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Autore: _Krzyz    06/07/2015    1 recensioni
"Ogni persona ha dei segreti."
Qualcosa di prezioso, di personale, scheletri chiusi a chiave in armadi inesistenti. Ogni persona ha una storia alle spalle , una storia che non si può conoscere. Ma basta una parola, una parola per conoscere le vite degli altri. Una parola che può aprire un mondo e distruggerne un altro.
Una parola sussurrata in punta di piedi.
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Raccolta di One - shot, per raccontare le storie di quei personaggi che una storia non ce l'hanno :)
[Il rating potrebbe variare; spoiler!]
Genere: Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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                                                          Cross – [verbo] attraversare , varcare, incrociare  [sost.] croce, incrocio
[agg.] trasversale, di cattivo umore

 
All'Incrocio


Un incrocio è un’intersezione di più strade, solitamente dotato di semafori, molto comune in qualsiasi città. La casa di Lynn era però l’unica casa abitata che si trovava all’incrocio fra la Franklin e la Roosevelt. Il resto degli edifici costruiti in quella zona erano ormai ridotti a scheletri di cemento, ferro e vetro, alle pareti dei quali erano state installate delle microturbine per la produzione di energia elettrica. Non era male, la sua casa. Suo nonno l’aveva ristrutturata partendo da un vecchio condominio di tre piani, insolitamente basso rispetto all’altezza vertiginosa dei grattacieli morti che la circondavano. A Lynn la sua casa piaceva. La sua famiglia occupava solo il terzo piano, gli altri due erano vecchi appartamenti lasciati a cadere su loro stessi, ad accartocciare l’intonaco come foglie. Quand’era bambina le piaceva molto passare il tempo in quei gusci di mattoni, senza più vetri alle finestre, senza mobili, senza porte. Gli Esclusi non ci entravano, nelle costruzioni di quella zona, perché era in pieno territorio Intrepido, e solitamente agli Intrepidi gli Esclusi non vanno molto a genio. Aveva due piani tutti per lei, in cui giocava ogni giorno a qualcosa di diverso. A volte lei e i suoi fratelli diventavano quelli che in passato venivano chiamati “pirati”, altre volte imitavano i più grandi, altre volte ancora diventavano agenti segreti in missione. Un giorno lei e sua sorella Shauna avevano truccato il piccolo Hector da principessa e giocavano a salvarlo a turno; fu un duro colpo per la loro mamma vedere come l’avevano conciato quelle due piccole pesti!
Il punto più vicino in cui arrivava il treno era a circa venti minuti a piedi da dove abitava lei. Ogni mattina da quando se lo ricordava si alzava, faceva una colazione veloce e correva fino a quello che in tempi passati era un capannone industriale, attraversando l’incrocio vuoto, dai semafori spenti. Si arrampicava con facilità su una scala a pioli arrugginita ed instabile e aspettava che il mezzo passasse, accompagnata solo dal rumore del vento che fischiava fra i resti metallici di vite passate. Era la prassi, ogni mattina la solita solfa. Lynn era piuttosto schiva, non le piaceva più di tanto stare a vedere i piccoli Intrepidi che giocavano a fare i grandi Intrepidi. Preferiva starsene un po’ sulle sue , a immaginare storie, a vagabondare per il giardinetto che circondava la scuola. Anche se il suo corpicino ossuto era li, la mente di Lynn era sempre da un’altra parte.

Il tempo passava, così ben presto le elementari finirono. A dodici anni Lynn doveva passare nel posto dove avrebbe trascorso buona parte della sua adolescenza, le medie. Il primo giorno di scuola Lynn si svegliò come al solito, salutò i suoi genitori, Shauna ed Hector e si avviò verso il treno. Era un giorno di settembre dalla temperatura né troppo fredda né troppo calda. Il sole era coperto da una cortina di nubi arzigogolate, che non portavano pioggia. Una giornata anonima, neutra, che si prospettava decisamente priva di avvenimenti di rilievo. “Oggi cambierà tutto per te!” le aveva detto sua mamma prima che lei uscisse, ma a quanto pareva il mondo quel giorno era restio ai cambiamenti. La polvere degli edifici cadenti ricopriva i lati dei marciapiedi, ricoprendo le erbacce di una neve grigia e artificiale. Come ogni volta, per arrivare al treno, doveva attraversare l’incrocio deserto. Sembrava tutto identico: i pali arrugginiti, i semafori eternamente spenti, le strisce pedonali scolorite, ogni cosa era al suo posto. Ogni cosa tranne una.
Si, perché dall’altro lato dell’incrocio stamattina c’era una cosa che il giorno prima non c’era. Gli occhi metallici di Lynn osservavano interrogativi la scena, correndo invisibili sul cemento. Un ragazzo e una ragazza, che lei non aveva mai visto da quelle parti, stavano camminando parlottando verso il treno. E’ strano come una singola cosa fuori posto risalti nella monotonia, come quelle due figure abbiano catalizzato tutta l’attenzione della ragazzina. Cosa ci facevano li? Dove abitavano? Chi erano? Domande si scavalcavano a vicenda nella sua testa, cercando una spiegazione quantomeno logica per la presenza di due estranei ad un incrocio dove le uniche impronte che venivano lasciate sul cemento erano le sue.  Iniziò a seguirli pazientemente , come un fantasma inquieto, senza che i due se ne accorgessero. Li vide salire sulla stessa scala a pioli su cui saliva da sola ogni mattina, li vide prendere il treno con lei, li vide scendere davanti la scuola dove lei andava. Una bellissima ragazza dai capelli biondi e un ragazzo alto dalla pelle scura. Li continuò a seguire finchè non entrarono in una classe. La sua. All’appello loro risposero ai nomi di Uriah e Marlene, e lei non rispose quando la chiamarono.
Durante le pause Lynn non se ne andava più come al solito, se ne stava la, ad osservare quelle due figure meravigliose, sempre insieme. E ogni volta che incrociava i loro occhi il suo cuore perdeva un battito . La curiosità dovrebbe essere una colpa, la curiosità è pericolosa, ma alla ragazzina non importava. C’era qualcosa, qualcosa che le impediva di staccare gli occhi dai corpi dei ragazzi, qualcosa che le faceva bruciare lo stomaco. Tornando non smise un attimo di osservarli, scese dal treno senza fare alcun rumore, come un gatto. E all’incrocio li vide svoltare a sinistra , mentre lei proseguiva dritta tornando verso casa.
Quella notte non riuscì a chiudere occhio. C’era quella cosa, quella cosa che sentiva crescere come una fiamma dentro di lei, quella cosa che aveva fatto diventare quei due ragazzini un chiodo piantato nel suo cranio, che le impediva di dormire. E il giorno dopo uguale al precedente, e quello dopo ancora lo stesso. Lynn divenne la loro ombra, li seguiva in silenzio, come uno spirito affamato, desideroso. 

Una settimana dopo, Lynn si svegliò e aspettò i due ragazzi all’incrocio. Ma dalla sinistra non arrivò nessuno, di nuovo le orme che solcavano i marciapiedi dissestati fra la Franklin e la Roosevelt erano di nuovo solo le sue. Si avviò verso il treno con uno strano vuoto nel cuore , con nulla da seguire davanti a se. Saltò nei vagoni in silenzio, come faceva di solito, con la esta da un’altra parte. E poco prima di scendere qualcuno le toccò la spalla, chiedendole come si chiamava. E voltandosi vide i due ragazzi che la fissavano sorridenti, e la cosa che aveva dento iniziò ad ardere come il Sole , potente come mille titani. Rispose con voce bassa, e li seguì quando loro le chiesero se voleva andare con loro.
Scoprì che loro vivevano nella parte alta della città , che facevano a piedi tutta la Roosevelt per rilassarsi un po’ , e perché a loro piaceva la vecchia area della città, dove si respirava calce e passato, dove viveva solo la famiglia di Lynn, perché sapeva di avventura. Iniziarono a sedersi in banco insieme, a uscire il pomeriggio, a girovagare sui tetti della città come una banda di teppisti. Più il tempo passava e più il legame fra i tre si rafforzava. Erano una cosa sola, Uriah , Lynn e Marlene. Tutto quello che facevano lo facevano insieme, ridevano e scherzavano, vivevano una vita in tre. C’erano sempre l’uno per l’altro, e rimasero tutti insieme fino alla fine. E ognuno sapeva tutto degli altri.

Ma non sapevano una cosa di Lynn.
Non sapevano che, quando quella mattina di tanti anni prima all’incrocio avevano innescato una cosa nel cuore di quella curiosa ragazzina dagli occhi metallici.
Una cosa che negli anni non si spense mai, mai fino alla fine.
Una cosa che si rese conto, aveva scatenato uno dei due in particolare.
Una cosa, crudele e bellissima, che se vuole pazienta, che se vuole divora.

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IL KACTUS DI KRZYZ

Eccomi qua, come promesso, con il nuovo capitolo di questa raccolta! Innanzitutto mi è di dovere ringraziare  la fantastica Kaithlyn24 per le sue gentili recensioni e i tre (di cui non ricordo i nomi, sorry D:) che hanno inserito questa storia fra le seguite! Allora, come vi sembra questa Lynn? Il capitolo ha soddisfatto le vostre aspettative? :)
Alla settimana prossima!
Saluti dal Kactus!
_Krzyz :) 

 
  
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