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Autore: Zury Watson    02/07/2015    3 recensioni
Se il finale di stagione non vi ha soddisfatto, siete nel posto giusto.
Le morti che abbiamo visto nella 3x12 e nella 3x13 non si sono mai verificate, Re Riccardo è rimpatriato e ha rimesso in sesto ogni cosa. Nottingham è stata distrutta ma il suo destino è di essere ricostruita. Robin, Archer e Guy amministrano Locksley non smettendo per questo di aiutare chi ha bisogno e in tale contesto si inserisce Kaelee, una giovane donna arrivata da un villaggio vicino.
Capitoli in revisione (Revisionati 1-16)
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Guy di Gisborne, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Diciannove


Il Grande Albero delle Promesse

Strada per Edwinstowe.

La mente di Kaelee era sovraffollata di ricordi.
Non era passato poi così tanto tempo da quando era fuggita alla volta di Locksley con addosso la volontà di cambiare le sorti della sua stessa esistenza, ma a pensarci bene sembrava fossero trascorsi anni se non decenni tanti e tali erano i cambiamenti avvenuti da allora.
In groppa al cavallo che aveva reso veloce, silenzioso e meno solitario l'allontanamento dalla prorpria casa, lo stesso destriero che adesso la riportava indietro, aveva all'epoca beneficiato senza timore e per la prima volta davvero del vento fresco sul volto e tra i capelli, del senso di leggerezza e libertà dati dall'essersi lasciata alle spalle corde e catene, della forza interiore che si era sprigionata di colpo in seguito alla sua presa di posizione.
Non era stato difficile immaginare la fuga. Non era stato difficile volerla. E nemmeno prendere la decisione era stato poi così complicato. La parte meno facile di tutta quella vicenda aveva riguardato la presa di coscienza di tutte le conseguenze. Ugualmente poco semplice era stato non far trapelare niente di niente se non in presenza del solo Aric, suo amato fratello e complice.
Radunare pochi averi per esser leggera e poter correre veloce; procurarsi le provviste necessarie a coprire la distanza da Edwinstowe a Locksley; prepararsi ad affrontare intemperie, eventuali aggressori, notti all'aperto e tutti i potenziali pericoli che la Natura cela dietro il fascino delle sue selve; abbandonare un tetto sulla testa, un letto tutto sommato comodo, due pasti caldi assicurati e l'unica persona a cui teneva più di ogni altra cosa al mondo e per cosa poi? Per un futuro incerto. Per un'idea. Per l'ipotesi, dettata dai tanti racconti su Robin Hood, di una vita migliore.
Eppure i molti interrogativi in cui si era imbattuta e che aveva dovuto mettere sul piatto della bilancia non l'avevano scoraggiata. Anzi, tirando le somme Kaelee era giunta alla conclusione che per quanto ignota fosse la strada che aveva scelto di percorrere era di gran lunga preferibile a quella già ampiamente tracciata e la cui meta era ben visibile e poco invitante.
Era quindi partita nelle vesti di una ragazzina con tanta voglia di scoprire, imparare, vivere e tornava, anche se solo temporaneamente, nei panni di una donna nuova. Simile, naturalmente, alla vecchia Kaelee ma anche diversa da lei.
Si era allontanata da quella casa amata e al contempo odiata per scappare da un matrimonio che non voleva e che sapeva l'avrebbe resa infelice per il tempo che le rimaneva da vivere e vi tornava portando con sé la candida promessa d'amore fatta senza costrizioni a Gisborne perché, sì, lui le avrebbe regalato indimenticabili momenti di gioia che se anche fosse spirata un attimo dopo sarebbe di certo morta senza alcun rimpianto e in completa pace.
Aveva rifiutato con determinazione di sottostare alla volontà di un uomo - quello che sua madre aveva scelto per lei e di cui lei non conosceva sostanzialmente nulla se non la disponibilità economica che sarebbe andata a favore più della famiglia di Kaelee che a Kaelee stessa - per trovare infine un uomo capace di camminarle di fianco, un uomo che mai e poi mai, per nessuna ragione al mondo, avrebbe osato calpestarla, umiliarla, usarla a proprio piacimento.
Ancora vivo nella sua memoria era l'arrivo a Locklsey e l'incontro con Robin Hood, quell'eroe diventato leggenda che inconsapevolmente le aveva infuso il coraggio di prendere in mano le redini del proprio destino. Se i suoi fratelli non le avessero raccontato le avventure dell'arciere, degli uomini che lo circondavano e la determinazione con cui essi si opponevano alle imposizioni dei potenti facendo del bene e impedendo così il diffondersi della diffidenza tra la gente e la scomparsa della speranza, con ogni probabilità Kaelee avrebbe fatto la fine di tante donne che come lei erano vittime degli altrui capricci e desideri. Sottomesse, infelici e senza amore. Non sarebbe certo stata la prima volta a Edwinstowe che una giovane ragazza veniva offerta, o più precisamente venduta, ad un uomo molto più grande di lei e con succulente disponibilità economiche. Esistevano al mondo uomini abbienti ancora capaci di innamorarsi e godere della compagnia di una donna per le sue qualità morali e intellettuali, ma era innegabile che i più erano invece interessati a comprare letteralmente una ragazzina - spesso anche più piccola di Kaelee - per il solo gusto di soddisfare i propri bisogni puramente fisici, avere degli eredi - possibilmente maschi - e scaricare le frustrazioni della giornata.
Tante volte Kaelee aveva provato ad immaginare come sarebbe andata se non fosse mai partita e sempre si era ritratta con un brivido dagli scenari che le si erano dipinti nella mente. Così, sebbene Aric le mancasse molto e benché sentisse che il suo rapporto con Dwight era come sospeso e in attesa di essere vissuto, non si era mai pentita di aver intrapreso il viaggio alla volta di Locksley e non aveva mai preso in considerazione l'ipotesi di tornare a Edwinstowe con Gisborne.


Alcuni giorni prima.
Locksley.

La cattura di Rudyard aveva restituito agli uomini di Robin Hood, in particolar modo a Guy e Kaelee, quella normalità che aveva caratterizzato la loro nuova esistenza in qualità di liberi abitanti di Locksley. Con la rinnovata quiete, Gisborne era tornato ad abitare la piccola tenuta costruita sullo stesso terreno che aveva visto sorgere e crollare la vecchia casa appartenuta ai suoi genitori. Se in passato si era indebitamente appropriato del Maniero appartenente a Robin Hood, il quale però a causa della sua condizione di fuorilegge aveva perso ogni diritto sull'immobile, dopo la morte di Isabella e la distruzione di Nottingham Guy aveva espresso il desiderio di poter rimettere in piedi l'abitazione in cui aveva vissuto la propria infanzia restituendo così il Maniero al legittimo proprietario. Chi non conosceva i dettagli delle vicende continuava a credere che Gisborne avesse agito mosso da prepotenza e avidità nel derubare Robin dei suoi averi, ma l'affermazione era vera solo in parte. Come Robin Hood stesso era da poco venuto a sapere, Sir Malcolm - suo padre - era stato protagonista insieme a Lady Ghislaine - madre di Guy - di una relazione clandestina di cui Gisborne era venuto a conoscenza e che non aveva però rivelato mai a nessuno, neanche a Isabella. Relazione il cui frutto era Archer, elemento d'unione tra i due uomini apparentemente troppo diversi tra loro per avere qualcosa in comune. Il peso di questa verità e i successivi eventi che avevano caratterizzato l'adolescenza di Gisborne avevano fatto di lui lo spietato Sir Guy di Gisborne che aveva occupato il Maniero di Robin Hood più per dispetto che per il reale desiderio di appropriarsene.
Il passato non giustificava nessuna delle crudeltà da lui commesse negli anni, ma induceva a guardare con occhi diversi alla sua persona e aiutava a prendere in considerazione l'ipotesi di un cambiamento radicale.
Con sé Guy aveva naturalmente portato anche Kaelee e di lei si era occupato con molta cura e pazienza, ponendo il sentimento provato nei suoi confronti al di sopra di ogni altra cosa. Pur non essendo Gisborne il tipo di uomo capace di gettarsi senza pensarci tra fiamme altissime su richiesta dell'amata, era disposto a lottare non solo con se stesso ove necessario, ma perfino con lei pur di non perderla per sempre, attribuendo così alla perdita un significato tutt'altro che egoistico. Il che stava a significare che Guy avrebbe accettato anche di separarsi da lei purché continuasse a vivere e che non si sarebbe arreso dinanzi ad una difficoltà, di qualunque portata fosse.
La ragazza, infatti, da quando Rudyard era stato preso in ostaggio diverse volte aveva desiderato vendetta per i molti trambusti che suo fratello aveva volutamente causato a Locksley e Nottingham. Senza contare che non aveva mai digerito l'irruzione notturna nella camera da letto di Gisborne con tanto di tentato omicidio.
Spesso Kaelee si arrabbiava anche per piccole cose, ma quasi mai l'arrabbiatura durava più di qualche ora. A volte l'orgoglio la spingeva a tenere il muso per alcuni giorni anche quando in cuor suo sapeva di aver già dimenticato l'accaduto. Quelle rare volte in cui però si infuriava sul serio, Kaelee non si dava pace. Non faceva altro che rimuginare sulla causa scatenante chiedendosi il perché di ogni cosa, interrogandosi sui motivi che spingono alcuni esseri umani ad essere tanto cattivi verso i loro simili; pensava e rifletteva e si isolava, diventava scontrosa con tutti e si rifiutava di ragionare ad alta voce con qualcuno che avesse voglia di ascoltarla.
Stavolta però aveva Gisborne al proprio fianco e anziché tormentarsi in solitudine aveva scelto di coinvolgerlo. Se da una parte questa era la più giusta delle idee, dall'altra poteva rivelarsi persino la più inopportuna considerata la facilità con cui pure Gisborne si infiammava.
I due innamorati avevano affrontato, tra le altre cose, anche una discussione molto animata che aveva visto Gisborne obbligato a tirare nuovamente in ballo il proprio passato, con il solo scopo di convincere Kaelee che vendicarsi con le maniere forti avrebbe aperto ferite che non si sarebbero cicatrizzate neanche a distanza di anni ed anni, prima che le acque si calmassero definitivamente e la tempesta nell'animo di Kaelee lasciasse spazio ad una serenità permanente seppur ancora molto velata.
Kaelee era consapevole dell'impulsività che troppo spesso la guidava e aveva imparato a controllarla anni addietro, quando aveva capito che rispondere male ai suoi fratelli le sarebbe valsa una punizione mentre piazzare una ventina di formiche tra le loro coperte le avrebbe assicurato una silenziosa rivincita senza prove evidenti della sua colpevolezza. Soltanto Aric, come sempre, veniva messo al corrente e anche se non condivideva appieno le scelte rischiose di sua sorella puntualmente le reggeva il gioco.
Quello stesso controllo esercitato sull'impulso di correre via dalla sua famiglia le aveva consentito di pianificare una fuga senza ritorno.
Dinanzi all'ipotesi, però, che a Guy potesse accadere qualcosa Kaelee aveva dimenticato tutto ciò che aveva imparato sull'autocontrollo e rischiava di mutare in una donna furiosa e violenta, desiderosa soltanto di infliggere la medesima sofferenza imposta a lei stessa. Se non ci fosse stato Gisborne a fermarla probabilmente Rudyard sarebbe stato in pericolo di vita appena dopo la cattura.

Dopo qualche giorno trascorso adempiendo pienamente a quelle mansioni che rendevano Locksley un villaggio ormai fiorente, Robin e i suoi si erano riuniti al Maniero per decidere il da farsi in merito a Rudyard il quale alloggiava anch'egli al Maniero, incatenato ma non privato totalmente della possibilità di muoversi nello spazio attorno, controllato a vista e nutrito a sufficienza. Erano occorsi due giorni per trovare un accordo che non causasse il malcontento di qualcuno: benché nessuno desiderasse macchiarsi del sangue di Rudyard, ognuno aveva pensato a punizioni degne del suo atteggiamento malevolo nei riguardi degli ex fuorilegge, del villaggio di Locksley e della città di Nottingham.
Tra le varie idee si era presa perfino in considerazione quella di bendarlo, condurlo nel bel mezzo di Sherwood e lì lasciarlo così che fosse il Fato a decidere per la sua vita o per la sua morte. Kaelee sarebbe stata ben felice di abbandonarlo disarmato e disorientato, ma il tono accorato con cui Gisborne le si era ripetutamente rivolto l'aveva profondamente colpita e, anche se non avrebbe mai perdonato suo fratello, albergava in lei la volontà di essere migliore di lui ovvero abbandonare definitivamente il desiderio di fargli del male nella convinzione che si sarebbe così sentita meglio. Anche questa certezza Gisborne aveva smontato aprendole ancora una volta lo scrigno del proprio cuore contenente l'esperienza di anni trascorsi a uccidere persone. Le aveva ricordato che perfino un essere spietato come Guy di Gisborne era infine cambiato e questo, forse, poteva voler dire che anche Rudyard meritava una seconda occasione. Kaelee aveva riflettuto molto trovando conferma di quanto fortunata fosse ad avere Gisborne e sebbene fosse convinta che mai suo fratello sarebbe riuscito a intraprendere il medesimo percorso di Guy si rese conto che non spettava a lei decidere della vita di Rudyard.
Alla fine tutti avevano convenuto sulla necessità di ricondurlo a Edwinstowe da sua madre, ma soprattutto da Dwight che certamente si sarebbe occupato di lui impedendogli di mettere nuovamente i bastoni tra le ruote a Kaelee e alla sua storia d'amore con Gisborne.
Quindi, con l'aiuto di Guy, Kaelee scrisse una lettera indirizzata ad Aric in cui informava lui e il fratello maggiore riguardo l'esito delle ultime vicende e la partenza sua, di Guy e di Fra Tuck alla volta del villaggio d'origine.
Ricevuta la risposta, i quattro - Guy, Kaelee, Tuck e Rudyard - avevano intrapreso il viaggio verso Edwinstowe.


Edwinstowe.
La scelta di Tuck come compagno di viaggio si era rivelata molto più che giusta. Il frate era infatti il giusto mix di forza, saggezza, pazienza e carisma necessario per tenere a bada le continue schermaglie tra Rudyard e Kaelee.
Nonostante infatti Rudyard avesse platealmente perso la guerra che lui stesso aveva dichiarato, non aveva perduto la voglia di provocare sua sorella. Per tutto il viaggio non aveva fatto altro che muovere insinuazioni sul conto di Gisborne raccontando a Kaelee tutti quei particolari che i fratelli avevano omesso in passato nel raccontare le imprese di Robin Hood in presenza di lei. Neanche quando la ragazza era scoppiata a ridere e gli aveva assicurato di essere al corrente di ogni cosa riguardasse Guy Rudyard si era scoraggiato.
Appena Tuck si rendeva conto che Kaelee era sul punto di sguainare la spada e Gisborne sull'orlo di una reazione violenta interveniva prontamente mettendo a tacere Rudyard con quel modo di fare tutto suo che sarebbe stato in grado di piegare anche il più ostinato e sciocco degli uomini. Quando si fermavano per una sosta andava anche peggio perché le mani di Kaelee, non più impegnate a governare il cavallo, prudevano con maggior facilità e sia a Tuck che a Gisborne sembrava che Rudyard non aspettasse altro. Del resto non aveva più nulla da perdere ormai.
Solo quando finalmente intravidero il villaggio d'origine di fratello e sorella entrambi si chiusero in un silenzio che tradiva l'enorme confusione emozionale che provavano.

Rudyard era consapevole che sua madre non sarebbe stata contenta della mancata riuscita dei piani; sapeva che la donna avrebbe incolpato lui anche del mancato matrimonio con quel proprietario terriero ed era consapevole che sarebbe toccato proprio a lui spiegargli perché l'accordo sarebbe saltato; immaginava che, venendo meno la fonte di terreno e denaro, si sarebbe dovuto infine piegare al lavoro nei campi; avrebbe dovuto affrontare anche Dwight il quale di sicuro lo avrebbe tenuto strettamente d'occhio dal momento del ritorno a Edwinstowe fino al passaggio a miglior vita; inoltre c'era Willard ad attenderlo insieme a tutte le faccende che aveva lasciato in sospeso al villaggio. Insieme a tanti pensieri negativi, però, c'era un pizzico di contentezza nell'essere tornato a casa perché - anche se è difficile da credere - Rudyard avrebbe rivisto la donna della quale era invaghito.

Kaelee era preda di un feroce contrasto. Una parte di lei riusciva a provare un briciolo di emozione nel rivedere i luoghi in cui era nata, nel rimettere piede nella casa che l'aveva vista crescere, nella possibilità di interagire con la propria famiglia da donna libera. La parte restante invece era angosciata dal pensiero di incontrare quella madre che troppe volte l'aveva ostacolata, ingabbiata, condizionata, punita, trattata da stupida; quella stessa donna che era quasi riuscita a venderla ad un uomo pur di ricavare del denaro per sé. Mentre ci rifletteva su le tornò in mente la storia di Isabella, sorella minore di Gisborne, venduta da suo fratello con le stesse modalità adottate dalla madre di Kaelee. Chiuse gli occhi per un momento e provò a convincersi che anche sua madre aveva una speranza di migliorare, ma più tentava di trovare una giustificazione alle azioni di lei e più l'ipotesi di perdonarla si allontanava.
Una parte di lei era senza dubbio felice di rivedere Aric, fratello, amico, complice e protettore; era contenta di poter salutare nuovamente Dwight. Quella stessa parte prendeva in considerazione la possibilità di visitare il villaggio insieme a Gisborne, presentarlo a quelle poche amiche che aveva lì, presentargli il miglior amico di Aric - il giovane che aveva fatto da messaggero - e magari portarlo nei luoghi per lei più significativi.
L'altra parte era preoccupata per la reazione dei genitori al momento delle presentazioni. Non che le importasse davvero il loro parere: se anche avessero sostenuto che una simile relazione era un'enorme vergogna, Kaelee non avrebbe rinunciato a Gisborne. Però l'ennesima disapprovazione, aggiunta a tutte le altre, sarebbe stata un'ulteriore ferita da curare.
Nonostante fosse immersa a fondo nel caos di riflessioni non poté non accorgersi di Gisborne al proprio fianco. Cavalcava con una tale grazia che guardarlo faceva quasi male, risultava così elegante vestito di nero da capo a piedi in sella al suo cavallo dal candido manto che Kaelee, in confronto, si sentiva goffa e impacciata. Quando le labbra di lui si distesero in un sorriso tutte le ansie della ragazza impallidirono.

Ad attendere il loro arrivo dinanzi la porta d'ingresso c'era un impaziente Aric. Da quando i fratelli di Kaelee avevano ricevuto la missiva che annunciava una visita da parte di lei, Guy e Tuck, in casa non c'era più stato un momento di pace. Lo sbraitare della madre che subito aveva messo in moto le rotelle maligne del suo ingegno era stato troncato sul nascere così come le sue intenzioni di trattenere con la forza la ragazza. La forza di chi poi? Willard ormai si era arreso alla collaborazione con i fratelli e gli altri giovani uomini che avevano abbracciato la causa di Dwight, precedentemente appartenuta a Robin Hood in quel di Locksley; il padre invece era sempre stato in cuor suo contento della fuga di sua figlia dalla vipera che la donna era diventata nel tempo - l'uomo l'aveva sposata, infatti, in parte anche per le buone qualità di moglie e donna di casa che aveva dimostrato di avere, ma poi qualcosa doveva essere andato storto, un qualche evento doveva aver fatto esplodere quella vena di cattiveria in lei mutandola radicalmente e inevitabilmente in un mostro avido di denaro e senza più un briciolo di cuore - perciò non si sarebbe mai messo contro Kaelee ed era anzi sollevato perché aveva la possibilità di parlarle un'ultima volta separandosi così da lei in completa pace.
Appena quattro cavalli furono ben visibili ai suoi occhi, Aric non ebbe più alcun dubbio: Kaelee era tornata a casa.
Il ragazzo non si aspettava che lei si stabilisse infine proprio nel luogo da cui era scappata, ma sperava che avrebbe sostato a Edwinstowe per un tempo non troppo breve. Nella peggiore delle sue ipotesi Aric aveva voluto credere che sua sorella sarebbe rimasta per una settimana perché la voglia di parlare con lei, condividere tutto ciò che gli era accaduto nel frattempo e ritagliarsi quei momenti che da sempre appartenevano solo a loro era troppa. Sapeva che forse si era soltanto illuso, sapeva che con lei sarebbe arrivato anche Gisborne - l'uomo di cui si era innamorata - e immaginava che i due non si sarebbero separati facilmente dal momento che l'uomo non conosceva nessuno nel villaggio a parte i familiari di Kaelee. Eppure Aric sperava di avere sua sorella tutta per sé prima che partisse di nuovo e definitivamente.
L'unica persona in quella casa che non aveva più alcuna voglia di rivedere Kaelee era sua madre che infatti non presenziò all'arrivo del gruppo rinunciando anche ad accogliere il figlio prediletto che aveva però fallito il compito assegnatogli tradendo così la fiduca della donna.

Nonostante tutte le ansie e preoccupazioni, l'incontro con i parenti andò bene e anche Gisborne e Fratello Tuck furono accolti con piacere.
Rudyard, invece, fu preso in custodia da Dwight e da quel momento in poi Kaelee non lo vide più.

Il giorno seguente, mentre il maggiore dei fratelli informava i presenti riguardo i risultati ottenuti da quando Dwight e gli uomini del suo gruppo avevano iniziato ad agire mossi dagli stessi ideali di Robin Hood, Aric non riusciva a smettere di guardare sua sorella.
Pur trovandosi tutti nella medesima stanza, Aric e Kaelee erano già alle prese con uno dei momenti tutti loro. Dopo tanti anni trascorsi a sostenersi vicendevolmente, condividendo ogni riflessione, paura, desiderio, esperienza, i due sapevano comunicare anche senza il bisogno di esprimere ad alta voce un pensiero. Bastava uno sguardo e tutto era chiaro come se fosse stato scritto nero su bianco in bella grafia. Quel giorno, però, Aric era particolarmente distratto.
Il cambiamento fisico di Kaelee - più evidente, in una prima analisi, di quello interiore - aveva subito colpito i familiari tant'è che suo padre le aveva confidato in un sussurro che non l'avrebbe riconosciuta se l'avesse incontrata per caso al Mercato. Anche Willard aveva lasciato intendere di trovarsi sulla stessa linea di pensiero del padre dichiarando che certamente se si fosse imbattuto in lei nella foresta avrebbe preferito darsela a gambe ancor prima di tentare di infastidirla nuovamente. Era un goffo modo per chiederle scusa.
Per quanto riguarda Dwight, invece, quando aveva visto arrivare Kaelee si era sentito più che mai orgoglioso di avere una sorella come lei. Non gliel'aveva detto, ma sapeva che in qualche modo lei sarebbe riuscita a leggerglielo nello sguardo. Inoltre, nonostante il radicale cambiamento estetico, apparve affascinante agli occhi del fratello maggiore.
Kaelee, infatti, se da un lato mostrava muscoli sodi e scolpiti sotto gli abiti leggeri tutt'altro che femminili che indossava e aveva scelto di portare una capigliatura dall'aria mascolina che aveva trasformato le sue morbide onde in ampi ricci, dall'altro aveva acquisito una nuova luce capace di incendiare il caramello dei suoi occhi rendendola più femminile che mai, più donna e meno ragazzina. Senza che Kaelee raccontasse nulla, Dwight comprese che qualcosa di molto intimo doveva essere accaduto tra lei e Gisborne.
Tra un pensiero inespresso e l'altro, mosso da pressante curiosità, Aric non riuscì più a trattenersi e «Ma che hai combinato?», mormorò a voce molto bassa per non interrompere il resoconto di Dwight.
Kaelee lo guardò senza afferrare il senso della sua domanda, concentrata invece sulla muta conversazione che con lui stava tenendo più o meno a insaputa di tutti. Anche se Dwight e Willard erano a conoscenza del particolare e intenso legame venutosi a creare nel tempo tra Aric e Kaelee non era semplice per loro assistere agli scambi intraducibili senza restarne un minimo sconvolti. Lo stesso valeva per Gisborne il quale molto spesso gettava un'occhiata curiosa e affascinata in direzione di fratello e sorella.
Perciò solo quando Aric indicò esplicitamente un punto al di sopra degli occhi di lei Kaelee trovò il nesso ricordando di essersi accorciata i capelli dopo essere stata rapita da Rudyard. Si era così tanto abituata al nuovo taglio da non badare più alle reazioni delle persone con le quali interagiva a Locksley o a Nottingham. Sulle prime molti avevano creduto che avesse perduto il senno per via della brutta esperienza, ma quando Kaelee aveva dimostrato di essere la stessa persona che gli abitanti del villaggio avevano conosciuto al suo arrivo si erano infine abituati alla novità ed erano tornati a comportarsi come sempre.
Le più profonde ragioni che stavano dietro al cambio di look Kaelee non le aveva condivise quasi con nessuno e pur ritenendo Aric degno di conoscere tutta la verità in merito a quella faccenda decise di divertirsi un po' prima di confidarsi con lui come in passato.
«Questi?», domandò quindi arrotolandosi un corto boccolo attorno all'indice. «È stato lui», sussurrò indicando Gisborne con un'occhiata furtiva, «In un duello-esercitazione», aggiunse con una serietà che non consentì ad Aric di mettere in dubbio le parole di sua sorella.
Il giovane uomo sbiancò pensando alla lama che affondava nella gola di Kaelee anziché rovinarle soltanto la bella capigliatura, la immaginò priva di un braccio o costretta per un lungo periodo a non muoversi a causa di taglio quasi mortale. Quando le apparve pallida ed esanime, immobile e con le palpebre ostinatamente chiuse Aric preferì mettere un freno ai propri pensieri. Fissò lo sguardo sgranato in quello serio ma tranquillo - come se non attribuisse il giusto peso all'accaduto - della ragazza prima di spostarlo su Gisborne e permettere alla rabbia di accendergli gli occhi. Pur essendo immensamente grato a Gisborne per aver insegnato a Kaelee l'arte della spada, non era disposto a tollerare che lei si facesse del male durante gli allenamenti. Ciò che Aric non sapeva - o non prendeva in considerazione in quel particolare momento - era che Gisborne stesso non si sarebbe mai perdonato se avesse accidentalmente ferito Kaelee in modo grave nel corso di un'esercitazione.
Aric strinse i pugni e fu ad un passo dal saltare in piedi e aggredire verbalmente il possente uomo che gli stava quasi di fronte - assalirlo fisicamente non sarebbe stata una buona idea neanche se Aric fosse stato animato da furia cieca e omicida e Gisborne fosse stato ancora mezzo addormentato - quando si sentì avvolgere le nocche dalle dita candide e sottili di sua sorella.
«Cosa vorresti fare?», gli domandò aggrottando le sopracciglia.
Lui quasi la incenerì. «Cosa ti aspetti che faccia? Avrebbe potuto decapitarti!», rispose tentando di mantenere un tono di voce basso sebbene avesse coomunque intenzione ormai di mandare a monte il racconto di suo fratello Dwight.
A quel punto tutti i presenti - Gisborne, Tuck, Dwight, Willard, il giovane messaggero e il padre di Kaelee - si voltarono verso Aric con occhi colmi di interrogativi mentre Kaelee tratteneva a stento l'aria divertita che iniziava a dipingersi sul suo volto.
Gisborne, che ormai la conosceva abbastanza da ipotizzare che la ragazza avesse messo al corrente suo fratello, senza mezzi termini, del desiderio di vendetta di cui era stata preda nell'ultimo periodo a causa di Rudyard e che avesse condiviso con Aric anche i particolari del rapimento, sentì di dover intervenire per rassicurare il minore tra i fratelli di Kaelee. Non sarebbe mai riuscito a immaginare cosa era invece accaduto.
«Che succede?», domandò gentile, accorgendosi in ritardo dello sguardo iroso di Aric a lui rivolto.
«Che le hai tranciato i capelli e non la gola per nostra grande fortuna», borbottò il giovane abbassando lo sguardo e anticipando l'eventuale intervento Kaelee. Gli occhi troppo limpidi e sinceri di Gisborne avevano destabilizzato perfino lui: era davvero possibile che Gisborne - disposto a proteggere Kaelee da tutto e tutti prima ancora del faccia a faccia con Rudyard - non provasse un minimo di rimorso tutte le volte che guardava i capelli della ragazza?
«Cosa?», esclamò Gisborne con grande sorpresa e confusione.
Kaelee non fu più in grado di reggere la farsa e scoppiò in una sonora risata. Una di quelle risate che si infilano nei ripostigli e nei cassetti, che rimbalzano sulle pareti e si intrecciano alla trama delle tende. Una di quelle risate che di rado avevano animato quella casa e deliziato quella famiglia.
Aric si sentì un idiota quando Kaelee rivelò lo scherzo e raccontò di esserseli tagliati da sola i capelli senza alcun rischio per la sua stessa incolumità.

Dopo alcuni giorni che Kaelee, Gisborne e Tuck si trovavano a Edwinstowe il frate chiese che gli venisse indicata la Chiesa più vicina sentendo lui l'esigenza di pregare e ringraziare Dio per averli condotti sani e salvi a destinazione. Kaelee colse quindi l'occasione per accompagnare Tuck, insieme a Guy, nella Chiesa del villaggio e di mostrare poi all'uomo che amava alcuni dei piccoli posti che l'avevano ospitata nei momenti più intimi della propria esistenza.
Fianco a fianco, accompagnati da chiacchiere leggere come l'aria, Guy e Kaelee fecero il giro del villaggio prima di imboccare un sentiero che conduceva al di fuori dello stesso, verso luoghi non abitati dall'uomo. Tra i percorsi che molte volte aveva intrapreso a cavallo, le piccole radure sparse qua e là nei dintorni, il vecchio capanno abbandonato in cui si rifugiava con Aric quando era bambina e a casa scoppiava l'inferno, il Grande Albero delle Promesse sotto i cui rami i giovani amanti si giuravano amore eterno e il ruscello che tante volte le aveva dato sollievo dalle angosce che pativa, Kaelee scelse di portare Gisborne là dove tante volte aveva lei stessa sognato di trovarsi insieme all'uomo con cui avrebbe condiviso la vita intera.
Null'altro che lo scricchiolare delle foglie sotto i loro passi accompagnava ora l'incedere lento e sereno. Nessuno dei due aveva la necessità di parlare sentendosi a proprio agio nel rilassato silenzio di chi sa godere dell'altrui compagnia anche in assenza di un dialogo.
Lontani da occhi indiscreti, Kaelee intrecciò timidamente le dita a quelle di Gisborne il quale ricambiò con gioia, sorridendo deliziosamente. La curiosità non gli mancava, ma preferì non chiedere a Kaelee dove stessero andando ritenendo che forse lei voleva sorprenderlo o rivelarglielo al momento più opportuno.
Come sempre accadeva quando Kaelee era con lui il cuore le danzava sfrenato nel petto aumentando il ritmo ad ogni contatto, anche casuale. Fu improvvisamente assalita dal dubbio che la destinazione scelta fosse troppo scontata o sciocca vista la situazione: del resto erano a Edwinstowe per via di Rudyard e non per una piacevole visita. Però era anche vero che in parte il soggiorno al villaggio era un modo per riconciliarsi con il proprio passato e abbracciare il futuro; un futuro che coincideva esattamente con il nome di Guy di Gisborne. Al solito il caos di pensieri rischiava di mettere sottosopra mente e cuore di Kaelee che senza rendersene conto rallentò il passo fin quasi a fermarsi.
Gisborne intanto si godeva il paesaggio e la meravigliosa sensazione della mano di lei nella propria pensando a quanto gli erano mancate le piccole ma preziose effusioni che quotidianamente scambiava con Kaelee e a cui aveva dovuto forzatamente rinunciare durante il viaggio da Locksley a Edwinstowe a causa sia della necessità di tenere alta l'attenzione su Rudyard e sia della presenza costante di quest'ultimo e di Tuck. Anche se chi l'aveva conosciuto prima che si affiliasse al clan di Robin non avrebbe mai creduto che in Gisborne albergasse pudore, restava il fatto che il più delle volte evitava di sbilanciarsi troppo in pubblico con Kaelee preferendo l'intimità di un luogo appartato o di un'abitazione sicura. Con le piacevoli sensazioni del ritrovato contatto a popolargli i pensieri Gisborne interpretò il rallentare della ragazza come il preambolo di una sosta o forse del raggiungimento della meta, qualunque essa fosse. Guardandosi attorno non vide altro che alberi tutti simili tra loro, ma anziché chiedere spiegazioni a Kaelee l'uomo la costrinse delicatamente contro uno dei tronchi e premette d'istinto le labbra su quelle di lei.
L'inatteso bacio soffiò via la confusione dalla mente di Kaelee, così che per qualche istante la voce dei pensieri tacesse lasciando spazio esclusivamente a quelle emozioni che le svelarono la semplice verità: se aveva scelto il Grande Albero delle Promesse era perché Gisborne, indipendentemente dalle sciocche tradizioni popolari di un villaggio inglese, era l'uomo che nei suoi sogni di ragazzina la guardava con amore e le si dichiarava con dolcezza, l'uomo che prendendola per mano la conduceva verso un'abitazione piccola e bellissima. Nel profondo del suo cuore Kaelee lo sapeva e voleva condividere quella consapevolezza con lui. Ricambiò quindi il bacio ammettendo finalmente a se stessa che il persistente nervosismo durante il viaggio di andata era anche in parte dovuto all'impossibilità di accoccolarsi tra le braccia di Guy e lì trovare la cura ad ogni malessere. Ora che poteva concedersi un momento di intimità avrebbe voluto affondare le dita in ogni centimetro di pelle, attorcigliarle ad ogni ciocca dei capelli corvini, usarle per privarlo di ogni indumento. Ma non lo fece. Non ancora.
«Guy...», sussurrò richiamando la sua attenzione mentre lui riprendeva fiato spostandosi dalle labbra al collo di lei.
«Mh?», fu la sintetica risposta dell'uomo per nulla intenzionato a fermarsi.
Con dolcezza, intenerita e al contempo eccitata dall'atteggiamento di Gisborne, Kaelee posò una mano sul viso di lui esercitando una leggera pressione che lo convinse ad ascoltarla.
«Non è mia intenzione interromperti», mormorò accompagnando le parole con un sorriso vagamente malizioso. «Ma vorrei che vedessi una cosa prima».
Con ogni probabilità il vecchio Gisborne non avrebbe approvato quell'interruzione prendendo in men che non si dica provvedimenti affatto delicati. Il nuovo Gisborne, invece, aveva lo sguardo acceso di viva curiosità quando Kaelee terminò di parlare. Un tempo, se al posto di Kaelee ci fosse stata un'altra donna, Gisborne avrebbe preso il gesto come un rifiuto e si sarebbe infuriato al punto da costringere la malcapitata ad assecondare i propri desideri. Ma era un momento della sua vita che appariva così sfocato ormai, tanto era lontano, da dare all'uomo la sensazione che simili reazioni non potessero essergli mai appartenute. Invece negli angolini più remoti della sua coscienza albergava la consapevolezza di tutte le paure che, sommate, avevano innalzato la facciata da duro, spietato e senza cuore. Quella paura di essere respinto, di non essere tenuto in considerazione, di essere solo, di non avere i mezzi necessari a farsi largo tra la gente e sopravvivere ad una vita che gli aveva tolto la famiglia e lasciato una sorella poco più piccola della quale occuparsi, la paura di essere per sempre il figlio del lebbroso e della donna che aveva avuto una relazione clandestina con il padre di Robin Hood. Per troppo tempo si era lasciato governare da un così subdolo sentimento, così da quando in lui era scattata la molla del cambiamento aveva scelto di abbandonarlo. Davanti a lui, adesso, ancora tra le sue braccia, non c'era una donna che lo avrebbe allontanato provando disgusto per i suoi modi di fare, ma la donna che aveva accettato di sposarlo nonostante non le avesse ancora regalato un anello, la donna che lo amava a prescindere dai fantasmi del suo passato e dalle cicatrici visibili e non.
Rubò un ultimo bacio a Kaelee prima di prenderle nuovamente la mano e condividere con lei la voglia di scoprire cosa lo aspettasse.
La giovane donna lo ringraziò per la pazienza e gli disse di portarne ancora per un po'. Quindi si incamminò guidandolo nell'ultima parte di tragitto.
L'atmosfera e i colori ricordavano la Sherwood di Locksley, ma la Natura che si estendeva oltre i confini di Edwinstowe non possedeva la stessa magia. Agli occhi di Kaelee alberi e cespugli, muschio e piccoli animali erano come spenti in confronto alla meravigliosa luce che illuminava Sherwood. Soffermandosi a riflettere Kaelee era riuscita ad arrivare alla conclusione che la sua visione d'insieme dipendesse molto dal vissuto e dai ricordi che la legavano all'uno e all'altro luogo. In effetti nel villaggio di Edwinstowe e nei dintorni Kaelee aveva maturato sostanzialmente esperienze negative, di costrizione e violenza, di privazioni e tristezza mentre a Locksley e Sherwood erano legati la svolta, la crescita personale, l'indipendenza e l'amore - tutte sensazioni positive. Pensò che magari più tardi avrebbe potuto confrontarsi con Gisborne in merito. Quando però i due raggiunsero il Grande Albero delle Promesse, Kaelee dovette ritrattare le proprie convinzioni: quel piccolo angolo di mondo risplendeva e rassicurava quasi irradiasse serenità da ogni singola foglia, radice, bacca.
Il Grande Albero delle Promesse sorgeva immenso e immutato al centro di una radura circolare che descriveva un perimetro quasi pari all'ampiezza dei rami più lunghi di quell'albero.
Kaelee non aveva idea di che tipo di albero si trattasse, né sapeva quanto antica fosse l'abitudine degli innamorati di recarsi proprio in quel punto, ma le piaceva credere in quella che forse era soltanto una leggenda o l'augurio scaramantico per un'esistenza felice.
Prendendo un lungo e profondo respiro la ragazza si fermò a una decina di passi dall'albero e guardò Gisborne dritto negli occhi con espressione seria e decisa. La consueta confusione che caratterizzava sempre momenti di grande importanza emotiva era del tutto assente, rimpiazzata da una chiarezza disarmante. Se fino a pochi attimi prima Kaelee non aveva idea di cosa avrebbe detto e come, appena il Grande Albero era entrato nel suo campo visivo non aveva avuto più alcun dubbio.
Con delicatezza pretese entrambe le mani dell'uomo per stringerle nelle proprie.
«Se vorrai ascoltarmi intendo raccontarti una storia», sussurrò. La voce era ferma ma non priva di emozione; gli occhi già lievemente lucidi.
Gisborne rimase colpito tanto dall'enorme esemplare che si erigeva imponente a pochi passi da lui, quanto da come Kaelee appariva diversa in quel frangente. Più donna.
«Volentieri», le rispose rivolgendole un timido sorriso.
Alcuni secondi si interposero tra le due voci, come una veloce pausa tra due atti di un'opera.
«Avevo dodici anni quando sono capitata in questo posto per la prima volta. Resa cieca dalle lacrime, risultato dell'ultima strigliata di una lunga serie, non avevo badato al sentiero da seguire, affidandomi esclusivamente all'istinto di fuggire il più lontano possibile da mia madre». Kaelee iniziò a raccontare con calma, fermandosi e lasciando a Gisborne il tempo di assorbire le informazioni, di calarsi nella storia. Kaelee non aveva mai condiviso con nessuno quel ricordo, neanche con suo fratello Aric, perché un po' si sentiva sciocca a sognare il grande amore dichiarato all'ombra di un gigantesco albero. Eppure otto anni più tardi era proprio lì in compagnia dell'uomo che amava, pronta ad augurare eterna vita a quell'unione.
«Mi fermai più o meno laggiù, mezza nascosta tra i cespugli. Non sono alta adesso, immagina com'ero otto anni fa», ironizzò indicando con la propria mano e quella di Guy un punto non lontano da loro. «Al nostro posto c'era una giovane coppia. Le mani giunte e gli sguardi incatenati. Non riuscii a sentire cosa si dicevano ma dovevano di certo essere parole pregne di sentimento. Ricordo che i due si abbracciarono a lungo prima di scambiarsi un bacio commosso». Kaelee proseguì raccontando della sua confusione in merito a gesti che non era riuscita a comprendere appieno; rivelò di essersi chiesta se era stato un caso che l'incontro fosse avvenuto proprio sotto quel grande albero e infine condivise la storia di quel luogo così come le era stata raccontata qualche tempo dopo la scoperta. «Tradizione vuole che un uomo e una donna si incontrarono qui per caso un giorno di un'epoca senza tempo. Ognuno in cerca di qualcosa che desse il giusto valore all'esistenza toccatagli in sorte, aveva infine scelto di abbandonare tutto andando così in contro al proprio destino, qualunque esso fosse. Si narra che i loro occhi non riuscirono più a smettere di cercarsi da quel primo incontro e fu così che decisero di condividere lo spazio sottostante questo prezioso dono di Madre Terra. All'interno e nei dintorni della piccola radura avevano tutto ciò di cui necessitavano: bacche per nutrirsi, foglie e cespugli per un giaciglio, una piccola fonte da cui attingere acqua per dissetarsi e rinfrescarsi, un posto all'ombra durante le ore più calde e una buona compagnia per condividere riflessioni di ogni sorta. Nessuno seppe di loro finché un giorno la donna si ammalò gravemente. L'uomo tentò di applicare le proprie conoscenze di guaritore, ma la donna non migliorava. Così, disperato, decise di correre in cerca di una comunità di persone che potesse aiutarlo e si congedò dalla donna pregandola di attendere il suo ritorno. In cambio le promise che l'avrebbe seguita anche se avessero dovuto abbandonare quell'oasi di pace. Quando l'uomo giunse nel villaggio più vicino aveva l'aspetto di un rozzo selvaggio avendo vissuto parte della propria esistenza a curare l'anima anziché l'aspetto esteriore e per questo motivo molte porte gli vennero sbattute in faccia. Soltanto dopo un lungo vagare egli riuscì a trovare una persona buona disposta ad ascoltarlo. Era però troppo tardi ormai. Si racconta che il dolore della perdita fu così insopportabile che l'uomo non poté far altro che urlarlo alla Natura per ore intere stringendo al petto il corpo esanime della donna. Poi, quando non ebbe più lacrime da versare volse gli occhi ai folti rami di questo albero, rinnovò e mantenne la promessa fatta prima di recarsi al villaggio: sotto gli occhi increduli del buon soccorritore quell'uomo si privò della vita tornata ad essere inutile senza la donna che capì di aver amato dal primo momento. Da quel giorno, come sostiene la leggenda, questo ampio tronco viene chiamato Grande Albero delle Promesse», concluse Kaelee con un lieve sospiro.
Nello sguardo terso di Gisborne fluttuavano meraviglia e tristezza mentre stringeva tra le proprie le mani della giovane donna, incapace di dire alcunché.
Dopo una breve pausa Kaelee riprese a parlare.
«Molte volte ho sognato questo momento trovando spesso conforto in questa immagine, trovandovi la ragione per andare avanti nonostante le difficoltà e la sofferenza», sussurrò. La voce adesso vacillava a tratti. Si morse il labbro inferiore e si costrinse a non distogliere lo sguardo da quello di Gisborne.
Gli occhi di lui si fecero più luminosi.
«E adesso... Eccomi qui», disse sorridendo, «In compagnia dell'uomo che amo, al cospetto del Grande Albero. Il mio cuore ti appartiene, Guy, e ho già accettato di unirmi a te in matrimonio davanti a Dio, ma voglio ugualmente farti una promessa. Qui non ti prometterò di esserci se verrai privato della tua salute o se perderai i tuoi averi, non ti prometterò di lottare sempre affinché il nostro sentimento si perpetui nel tempo in virtù di un'unione voluta da Dio. Ti prometto invece di lasciarti libero di andare se questo sarà ciò che vorrai, perché ti amo così tanto da aver perso l'egoismo insito in ognuno di noi. Ti amo così tanto che pur di vederti felice mi farei da parte se necessario. E c'è un'altra cosa che voglio prometterti qui e ora», soffiò con la voce rotta dall'intensità dell'emozione.
«Kaelee...», mormorò Gisborne intuendo la direzione dei pensieri di lei. «No...». Fu un sussurro leggero.
«Prometto di seguirti sempre, ovunque, comunque vada».
Sebbene potesse sembrare una contraddizione non lo era affatto.
Gisborne scosse con decisione il capo e la cercò per un bacio che sapeva di disperazione, di rifiuto verso una promessa così assurda. Non sarebbe mai riuscito a convivere con quella consapevolezza, non avrebbe mai accettato neanche l'ipotesi che Kaelee si uccidesse dopo la propria morte per cause naturali o accidentali. Non avrebbe mai desiderato nulla di simile per lei. Al contempo, però, un altro pensiero in controtendenza si affacciò alla sua mente e Guy capì che non poteva avercela con Kaelee per quanto aveva detto: lui stesso non avrebbe avuto la forza di sopravviverle.
Kaelee non lo allontanò. Si sollevò sulle punte e gli avvolse braccia attorno al collo, lasciò che i loro corpi entrassero in contatto e si accendessero di conseguenza, non ostacolò la lingua di Gisborne che chiedeva accesso alla propria e non si scompose quando le sue mani scesero pericolosamente oltre la schiena.
«Mi impegno nel tentativo perpetuo di dissuaderti», ansimò Gisborne sulle labbra di lei senza interrompere quel bacio. «E mi impegno in una promessa identica alla tua», aggiunse.
L'invadenza della lingua di lui impedì a Kaelee non solo di rispondere ma perfino di pensare a qualsiasi cosa non fosse la stretta di Gisborne sulle sue natiche, il suo respiro sul volto, lo strusciare dei loro abiti più ingombranti che mai in quel momento, il lieve tintinnio metallico delle armi che si scontravano insieme a loro.
Di nuovo intrappolata tra l'imponenza di Gisborne e un tronco altrettanto maestoso, stavolta non si oppose all'incendio che a breve sarebbe divampato. La mancanza di lui che aveva provato durante i giorni dedicati al viaggio cedeva il passo alla sensazione di interezza di cui Kaelee si permeava ad ogni bacio, carezza, unione. Dopo la prima ce n'erano state altre di pari intensità e più volte accadeva, più la giovane donna si rendeva conto che - come per tutte le altre effusioni- non se ne sarebbe mai stancata. Era più che certa di poter trascorrere un decennio intero in costante compagnia di Gisborne senza provare noia, senza perdere il sorriso, senza avere l'imbarazzo di non sapere come riempire una giornata. Gisborne era un uomo intelligente, stimolante, un ottimo combattente, un uomo ormai aperto al confronto e incline al dialogo, paziente e coinvolgente oltre che bello in un modo assurdo e attraente come nessun altro al mondo. La sua sola presenza bastava a disordinarle i pensieri, a far sbocciare spudorati desideri in lei. Appetiti che sempre più spesso venivano soddisfatti.
Kaelee abbandonò le spalle di Gisborne soltanto per slacciarsi il corpetto e privarsi della sottostante blusa chiara.
«Adesso?», le domandò Gisborne in un soffio appena udibile.
«Adesso», confermò lei.
Privarsi degli abiti sembrava loro sempre un'impresa più complicata di quanto non fosse in realtà, trasportati com'erano dalla voglia di appartenersi immediatamente e senza alcuna barriera.
Gisborne aveva quasi completamente perso l'abitudine di tenere vigile una parte della propria mente affidandole il compito di campanello d'allarme: non c'era più nulla da temere. Sapeva bene che Kaelee non nutriva alcun dubbio sul sentimento che li legava l'uno all'altra, sapeva che se anche un giorno l'avesse rifiutato non sarebbe mai stato per mancanza d'amore o ripugnanza nei suoi confronti. Sapeva anche che un giorno avrebbe costruito una famiglia con quella donna, ma non subito.
«Adesso», ripeté.
Nella mente di Kaelee quella voce profonda diede vita a scenari caldissimi che le sembrava di aver già vissuto o forse soltanto immaginato. Mentre il corpetto finalmente si arrendeva, la donna si rese conto che Gisborne si era già privato della blusa. Con un gesto svelto ma non privo di sensualità aggiunse l'indumento di lei al proprio ed entrambi finirono a terra, uno vicino all'altro. Lo stesso accadde per il resto degli abiti che fecero da sottile giaciglio per il loro amore sugellando così il voto fatto dinanzi al Grande Albero delle Promesse.



N.d.A.
La stesura dei singoli capitoli sta richiedendo più tempo del previsto e sono costretta ad aggiornare con notevole ritardo rispetto ai precedenti, come chi mi legge da tempo si sarà certamente accorto. Non intendo però sospendere la storia in attesa di avere momenti più lunghi da dedicarle, perciò anche se a rilento aggiornerò fino alla conclusione.
Vi ringrazio con molto affetto per la pazienza che avete dimostrato e spero di ricompensarla presto con un nuovo capitolo.
Alla prossima!

   
 
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