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Autore: La sposa di Ade    06/07/2015    2 recensioni
Sentite le urla e i ringhi dei lupi, il padre della fanciulla uscì di casa in tutta fretta; giusto in tempo per vedere il corpo esanime della figlia nascosto sotto la carcassa di un lupo nero, il cui pelo ispido era lucido per il sangue. Nel momento in cui raggiunse la figlia, febbricitante e svenuta, la liberò dal peso della belva e si osservò intorno; altri lupi giacevano morti intorno a loro, con grandi chiazze di sangue che si espandevano velocemente nella neve candida. Intorno solo in candore e la piattezza della neve. Nessuna figura, nessuna impronta forniva il minimo indizio di ciò che era realmente successo, tuttavia l'uomo non ne aveva alcun bisogno per intuirlo.
Nello stringere la figlia tra le braccia e a sentire il battito del suo cuore si trovò a ringraziare sinceramente, per la prima volta, il Patto e la creatura con cui l'avevano stipulato.
Genere: Angst, Dark, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Cacciatori

Villaggio di Kovir, 1411 Gennaio

Dijkstra si avvicinò al cavallo con in mano le pesanti coperte e il secchio di verdure.
Accarezzò il manto spesso della cavalcatura, sentendo il calore sotto la mano, chiedendosi quasi se avesse davvero bisogno della coperta.
Era un inverno terribile; il vento freddo continuava a soffiare con forza, senza mai dare tregua alla pelle dolorante e fredda delle persone, almeno la neve aveva smesso di scendere, ma nessuno aveva mai affrontato un simile gelo.
Dijkstra posò le coperte sul dorso del cavallo, pensando che se c'era qualcuno che non doveva ammalarsi o morire era proprio l'animle.
Da diversi giorni era in pensiero per Selene, difficilmente usciva dalla sua tenda e le poche volte che lo faceva a lui pareva ogni volta più pallida e fragile.
Ma non si preoccupava solo della figlia; l'intera compagnia di gitani era in difficoltà, lui stesso quel giorno era riuscito a cacciare solo una lepre scheletrica, stremata dal nascondersi e fuggire da predatori più piccoli ma feroci degli umani.
Lasciò il secchio di verdure accanto al cavallo e si mise a scuoiare l'animale, non passò molto perché il suo lavoro venne interrotto.

Padre...” Dijkstra distolse lo sguardo dal suo lavoro.
“Selene, tutto bene?” Il coniglio mezzo scuoiato pendeva inerte tra le sue mani, il sangue che gocciolava nella neve creava delle macchie vivide dalle forme perfette.
“Per quanto resteremo a Kovir?” Nonostante la sua domanda Selene non aveva alcuna voglia di andarsene da lì, non ancora.

Non possiamo andarcene fino a che la neve non ricomincia a sciogliersi, per ora siamo bloccati qui, forse per tutto l'inverno.” Detto questo, tornò al suo lavoro, completando di sistemare quella che sarebbe stata la loro misera cena.
Tutto bene, Selene?” Glielo chiese di nuovo, proprio perché era preoccupato del suo strano comportamento. Ma quando sollevò lo sguardo fu sorpreso di vedere sua figlia con le mani premute sulla bocca, sporche di sangue, mentre tentava di trattenere i violenti colpi di tosse, mentre il suo viso si imporporava e dai suoi occhi colavano grosse lacrime.
La afferrò prima che cadesse nella neve, circondando il suo corpo con le proprie braccia e sollevandole, mentre continuava a venire scossa dagli spasmi.

Le passò le mani sulla schiena, chiedendole di respirare più regolarmente possibile, le controllò la gola e le chiese di tossire. Selene lasciò che il dottore controllasse tutto ciò che voleva, lei stessa preoccupata della propria salute. In quegli ultimi giorni era particolarmente stanca, come se fosse stata prosciugata di ogni energia, la tosse le aveva sempre dato fastidio, ma mai era successo qualcosa del genere, mai aveva tossito sangue.
Il dottore la fece uscire dalla tenda, assicurandosi che avesse sulle spalle altre due coperte, per parlare da solo con il padre che, con occhi ansiosi, aspettava il verdetto della visita.

Allora?” Il dottore non rispose subito; non era raro che qualcuno si ammalasse quando l'inverno era così feroce, ma il caso di Selene era raro quanto facile da riconoscere.
Dijkstra lo osservò sistemare i vari contenitori sul suo scaffale, alla ricerca dell'erba giusta.

Datele questa, la farà stare meglio.” Negli occhi del dottore c'era una nota di stanchezza, accompagnata da una profonda tristezza, che il padre non sembrò notare, o forse non volle.
Prese le erbe tra le mani, osservandole come se non comprendesse di cosa di trattasse.

Mi dica la verità, mia figlia...” Una sensazione di gelo stava iniziando a impadronirsi di lui, e non era dovuta solo alla fredda corrente che filtrava attraverso la capanna.
“Tubercolosi.” Il dottore non osava guardare negli occhi Dijkstra. “Mi dispiace, ma non possiamo fare nulla.”
“Quanto?” La sua voce tuttavia suonò dura; un manto di rabbia e durezza stava nascondendo la profonda tristezza.

Purtroppo quest'inverno è terribile, se non fa attenzione rischia di peggiorare le sue condizioni.” Solo in quel momento il dottore sollevò lo sguardo; vagliò attentamente il volto dell'uomo, in cerca forse di un cedimento.
Quanto tempo ha?” Il volto di Dijkstra era una maschera di rigida freddezza, da cui non traspariva nulla, solo nei suoi occhi si poteva scorgere la disperazione incombente.
Pochi mesi, tre al massimo.”
Dijkstra non lo dava a vedere, ma dentro si sentiva morire.

Selene, avvolta dalle pesanti coperte, si avviò a passo lento verso la sua tenda con una sgradevole sensazione che le attorcigliava lo stomaco; non era tanto sicura di voler tornare dentro. Non credeva di poter sopportare la tensione che le trasmetteva il suo ospite momentaneo. Sapeva benissimo che era stato il suo vizio a ficcanasare ad averla messa in quella condizione; se solo non avesse ascoltato ciò che il dottore e suo padre si erano detti adesso non sarebbe stata così abbattuta.
La notizia della sua malattia sembrava non averla sconvolta troppo, ma lei sapeva benissimo che come si sarebbe messa a pensare seriamente a cosa significassero quelle poche frasi che aveva ascoltato sarebbe crollata in un attimo.
Si fermò; le gambe immerse nella neve fino al polpaccio, gli occhi, immobili, fissavano il suo intenso biancore, il suo candore assoluto e quasi accecante, nel tentativo di isolare completamente certi pensieri dalla testa. E le riuscì abbastanza bene fino a che non sentì un trambusto arrivare da poco lontano.

Dov'è?” Uno voce forte attirò la sua attenzione.
Si nasconde qui da qualche parte, per forza!” Armi alla mano, i cacciatori stavano rovistando in ogni tenda, alla ricerca della loro preda. Uno di loro aveva afferrato una donna, la teneva stretta e le puntava un coltello alla gola, obbligandola a confessare cose che non sapeva.
Selene si strinse nelle coperte, seguendo con sguardo preoccupato i tre cacciatori, temeva che avrebbero potuto trovarlo. Il resto della compagnia di gitani si stava agitando, ma nessuno di loro aveva la forza, tanto meno il coraggio, di farsi avanti. Tranne suo padre, che si intromise, bloccando un cacciatore. Selene non seguì la violenta discussione che si stava svolgendo tra i due, continuava piuttosto a spostare lo sguardo tra la donna minacciata e il cacciatore che entrava in ogni tenda, che rovistava tra le coperte e metteva tutto a soqquadro. Si rese conto in quel momento che non era per il vampiro che ospitava che era preoccupata, quanto per loro.
Quando lo vide avvicinarsi alla sua tenda fece per avvicinarsi, nel tentativo di fermarlo, ma non fece in tempo, perché come il cacciatore sparì nella sua tenda sentì un urlo straziante provenire dall'interno, poco dopo tutta l'attenzione dei presenti fu attirata dal corpo del cacciatore che cadde riverso nella neve, sul petto una macchia di sangue che andava ad espandersi sempre di più.
In quell'attimo di silenzio sbigottito tutti rimasero in silenzio, nessuno ebbe il coraggio di muoversi, neanche quando videro uscire dalla tenda un uomo alto e fasciato di abiti scuri, con l'avambraccio insanguinato e nella mano destra una massa rossastra e informe. Una donna gemette quando si rese conto che ciò che stringeva nella mano era il cuore dell'uomo a terra. Fu forse quel segnale a scuotere i presenti.
Molti si rifugiarono terrorizzate nelle loro tende, altri rimasero come pietrificati a osservare quella scena cruenta. I cacciatori attaccarono.
Ciò che ne seguì fu un insieme caotico di urla e schizzi di sangue, passarono pochi secondi che il primo cacciatore cadde a terra e la sua testa rotolò poco lontano. Il ringhio gutturale del vampiro si mischiò alle urla delle persone che ora si stavano allontanando.
L'ultimo cacciatore sembrò rendersi conto della fine che avrebbe fatto nel momento in cui incrociò gli occhi scarlatti del vampiro e la sua espressione di folle rabbia. Fece per scappare, voltandogli le spalle, ma non fece in tempo a fare tre passi che il vampiro si avventò sulla sua gola.
I gitani guardavano attoniti quella macabra scena, convincendosi ogni secondo che passava che le storie che giravano su quel villaggio erano tutt'altro che inventate, e che la realtà fosse invece peggiore.
Selene aveva osservato tutta la scena con attenzione, incapace di distogliere lo sguardo come succede quando si ammira un'immensa tempesta e si sente sulla pelle la sua potenza.
Selene, per la prima volta in vita sua, provò realmente paura.
Iniziò a tremare nel momento in cui il vampiro lasciò cadere nella neve il corpo dell'ultimo cacciatore e si voltò verso coloro che, pietrificati dalla paura, non avevano avuto la prontezza di allontanarsi.
Li osservò uno ad uno, facendo affondare quelle iridi scarlatte negli animi di tutti i presenti, poi socchiuse gli occhi e piegò leggermente il capo verso di loro, in una sorta di inchino.

Il Patto è stato rispettato.” E con queste ultime parole svanì in un ammasso di fumo nero denso come inchiostro.


___

Eccomi, sono tornata! Le due settimane in Inghilterra sono state la cosa che mi ha impedito di aggiornare, ma d'ora in poi dovrei riuscire ad aggiornare in modo più regolare :)
Rinnovo i ringraziamenti ai lettori e a chi si fa sentire :)


  
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