Videogiochi > Ib
Segui la storia  |       
Autore: HeartRain    02/07/2015    1 recensioni
|IN REVISIONE|
«Ib, sai perché hai gli occhi scarlatti?»
Un incontro tra La Donna in Rosso e Ib, farà aprire gli occhi a quest'ultima su una verità che lei non conosceva di se stessa. Sarà, pur contro la sua volontà, costretta ad accettarla, ma non tutto è come sembra.
Questa é la mia prima Long-Fic, perciò spero tanto che possa piacervi!
Genere: Avventura, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Garry, Ib, Lady in Red, Mary
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Breve nota iniziale: Se tornate a vedere il primo capitolo troverete una piccola sorpresa che spero vi piaccia! :3 Buona lettura!
 
Capitolo 6 - Incubo

Era passato del tempo da quando Mary e Garry erano tornati nel mondo reale.
Ancora non avevo scordato la conversazione tra la donna che chiamavo 'madre' e La Donna in Rosso, in cui quest'ultima le diceva che, dopo Mary e Garry, sarebbe dovuta tornare lei all'esterno.
Dopo quel giorno cominciai ad isolarmi completamente da tutti; non mi sentivo ancora pronta ad affrontare quel mondo così diverso da quello in cui avevo sempre vissuto, però era la mia vera casa, quindi prima o poi avrei dovuto abituarmici.
Lì non avevo bisogno di dormire, nè di mangiare, perché in quel mondo ero riconosciuta come quello che ero, cioè un quadro, ed un quadro non può fare tutto ciò.
Però mi mancava la scuola, i pochi ma buoni amici che avevo all'esterno, ma soprattutto mi mancavano Garry e Mary; senza di loro quel posto mi sembrava troppo solitario, nonostante ci fossero altri quadri oltre a me.
A proposito degli altri quadri, non ne ho conosciuto neanche uno, perché restavo sempre chiusa nella mia stanza, cioè quella in cui c'era il mio ritratto.
La Donna in Rosso, invece, cominciai a chiamarla mamma, soprattutto perché fu lei a convincermi, insistente com'era.
***
Un giorno, ripensando al momento in cui Mary e Garry uscirono dal Mondo Fabbricato, ebbi una strana idea che non sarebbe mai passata neanche per la testa ad una persona come me.
Io ero sempre stata responsabile, obbediente e controllata, non facevo mai nulla di nascosto.
Però quell'idea continuava a tartassarmi tutto il tempo, così decisi di provarci.
L'idea consisteva nel tornare davanti al quadro del Mondo Fabbricato, solamente per controllare se la cornice era tornata o meno.
Se fossi andata lì e avessi trovato il quadro fornito di cornice significava che la persona che tempo fa chiamavo 'mamma' era uscita, chiudendo il passaggio.
Se, al contrario, avessi trovato il quadro sprovvisto di cornice significava che la donna in questione non era ancora uscita e, quindi, che un'altra persona avrebbe potuto tranquillamente attraversare il passaggio.
Così, stando molto attenta a non farmi vedere, riuscii a raggiungere il quadro.
Come ben ricordavo, quel dipinto era molto grande, decisamente più grande di me.
E, appena arrivai, fui costretta a chiudere gli occhi per qualche secondo per un improvviso bagliore proveniente dal quadro.
Quando li riaprii davanti a me c'era la stessa cosa, ma la cornice mancava.
Non era uscita?
Questo voleva dire che qualcun altro poteva attraversare il portale...
Così, d'istinto, allungai le mie braccia verso il dipinto, senza controllarle.
Però, nel momento esatto in cui le mie mani toccarono la superficie di esso, 'riaprii gli occhi' e mi allontanai.
Cosa sto facendo? Il mio posto è qui... non posso... non devo neanche sfiorare l'idea di tornare nel mondo reale.
Ero andata lì solo per controllare la cornice, quindi non dovevo fare altro.
Tornai, sempre di nascosto, nella mia stanza, ma ad un certo punto una bambola blu mi tagliò la strada.
«Ib! Vuoi giocare con me?!» chiese.
Io mi guardai intorno. No, non c'era nessuno oltre a me, lì, quindi stava parlando con me.
«Dai, ci divertiremo un mondo!»
«Ehm... i-io... non...» borbottai.
«Vieni a giocare!»
«Non... »
«Ti divertirai!»
«In realtà io dovre-»
«Ho tanti amici e te li presenterò tutti!»
«No!»
Ma, nonostante avessi ricominciato a camminare verso la camera, quella bambola continuava a seguirmi assillandomi con la sua richiesta.
Disturbante.
Disturbante era l'unico aggettivo adatto per descriverla.
Continuava a seguirmi, dove andavo io c'era lei, ovunque, in ogni posto.
Alla fine arrivai -ancora seguita dalla bambola- davanti alla porta della mia camera, situata in un angolino del corridoio appena attraversato.
La bambola stava per chiedermi un'altra volta di giocare, quando venne chiamata da altre bambole e, correndo, tornò da loro.
Io sospirai, sollevata, e spalancai la porta.
Davanti a me si presentava una zona vasta, ma pressoché vuota.
Al centro della parete di fronte a me c'era affisso il mio quadro, di cui avevo imparato tutti i particolari, anche quelli piccoli e nascosti.
Nel punto centrale della camera c'era un tavolo da lavoro in legno, sul quale io disegnavo, scrivevo... insomma, lì potevo fare tutto quello che mi andava.
Poi, al fianco del tavolo, c'erano i miei disegni e dipinti, assieme alla pittura, le matite, i pastelli e i pennarelli colorati. Infine dei libri ancora da leggere e dei quaderni contenenti solo delle pagine bianche.
Tutte queste cose costituivano la mia camera personale, ed erano gli unici oggetti di cui avevo bisogno per passare le giornate.
***
Io e La Donna in Rosso c'eravamo ritrovate a chiacchierare; quella volta lei voleva parlarmi del fatto che io non avevo ancora stretto amicizia con gli altri quadri.
Ci sarebbe rimasta male se le avessi detto che non ero abituata ad avere come amiche delle inquietanti bambole blu, delle teste di manichino e dei manichini senza testa, quindi usai come scusa il generico: "Ho bisogno di tempo per ambientarmi".
Terminato il discorso, il mio sguardo si perse nell'osservazione di un quadro intitolato "Incontro"; un quadro astratto, raffigurante tanti schizzi di pittura gialla e blu incontrarsi in un vortice.
Blu...
...Giallo...

«C'è qualcosa che non va?» La Donna in Rosso si girò verso di me, poggiandomi una mano sulla spalla.
«È solo che mi mancano i miei amici, vorrei rivederli...», risposi sinceramente. «almeno un'altra volta, una sola.» aggiunsi.
Lei poggiò entrambe le sue mani sulle mie spalle, si abbassò alla mia altezza e, guardandomi dritto negli occhi, mi disse: «Loro sono tornati a casa, sono felici, se tornassero qui sarebbero scontenti, sono sicura che tu non vuoi questo per i tuoi amici, mi sbaglio, Ib?»
«No... beh... cambiando discorso, tu...» Deglutii e continuai la frase dopo una breve pausa: «come ti sentiresti se non potessi più rivedermi? Se qualcosa ci dividesse di nuovo?»
E lei mi sorprese abbracciandomi. «Come mi sono sentita questi lunghissimi nove anni.»
A quel punto sentimmo dei passi battere insistentemente e velocemente che si avvicinavano, così ci girammo e vedemmo, dietro di noi, due manichini senza testa.
«Signora, c'è nuovamente bisogno del suo aiuto nella stessa stanza di poco fa, stavolta urgentemente!» avvisò uno di quelli.
«Scusa l'intromissione, ma dopo una simile corsa come fai a non avere un minimo di fiatone?» domandai io.
«Sul serio non hai notato che non ho una testa?»
«E allora come riesci a parlare?!»
«...»
E, appena concluso il discorso, quel manichino e il suo compagno si allontanarono con passo sincronizzato.
«Hai sentito anche tu, Ib, devo proprio andare. Tu torna in camera se non ti va di andare in giro da sola.» disse per poi seguire i manichini.
Io rimasi ancora un po' lì, ad osservare quel quadro che chissà quali significati possedeva.
***
Caro diario,
ricordo che Mary, tempo fa, mi raccontò di avere un diario dove scriveva tutto ciò che pensava, che faceva o che le era successo in un giorno; secondo lei farlo aiutava a sollevare almeno un po' il morale e a riflettere, così ho deciso di provare anch'io scrivendo su un quadernino che prima d'ora non avevo mai usato.
Terrò sempre con me questo diario, perché non voglio che qualcuno lo legga, nemmeno mia madre ─ ma di lei non devo preoccuparmi tanto, è  sempre occupata, non troverebbe mai il tempo di andare a frugare tra le mie cose.

Non ho amici, nessuno con cui giocare, passare il tempo, confidarmi. O, almeno, non più.
Non più da quando ho scoperto di essere un quadro e di non far parte del mondo reale, ma di un altro  brutale mondo, dedicato alle opere di un misterioso artista di nome Guertena: il Mondo Fabbricato.
E gli unici amici che avevo più cari  sono fuori, all'esterno, un luogo ormai irragiungibile per me.
Ogni volta che vedo un quadro affisso alla parete mi viene in mente uno di loro... mi mancano tanto. Questo non è un posto in cui ci sono bambini, suoni, giochi... no.
Qui non c'è nulla di ciò che può rendere felice una persona.
E dimmi, diario, secondo te, io che sono abituata alla cioccolata calda per colazione, alle vacanze d'estate, all'aria aperta, alla neve, faccio sul serio parte di questo mondo?
Poco fa mi sono detta che il mio posto è questo, ma in realtà non ne posso più.
Lo so, lo sento, il mio posto non è questo, non può esserlo!
O forse è un sogno? Tutto questo è solo un brutto sogno?
Sì, probabilmente sto dormendo davvero... e quando mi sveglierò sarò tra le calde coperte del mio letto.






Angolo autrice
Ciao a tutti!
Spero che questo capitolo vi piaccia, come al solito se trovate errori non esitate a segnalarmeli ^^
Ringrazio di cuore chi ha inserito la storia tra le seguite/preferite/ricordate e chi ha recensito, ma anche chi legge in 'silenzio'.
Non smetterei mai di dirvi grazie! ♥
Vi auguro di passare una buona estate, a presto! :)

~HeartRain


 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Ib / Vai alla pagina dell'autore: HeartRain