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Autore: Inquisitor95    01/07/2015    1 recensioni
"Caro diario,
so che probabilmente ti sembrerà strano che io ti scriva, è molto strano anche per me in effetti però ho pensato che fosse un bel modo per narrare la mia storia. La storia dell'Inquisitore Suyveil Trevelyant dei Liberi Confini. "
Questo è un racconto molto diverso da quelli che ho già scritto e pubblicato, questo racconto prende spezzoni della vita dell'Inquisitore, uomo di valore e forte, umano e pieno di virtù ma debole anche ai vizi. Questi sono ricordi, pezzi del suo personale diario che lo accompagna nella lotta contro il male. L'ultimo capitalo del gioco che tutti noi amiamo.
Genere: Avventura, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Cassandra Pentaghast, Custode, Hawke, Inquisitore
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Leggende del Thedas'
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CAPITOLO TERZO

PERSO NELLA BUFERA





Caro diario,
ricordo bene il villaggio di Haven, quando Cassandra mi aveva portato lì pensavo fosse la mia prigione. Tuttavia è stato lì che l'Inquisizione è nata. E sempre tra le Montagne Gelide abbiamo rischiato di perderla per sempre.
« La tua Ancora... non è altro che un errore, tu non sei altro che un errore, non saresti mai dovuto esistere! » davanti a me si ergeva un prole oscura, non un qualsiasi prole oscura però, non che ne avessi mai visto uno in vita mia, potevo aver solo acceso a racconti che ne narravano, così come Leliana spesso mi aveva accennato alle lotte durante il Flagello o così come avevo letto nei libri. Ma Corypheus era reale!
« Non ho mai voluto l'Ancora! Se allora ti appartiene... riprenditela! » l'Ancora... la mia cicatrice sulla mano, il solo mezzo che usavo per chiudere gli squarci dell'Oblio, non era una benedizione di Andraste, era un errore, era stato quel prole oscura a concedermi quel dono, però non riuscivo a capire come visto che non ricordavo nulla di quello che era successo al tempio delle Sacre Ceneri.
La neve cominciava a fioccare, Haven aveva resistito fino alla fine contro l'esercito di templari rossi che ci avevano attaccati. Era iniziato subito dopo la chiusura del Varco, l'avevamo sigillato e Fiona era stata talmente abile da riuscire insieme ai suoi maghi a rafforzare il mio potere. Adesso però non restava altro che cenere, un ricordo delle case che ardevano, le catapulte ormai distrutte per permettere al nemico di avanzare liberamente contro di noi. Infine, dopo che avevo scelto di sacrificarmi come diversivo, mi ero trovato quasi a combattere contro quel drago, un Arcidemone come sospettavo all'epoca. E Corypheus era suo padrone.
« Non accetterò l'esistenza di un rivale inconsapevole.... Mi riprenderò con la forza ciò che è mio. A quel punto potrò continuare il rito per cui ho aspettato anni! » la sua voce era fredda, mostruosa e mi faceva accapponare la pelle con i brividi, ovviamente il suo aspetto non era da meno. « Tu devi morire! » disse infine carico di rabbia.
La creatura era alta, rivestita di una veste marcia e dalla pelle biancastra e nera, come se fosse malata, come la contaminazione della prole oscura stessa. Il suo viso era deforme, su uno zigomo aveva una protuberanza che si allungava verso l'esterno, i suoi occhi pieni di sangue e le sue mani erano contornate da artigli che sostituivano le dita. Quella volta ero pronto per sacrificarmi, tuttavia in quel momento in cui ero vicino alla morte ebbi un'illuminazione: la catapulta che avevo caricato era pronta per scoccare il colpo alle mie spalle, avrebbe seppellito Haven sotto la neve distruggendo il valico, avrei potuto facilmente scappare in qualcuno dei vecchi passaggi scoperti dai nostri esploratori.
Quando mi si presentò quindi quell'opportunità non mancai di coglierla, per una volta pensavo alla mia vita, poi vidi un segnale di fumo, lontano e quasi impercettibile nella bufera che stava attraversando le montagne. Il segnale che forse Cullen era riuscito a scortare tutti gli altri fuori dal villaggio.
« Sarà per la prossima volta, Corypheus! » gli urlai contro, presi una spada dal corpo di un soldato morto, diedi un netto fendente alla corda della catapulta che venne rilasciata, il colpo partì e volò fino al bersaglio, poi ci fu il terremoto.
Quello era il mio segnale. Il segnale che dovevo darmela a gambe levate! Cominciai quindi a correre con tutto il fiato che avevo in gola verso il passaggio più vicino a me, si trovava in un vecchio pozzo che si scavava un passaggio in mezzo al monte, ormai però quello era asciutto.
Mi ci fiondai a capofitto mentre avvertivo la distruzione che avanzava contro di me, caddi con la schiena nel mezzo di una caverna, un dolore lancinante mi prese alla spina dorsale e poi svenni per l'eccessiva botta. Non ricordo molto di quella sera, quando mi svegliai mi trovavo ancora nella caverna, ricordo che a fatica mi trascinai per il passaggio finché non arrivai nella bianca tempesta, un manto di neve ricopriva la montagna, i boschi lontani mostravano le ombre avverse, nella valle in cui le montagne sembravano unirsi vidi ancora un segnale di fumo. Mi stavano portando da loro, mi conducevano verso la mia salvezza.
Mi strinsi nella mia veste, non avevo avuto modo di portarmi l'armatura vista la velocità dell'attacco, avevo preso solo il mio arco e la faretra che adesso era vuota, un qualunque attacco nemico mi avrebbe ucciso! Se prima non ci avrebbe pensato il freddo. Mi mossi nella tempesta, solo e completamente in balia del freddo e dei venti che spiravano, sentivo il gelo ghiacciarmi il sudore, la fronte calda rispetto al resto del corpo, il mio fiato pesante diventava brina quando usciva dal calore interno del mio corpo. Mi fermai solo una volta prima di fiancheggiare il boschetto, non avrei attraversato quell'area così insidiosa per me, nonostante gli alberi mi avrebbero potuto dare riparo. Alla fine scelsi una via più lunga e dovetti stare ancora di più al freddo gelido.
Pregavo il Creatore di potermi riunire all'Inquisizione, pregavo per poter continuare la mia vita, pregavo per poter rivedere la mia Cassandra! E se sono qui a scriverti è ovvio che io sia sopravvissuto. Qualcuno nella Città Dorata deve aver ascoltato la mia preghiera, a differenza di ciò che diceva Corypheus e dell'inesistenza di un dio su trono della città.
Quando poi arrivai nel punto in cui le montagne si congiungevano non sentii più le forze in me. Caddi con la faccia a terra sulla fredda neve, non sentivo più il corpo e non avvertivo ormai neanche più i comuni impulsi che la mente trasmetteva al corpo, ricordo però una voce che echeggiava nel vuoto della montagna. « L'abbiamo trovato! » sembrava tanto quella di Cassandra, ma non le chiesi mai se effettivamente fosse stata lei a trovarmi.
Quando aprii gli occhi mi aspettavo quasi di trovarmi al fianco del Creatore o in chissà quale angolo dell'Oblio, invece vidi una tiepida luce, una tenda che mi copriva, cominciai a toccare ciò che mi trovavo tra le mani, una coperta morbida che era poggiata su qualcosa di legno, un letto. La mia testa era al caldo, poggiata su un cuscino. Poi sentii le loro urla.
Cassandra, Cullen, Leliana e Josephine, la nostra carissima ambasciatrice di Antiva City. Non distinsi subito ciò di cui stavano parlando, poi affinai l'orecchio in modo da sentirlo. « Senza l'infrastruttura di Haven, l'Inquisizione è finita! » urlò Josephine con la sua voce dall'accento straniero, era atipico di lei scaldarsi e alzare la voce. Gli altri tre le rispondevano.
« Dobbiamo trovare questo Corypheus. Guida dei templari rossi, dobbiamo riorganizzarci! » Cullen sembrava convinto che bisognasse riorganizzare il nostro esercito.
In risposta d'appoggio si trovò Leliana. « Concordo. Abbiamo le nostre spie, ci servo solo un luogo dove poter rinascere, e ora che Suyveil è con noi... »
« Adesso basta! » urlò infine Cassandra sovrastando tutte le voci che erano presenti fuori dalla mia tenda. Poi ci fu il silenzio più totale. Poggiai i piedi per terra.
Solo allora notai la presenza di una suora accanto a me. Madre Giselle, la sua pelle scura l'aveva fatta confondere con le ombre che c'erano nella tenda. « Dovete riposare. La vostra voce animata non farà altro che peggiorare le cose! »
Ero sconfortato, non posso certo dire di aver perso la fede, ma ero sicuramente giù di tono. « Ho creduto che il mio marchio fosse un dono di Andraste. Questo mi fa dubitare di tutto ciò che l'Inquisizione rappresenta... » uscii dalla tenda, i quattro che prima avevano litigato stavano per conto proprio, ognuno in disparte, Cullen si guardava i piedi molto sconfortato. Cassandra mi rivolse un cenno di saluto.
« La notte cala e la speranza svanisce... ruba il cuore, l'alba verrà! » Madre Giselle pronunciò queste parole intonando un canto con la sola voce, parole che mi fecero venire i brividi. Parole che parlavano di speranza che nessuno di noi ormai aveva. La donna si mise al mio fianco e continuò la canzone. « La notte è lunga e la via è oscura, guarda il cielo ancora una volta, l'alba verrà! » e finito quell'ultimo verso della canzone non fu più la sola a cantare.
Leliana intonò insieme a lei il verso successivo al quale lentamente si aggiunsero nuove persone, anche Cullen con mia sorpresa, lo scoprii a cantare un verso della canzone mentre i miei occhi vagavano sul Cancelliere Roderick, distante da noi in una tenda con Cole, lo spirito vagante che avevamo incontrato prima dell'attacco a prendersi cura del sacerdote, dall'altro lato del campo Dorian e Toro di ferro, un mercenario si avvicinavano a noi come per seguire la guida che donava noi quel canto. Sera e Blackwall, il Custode Grigio erano infine nell'angolo più lontano mentre la Prima Incantatrice Vivienne del Circolo di Montsimmard era affiancata da Varric, il nano aveva la delusione sul volto.
Infine il canto terminò e tutto noi ci sentimmo improvvisamente meglio. Come rinvigoriti da quella canzone e dalla speranza stessa. « Le persone hanno bisogno della speranza... » disse subito dopo Madre Giselle. Aveva ragione per quanto mi dolesse ammetterlo.
Avvertii una strana sensazione a seguire, un vento freddo che mi scuoteva la schiena, Solas comparve dietro di me e mi fiancheggiò. « C'è un luogo dove potremmo andare! Dove potremmo parlare della Sfera di Corypheus... » disse lui in maniera molto vaga, chiaramente nascondeva molto all'epoca ma io non potevo saperlo.
« Che luogo? Di cosa stai parlando? »
« Un luogo dove l'Inquisizione potrà nuovamente nascere. Non lontana da qui, Sk... » Accidenti mi è caduta una macchia di inchiostro proprio sulla pagina.
Scusami diario non era mia intenzione! Cassandra mi ha appena detto che c'è un problema che riguarda gli Avvar fuori da Skyhold. Perché sì... è questo il nome del luogo dove siamo andati. Ora ti lascio.
Tuo per sempre,
Syuveil.





Angolo Autore:
Eccomi con un'altra pagina di diario. Scritta molto velocemente e spero che non si veda per gli errori xD Qui racconto il viaggio di Syuveil ma non la sua nomina ad Inquisitore, e non so se effettivamente la racconterò prossimamente. Magari in un piccolo capitolo nel mezzo del diario. Ringrazio tutti i lettori ma soprattutto Risa Lily Seredhiel per aver commentato la storia e un grazie anche agli altri, i vostri commenti sono sempre ben accetti e piacevoli. A presto col prossimo racconto ^^ 
  
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