Vita Meravigliosa
una storia di Anna Marcelli
una storia di Anna Marcelli
1
Sono le tre
dopo mezzanotte e non sono ancora riuscita a scrivere
nemmeno cinque righe. Dando uno sguardo apologetico sullo schermo del
computer, inizio a scrivere una decina di parole, e poi le cancello con
rammarico - è da troppo che le mie dita oscillano da una lettera
all' altra come se non sapessero cosa fare con l'alfabeto. Anzi, mi sta
tormentando una maledetta emicrania, sollecitandomi un senso di
sonnolenza incombattibile. Finita ogni traccia di inspirazione, ma
anche di sopportazione fisica, ci vorrebbe un vero e proprio miracolo
per compiere questo capitolo fino al mattino. Nonostante ciò,
però, devo almeno provarci.
Mio Dio, sospiro tra me e me, seppellendo il viso nelle proprie mani. La Giannini mi ucciderà dopo questo, punto e basta. Se non riesco a finire la novella entro un mese, la mia carriera quale scrittrice appartiene al passato.
A dir la verità, poi, il termine "carriera" è un po' illusorio; ho solamente pubblicato due libri in vita mia, il secondo dei quali era un catastrofe oltremodo splendida. Sin dall' infanzia amavo artificiare delle storie di mistero, in quanto mi affascinavano i crimini di passione, la follia umana, gli inquirenti che scrutinano la scena del delitto alla ricerca di prove; i miei attentati letterari, tuttavia, furono piuttosto raccapriccianti. Non si sono realizzati dei cambiamenti storici durante la mia lotta pluriennale contro la mancanza di talento; basta accennare al fatto che la suddetta "Giannini", persona orribile e leggenda presso le case editrici, è mia zia.
Mi alzo dalla poltrona, riempisco il bicchiere di vino, e poi mi sistemo di nuovo di fronte alla tastiera. Che notte mostrosa. Non mi viene in mente assolutamente niente da scrivere, quindi, in mancanza di alternative, mi metto a leggere passaggi, apprezzando il proprio lavoro.
... Vincenzo si mise a correre, senza fiato, senza guardare indietro. Il suo cuore batteva caoticamente, la sua mente fu ghiacciata, insensibile. Perche era arrivato a quel punto? Chi si trovava dietro questa trappola malvagia che lo aveva incarcerato? Il suo amico di pelle era morto, anzi, assassinato efferratamente, e come se ciò non bastasse, il colpevole riempì la scena del crimine di piccoli dettagli che lo misero - lui che aveva amato Giulio come un fratello- in cima della lista dei sospetti.
Un suono assordante, proveniente da fuori, mi stordisce. Probabilmente sirene. Che siano di emergenza? Della polizia? Non saprei, alla fin fine c'è un' abbondanza di vicende laggiù, un universo intero che vive e respira nel cuore battente della notte.
..Ed ora cosa dovrebbe fare? L'agente della polizia lo inseguiva instancabilmente, e Vincenzo, demoralizzato e stanco, non aveva più lo sforzo di continuare. In un momento di follia pura, entrò in una strada stretta e pacifica, sperando che nessuno lo avesse visto. Esasperato, quasi morto dalla fatica, fece l'unica cosa che potrebbe ormai salvarlo...
Il campanello suona, e mi fà saltare dalla mia sedia. Ma per carità, questa notte del diavolo non può diventare più bizzarra. Balbettando oscenità sotto i denti, avanzo lentamente verso la porta.
"Chi è?"
Niente risposta.
"Chi è?"
Apro la porta con cautela, faccio alcuni passi avanti in cerca di una figura umana. Non c'è nessuno, e mi preoccupo perchè l'ingresso centrale non chiude adeguatamente e tutti gli affittuari si lamentano per paura dei ladri.
"Ti giuro, se provi a danneggiarmi, sei morto.", proclamo a nessuno in particolare, anche se temo non ci sia persona che abbia paura di una donna di quarantacinque chili e centosessantuno centimetri. La mia voce trema, e probabilmente offro uno spettacolo proprio da ridere, in mezzo al corridoio, portando le pigiame, guardando intorno come un topo spaventato.
"Ti avvertisco, sei proprio nei guai se la continui."
Niente risposta. Tutto è calmo e irremovibile, bagnatosi nel buio assoluto. Forse era solo un gioco della mia mente stanca, prodotto della mancanza di sonno, e naturalmente, del vino. Cammino indietro, verso la porta, poi la chiudo sentendomi stupida.
Torno il mio corpo verso l'interno dell' appartamento e la vista di un uomo alto e biondo seduto, come se niente fosse, sul divano mi fa mortificare.
"E tu, Minnie, saresti così pericolosa?"
Mio Dio, sospiro tra me e me, seppellendo il viso nelle proprie mani. La Giannini mi ucciderà dopo questo, punto e basta. Se non riesco a finire la novella entro un mese, la mia carriera quale scrittrice appartiene al passato.
A dir la verità, poi, il termine "carriera" è un po' illusorio; ho solamente pubblicato due libri in vita mia, il secondo dei quali era un catastrofe oltremodo splendida. Sin dall' infanzia amavo artificiare delle storie di mistero, in quanto mi affascinavano i crimini di passione, la follia umana, gli inquirenti che scrutinano la scena del delitto alla ricerca di prove; i miei attentati letterari, tuttavia, furono piuttosto raccapriccianti. Non si sono realizzati dei cambiamenti storici durante la mia lotta pluriennale contro la mancanza di talento; basta accennare al fatto che la suddetta "Giannini", persona orribile e leggenda presso le case editrici, è mia zia.
Mi alzo dalla poltrona, riempisco il bicchiere di vino, e poi mi sistemo di nuovo di fronte alla tastiera. Che notte mostrosa. Non mi viene in mente assolutamente niente da scrivere, quindi, in mancanza di alternative, mi metto a leggere passaggi, apprezzando il proprio lavoro.
... Vincenzo si mise a correre, senza fiato, senza guardare indietro. Il suo cuore batteva caoticamente, la sua mente fu ghiacciata, insensibile. Perche era arrivato a quel punto? Chi si trovava dietro questa trappola malvagia che lo aveva incarcerato? Il suo amico di pelle era morto, anzi, assassinato efferratamente, e come se ciò non bastasse, il colpevole riempì la scena del crimine di piccoli dettagli che lo misero - lui che aveva amato Giulio come un fratello- in cima della lista dei sospetti.
Un suono assordante, proveniente da fuori, mi stordisce. Probabilmente sirene. Che siano di emergenza? Della polizia? Non saprei, alla fin fine c'è un' abbondanza di vicende laggiù, un universo intero che vive e respira nel cuore battente della notte.
..Ed ora cosa dovrebbe fare? L'agente della polizia lo inseguiva instancabilmente, e Vincenzo, demoralizzato e stanco, non aveva più lo sforzo di continuare. In un momento di follia pura, entrò in una strada stretta e pacifica, sperando che nessuno lo avesse visto. Esasperato, quasi morto dalla fatica, fece l'unica cosa che potrebbe ormai salvarlo...
Il campanello suona, e mi fà saltare dalla mia sedia. Ma per carità, questa notte del diavolo non può diventare più bizzarra. Balbettando oscenità sotto i denti, avanzo lentamente verso la porta.
"Chi è?"
Niente risposta.
"Chi è?"
Apro la porta con cautela, faccio alcuni passi avanti in cerca di una figura umana. Non c'è nessuno, e mi preoccupo perchè l'ingresso centrale non chiude adeguatamente e tutti gli affittuari si lamentano per paura dei ladri.
"Ti giuro, se provi a danneggiarmi, sei morto.", proclamo a nessuno in particolare, anche se temo non ci sia persona che abbia paura di una donna di quarantacinque chili e centosessantuno centimetri. La mia voce trema, e probabilmente offro uno spettacolo proprio da ridere, in mezzo al corridoio, portando le pigiame, guardando intorno come un topo spaventato.
"Ti avvertisco, sei proprio nei guai se la continui."
Niente risposta. Tutto è calmo e irremovibile, bagnatosi nel buio assoluto. Forse era solo un gioco della mia mente stanca, prodotto della mancanza di sonno, e naturalmente, del vino. Cammino indietro, verso la porta, poi la chiudo sentendomi stupida.
Torno il mio corpo verso l'interno dell' appartamento e la vista di un uomo alto e biondo seduto, come se niente fosse, sul divano mi fa mortificare.
"E tu, Minnie, saresti così pericolosa?"