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Autore: Alise13    02/07/2015    2 recensioni
"Tutto quello che desiderava Shay, entrando al liceo, era trovare un amore che le facesse venire il batticuore...Eppure erano passati quattro anni dal suo primo giorno di liceo e dell'amore, nemmeno la minima traccia. Un'incontro inaspettato, un gruppo di amici scalmanati e l'ultimo anno del liceo. Che cosa succederà?"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Kentin, Lysandro, Nathaniel, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Possibile che…trovasse quel tipo simpatico?
Ros cercò di capire i gesti dell’amica, di captarne le onde celebrali, nemmeno avesse chissà che potere divinatorio, ma provare non costava nulla. Shay la guardò, sentendosi osservata, e la vide strizzare gli occhi a più riprese, chiuderli a fessura e fare strane smorfie con la bocca.
“Che ti prende?” Chiese curiosa e incerta se ridere, o preoccuparsi che le stesse prendendo qualche colpo, chissà, forse dovuto al caldo.
“Niente. Perché?” Disse disinvolta riprendendo un po’ di autocontrollo. Raddrizzò la schiena e gli occhi gialli da gatta assunsero un’aria innocente.
“Così, mi sembravi strana.” Shay lasciò stare, sapeva che se Ros si piccava sulla posizione: “io? Non ho fatto proprio nulla!” Era una battaglia persa in partenza.
Intanto Castiel se ne stava a qualche passo di distanza da loro, con la bocca storta, tanto che i bordi s’incurvarono verso il basso, il tutto sugellato dalle sue braccia incrociate al petto. Uno psicologo avrebbe detto che era simbolo di chiusura, di non comunicazione, ma non serviva certo un esperto per dedurlo.
Il silenzio era denso di aspettative: quelle di Shay per la musica e Nathaniel , contrapposte a quelle di Castiel che prega dentro di se che tutto ciò finisse il prima possibile. Per lui le prove della band erano qualcosa di sacro e in quel momento si sentiva come se qualcuno stesse profanando la sua isola sicura.
“Ancora non mi hai detto come hai fatto a convincere Lys.” Sussurrò Shay verso l’amica.
“Non mi sembra il momento più adatto.” Convenne Ros indicando con un gesto rapido della testa Castiel che si era fermato davanti ad una porta grigia, simile a quelle anti incendio. Lui le guardava con sguardo spazientito. Il palazzo era anonimo, di una tinta grigio chiaro con qualche crepa qua e là causata dall’usura del tempo che si sa, non risparmia nessuno o niente.
“Finito di fare salotto? Femmine..” Sbuffò.
Le due si guardarono e gli fecero eco.
“Maschi..” E scoppiarono a ridere divertite da quella frase maschilista, ma che detta da quel tipo brontolone non assunse nessun significato negativo o offensivo.
Castiel giurò a se stesso che se non fosse entrato subito da quella porta le avrebbe spennate quelle due. Bussò due volte di seguito, attese speranzoso qualcosa che, però, non arrivò.
Ribussò un’altra volta, però con più forza, sfogando anche un po’ di frustrazione che aveva accumulato stando con quelle ragazze. Si sentiva come un povero schiavo buttato nelle fosse di combattimento che pregava i suoi carnefici si salvarlo. Lui non era un tipo socievole, non riusciva a sostenere una normale conversazione con le persone, figuriamoci con due ragazze e per di più con una che era particolarmente astiosa, un po’ come lui. Pensava che la più tosta fosse la bionda, con quel suo sguardo di ghiaccio, ma a paragone con l’amica dai capelli argentei, lei era mansueta.
Niente nessuna risposta.
“Sei sicuro che sia questa la porta?” Chiese una Ros divertita, si stava prendendo la sua rivincita, vedere quel tipo che faceva l’uomo tutto di un pezzo perdere sempre di più il controllo la divertiva. Forse era più sadica di quel che pensava.
“Secondo te?” Chiese il rosso con tono irritato.
“Pensi che mi diverta a bussare a tutte le porte della città?”
“Devo veramente dirti cosa penso?”
 Shay notò il ragazzo strabuzzare gli occhi dalla rabbia e interruppe quel che le sembrò l’inizio di un’azzuffata. Tra la gatta e il rosso scoccarono lampi invisibili che percorrevano la distanza che li separava, troppo breve per la bionda che non sapeva come sedarli. Sembravano due animali in preda al più puro degli istinti, quello di sopravvivenza, o l’uno o l’altro. Una gatta sensuale e letale contro una volpe alquanto indiavolata.
“Dovrebbe aprirci Lys?” Shay cercò di cambiare discorso per non far becchettare ulteriormente quei due, ma forse aveva fatto la domanda sbagliata.
Castiel cominciò a martellare con il pugno sulla porta di acciaio, il suono che ne uscì fu ridondante e fastidioso, ma continuava imperterrito.
Finalmente sentirono un click che fece drizzare le orecchie dei tre.
“Ehi, siete arrivati.” Disse sorridente Lys. Nemmeno il tempo di riaprire gli occhi, che aveva socchiuso nel fare uno dei suoi carismatici sorrisi, che gli arrivò un pugno.
Fortunatamente i riflessi di Lys erano migliori della sua memoria e lo schivò.
 “Sei di cattivo umore?” La voce del principe era calma, quasi divertita, forse, perché non aveva assistito alle scene precedenti, sennò si sarebbe astenuto, sicuramente, dal chiedere a Castiel se era di cattivo umore.
“Mi prendi per il culo? E’ un’ora che busso, ma dove cavolo eri finito? Dovevi aspettarci qui fuori. Ho lasciato a te le chiavi!”
Lys esibì il bloc-notes, come fosse una giustificazione più che valida.
“L’ho ritrovato!”
Castiel si portò una mano sulla fronte che strusciò con forza, come se quel gesto potesse lavar via la sua irritazione che, ormai, aveva raggiunto l’apice.
“E poi eri in buona compagnia.” Quella frase fu la goccia che fece traboccare il piccolo vaso della pazienza di Castiel.
“Facciamo quello che dobbiamo fare e finiamola. Non vi sopporto più.” Il rosso sorpassò Lys e si affrettò a raggiungere la sala prove.
“Ciao Lys” disse Shay raggiante come se l’aura oscura di Castiel non l’avesse sfiorata minimamente.
“Ciao, cara Shay, sono lieto che ci abbiate onorato della vostra presenza.” Disse lui sottolineando il plurale  e cercando di vedere dietro alle spalle della bionda.
“Ciao Ros.” Il poeta era perplesso per non aver ancora sentito Ros cinguettare una delle sue frasi. Era dispiaciuto di non aver più quella bella amicizia di prima. Da due mesi a quella parte Ros era cambiata davvero tanto nei suoi confronti, all’inizio era diventata tutta complimenti strani, una cosa che non le si addiceva, poi era passata a questa fase, quella del “ti ignoro”. Lys non ci capiva più niente sapeva solo che gli mancava la sua amica. Era strano, ma loro erano come legati, un sentimento profondo, non di amore, ma di amicizia, questo provava Lys.
“Ciao.” Disse secca lei. Shay si girò a guardarla scioccata. “ciao” pensò la ragazza, ciao e basta? Non riusciva più a star dietro ai cambi umorali dell’amica. Ros se ne stava dietro a Shay con la faccia piegata verso il basso intenta a fissarsi i sandali.
Lys la guardò incuriosito, ma non aggiunse altro.
“Si, ciao ciao, bene andiamo.” Castiel era riapparso dalla porta grigia e senza volere aveva appena interrotto una situazione molto imbarazzante. Forse, per la prima volta, da quando Shay l’aveva conosciuto, l’aveva sentito dire una cosa utile.
“Nathaniel?” Chiese a Lys il rosso.
La bionda non si fece scappare la domanda e tese l’orecchio in cerca della risposta.
“Sta arrivando, ha finito il suo nuovo part time.”
“Giuro che se trascura la band per il suo nuovo lavoretto lo metto a pulire la sala prove per un mese.” Sbottò.
Lys lo spinse a rientrare velocemente dalla porta, mentre sghignazzava per le uscite dell’amico.
“Comunque non capisco perché abbiamo solo due chiavi della sala prove.” Chiese Lys più a se stesso che all’amico, ma questo non si lasciò sfuggire l’opportunità per bacchettarlo un po’ dopo quel ritardo.
“Perché sarebbero lo stesso due alla fine, considerando che te perdi tutto, anche ciò che hai di più caro.” E indicò con lo sguardo il libretto nero che stringeva nelle mani Lys.
Quest’ultimo ci pensò un po’ su, analizzò dentro di sé quell’affermazione e poi parlò.
“Non fa una piega.”
Davanti a loro c’era un piccolo corridoio, sembrava però più una specie di anticamera. Era umido e fresco, con luci al neon sul soffitto, che andavo ad intermittenza. Non era ciò che si era immaginata Shay, ma aspettava di arrivare alla sala prove, l’unica cosa positiva era il fresco che c’era, conseguenza della mancanza di finestre o fonti di calore. Shay sentì la pressione rialzarsi e si godette quel momento di fresco, una sensazione di felicità ritrovata la percosse.
Arrivati ad un’altra porta, questa si poteva aprire dall’esterno. Castiel mise la mano sulla maniglia e fece pressione, questa si aprì svelando il suo contenuto, una bellissima stanza, coloratissima: c’era una parete rossa e nera, una grigia e arancione e un’altra verde e gialla, non era decisamente una di quelle sale prove da casa discografica, ma era molto meglio, un salone accogliente. Appese alle pareti poster di varie band come i Nickleback, quello sicuramente lo aveva appeso Castiel suppose Shay ricollegando la maglia del rosso, Nirvana, quella fu una piacevole sorpresa, Linking park, Queen, una delizia per gli occhi pensò Shay e ce ne erano ancora tantissimi. Poster, magliette, foto, stampe di concerti e simboli storici del rock. Ros invece guardò schifata le immagini appese alle pareti, lei era una tipa da pop, al massimo, non da rock ‘n roll, sembravano buzzurri capelloni a suo parere.
“Ehiii ma quello l’ho già visto da qualche parte!” Eclamò stupita di se stessa Ros, che non avrebbe mai immaginato di vedere un qualcosa di familiare in quella sala perversa.
“E’ Kurt Cobain.” Le suggerì Shay sperando di stuzzicare la memoria dell’amica.
“Ah!” Shay sicura che l’amica avesse ricordato tutti i suoi discorsi sull’argomento si sentì spiazzata dal continuo della frase.
“No. Non conosco nessun Cocobain.” Disse con no calanche mentre tornava a guardare l’amica.
“Coco-chi?” Le chiese palesemente offesa Shay, che capì che l’amica non l’aveva ascoltata nemmeno una volta quando aveva parlato di musica.
“Si, il tipo strano lì appeso.” Fece un gesto svogliato con la mano per indicare il poster, quasi infastidita che l’amica non la stesse seguendo. Poi un lampo attraversò la mente di Ros, una cosa stile cartone animato a cui si accende la lampadina dell’intuizione.
“La tua maglietta! Ora ricordo, è quello della maglietta brutta di oggi, quella uguale al rosso antipatico.” Con una sola frase Ros riuscì ad attirare su di sé gli sguardi indiavolati dei due fan del rock. Lys dal canto suo, stava seguendo quei botta e risposta con sano divertimento, tanto che non riusciva più a soffocare le risate. Con modi degni di un principe si portò una mano stretta a pugno davanti alla bocca e socchiudendo gli occhi si lasciò andare a quello che fu una risata di cuore.
Castiel non ci trovava nulla di divertente, quella tipa era davvero allucinante, involontariamente non faceva altro che tirar fuori le frasi più snob e irrispettose, verso un genere musicale, che altro non era, che la sua ragione di vita. A parole Ros era un elefante che camminava sculettando in una piccola cristalleria.
“Scusa?” esclamò Castiel infastidito.
“La maglietta.” Ripetè lei più per educazione che per dargli una vera risposta. Lo sguardo del rosso vacillò tra l’arrabbiato e il confuso. Maglietta? Lui si stava riferendo all’affermazione “Rosso antipatico” non alla sconosciuta maglietta di cui non gli importava un accidente.
Ros pensando che si riferisse ancora alla maglia di Shay  risottolineò: “Si, Shay ha una maglia uguale alla tua, soltanto con quel tipo.” E indicò il povero Kurt che era la vittima inconsapevole dello sparlare di Ros.
Castiel sbuffò esasperato.
“Non me ne frega nulla della sua maglia, intendevo come ti permetti di darmi dell’antipatico così, come se tu ed io avessi una qualsiasi confidenza.”
“Ma tu lo sei, pensavo che su quel punto non ci fosse niente da controbattere.”
Shay e Lys si misero a ridere, contagiando anche Ros che cominciava ad apprezzare il carattere del rosso che le teneva testa, per la ragazza era piacevole becchettarsi, non sempre la gente apprezzava questo suo lato, infatti, la prendevano come attacco e scappavano, ma i suoi amici l’avevano accettata e capita e anche quel Castiel che, esasperato, aprì la finestra e si accese una sigaretta, forse l’avrebbe capita, forse perché era come lei, solo in versione più chiusa, tipica dei maschi.
Ros alzò le spalle innocente. Lys le si avvicinò, ma lei con due passi aggraziati si spostò più lontana portando i suoi occhi su  di un altro poster, il clima era cambiato in modo repentino. Il ragazzo poteva essere distratto, avere degli strani vuoti di memoria, ma non era stupido e bloccando il suo avanzare, prese il suo block-notes e si accovacciò sul divanetto marrone vicino alla porta.
Shay si perse la scena perché riprendendo la sua visita alla sala, notò oltre alle pareti tappezzate di poster ritagli di giornale e copertine di dischi in vinile che c’era di più oltre a quella manifestazione visiva. Si avvicinò furtiva all’angolo più interessante di tutta la stanza. C’erano gli strumenti, veri strumenti lì davanti a lei. Sfiorò la batteria: i suoi piatti, i suoi tamburi, non se ne intendeva di strumenti di percussione, ma a chi non piaceva o sarebbe piaciuto far rimbalzare qualche stecca di legno su quelle superfici? Ciò che più però la intrigò fu la chitarra nera, una Fender Stratocaster plus del ‘92, incredibile. La passione per le chitarre era una cosa che le aveva attaccato la madre, quando era giovane, era un’assidua frequentatrice di musicisti strampalati. Aveva anche delle foto che Shay usava “sporadicamente” per ricattarla.
Portò una mano verso lo strumento e con i polpastrelli sfiorò delicatamente le corde. Erano tese alle estremità e solide nella loro posizione, così perfette. Corpi vibranti che producevano una combinazione di suoni infiniti. Shay non riuscì a controllarsi e sollecitò con un pizzico una corda centrale che emise una vibrazione ad onda che risuonò morbida nella stanza.
Nessuno si accorse di quella piccola illegalità, perché sapeva benissimo che lo strumento di un musicista non si toccava.
Qualcuno la raggiunse da dietro, fermandosi a pochi centimetri dalla ragazza.
“Stai attenta potrebbe tagliarti una mano se ti vedesse.”
Shay fece un balzo e portando il piede destro indietro, per riacquistare l’equilibrio, toccò la base del supporto che teneva lo strumento. Sbiancò, consapevole che i suoi riflessi non sarebbero mai stati abbastanza veloci per evitare l’inevitabile, salvarsi dall’imminente caduta e allo stesso tempo la chitarra.
Un braccio le si avvinghiò alla vita, fasciandola e supportandola. Si senti tirare verso la parte opposta, nella zona “sicura”.
Nathaniel l’aveva salvata, ma non solo lei anche la chitarra, alla quale bastò un semplice contatto di assestamento per riprendere il suo normale assetto. Per far ciò però il biondo aveva raggiunto una distanza molto pericolosa dal viso di Shay che, imbarazzata, si sciolse dalla presa del ragazzo e a testa bassa si spostò lontana quanto bastasse per recuperare un colorito che non fosse simile ai capelli di Castiel.
“Scusa.” Disse in colpa Nathaniel che non aveva preventivato che la ragazza potesse spaventarsi.
“N-no, scusa te, sono una maldestra.” Il biondo vedendo che la ragazza non ce l’aveva con lui, per quello spavento, sorrise.
“Grazie a proposito.” Continuò lei a disagio.
“Non mi devi ringraziare, non mi sarei mai perdonato ciò che sarebbe potuto succedere e fidati, non so se saremmo usciti vivi da questa stanza.” Rise e indicò Castiel che per fortuna aveva finito in quel momento la sigaretta, quindi, aveva dato le spalle al tentato omicidio della sua Fender. Nathaniel indossava una camicia bianca abbottonata fino in cima, una cravatta blu che si abbinava perfettamente con il biondo dei suoi capelli e dei pantaloni blu scuri, senza nemmeno una grinza. Shay pensò che avesse sofferto vestito così a lavoro, con quel caldo, ma al ragazzo non pendeva un capello.
“Finalmente sei arrivato.” Il rosso si avvicinò all’amico e gli posò una mano sulla spalla, felice che non avesse fatto ritardo.
Nathaniel ricambiò e con un gesto rapido della mano si sbottonò i primi due bottoni della camicia e allentò la presa opprimente della cravatta dal suo collo. Shay rimase imbambolata osservando quei gesti così naturali, ma anche così magnetici, non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
Castiel si girò verso Shay, la bionda si sentì trafiggere da quegli occhi grigi.
“Se non vuoi essere butatta fuori all’istante, ti conviene allontanarti dalla mia chitarra.” E indicò lo strumento alle sue spalle. La ragazza memore del quasi disastro, di qualche minuto prima, si spostò senza controbattere. Quando Castiel tornò a guardare l’amico, soddisfatto di essersi fatto valere almeno una volta in quel pomeriggio, senza sentire repliche, notò che Nath non staccava gli occhi di dosso dalla biondina che, a passo svelto, si era ricongiunta all’amica. Quello sguardo Castiel lo conosceva bene.
I ragazzi si prepararono per iniziare le prove, mentre le due ragazze si sedettero sull’unico divano presente in quella stanza.
Nathaniel prese posto dietro alla batteria e gettò un’occhiata a Shay che sorrideva entusiasta all’idea di sentirli suonare. Castiel sistemava la sua chitarra su di se, sembrava quasi l’accarezzasse, un momento intimo tra lui e la sua adorata chitarra prima della performance. Lys dal canto suo cercava come al solito il suo quaderno che aveva perso di vista per nemmeno due secondi, forse, quell’oggetto era stregato o aveva acquisito, contro ogni teoria evoluzionistica, la capacità di mettere gambe e andarsene a spasso quando il suo padrone non lo considerava.
Ritrovato l’oggetto delle pene del poeta quest’ultimo si posizionò al centro della stanza con alla sua destra Castiel e alla sua sinistra Nathaniel, entrambi leggermente arretrati.
La voce di Lys si diffuse leggera nella stanza, era pacata e sensuale, lenta. La chitarra accompagnò poco dopo il canto, dandogli un ritmo più deciso, un crescere di forza. La batteria si intrufolò furtiva nella melodia completandola e aggiungendo un ritmo che fece muovere i piedi di Shay e le mani di Ros che, batteva le dita frenetiche sul bracciolo del divano.
Lys chiudeva a scatti gli occhi, proprio nei momenti più intensi. Le parole erano perfette, la melodia altrettanto. Shay rimase a bocca aperta. Funzionava, il suo testo funzionava e senza volerlo, sentendoli dal vivo, altre parole le si materializzarono nella mente, idee che le affioravano naturalmente, come conseguenza logica di quella chimica che scorreva tra i tre musicisti. Ros aveva uno sguardo curioso, per quanto non amasse quel genere, si scoprì amante delle melodie dei ragazzi che aveva davanti a se, era affascinata e coinvolta. Ros pungolò con il gomito l’amica.
“Sono bravi!” Disse bisbigliando.
“Davvero, davvero bravi. Sono sconvolta dalla loro complicità.”
Ros portò lo sguardo sui tre.
“E pensare che sono così diversi l’uno dall’altro.”
“Forse è questo che rende tutto tremendamente carismatico, il fatto che si compensino con le loro diversità.”
Ros non aggiunse nient’altro era d’accordo con Shay.
Suonarono tre canzoni, con qualche pausa per le correzioni, poi si concessero una pausa. Lys si asciugò la fronte perlata di sudore tamponandosi con un piccolo asciugamano bianco, prese una vecchia sedia e si mise vicino alle due ragazze. Castiel si accese una sigaretta, aveva un’aria soddisfatta, come se avesse appena finito un appuntamento molto intimo con la sua chitarra, mentre Nathaniel si rivolse a tutti con un sorriso dolce.
“Pensavo di andare a prendere qualcosa da bere, qualcuno vuole qualcosa?” Le risposte non si fecero attendere.
“Una bottiglietta d’acqua naturale, temperatura ambiente, se possibile quella con meno sodio. Grazie.” Ovviamente quella richiesta uscì dalla bocca della gatta.
 “Anche per me acqua naturale, con o senza sodio andrà benissimo.” Fece eco Lys che finì con un sorriso rivolto a Ros che puntualmente lo ignorò, ma sta volta a Shay non sfuggì e la colpì con una gomitata nelle costole che la fece sobbalzare infastidita.
“Per me una coca-cola, fredda, mi raccomando. Grazie.” Disse Castiel avvicinandosi.
Nathaniel si rivolse in fine a Shay.
“E te Shay cosa vorresti?” Dopo una frase del genere la fantasia della bionda cominciò a galoppare, ma si riprese giusto in tempo.
Con uno scattò saltò in piedi.
“Ti accompagno così ti aiuto a portare tutto.”
Nathaniel stava per rispondere, quando intervenne il rosso.
“Vado io con lei, te hai fatto anche troppo oggi, tra il tuo nuovo lavoretto e le prove.”
Intervenne Lys.
“Da quando Castiel sei così premuroso?” Gli occhi di tutti si posarono sul rosso.
“Ma vi lamentate sempre? Sei troppo scorbutico, sei troppo premuroso! Ma decidetevi! Siete incontentabili. Una vera seccatura.”
Nathaniel che combatteva da una vita perché Castiel fosse più aperto verso gli altri non poté che lasciargli via libera.
“Ok allora ci pensate voi? Grazie.” In tutto ciò c’era una piccola ragazza bionda che, dall’emozione di quello slancio di coraggio, si era ritrovata ad abbassare le spalle delusa e avvilita da quel cambio di programma. Non sapeva come uscirne, quindi, si arrese all’inevitabilità. Ros la guardò dispiaciuta, voleva proporsi per accompagnarla, ma entrambe sapevano che fare un viaggio, anche se corto, con lei e Castiel sarebbe stato come far scoppiare la terza guerra mondiale. Quando i due si allontanarono Lys disse a Nath: “penso che Shay gli stia simpatica.” Ros però storse la bocca, la cosa non le quadrava, mentre il biondo pensieroso a causa di quel gesto di Castiel si sedette sul divanetto a riposare.
“Chissà.”
I due si avviarono verso il bazar. Fuori il sole cominciava a calare, ma il caldo era sempre più opprimente, tanto che Shay sentiva la bocca seccarsi e la gola chiudersi, una sensazione di soffocamento la stava mandando in paranoia, aveva bisogno di non pensare, così decise di parlare con il suo compagno di viaggio, ma prima che potesse aprir bocca l’anticipò lui.
“Ti piace Nath vero?” La faccia della bionda andò a fuoco. Si sarebbe aspettata di tutto, ma di certo non una cosa del genere. Era così evidente? Si chiese. Forse, se se ne era accorto lui, anche Nath lo sapeva e se non lo sapeva forse gliel’avrebbe detto il pomodoro se lei lo avesse ammesso in quell’istante. Doveva negare alla svelta.
In tutto quel pensare il tempo trascorse, il rosso continuò a camminare con le braccia incrociate dietro alla testa guardando sempre davanti a sé, ma non ricevendo risposta sbirciò con la coda degli occhi la sagoma della ragazza. La vide arrossire e guardare in tutte le direzioni.
“Sciocca” pensò il ragazzo. Possibile che non capisse che agitandosi così gli aveva già dato la risposta che voleva?
Quella ragazza era strana. Castiel aveva solo un dubbio: o era stupida o era incredibilmente sincera, così tanto che le si poteva leggere ciò che aveva in testa.
Non sapeva cosa era peggio, ma non gli dava fastidio, anzi stare con lei, stranamente lo divertiva.
“Non glielo dirò. Tranquillizzati. Se stramazzi a terra ti lascio qui. Ti avverto.”
Shay lo guardò stupita, con una scintilla di gratitudine negli occhi. Lui dal canto suo continuò a guardare avanti.
Arrivati al bazar presero tutto: le due bottigliette d’acqua, la coca-cola, un’aranciata per la bionda, ma le venne un dubbio e Nathaniel che cosa avrebbe preferito? Non gliel’aveva chiesto nello sconcerto del cambio di ruoli.
Castiel le tirò un esta-thè alla pesca in brick.
“Lui adora il thè alla pesca.” Shay strinse il piccolo bicchierino di plastica fresco tra le mani e sorrise.
Quel sorriso stupì Castiel che un po’ in imbarazzo pagò e si diresse verso l’uscita.
Il viaggio di ritorno fu silenzioso, tranne per un grazie sussurrato da Shay. La ragazza aveva sottovalutato il rosso che si era rivelato diverso da quel che credeva.
Quando arrivarono Castiel lasciò a Shay il compito di distribuire le bevande, lui prese la sua coca-cola e si sistemò vicino alla sua fedele finestra, senza accendersi nessuna sigaretta, semplicemente appoggiato lì che guardava il gruppetto.
Quando Shay arrivò a dare l’esta-thè a Nathaniel questo la ringraziò. Dopo qualche istante Lys guardò la bevanda del biondo.
“Nath, ma te non odiavi il thè alla pesca?” Lys lo guardava incuriosito. Nathaniel non aveva fatto nemmeno un cenno di protesta per quella bevanda che, a quanto pareva, odiava. Era troppo educato.
Shay si sentì mortificata, ma Nathaniel mise subito le mani avanti.
“Non ti preoccupare davvero, non potevi saperlo, comunque non è che lo odio.” Shay si sentì gonfiare gli occhi, l’aveva presa in giro il rosso.
Spostò lo sguardo verso la finestra e vide Castiel che tra un sorso e l’altro se la stava ridendo di gusto. A quel punto Shay non ci vide più, lasciò la sua bibita lì e corse verso l’uscita.
Lys e Nath fecero per andarle dietro, non capendo cose fosse successo, ma con un gesto della mano Ros li bloccò, si alzò elegantemente, con passo felino si diresse verso Castiel che non aveva perso il sorriso anche dopo che Shay era scappata e con un gesto che lasciò tutti a bocca aperta buttò la sua acqua addosso al rosso che imprecò. Prima di uscire Nathaniel la fermò e le diede le chiavi della porta esterna. Ros le prese e senza aggiungere altro raggiunse l’amica.
"Quella è pazza!" Castiel era fradicio.
"Te lo sei meritato." Disse Lys sorseggiando la sua acqua.
"Era uno scherzo. Non è colpa mia se la ragazza è permalosa."
"L'hai messa in difficoltà, perché non riesci ad essere gentile anche con gli altri? Potresti dargli una possibilità." Nathaniel con quella frase sorpresa l'amico che per la prima volta si sentì a disagio. Forse aveva sbagliato.

Ros era fuori stava cercando Shay che era seduta poco distante dal palazzo grigio. La bionda la vide e scosse il capo.
“Sono una stupida. Ho fatto una scenata per nulla.”
“Spiegami un po’ cos’è successo, ho capito solo che c’entrava quello con la tinta da marziano.”
“Ha capito che mi piaceva Nathaniel e mi ha detto di prendergli l’esta-thè alla pesca che a lui piace tanto, ma a quanto pare mi ha solo presa in giro. Mi sono sentita ridicola perché ho visto come se la rideva e ho pensato che dopo avrebbe raccontato tutto a Nathaniel e avrebbero riso di me, come della povera fessa.”
“Ti fai troppe paranoie. Comunque lascialo stare è solo un povero scemo.” Ros era furiosa, le dispiaceva per la sua migliore amica, non se lo meritava.
“Non capisco perché si è divertito così tanto a fare una cosa del genere.”
“Inutile rimuginarci, dovresti essere uno stupido per capire un altro stupido sai?”
Shay si sforzò di fare un sorriso.
“Non ho voglia di rientrare dopo quello che è successo. Ti scoccia se ce ne andiamo?”
Ros scosse la testa. “Per niente. Vado dentro a dirgli che ce ne andiamo.”
“Come farai per rientrare?”
“Ho le chiavi, me le ha date Nathaniel prima di uscire.” Fece una pausa e tornò a guardare l’amica.
“E’ molto carino e gentile. Penso che tu gli interessi sai?”
   
 
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