Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer
Segui la storia  |       
Autore: Ranyadel    03/07/2015    1 recensioni
Raccolta di one shot collegate ai retroscena di Look into my eyes... divertitevi!
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2556489&i=1
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Luke Hemmings, Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Upside down

27 maggio 2012 (due anni prima)

Calum era seduto all’ombra dell’albero più grande del parco, appoggiato al tronco. Sotto di lui, aveva steso un lenzuolo verde bottiglia. Sopra di esso, c’era la custodia di una chitarra e due zaini, oltre a una torta al cioccolato a cui mancava un quarto abbondante.

Calum passava le dita sulle corde della chitarra che teneva in grembo, facendole sibilare. Sopra di lui, un fruscio, troppo violento per essere causato dalla brezza leggera che soffiava in quel momento, continuava a ripetersi. “Attenta a non farti male, eh?” fece Calum guardando verso l’alto e incontrando lo sguardo dolce e divertito della ragazza abbarbicata sui rami sopra di lui. Madison ridacchiò e si portò una ciocca dei capelli ribelli e castani dietro l’orecchio, poi scese di un paio di rami, giusto per arrivare a quello sopra Calum. “Mi conosci da cinque anni, e ancora hai paura che io possa cadere? Quanta poca fiducia hai in me, Cal! E dire che dovresti essere il mio migliore amico!” fece allegra, fissandolo con i suoi occhioni scuri. Calum ridacchiò e scosse la testa. “Sei proprio una scimmietta” disse, tornando a concentrarsi sulla chitarra.

Migliore amico. Era solo il suo migliore amico. Solo il cielo sapeva quanto lui avrebbe desiderato essere qualcosa di più. E invece, lei era impegnata in quel suo tira e molla con un ragazzo che non la meritava nemmeno un po’. “Cambierà – diceva sempre – devo solo dargli un’altra possibilità, stavolta ha detto che ci prova sul serio.” E intanto, ogni volta, Madison correva da Calum, in lacrime, cercando un conforto che otteneva solo da lui. “Grazie, sei il migliore amico che una ragazza possa desiderare” gli diceva sempre. Solo amico.

Calum non ce la faceva più. Era arrivato anche a scrivere con Luke una canzone, Heartbreak girl, per lei. Gran parte del lavoro lo avevano fatto lui e il suo cuore sofferente. Pensava che fosse un buon modo per dirle ciò che provava, ma quando gliel’aveva fatta sentire, Madison si era limitata a sorridere entusiasta e dire che era davvero una bellissima canzone, e che la ragazza che se la sarebbe sentita dedicare sarebbe stata fortunata. Calum non aveva saputo far altro che ridacchiare, mentre dentro di lui ogni cosa urlava e si dibatteva.

Non poteva accettare come Madison veniva maltrattata da quell’altro. Semplicemente, non ci riusciva, e non riusciva nemmeno a capire come fosse possibile che quel ragazzo non capisse quanto lei era importante e speciale. Insomma, se Calum fosse stato al suo posto, l’avrebbe trattata come se fosse la cosa più preziosa che aveva, e non avrebbe permesso a nulla e nessuno di farle del male, tantomeno a sé stesso.

Calum sospirò, mentre iniziava a suonare una canzone lenta e malinconica, Lucky one.  Why the stars are lined up so perfectly for everybody, but not for me?” canticchiò. Madison lo guardò. “Perché sei triste?”

“Eh?”

“Suoni questa canzone solo quando sei triste. Cosa succede?”

“Niente, stavo solo pensando” fece, nascondendo un mezzo sorriso. Lei sì che lo conosceva bene.

“Suoni qualcosa di più allegro?” chiese Madison, con un faccino da cucciola troppo adorabile perché Calum potesse rifiutare. Lui ridacchiò. “Cosa le suono, principessa?” chiese, allungandosi e prendendo un’altra fetta di torta.

“Che ne dici di quella bella canzone che ha scritto per me?”

Calum per poco non si strozzò con il boccone. Tossì violentemente, poi: “Qu-quale canzone?”

Madison, che intanto si stava dondolando a testa in giù, appesa come un pipistrello, ridacchiò. “Tu credi che io sia stupida, Cal?”

“No, ma…”

I dedicate this song to you, Calum. A chi dedichi quella canzone?” fece Madison inquisitoria. Lui deglutì. “Alla ragazza che non vede mai la verità” fece poi con voce flebile. Madison gli sorrise. “Cal, so che non apprezzi Johan. Si vede lontano un miglio che non lo sopporti. Credi che mi faccia stare male, e hai ragione, anzi, hai sempre avuto ragione. Ti ricordi cos’è successo una settimana fa?”

“Mi hai chiamato mentre era a casa tua e mi hai raccontato di come Johan si sentisse con un’altra, di nuovo.”

“Già. E sai che è successo, quando abbiamo finito la chiamata? Dopo che lui mi aveva promesso che quella volta sarebbe stata diversa, e non mi avrebbe più delusa?”

“Che è successo?”

“Sono scesa al piano di sotto, e lui stava chattando con la stessa ragazza. Ho fatto finta di niente e quella sera, dato che ha dormito da me, gli ho rubato il telefono. Una piccola ispezione, direi che ne avevo pieno diritto, no?”

“Certo.”

“Ecco. Quei due stavano organizzando un appuntamento per il giorno dopo, quando lui mi aveva detto che sarebbe andato a trovare sua nonna. E non è tutto: quell’oca gli ha chiesto come aveva intenzione di fare con me, e lui ha detto che si sarebbe liberato in fretta di una ragazza credulona come me. E non sono arrivata alla parte più bella, sai? La cosa migliore, è che ho trovato cinque conversazioni così, con cinque ragazze diverse” fece con un tono da cospiratrice. Calum era a bocca aperta e ribolliva per la rabbia. “Madison, lo so che lo perdoni sempre, ma…”

“Stavolta no.”

“Cosa?”

“Stavolta no. Basta. Si è giocato la sua ultima possibilità. Mi ha altamente grattugiato le ovaie il suo comportamento. Sono stanca di piangere per un cretino che non ci mette niente a rimpiazzarmi. Una persona importante mi ha insegnato che merito di più di questo; la stessa persona che mi è sempre vicino, nonostante spesso io faccia delle cretinate. La stessa persona che mi sprona sempre ad andare avanti, a fare del mio meglio. La persona che è arrivata anche a scrivere una canzone per me, per cercare di farmi capire che stavo sbagliando tutto. E che ci è riuscita. Calum, mi hai insegnato che valgo di più di ciò che pensavo, che merito più di uno stronzetto che rimorchia dieci ragazze alla volta, e ti ringrazio per questo. Se non fossi il mio migliore amico, mi verrebbe da pensare che provi qualcosa per me, ma, ehi, i miei filmati mentali devono rimanere solo filmati mentali” fece con tranquillità, come se gli stesse raccontando i risultati della partita di calcio. Calum non riusciva a credere alle sue orecchie. Aveva ricevuto troppe informazioni per formulare una risposta decente.

Una parte del suo cervello stava ballando la macarena in gonnellino di foglie, reggiseno di noci di cocco e ghirlanda di fiori hawaiana, perché, accidenti, Madison – la sua Maddy – aveva finalmente lasciato perdere quel cretino! Non poteva essere vero!

L’altra parte, invece, era completamente in blackout. Incapace di mettere insieme due parole, o due pensieri.

Madison lo guardò e rise. “Ho messo in difficoltà quell’unico neurone che ti è rimasto?” chiese. Era ancora a testa in giù, e iniziava a essere paonazza.

“Di che film mentali parli?” riuscì a chiedere Calum. Si diede dello stupido: di tutto ciò che poteva dire, proprio quello doveva riuscire a mettere insieme? Davvero la sua mente non aveva niente di meglio da offrire? Forse Madison aveva ragione, il suo unico neurone era troppo stanco ed era andato a dormire. Si fece un appunto mentale: la prossima volta, morditi la lingua prima di dire queste cretinate, zuccone.

Madison lo guardò un attimo e lo vide nel pallone, ma non ci fece caso, per fortuna di Calum. “Sai, no? Quei filmini mentali che ti immagini prima di andare a dormire, e che qualche volta diventano sogni. Quelli in cui fantastichi su come potrebbe essere la tua vita se cambiasse un solo particolare. Solo che tu non sei un particolare, Calum. Non sei un accessorio della mia vita, sei una delle strutture portanti. E a volte, anche se so che è stupido, mi immagino cosa sarebbe successo se tu mi avessi mai baciata. Se mai avessi provato dei sentimenti per me, che vanno oltre all’affetto. Sai, una volta, mentre pensavo a questi scenari, mi sono addormentata, e mi sono sognata accanto a te, nella vita. Avevamo anche un figlio, sai? Si chiamava Alexander. E so che è una cretinata, ma ero felice. Forse è stata anche quella felicità a farmi rendere conto che con Johan non andava bene. È successo il giorno prima che scoprissi delle cinque altre ragazze di Johan. E mentre la sera dopo lo cacciavo fuori di casa alle due di notte, chiudendolo fuori dalla porta ancora in pigiama e buttandogli il cellulare dalla finestra, ho provato una cosa strana. Ero soddisfatta di aver finalmente chiuso quel capitolo della mia vita, ma allo stesso tempo volevo correre da te. Hai presente quando hai così sonno che la tua mente sforna pensieri che non sai da dove vengano? Ecco, lì per lì ho pensato che sarebbe stato bello correre da te, chiudere un capitolo e iniziarne uno nuovo, migliore, con te. E stavo per farlo, sai? Avevo già messo le scarpe. Poi mi sono data della stupida e sono tornata a dormire, perché è la stessa cosa che mi avresti detto tu: ‘torna a casa, Maddy, stai delirando.’ O no?” chiese Madison, raddrizzandosi, finalmente, mentre il sangue le defluiva dal cervello e lei sospirava dal sollievo. Calum non aveva parole. Ci fu qualche secondo di silenzio, poi Madison continuò: “No, probabilmente non mi avresti detto solo: ‘torna a casa, Maddy, stai delirando.’ Prima avresti fatto i salti di gioia, perché finalmente mi ero liberata di lui. Poi mi avresti chiesto che ci facevo da te alle due e mezza di notte – perché ci avrei messo mezz’ora ad arrivare da te. Ti avrei raccontato tutto, e tu mi avresti offerto di dormire da te, come facevamo sempre. Mi avresti detto che il troppo sonno mi aveva dato alla testa e che stavo dicendo cose di cui mi sarei pentita il giorno dopo. Perché tu sei il mio migliore amico, e non devo avere questi pensieri su…”

“Fai finta che io non sia più il tuo migliore amico, Maddy.”

“Eh?”

“Ti ho chiesto di far finta che io non sia il tuo migliore amico” disse Calum sicuro. Madison tornò a testa in giù e Calum si alzò in piedi. Erano faccia a faccia, quasi come se stessero rifacendo la scena di Spiderman al contrario. “Non capisco, Cal” fece Madison confusa. Calum prese un gran respiro. “Mi conosci come non mi conosce nessuno, Madison, ma hai sbagliato. Tre anni fa avrei avuto la reazione che hai descritto. Ora, ti spiego io cosa avrei detto. Per la prima parte avresti avuto ragione: avrei ballato la conga alla notizia di Johan chiuso fuori casa in mutande, e se aspetti ancora qualche minuto credo che lo farò davvero. Poi, sì, ti avrei chiesto perché eri venuta a casa mia a quell’ora. E se tu mi avessi detto ciò che mi hai detto ora – esattamente come l’hai detto ora – non ti avrei detto di tornare a casa, e nemmeno di rimanere a dormire da me.” Madison lo guardava, paziente e curiosa. Calum si fermò per radunare di nuovo le idee. Intanto, incontrò di nuovo quei pozzi scuri che erano gli occhi di lei, quegli occhi dolci e allegri, spensierati, ma troppo spesso pieni di lacrime, quegli occhi che l’avevano fatto innamorare. Furono quelli a dargli il coraggio di continuare: “Hai detto che, se non fossi il tuo migliore amico, avresti sospettato che nutrissi qualche sentimento verso di te. E hai detto – se non mi sbaglio – che non devi pensare a me come qualcosa di più di un amico, perché sono solo il tuo migliore amico. Ecco perché…” deglutì quasi rumorosamente. “Ecco perché voglio che tu faccia finta che io non sia il tuo migliore amico. Solo per un attimo. Dammi solo il tempo di fare questo.” Così dicendo, si alzò sulle punte e, prima che Madison potesse dire nulla, posò le labbra sulle sue, appoggiando le mani sulle guance di lei. Fu un contatto brevissimo, lui si staccò subito, lasciando Madison a penzolare a bocca aperta, mentre il viso un po’ lentigginoso di lei diventava rosso. “Sono innamorato di te, Maddy – fece Calum – e anche se ho solo quindici anni, non m’importa, è troppo tempo che me lo tengo dentro. Da tre anni, quando ti vedo mi si smuove qualcosa dentro. Forse sono farfalle nello stomaco, o forse sono elefanti che saltano la corda, non ne ho idea. So che sei l’unica ragazza che mi fa stare così. Non m’importa se molti possono pensare che siamo troppo piccoli per parlare di queste cose. Provo qualcosa di forte per te, Maddy. Mi hai fatto innamorare, con la tua semplicità, la tua dolcezza e, perché no, anche la tua pazzia. Dammi una possibilità. Ti prometto che non starai mai male per colpa mia. Non me lo perdonerei mai. Sei troppo importante, troppo preziosa, troppo delicata e fragile perché io possa rischiare di farti del male. E non lo farò. Ti prego, permettimi di provare che ciò che sto dicendo non sono solo belle parole che potrei mettere in una canzone. Voglio davvero avere una possibilità con te.” Quando finì, tirò un sospiro di sollievo, mentre un peso si toglieva dal suo stomaco.

Madison, ormai, era rossissima. “Cal…”

“Sì?”

“Perché non me l’hai detto prima?”

“Perché tu eri in ballo con Johan, e…”

“E gli avrei tirato un calcio nel sedere molto prima, se avessi saputo una cosa del genere. Non avrei aspettato tanto.”

“In che senso?”

“Sai quanta stima ho di me stessa. Pensavo che quello fosse il massimo che potevo ottenere. Così mi sono accontentata. E anche se sapevo di sentire qualcosa per te, mi dicevo che non potevo essere ricambiata. Eri il migliore amico, non il ragazzo con cui avrei potuto provarci senza aver paura di rovinare qualcosa. Non volevo perdere ciò che avevo, Cal, capisci?”

“Capisco benissimo” rispose lui, sincero, mentre la speranza lo faceva fremere. Madison vide quanto lui fosse sulle spine si mise a ridere. “Vieni qui” disse solo. Calum obbedì, per trovarsi le mani di Madison dietro al collo, che lo attiravano a sé. Le loro labbra si incontrarono di nuovo, in modo un po’ brusco, ma che comunque spedì Calum dritto dritto al decimo cielo. Da lassù, ogni cosa era così piccola, e lui si sentiva il padrone del mondo. E come avrebbe potuto essere altrimenti, ora che stava baciando Madison?

Quando si separarono, si sorrisero radiosi. Era stato solo un bacio a stampo, ma per entrambi fu abbastanza. Madison fece per scendere: si piegò, mise le mani sul ramo e si spinse giù, ma il piede le si impigliò e cadde. Calum fu pronto a sostenerla, prendendola al volo per il busto, e lei sbatté solo i talloni. Scoppiarono a ridere. “Sei matta, scimmietta” fece Calum fra le risate.

E in quel momento, si rese conto che non era cambiato nulla fra di loro. Erano ancora migliori amici. Erano ancora i soliti Calum e Madison, ma con qualcosa in più.

E lui non avrebbe potuto esserne più felice.

“Devo farti sentire una cosa” disse emozionato, mentre Madison si rialzava.

Si sedettero, mangiarono un altro pezzo di torta e Calum prese la chitarra. E mentre le cantava Bad dreams, la canzone che aveva scritto appositamente per lei, pensava a quanto era fortunato.

“You look so beautiful, no one but me knows you’re insane”. Quante volte si sarebbe innamorato di quegli occhi?

“I feel so damn pathetic, my friends just don’t get it.” E di quel sorriso?

“‘Cause you’ve got me under oath.” Anche in quel momento, Madison lo guardava in quel modo così innocente e dolce, che lo faceva impazzire.

“Before you I was in a fucking rut.” Quasi si era dimenticato come fosse la sua vita prima di conoscerla. Non che avesse importanza, ovviamente.

“One day, you’re in the past.” Non poteva credere alla felicità che provava in quel momento. era possibile sentirsi così felici? Come se stesse per scoppiare?

“That night I ask you back.” No, probabilmente non era possibile.

“It started out just harmless fun.” Com’era iniziata? E chi se lo dimenticava, quel pomeriggio magico in cui si erano incontrati?

“Now you got me thinking you’re the one.” E, diamine, lo pensava davvero.

‘Cause if you wanna take me home,

You know I’m ready to leave.

You’ve got me under your spell,

Please, don’t set me free!

‘Cause I’ve been having all these nightmares,

Seeing you is my only way of

Feeling so defenseless,

But I’m telling you I wouldn’t change a thing!

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > 5 Seconds of Summer / Vai alla pagina dell'autore: Ranyadel