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Autore: Malanova    29/06/2015    1 recensioni
Il regalo di compleanno più lungo che abbia mai fatto XD ... La San Fransokyo Istitute sta per gemellarsi con la Rush Accademy, una scuola di giovani talenti della tecnologia specializzata in mezzi di trasporto. Hiro farà conoscenza con la giovane e in versione adolescente Vanellope e ... Va be, per sapere come continua vi basta leggere ... Buona lettura!
P.S. Tanti auguri Auaura!
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hiro Hamada, Nuovo personaggio
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Ricapitoliamo Hiro: vorresti costruire un gigantesco faro al laser in modo che tutti gli Scarafoidi ne vengano attratti e poi, successivamente, distrutti …”. La professoressa Calhoun fissava nei occhi il giovane Hamada. L’orda dei insetti metallici che prima aveva attaccato i due insegnanti era stata debellata dalla forza di Baymax unita alla velocità di GoGo e all’alchimia di Honey. “Perché non ci ho pensato io? Ah, si … Perché è un suicidio!”. Il ragazzino rimase a bocca aperta ma la donna continuò “Lo sai quanto tempo ci impiegheremo per costruire solo la base? Almeno tre mesi …”. Vanellope, allora, domandò acida “Allora cosa avreste fatto se il suo progetto fosse impazzito quando lo avrebbe utilizzato il governo?” “Non sarebbe successo se quello psicopatico di Turbo non ci avesse messo le mani sopra …” “MA se fosse successo?!?”. La donna si grattò la testa e si voltò dall’altra parte. GoGo la fissò allibita “Non ci avete pensato!” “Si che ci abbiamo pensato!” sbottò Felix prendendo le difese della bionda “Il fucile che abbiamo progettato spara proiettili al plasma che sono in grado di perforare il loro carapace di metallo … Visto che al principio era soltanto uno; se qualcosa fosse andato storto mentre lo mostravamo al generale saremmo stati in grado di tenere la situazione sotto controllo!”. Hiro si guardò intorno e borbottò “Scusate … potremo riprendere il discorso in un altro momento? Abbiamo compagnia …”. Una dozzina di Scarafoidi si stava avvicinando minacciosamente al gruppo, facendo schioccare le mandibole. Si misero in posizione e partirono all’attacco.


Celeste riprese i sensi ma, quando si accorse di dov’era, avrebbe preferito essere ancora svenuta: si ritrovava in cima ad una torretta piena di antenne paraboliche, a pochi passi dalla SFIT. I polsi erano stati legati sopra alla sua testa da una sostanza che era simile ad una ragnatela collosa e fissati a una sbarra. Bastava che mettesse un piede in fallo per scivolare e cadere nel vuoto.

Sentì alle sue spalle risuonare una folle risatina, fin troppo familiare “Mustang …” mormorò lei voltandosi. Turbo si issò con quattro zampe dalla parte inferiore della torretta, mettendo le mani ai bordi ed allungando il collo serpentino. Sembrava un enorme ragno e lei una piccola mosca intrappolata nella sua rete di metallo. La faccia tornò con le sembianze di Candy e domandò, facendo un sorriso “Sorpresa di vedermi dolcezza?” “Non proprio … Ho sempre pensato che eri uno scarafaggio … ora ne ho la conferma …”. Il sorriso scemò dalle sue labbra, poi pizzicò con forza un lato della struttura, che si mise a vibrare violentemente. I piedi della donna slittarono davanti, facendola scivolare. Se non ci fosse stata quella sostanza a tenerla per i polsi; ella sarebbe caduta da un’altezza minima di venti piani …

Con la fronte grondante di sudore; la direttrice cercò di poggiare i piedi su qualcosa mentre il mostro sghignazzava, tornando allegro “Non ti conviene offendermi, zuccherino … Lo sai cosa si dice quando qualcuno decide di farla finita gettandosi dalla cima di un palazzo? Che si muore prima di raggiungere la strada … Non vorrei utilizzare te per sfasare il mito …”. La cerulea si ritrovò a tremare come una foglia nel sentire l’artiglio vermiglio pizzicare le fibre della strana corda ma balbettò “S- Stai solo c- cercando di s- spaventarmi! D- Devo servirti a q- qualcosa se h- hai montato tutto q- questo t- teatrino …”. Respirò profondamente e continuò, con voce più ferma “Hai infilato apposta la mia foto in quella strana cornice in modo che venissi scambiata per tua complice e rinchiusa in prigione … così sarebbe stato più facile per te rapirmi con l’arma del progetto segreto nelle tue mani …”. Candy sorrise e le mormorò, vicino all’orecchio “Che bambina perspicace …”.

Le strappò all’improvviso la corda e la fece precipitare per un paio di metri prima di afferrarla al volo. Celeste non poté fare a meno di scoppiare a piangere mentre le dita saldavano di più la presa senza stringerla troppo. Con il polpastrello dell’indice le asciugò una delle guance “Ora sono sicuro che mi ascolterai senza interrompermi … non è vero?”. Lei si limitò continuare a piangere, incapace anche solo di sillabare una sola parola. Candy si spazientì e le gridò “Rispondimi! Altrimenti ti lascio di nuovo andare e questa volta non ti afferro più!” “No, ti prego!” gridò la donna aggrappandosi alle sue dita, tremando. Lui sghignazzò “Mi ascolterai?”
“Si …”
“Senza interrompere?”
“Si …”. Candy spalancò le ali, le fece vibrare e sussurrò “Molto bene …”.


Hiro e gli altri iniziavano ad essere stanchi. Erano riusciti a sconfiggere anche il secondo gruppo di Scarafoidi ma non ce l’avrebbero mai fatta se venivano attaccati ancora. Così, con decisione unanime, decisero di andarsi a rifugiare in una fabbrica abbandonata poco lontana. Nel vederla; il giovane asiatico ebbe la sensazione di averla già vista ma incitato dai altri si affrettò ad entrare. Era perfetta per nascondersi: essendo completamente al buio; era improbabile che diventasse il prossimo spuntino dei Insetti giganti. Fred fece un fischio di apprezzamento e si mise a cantare

“E’ stato uno strano ragazzetto a renderci così
Ed ora abbiamo dei poteri che coviamo dentro di noi
Ma quando i guai si fanno seri sapete chi vi proteggerà?
Fred Ten … Fred Ten!”

“Fred; te lo dico con spirito di fratellanza … CHIUDI QUELLA BOCCA!” urlò Wasabi, isterico. “Dai … Lo sai che quando hai paura hai la voce acuta di una ragazzina?” lo prese in giro Fred, ma quando una mano spuntò dalle tenebre e gli afferrò la spalla; il giovane strillò come una bambina di sei anni. La figura ritrasse la mano e mormorò “Scusami …”. Hiro socchiuse gli occhi. Quella voce … Calhoun e Felix accesero delle piccole torce e le puntarono nel punto dove … “Non è possibile!” esclamò Hiro, diventando rosso dalla rabbia “Callaghan!”.

  
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