qualche leggerissimo e stupido secondo il cuore parve fermarsi nel petto.
Non esisteva più il tempo, non c'erano stagioni, niente anni o minuti, solo quel pesantissimo senso di impotenza che lo spingeva nell'angolo più buio dell'anima “Venite, vi porto da lei” annuì debolmente seguendo il duca lungo il corridoio.
Combattuto tra il desiderio di vederla che al tempo stesso, scatenava una folle e insolente paura.
Chi era lui per preoccuparsi così? Con che diritto pensava a lei? Si fermarono davanti a quella porta elegantemente decorata, una serva si avvicinò al duca porgendogli una busta chiusa da un sigillo di cera rosso fuoco “Perdonatemi” sussurrò aprendo lentamente il foglio “Maria, chiama Aldo e digli di aspettare nella libreria” la giovane annuì appena inchinandosi leggermente “Scusate dottore, come vedete, la nostra vita non è cambiata per niente” “Questo è un bene duca, la tranquillità della vita quotidiana può aiutarla” “Voi dite?” aprì lentamente la porta e d'improvviso, il marito preoccupato e stanco sparì dietro ad un sorriso bello come il sole.
Si avvicinò al letto, la mano stretta a quella della ragazza e gli occhi pieni di luce mentre le sfiorava dolcemente le labbra “Come stai amore mio?” “Come l'ultima volta che l'hai chiesto” “Ti ho portato un regalo sai?” si scostò leggermente di lato, Anna sorrise appena stringendo più forte la mano del marito.
Non era quella la reazione che si sarebbe aspettato. Quando l'aveva lasciata avevano litigato per l'ennesima volta, in fondo, ogni loro incontro era un litigio ma quello, quello era un attimo di Anna, un attimo pieno di quel ricordo che non era mai uscito dal suo cuore.
“È un piacere rivedervi duchessa” “Lo pensi davvero?” un tremito leggero gli sfiorò la schiena salendo fino alle labbra perché non ricordava nemmeno più l'ultima volta che gli aveva dato del tu “Penso che siate sempre bellissima” “Già” mormorò ridacchiando “Mio marito non fa altro che ripeterlo” “Perché è la verità amore mio” “Quanto posso essere bella in questo momento? Pallida, debole, con i capelli in disordine e le labbra livide” ma un leggerissimo colpo di tosse le impedì di continuare a parlare.
Una giovane dai capelli color del grano si avvicinò al letto porgendole un bicchiere d'acqua ma quel leggero movimento della testa la costrinse ad indietreggiare di nuovo.
“Anna, ora devo lasciarti per qualche ora” “Lo so” “Qualche ora appena amore mio ma ti prometto, che sarò qui quando ti sveglierai” “Correte duca, altrimenti il prefetto si arrabbierà molto” le diede un bacio e senza più aggiungere una parola lasciò la stanza.
“Puoi sederti, prometti di non lanciarti cose” “Ne siete sicura?” “Perché?” “Perché se volete solo …” “No” sussurrò socchiudendo gli occhi “Perché mi tieni lontano così?” lo sguardo confuso sul viso dell'uomo la costrinse a sorridere “Scusa, a volte vedo cose che non dovrebbero esistere e parlo con ...beh, non ha importanza” l'altro annuì appena sedendosi accanto al suo letto.
Era confuso, confuso da quel cambio improvviso nel tono della sua voce, confuso da quel sorriso che restava saldamente ancorato alle sue labbra e che nonostante tutto, non era per lui.
“Come sta il tuo bambino?” “Cosa?” “Tuo figlio, il bambino nato un mese fa” “Oh … bene, sta bene” ma quell'espressione la conosceva bene, fece un bel respiro continuando a parlare “Assomigli a mia moglie anche se lei continua a ripetere che ha i miei occhi” “Davvero? Stai attento dottore, quando sarà grande avrà una fila di belle damine fuori dalla porta di casa” “Anna è … tu stai ...” “Per morire” un debole sorriso le colorò le labbra mentre le dita giocavano con una ciocca di capelli “Gregorio prova a nascondermi la sua sofferenza ma lo vedo, lo vedo bene sai? È stanco, sfinito dal mio male e vorrei evitargli tutto questo dolore ma non so come fare così, l'unico modo che ho è lasciarlo andare” “Non lo aiuti così. Soffrirà, si sentirà morire” si voltò appena cercando gli occhi azzurri del medico “Non è così semplice Anna. Non passerà mai, non basterà tutto il tempo del mondo a lenire quel dolore” “Non posso cambiare il presente” “Lo so” “Imparerà a camminare da solo e sarà un ottimo padre e non ...” una lacrima scivolò via da quegli occhi di notte costringendolo a tremare “ … la cosa che fa più male è non poter vedere i miei bellissimi bambini crescere. Non poterli abbracciare o toccare. Non poter più baciare mio marito e so che è egoista, so che è sbagliato ma vorrei vivere in eterno accanto a lui” “Non è sbagliato, è amore” “Questa è la seconda volta che amore si prende gioco di me” quel sorriso tra le lacrime faceva un male atroce.
Era così forte e potente da sconvolgerlo, d'improvviso ogni cosa si era mischiata a quel sorriso.
Le certezze, l'amore ormai passato per quella donna meravigliosa, i loro ricordi assieme.
Tutto di nuovo confuso e senza più alcun senso.
La mano si mosse da sola, le dita si strinsero attorno al suo polso, la sentì tremare leggermente mentre gli occhi si sfioravano dolcemente “Il mio non è mai stato un amore falso Anna” “Lo so” “No, no non lo sai, non l'hai mai saputo, credevo di non meritare la dolcezza del tuo mondo e ho sbagliato ma non ho mai smesso di amarti” un altro sorriso, più bello di prima, puro e fragile come cristallo “Mi fai una promessa?” annuì appena stringendo più forte la sua mano “Avrai cura di Gregorio?” “Tu stai … perché?” “Perché sei stato il mio amore. L'amore della mia vita Antonio e Gregorio è … lui è l'amore fresco e puro. È fragile e dolce, ha bisogno di cure, cure che io non potrò più donargli e sto male per questo” trattenne un singhiozzo cercando di sorridere “Ma l'amore non può … non deve morire assieme a me altrimenti non potrei mai perdonarmelo. Ora il mio passato, l'amore violento che ho provato per te può prendersi cura dell'amore giovane e indifeso” l'avrebbe baciata, l'avrebbe fatto senza pensare più a nient'altro che a loro ma c'era qualcosa che lo bloccava lì, qualcosa di invisibile, un muro di cristallo, un filo invisibile che lo tirava costrantemente indietro.
“Non ti sto chiedendo di fare da balia a mio marito, lui non ne ha bisogno. Ti chiedo solo di costringerlo a vivere. Non permettergli di rifugiarsi nell'angolo più cupo del cuore, dove le ombre mangiano i ricordi” le sfiorò il viso con un dito seguendone i contorni poi quelle deboli parole che uscivano dall'anima “Te lo prometto Anna” la vide sorridere, tremare leggermente sotto quella carezza delicata a cui non era più abituata ma che le era mancata da morire perché il presente senza passato non ha alcun valore.
  
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