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Autore: LauraPalmerBastille    03/07/2015    4 recensioni
Quando il panico sta per assalirlo, una voce calda e tranquilla lo riporta alla realtà.
“Va tutto bene?” chiede semplicemente. Nico apre gli occhi, ritrovandosene un altro paio verde acqua di fronte. Due occhi grandi, con un colore indefinibile.
Potrebbe dire che sono due bellissimi occhi verdi prato, ma non sarebbe la verità, visto che in quei occhi per qualche attimo ci vede anche una distesa d'acqua.
“Io sono Percy” dice il proprietario di quegli occhi, allungando la sua mano verso il più piccolo.
E l'unico pensiero di Nico è "questa volta o mi salva o mi ammazza".
*
[...]
Il ragazzo di prima che, con mutande decisamente molto succinte che non lasciano spazio all'immaginazione e una maglietta bagnata, balla (o forse il termine strusciarsi sarebbe più appropriato) su quell'asta metallica.
Il più piccolo non ne è sicuro, ma sicuramente il suo viso sta andando a fuoco. Di rabbia, di stupore, di imbarazzo, non si sa.. ma sta andando a fuoco.
“Ci hai portato in uno strip club!?” urla, senza però riuscire a sovrastare il rumore della musica.
Strippub, come ha fatto a non arrivarci prima!?
*
[Pernico]
[A tratti Jasico]
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jason Grace, Nico di Angelo, Percy Jackson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Save me, Percy Jackson.


Nico kisses Percy
 
E così siamo arrivati anche alla fine di questa storia... che nostalgia, eh?
Buona lettura.
Un bacione, LauraPalmerBastille.

 
“Mamma!” urla una voce alta ma delicata. “Nico parla con la bocca piena!”
“Gnon è vefo” prova a dire il moro, ingoiando con un solo boccone tutto quello che ha in bocca. “Guarda!” sclama quindi trionfante, aprendo la bocca per far notare a tutti l’assenza di cibo.
“Nico! Ma che schifo!” urla Bianca, coprendosi il volto con le mani. “Almeno ingoialo tutto, Dei!”
In casa Di Angelo questi battibecchi sono pane quotidiano. Ed è per questo che Maria, con le mani infilate nel lavabo intenta a pulire i piatti, si limita a sorridere felice. Li guarda da dietro la spalla, con un sorriso buffo sulle labbra.
Sono adorabili anche mentre bisticciano come due bambini. Anche essendo ormai degli adolescenti ben piazzati, a volte gli sembra di  rivedere quei due piccoli ragazzini che si picchiavano con i peluche e si lanciavano i cuscini addosso.
“Nico” lo richiama una voce bassa e calda: la voce di suo padre. Ade ha il potere di fermare anche la lite più grande con una sola parola. Il suo tono calmo ma autoritario gli permette di farsi rispettare anche senza alzare la voce.
“Sai che queste cose a tavola non mi piacciono.”
“Ma papà--”
“Niente ‘ma’, Nico. Finisci di mangiare il tuo pasto, o se vuoi parlare lo mangerai dopo.”
Bianca lo fissa soddisfatto, facendogli la linguaccia. Nico le scocca una delle sue occhiate inquietanti, ma con lei non hanno effetto, lo sa.
Bianca è troppo simile a lui per essere intimorita  dal suo essere così tremendamente inquietante.
“Allora non ho fame!” esclama, mettendo il broncio.
Maria si asciuga le mani sull’asciugamano vicino al lavabo, per poi sorridere intenerita. “Non hai fame, eh?”
“No” si impunta il moro, incrociando le braccia al petto. Ma quando Maria estrae dal forno un dolce al cioccolato appena cotto, il suo stomaco emette un brontolio così forte da far sputare a Bianca tutto il cibo che aveva in bocca per le risate.
Ade alza gli occhi al cielo, ormai rassegnato. Quelle pesti sono la sua salvezza, ma anche la sua rovina.
Sta per riprendere la figlia, quando viene catturato dall’improvvisa ilarità della situazione.
Bianca ride.
Maria ride.
Perfino Nico ha abbandonato il suo broncio e ride.
Si abbandona ad un sorrisetto felice. Quella famiglia è davvero la sua salvezza.
“Dobbiamo sbrigarci a mangiarla, prima che arrivi Jason! O se la finirà tutta!” esclama il moro, prendendo le posate per tutti.
“Perché viene Jason?” domanda Maria, iniziando a tagliare con precisione il dolce.
“Viene a prendermi, dopo andiamo a casa sua.”
La donna annuisce, posando la prima fetta nel piatto del marito, seguita da un delicato bacio sulla sua guancia.
“Cosa vai a fare da Jason?” chiede furba la sorella, mentre osserva famelica la fetta che la madre le sta mettendo nel piatto.
“Non sono affari tuoi, Bianca!”
“Certo” sbuffa, mentre addenta la torta e mugola estasiata. “Secondo me fate cose sconce quando siete soli.”
“COSA!?” quasi urla il più piccolo, strozzandosi con la torta. Tossisce, per poi lanciare uno sguardo di fuoco alla sorella. “Allora vogliamo parlare di te e della tua ‘amica’ Zoe?”
“Tra me e Zoe non c’è assolutamente nulla!”
“Oh, certo, come se non notassi che a scuola vi tenete per mano!”
“Tu ha notato cosa!?” La voce della ragazza si fa più acuta, mentre addenta di nuovo la torta.
“Potete parlarne dopo?” sbuffa Ade, alzando gli occhi al cielo. “Decidete bene su chi presentarmi come vostro compagno o compagna che sia, e poi ne riparleremo.”
“Ma papà—”
“Bianca, finisci di mangiare” la riprende, con un sorrisetto furbo sulle labbra. “E poi riparleremo di questa Zoe.”
Gli occhi della ragazza si sgranano, mentre Nico esplode in una fragorosa risata. “Ti sta bene!”
“E con te riparleremo di Jason, signorino.”
“C-Cosa!?” Ma non fa in tempo a protestare, che il campanello suona.
“Parli del diavolo…” sbuffa Ade.
“E spuntano le corna!” finisce Maria con una risata, incamminandosi verso la porta.
Nico sente la voce allegra di Jason salutare sua madre dalla porta, e sbuffa irritato. Odia l’essere così attivo e positivo di Jason; non sa quanto darebbe per vederlo triste e sconsolato per una sola volta.
“Buongiorno signor Di Angelo!” esclama, quando entra in cucina. Gli lascia una pacca amichevole sulla spalla e Ade, in risposta, sbuffa e gli lancia uno sguardo irritato. Da questo punto di vista i pensieri di Nico e suo padre sono sulla stessa lunghezza d’onda.
“Vuoi una fetta di torta, tesoro?” gli chiede Maria, che ormai ha già messo la fetta in un piatto e glielo sta passando. Nico si chiede il motivo per cui abbia posto la domanda, se poi aveva già deciso per lui.
Non gli interessa. Sua madre è troppo gentile e buona; lo avrebbe costretto a mangiarla anche se la sua risposta fosse stata negativa.
“Signori Di Angelo” farfuglia il biondo, mentre mette in bocca l’ultimo pezzo della fetta.
“Chiamami Maria, per favore. Non sono di certo una sconosciuta.” Il sorriso di Maria riesce a mette a proprio agio chiunque.
“A me continua a chiamarmi Signor Di Angelo, signorino.” Lo sguardo severo di Ade, invece, sorbisce l’effetto contrario.
“Okay.” Tossicchia, e si pulisce goffamente le dita sporche di briciole sulla maglia.  “Allora Maria e Signor Di Angelo posso rubarvi Nico per qualche ora? Ho un nuovo gioco fantastico e lui deve per forza—”
“Come se alla fine giocaste davvero a quei giochi” osserva Bianca, con tono malizioso. Jason alza un sopracciglio confuso, mentre Nico arrossisce e  gli molla una gomitata nel fianco, facendola gemere.
“Ritorni per cena, vero?” chiede Maria al figlio, accarezzandogli delicatamente i capelli. Nico si abbandona a quel contatto, sporgendosi di più verso la mano di sua madre. Riesce a farlo sentire così bene ed apprezzato; ama sua madre, sopra ogni cosa.
“Sì, mamma. Rientro presto.”
“Nico” lo richiama il padre, e il suo sguardo adesso è stranamente più dolce. “Fai attenzione per queste strade. Ho sentito che inizia a girare gente poco tranquilla.”
“Non preoccuparti papà, non mi succederà nulla.”
Maria sorride felice, mentre mette un pezzo del dolce dentro un contenitore e lo porge a Jason. “Vi verrà fame a metà pomeriggio, quindi prendete questo.”
“Grazie Signora Di An—”
“Signora cosa?”
“Maria” si corregge, tossicchiando piano. “Stavo per dire Maria.”
Nico si alza dal tavolo, e prende sotto braccio l’amico. “Andiamo? Se non ci muoviamo non facciamo nemmeno in tempo ad arrivare a casa tua!”
“Hai ragione, andiamo.”
Nico si volta, e sorride alla sua famiglia.
Alla famiglia che lo ha cresciuto, sostenuto, aiutato.
E’ strano. Quando abbiamo qualcosa non riusciamo ad apprezzarla, notiamo solo i suoi difetti, a volte la odiamo addirittura; ma poi quando la perdiamo capiamo la sua effettiva importanza.
E Nico non aveva ancora capito l’importanza delle carezze di sua madre.
L’importanza dei rimproveri seguiti dalle occhiate addolcite di suo padre.
L’importanza del sorriso di Bianca.
Ed è per questo che semplicemente gli rivolge un sorrisetto, e li saluta con un cenno della mano; come ha sempre fatto, come fa ogni volta, come non potrà più rifare.
E gli rimane impresso il sorrisetto malizioso che Bianca gli rivolge.
E gli rimane impresso lo sguardo dolce con cui Maria lo guarda.
E gli rimane impresso l’occhiata protettiva che suo padre gli manda.
E, lo sa, gli rimarranno impresse per tutta la vita.
“Ci vediamo stasera.”
Ma non sarà così.

*


La prima volta che si sveglia, Nico sente una mano accarezzargli delicatamente un fianco. Sente quelle dita sfiorare la sua pelle nuda, e rabbrividisce di conseguenza.
E’ buio intorno a lui, deve essere ancora notte. Odia essere svegliato, eppure questi risvegli non lo infastidiscono poi così tanto.
“Hey” gli viene sussurrato all’orecchio. Una voce calda, premurosa. Sente quella mano scorrere su tutto il suo fianco, ed arrivare poi fino al suo petto; la mano viene poi sostituita dal braccio, che lo stringe forte.
Nico si volta in quella sottospecie di abbraccio, incontrando un paio di occhi verde acqua emozionati ma anche assonnati.
“Percy” lo chiama, sbadigliando. “Cosa succede?”
“Non riesco a dormire.”
Nico lo fissa. Osserva i suoi occhi accesi e  pieni di vitalità, uguali a quando era un adolescente. Osserva i suoi bei capelli neri- adesso con qualche ciuffo tendente al grigio- ricadergli ribelli sugli occhi. Osserva quelle fossette tenere sulle guance, che gli illuminano il viso ogni volta che sorride.
E lo ama. Dopo così tanti anni che stanno insieme, lo ama come la prima volta. E si sente dannatamente fortunato.
“Sei agitato?” chiede il moro, portando il palmo della mano alla sua guancia ed accarezzandola piano. Fa scorrere le punta delle dita sulla sua pelle, per poi scendere fino al suo collo; lo sente sudato e caldo, ed un sorrisetto scaltro gli compare sulle labbra.
“Non sarà che il nostro caro Perseus Jackson inizia ad avere paura?”
“Cosa?” esclama l’altro, sgranando gli occhi. “Io non ho paura! Solo…E’ una cosa nuova, ecco.”
Nico lo fissa intenerito; si alza su un gomito, ed avvicina il volto a quello del suo compagno. In tutti questi anni avrà baciato Percy centinaia di volte, ma ogni bacio riesce ad infondergli le stesse emozioni: sicurezza, tranquillità, tenerezza, amore. E le ama.
Poggia le labbra sulle sue, unendole in un bacio delicato. Non sa quanto dura; forse secondi, minuti, ore. Sa solo che il braccio di Percy stringe la presa su di lui, ed i loro corpi ora si toccano, facendolo tremare.
“E’ una cosa nuova per tutti e due” sussurra Nico, staccando di poco le labbra dalle sue. “Ma la affronteremo e la gestiremo al meglio insieme.”
La mano del più grande va a finire in mezzo ai capelli di Nico, accarezzandoli. Prende una ciocca tra le dita ed inizia a giocarci con le dita, come se fosse un antistress che può placare tutte le emozioni che gli scuotono il corpo.
“E se non ce la facessimo? Se fosse una cosa troppo grande per noi?”
Nico lo fissa intenerito. Ama questo lato di Percy, lo rende così umano. Non è perfetto, non è forte come tutti credono, o perfetto come sembra.
Dietro la facciata di sarcasmo e tranquillità di questo ragazzo, risiedono tante paure, perplessità ed incertezze che mai a nessuno ha manifestato.
Nico col passare degli anni, invece, ha imparato a conoscerle, gestirle, ed allontanarle. Ed ama questa parte di lui, sopra ogni cosa.
Lo rende più reale e più perfetto, anche se per molti verrebbero considerati come difetti.
Ed è proprio questo lato insicuro di Percy che fa uscire la sua parte più docile e protettiva. Stringe il collo del ragazzo tra le dita, per infondergli la poca sicurezza che momentaneamente ha.
“Io so che andrà tutto bene, Percy” sussurra, guardandolo negli occhi. Quegli occhi che per così tanto tempo gli hanno dato la voglia di andare avanti; quegli occhi che gli hanno dato la speranza di vivere, di lottare per qualcosa, per qualcuno.
“Come fai a saperlo?” La mano del più grande scivola sul suo fianco, per poi avvolgersi intorno alla sua piccola vita. Lo stringe a sé come se fosse un bene prezioso, come se fosse un’ancora di salvataggio.
Ed anche se è il più grosso ed il più grande, nasconde il viso nell’incavo del suo collo. Nico si ritrova ad accarezzargli dolcemente i capelli e a rassicurarlo come farebbe con un bambino.
Sente il suo respiro caldo sulla propria pelle nuda ed il suo unico pensiero è che potrebbe rimanere in questa posizione per tutta a vita. Il fiato di Percy su di se,  le sue mani affondate tra quella chioma scura e ribelle, i loro occhi chiusi e riposati.
“Lo so perché ti conosco, Percy. E non c’è cosa in cui tu non possa riuscire.”
Il respiro del più grande inizia ad accelerare sulla sua pelle, e Nico sa che quelle parole non lo hanno rilassato, anzi.
“Come puoi saperlo? E se dovessi diventare come…lui? Non voglio farle passare ciò che—
“Percy.” Il richiamo da parte di Nico è brusco. Un tono che poche volte ha usato in tutta la sua vita; per un secondo risente lo stesso tono determinato e severo di suo padre. Ma non fa male, anzi.
“Non provare nemmeno a dire una cosa del genere. Tutto quello che hai vissuto, tutto quel dolore, ti hanno fatto diventare la persona che sei adesso.”
Percy alza il volto dalla sua pelle, ed osserva la sua espressione seria e determinata.
“E la persona che sei adesso è una persona splendida. Una di quelle che metterebbe la sua vita di fronte a quella dei suoi amici, che vive per aiutare, quella persona che è riuscita a salvarmi dall’oblio. Una persona decisamente diversa da tuo padre. Tutto l’opposto, direi.”
“Nico…”
“Ti rendi conto di che persona stupenda sei, Percy?”
Il più grande lo osserva per qualche secondo in silenzio, colpito da quelle parole.
Ma in fondo la loro relazione è fatta così. Non c’è un debole ed un forte, non c’è un dominatore ed un sottomesso, nulla di tutto ciò.
Solo come due colonne portanti, essenziali l’una per l’altra; senza una delle due, l’interno edificio crollerebbe, insieme alle colonne stesse. E così è per loro.
Si fanno forza a vicenda, si sostengono, aiutano, come farebbero due fratelli, come farebbero due amici, come farebbero due amanti.
Ed è per questo che Percy annuisce, perché crede davvero alle parole di Nico.
Crederebbe a qualsiasi cosa lui gli dicesse, perché è la persona che lo conosce meglio, l’unica che può davvero giudicarlo.
“Io ti amo, lo sai?” sussurra, avvicinandosi al suo volto.
“Lo so, perché anche io ti amo.”
E le loro labbra sono di nuovo unite in un bacio senza spazio e senza tempo. E si baciano di nuovo. Si baciano a lungo.
Si baciano fino a quando il sonno non li avvolge, facendoli ricadere addormentati ed abbracciati.

-

La seconda volta che Nico si sveglia è a causa delle urla di Percy. Apre gli occhi di scatto quando qualcosa gli ricade con un tonfo sordo sullo stomaco, e la prima cosa che vede è il ragazzo infilarsi velocemente dei pantaloni eleganti.
“Nico!” urla, con voce stridula. “E’ fottutamente tardi, la sveglia non ha suonato! Non possiamo arrivare tardi proprio oggi!”
Abbassa lo sguardo e nota che Percy gli ha lanciato dei vestiti dritti sul suo stomaco. Riaffonda la testa nel cuscino ancora addormentato, mugolando esasperato.

“Percy, devi calmarti però, okay?”
“Calmarmi!?” esclama l’altro, infilando la camicia nei pantaloni. “Se io mi devo calmare tu devi darti una mossa! Vestiti, dei!”
Nico alza gli occhi al cielo, divertito dal panico che ormai ha preso possesso del suo compagno.

“Ho capito, mi vesto” lo rassicura, sorridendo.
Non c’è nessun’altra persona con cui vorrebbe passare mattinate come queste.

-

La terza volta che Nico si sveglia, è in macchina. Si era addormentato malamente sul finestrino durante il tragitto, e le lebbra calde di Percy sulle sue lo risvegliano dolcemente.
Nico si volta a fissarlo, e nota immediatamente il suo aspetto più rilassato; ormai il panico lo ha abbandonato, ed è stato sostituito da un’emozione crescente.
“Lo stiamo per fare davvero?” dice, con un sorriso felice sulle labbra.
“Sì” gli risponde il moro. “Lo stiamo facendo davvero.” Bacia quel sorriso, come per incatenare la felicità che li avvolge.
E lo ama.
Lo ama davvero.
-
“I signori Di Angelo?” chiede una signora anziana, con un sorriso dolce sulle labbra. A quella affermazione Percy assume un’espressione contrariata.
“Uhm, i signori Di Angelo Jackson, diciamo.”
“Qualcuno qui non ha accettato la perdita del proprio cognome, eh?” scherza la donna, incamminandosi verso una stanza vicina.
“Direi proprio di no” risponde Nico, accomodandosi su una poltrona con Percy al proprio fianco. “Ancora non ha accettato che il mio cognome ha avuto la meglio.”
“Non ha avuto la meglio” sbuffa il ragazzo, alzando gli occhi al cielo. “Semplicemente… abbiamo deciso che se io fossi diventato il ‘Signor Di Angelo’ lei avrebbe avuto il mio cognome.”
L’anziana annuisce, ancora con quel sorriso dolce sulle labbra. “Bhè, lei  dovrà avere anche un nome da accompagnare al cognome, lo sapete?”
“Abbiamo già scelto il suo nome” si inserisce Nico nella conversazione, con un sorriso emozionato sulle labbra.
“Posso saperlo, se volete naturalmente?”
La mano di Percy va a finire su quella di Nico, stringendola. Le loro mani sono così diverse; quella di Nico è piccola e fredda, mentre quella di Percy è così grande e calda. Eppure è come se fossero state fatte per essere unite: combaciano come due pezzi di puzzle creati apposta per essere assemblati.
“Bianca.” Gli occhi di Nico si chiudono e le sue labbra si spalancano in un sorriso, mentre pronuncia quella parola. “Bianca Jackson.”
E la signora sorride. Quel tipo di sorriso che si rivolge solo quando hai davanti agli occhi qualcosa di meraviglioso: un bel paesaggio, un film emozionante, due persone che sembrano fatte solo per stare insieme.
“Sapete, ho visto centinaia di coppie sedere qui di fronte a me aspettando solo che da quella porta arrivasse il bambino che gli è stato promesso” dice, osservandoli. “Ma se devo dirvi la verità, solo in poche di questo ho visto la luce che c’è adesso nei vostri occhi. So che quella bambina… vostra figlia, crescerà al meglio con due genitori come voi.”
E se Nico pensava che la sua felicità potesse arrivare al massimo, adesso si deve ricredere. È una sensazione che ha provato poche volte, quella della felicità pura.
Quell’emozione che ti fa batterei il cuore senza riuscire a frenarlo, che ti stampa un sorriso idiota sulle labbra, che ti fa venir voglia di uscire all’aperto ed urlare al mondo che per quanto le cose possano andare male, dopo la pioggia viene sempre l’arcobaleno.
E Nico lo sta vivendo.
Sta finalmente vivendo il suo arcobaleno.
“Bene” dice quindi la donna, senza perdere quel sorriso emozionato sulle labbra. “Credo proprio che sia arrivato il momento di affidarvi Bianca Jackson, allora.”
A quelle parole Percy si alza di scatto dalla poltrona e si volta verso la porta ormai aperta. Nico, ancora seduto, semplicemente si gira.
“Dei” è l’unico sussurro che gli esce dalle labbra. Un sussurro che contiene tutta la tristezza che ha provato nella sua vita, ma anche tutta la gioia.
La bimba che hanno di fronte è bellissima.
Capelli biondi e ricci che le avvolgono il volto, degli occhioni neri pece, come quelli di Nico, un sorriso sdentato e due belle fossette sulle guance.
“Hey” la saluta Percy, camminando lentamente verso di lei. Nico si alza piano, e la guarda come si guarderebbe qualcosa di meraviglioso, la cui bellezza per un secondo ti intimorisce.
Ma poi tutto scorre via dal suo corpo, lasciando spazio alla felicità.
Corre verso la bimba, e le sue braccia si avvolgono intorno a quel corpicino piccolo. La stringe forte, e pochi attimi dopo sente il respiro di Percy sul suo collo.
Anche lui la sta abbracciando, e la bimba si ritrova tra i loro corpi.
E lei ride. Ride.
Una risata che Nico ha già sentito, fin troppe volte.
“Ha la risata di Bianca” sussurra, mentre le lacrime escono copiose dai suoi occhi. Si copre la bocca con una mano, e la fissa sorpreso mentre la bimba continua a ridere divertita. “Percy, lei… lei ha la risata di Bianca.”
Ed anche Percy piange. Piange emozionato, di fronte a tutto questo.
Di fronte ad un Nico in lacrime, che stringe sua figlia tra le braccia, baciandole teneramente la fronte.
Di fronte ad una bambina bellissima che sarà sua figlia, che crescerà insieme a suo marito.
Ed è tutto perfetto.
E’ tutto dannatamente perfetto.
“Vi amo” è l’unica cosa che riesce a dire, prima di prendere il volto di Nico tra le sue mani e baciarlo. Lo bacia, e lo farà per il resto della sua vita.
Lo bacerà come se fosse ogni volta l’ultima volta, perché Nico è un dono della natura, e gli ha salvato la vita.
“Vi amo” ripete, prime di posare un bacio delicato anche sulla fronte della bimba.
Lei inclina di poco la testa, divertita, e si butta tra le braccia di Percy. Con quelle piccole manine stringe la camicia del padre ed affonda la testa nel suo petto.
Nico li osserva, mentre le lacrime continuano a scendere sulla sua guancia, senza che riesca a controllarle.
“Andiamo a casa” dice, prendendo per mano Percy e scoccando un altro bacio sui capelli biondi della bimba.
“Andiamo a casa, la nostra casa.”

*

“Li odio quando sono così protettivi” sbuffa Nico, buttandosi sul letto del biondo. Affonda la testa nel cuscino e reprime uno sospiro esasperato.
“Si preoccupano per te. E’ una bella cosa, no?”
“Non lo so” si lamenta, strofinando la guancia sul cuscino. “Credo di sì.”
“Già” asserisce il biondo, mentre collega la console alla propria televisione. “Tua sorella fa delle uscite infelici, ma la accettiamo anche così.”
“Lascia stare!” esclama quindi, alzando gli occhi al cielo. “Prima si è inventata un flirt tra me e te.”
Jason ridacchia, inserendo il disco dentro la console. “Quella ragazza ha sempre avuto una fervida immaginazione.”
“Fin troppa” si lamenta il moro, mettendosi seduto a gambe incrociate e pendendo un joystick posato sul letto. “A volte vorrei davvero strangolarla per farla stare zitta.”
Il biondo gli lancia un’occhiata, per poi mettersi seduto vicino a lui con l’altro joystick in mano. “Ma senza di lei non sapresti come andare avanti, ammettilo.”
Il più piccolo non risponde. Jason lo trova strano; solitamente avrebbe risposto in maniera acida, o semplicemente gli avrebbe detto di stare zitto, ma questa volta non è così.
Si volta a guardarlo, e nota un sorrisetto tenero sue labbra. Sorriso tenero sulle labbra di Nico? Cosa sta succedendo?
“Tutto bene?” gli chiede, toccandogli il ginocchio con le dita ed indugiando qualche istante di più sulla sua pelle.
Il più piccolo annuisce, per poi mordicchiarsi il labbro. “Credo che tra mia sorella e quella Zoe ci sia davvero qualcosa.”
“Sì, ormai lo credono tutti a scuola. Non capisco perché non vogliano ammetterlo.”
Il moro scrolla le spalle, mordicchiandosi il labbro. “Forse hanno paura.”
“O forse non gli interessa farlo sapere agli altri.”
“Anche” asserisce il più piccolo, stringendo il joystick in mano. “Sai, l’altra sera Bianca voleva parlarmi di una cosa importante, ma alla fine non l’ha più fatto. Credo che volesse parlarmi di lei.”
“Molto probabilmente è così. Sai che Bianca ti dice ogni cosa.”
Jason preme il pulsante sul suo joystick, facendo partire il gioco. Nico si concentra immediatamente sull’obiettivo di battere l’altro.
Si muove velocemente, premendo i tasti con agilità e velocità. “Sai, credo proprio che stasera le farò qualche domanda su quella Zoe.”
“Dovresti farlo” gli risponde il biondo, concentrato sullo schermo della tv. “Poi fammi sapere cosa ti racconta.”
“Prima fatti fare il culo dal sottoscritto” ride, premendo l’ultimo tasto e uccidendo ufficialmente il personaggio di Jason. “Dei, quasi non c’è divertimento a giocare con te.”
“Cosa!?” esclama l’altro, offeso. “I comandi non andavano più! Sicuramente il joystick doveva essersi scollegato e—”
“Certo Jason, è sicuramente così” lo prende in giro Nico, sorridendo. “O forse è il fatto che sei un perdente.”
Jason si volta a fissarlo sorpreso ed offeso nello stesso momento. “Cosa hai detto!?”
Il più piccolo si schiarisce la voce, abbozza un sorriso e ripete la parola. “Per-den-te.”
“Tu, piccola canaglia.” E prima che Nico possa anche solo provare a scappare, Jason gli è addosso. Lo sovrasta con il suo corpo, mentre le sue mani calde si infilano sotto la maglia del più giovane, andandolo a stuzzicare.
“Jason no!” urla Nico, dimenandosi. “Non  farlo!”
“Impari  a non chiamarmi perdente, piccoletto!”
Le dita di Jason si ancorano sui suoi fianchi, iniziando a fargli il solletico. E la risata di Nico rimbomba per tutta la stanza.
Quella risata cristallina, sincera. Jason la ama, è quasi una droga.
Vorrebbe sentirla più spesso, ma è raro che Nico rida in questo modo. È raro che Nico doni la sua risata a qualcuno.
Ma con Jason lo fa. Con Jason Nico ride, e lui ama questa cosa.
“Jason” lo richiama, tra una risata e l’altra. “Fermati, fermati, il mio telefono sta squillando!”
Il più grande si ferma ad ascoltare i suoi della stanza, e la suoneria del cellulare di Nico gli arriva forte e chiaro alle orecchie.
“Non pensare sia finita qui” dice, spostandosi dal suo corpo e ricadendo seduto sul materasso.
“Non pensare io ti permetta di rifare una cosa del genere” risponde l’altro, prendendo il telefono dalla tasca.
Jason nota un’espressione strana comparire sul suo volto alla lettura del numero. “Chi  è?” chiede quindi, incuriosito.
“Non lo so, non conosco questo numero.”
“Bhe, rispondi no?”
Nico gli lancia un’occhiataccia. “Se mi da il tempo.”
Il biondo alza gli occhi al cielo, divertito, e lo fissa mentre preme il tasto verde e posa il cellulare all’orecchio.
“Pronto?” risponde Nico, curioso di sentire la voce dall’altra parte.
“Il signor Nico Di Angelo?” parla qualcuno. Non riconosce quella voce.
“Sì, chi parla?”
“La chiamo dalla centrale della polizia.”
Polizia?
“Nico, che succede?” chiede Jason, preoccupato dalla sua espressione. Nico non gli risponde. Secondi di silenzio calano nella stanza.
La tensione sale.
Il cuore inizia a battere troppo velocemente.
“Cosa le serve?” parla quindi il moro al telefono, cercando di capire cosa stia succedendo.
“Si tratta della sua famiglia.”
Bum.
Colpo al petto.
Ansia.
Preoccupazione.
Il cuore che smette di battere.
Un calore quasi doloroso che percorre tutto il suo corpo.
“Pronto? Mi sente?” lo richiama la voce dall’altra parte. “Posso parlarle?”
Nico si risveglia per un secondo da quelle sensazioni.
Guarda Jason di fronte a sé che lo osserva con una espressione preoccupata.
Sente il cuore dentro il suo petto battere più velocemente del previsto.
Per un secondo rivede Bianca che gli sorride.
Rivede lo sguardo dolce che sua madre gli ha rivolto.
Rivede l’occhiata protettiva con cui suo padre lo ha guardato.
“Sì, mi dica tutto” risponde quindi, col tono più calmo che possa avere.
“Sono pronto.”



AngoloMe!

Ma ciao... E quindi siamo arrivati davvero alla fine di questa storia.

Ci ho messo davvero troppo tempo a scrivere questo epilogo, quindi vorrei scusarmi per l'enorme ritardo!
MA NON DISPERIAMOCI, CHE LA MIA PAZZA TESTA HA DETTO "MA SI DAI, INIZIA UN'ALTRA LONG DRAMMATICA E A RATING ROSSO!"
Quindi si, per chi non lo sapesse, c'è un'altra long Pernico rossa e drammatica in corso u.u

Bhè, vorrei ringraziarvi tutti. 
Chi ha recensito, chi ha messo questa storia tra le preferite, seguite, ricordate ecc.. Anche chi ha solo letto senza commentare.
Grazie a tutti.
E' grazie a voi se sono riuscita a completarla, ed ho avuto la voglia di continuare a scrivere
Quindi grazie davvero.

Un bacione, LauraPalmerBastille.

 
 
 
 
  
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