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Autore: Yoshiko    24/02/2005    2 recensioni
-Vi dichiaro pertanto marito e moglie.- il sacerdote li fissò con i suoi occhi da miope attraverso le lenti degli occhiali appollaiati sul sottile naso aquilino -Ora può baciare la sposa.-
-In che senso?- domandò Mark Landers.
-Come in che senso? Nel senso che vi ho uniti in matrimonio e che lei adesso può baciare sua moglie.- disse il prete sorridendo paziente.
-Cos’ha fatto?- insistette Mark impallidendo.
-Vi ho sposati or ora e…-
-Ci ha sposati? Ma è pazzo?- biascicò il ragazzo scioccato.
-Se questo è uno scherzo non lo trovo divertente…- balbettò Jenny incredula."
Un matrimonio, un incendio, un salvataggio, un arrivo improvviso e un aiuto insperato...
Incredulità, stupore e situazioni imbarazzanti: come faranno i nostri eroi a tirarsi fuori dai guai?
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genzo Wakabayashi/Benji, Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Ryo Ishizaki/Bruce Arper, Sanae Nakazawa/Patty Gatsby, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly, Yayoi Aoba/Amy, Yoshiko Fujisawa/Jenny
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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-Mamma! Mamma!-
La bambina piangeva seduta a terra, accanto alla ragazza svenuta. Lo sportello era rimasto spalancato dopo l’urto della vettura contro l’albero e dal cofano, divenuto un ammasso di lamiere accartocciate, si levavano spirali di fumo grigie e minacciose.
-Mamma!- la piccola continuava a gridare disperata, con i pugni sugli occhi chiusi, il volto sporco di terra, il vestitino strappato e dolorosi graffi insanguinati su gambe e braccia -Mamma! Mamma!-
Riscossa dai suoi richiami insistenti, la giovane tornò bruscamente alla realtà. Aprì gli occhi, si guardò intorno e la vide. Confusa, spaventata e sofferente si mise faticosamente in piedi per ricadere subito in ginocchio: la testa le girava e ogni muscolo del corpo le doleva. Si guardò. Il vestito che indossava era a brandelli, aveva perso le scarpe e i collant neri avevano strappi ovunque. Aveva ferite sulle braccia, sulle ginocchia, sul volto ma muovendosi piano si rese conto di non avere nulla di rotto. Alzò il viso verso la bambina. Aveva smesso di piangere e che la fissava con gli occhi gonfi di speranza e di lacrime. In un attimo la piccola si mise in piedi e si rifugiò fra le sue braccia, ricominciando a singhiozzare a dirotto.
-Mamma! Mamma!-
La ragazza restò immobile e frastornata. Non riusciva a capire che ci facesse lì, cosa fosse successo e chi fosse quella bimba che, staccatasi bruscamente da lei, la prese per mano e cercò di trascinarla verso la vettura. Era notte fonda e l’oscurità le avvolgeva: solo i fari della macchina, rimasti accesi dopo lo schianto,  illuminavano quello spazio buio e desolato.
-Papà! Papà!- la bambina le afferrò la gonna e le indicò l’auto, da cui cominciavano a levarsi minacciose lingue di fuoco.
Lì dentro c’era ancora qualcuno. Sopportando le fitte lancinanti che le squassavano il corpo rendendole ogni movimento un supplizio, la ragazza girò intorno alla macchina e si aggrappò allo sportello del guidatore. Una persona giaceva riversa sul volante, il volto riverso tra le braccia, le mani imbrattate di sangue. Afferrò lo sportello e tentò di aprirlo ma la serratura era bloccata dalle lamiere accartocciate. Si ferì le mani quando le infilò attraverso il vetro in pezzi, tentando di aprire lo sportello da dentro.
-Maledizione!-
Lanciò occhiate terrorizzate alle lingue di fuoco bluastro che spuntavano dal cofano. Doveva fare presto. Si aggrappò di nuovo alla maniglia, tirò verso di sé con tutta la forza che le era rimasta e quando quella si ruppe restandole tra le dita, cadde a terra urtando la bambina che le era rimasta accanto. Si volse a guardarla.
-Via, vai via!- tentò di scacciarla ma la piccola non si mosse -Allontanati! Non puoi restare qui! È pericoloso!-
Con gli occhi colmi di paura, quella si aggrappò convulsamente alla sua gonna.
-Aspettami lì.- disse allora più dolcemente, sorridendo per rassicurarla e indicandole un terrapieno abbastanza lontano ma non abbastanza da perderla di vista.
La bambina la guardò confusa.
-Vai, qui non puoi aiutarmi. Aspettami lì e non ti muovere. Su, coraggio.- stavolta fu così convincente che la piccola ubbidì -Resta lì e non muoverti!-
Poi tornò a litigare con lo sportello. Era allo stremo delle forze e aveva le mani ricoperte dal sangue che rendeva scivoloso tutto ciò che toccava. Si fermò per riprendere fiato e con un gesto di rabbia e di sconforto, diede un calcio alla carrozzeria.
Lo sportello posteriore si aprì con un cigolio sinistro che la fece rabbrividire. Se ne avesse avuto il tempo si sarebbe messa a saltare dalla gioia. Invece, infilandosi di nuovo nel finestrino a pezzi, graffiandosi i fianchi e la schiena con le schegge di vetro che spuntavano dall’intelaiatura, si allungò tra le spalle dello sconosciuto e il sedile, gli slacciò la cintura di sicurezza e riuscì ad azionare la leva dello schienale. Lo abbassò e spinse indietro il corpo privo di sensi dello sfortunato autista. Lanciò un’occhiata inorridita al suo volto coperto di sangue, si tirò di nuovo indietro e passò allo sportello posteriore, tirando quel corpo prima sul sedile, poi fuori della macchina.
Con uno sforzo titanico che quasi le fece scoppiare il cuore, lo trascinò a fatica fino ai piedi della bambina, appena un istante prima che l’auto si trasformasse una sfera infuocata. Stringendo a sé la piccola e facendole scudo con il proprio corpo, si preparò ad un’esplosione che per fortuna non ci fu.
Pian piano tutto ciò che nell’auto vi era di combustibile si consumò e il fuoco andò spegnendosi. Continuando a tenere la bimba stretta a sé, confortata dal suo corpicino profumato e caldo, la ragazza si accoccolò esausta sul terreno.

-Passiamo la notte qui?-
-Certo Bruce.- Holly porse il proprio piatto a Patty che stava sparecchiando la tavola -Non è il caso di decollare col buio. E poi qui abbiamo i letti.-
A Mark spuntò un sorrisetto.
-Già. Chi sarà lo sfortunato che dormirà sul divano?-
-Gli sfortunati, vorrai dire.- puntualizzò Evelyn -C’è un letto matrimoniale, due letti singoli, uno a castello… Due di voi resteranno sul divano.-
-Perché noi?- domandò Benji, sentendosi improvvisamente maschilista.
Jenny finì di radunare i bicchieri.
-Perché Patty, Evelyn ed io dormiremo nel letto matrimoniale.-
Il portiere rinunciò a protestare, solo loro tre non avrebbero avuto niente da ridire a dormire appiccicate nello stesso letto.
-Non capisco perché perdete tempo a riordinare.- Holly le osservò, prese da quell’inutile occupazione -Domani mattina ce ne andremo e non metteremo mai più piede in questa casa.-
Mark incrociò le braccia e scosse la testa.
-Puro perfezionismo femminile.-

La ragazza si svegliò rabbrividendo al primo chiarore dell’alba, intirizzita dal freddo e stordita dal dolore che l’aveva perseguitata durante tutto il sonno. La bambina dormiva ancora tra le sue braccia e mentre la osservava, chiedendosi chi fosse, si trovò a fissare le proprie mani incrostate di sangue, così massacrate che non riuscì a muovere un dito senza sussultare. Si tirò su cercando un po’ di sollievo alle fitte che le squassavano il corpo, svegliando suo malgrado la piccola. Lei cominciò a singhiozzare. 
-È tutto a posto ora…- cercò di tranquillizzarla -Non preoccuparti, è tutto passato…- e ricordando cosa fosse passato, si appoggiò su un gomito e gettò un’occhiata alla figura che giaceva accanto a lei, esattamente come l’aveva lasciata. Il volto era una maschera di sangue rappreso. Si chiese con orrore se fosse ancora vivo…
La bambina seguì il suo sguardo e si mise seduta, gli occhi colmi di lacrime.
-Papà non sta bene…-
-Se solo avessimo un po’ d’acqua…- la ragazza si tirò su soffocando un urlo. Ogni movimento era una sofferenza troppo grande…
La piccola si staccò da lei, si aggirò tra i resti carbonizzati della macchina e frugò tra i rottami che giacevano tutt’intorno. All’improvviso si chinò a terra, raccolse una bottiglia d’acqua miracolosamente intatta e tornò verso di lei sorridendo contenta.
-Guarda mamma!-
Fu in quell’istante che finalmente la ragazza capì che la piccola si stava rivolgendo proprio a lei e non a qualcuno che non c’era e che invocava per paura. E allora papà…
Convinta fino ad un attimo prima di aver salvato la vita ad uno sconosciuto ma ora spaventata a morte, barcollò verso di lui. Dimenticò per un istante che le sue mani erano tutte una ferita, aprì la bottiglia dell’acqua, finì di strappare un lembo del vestito che le pendeva inutile sulle gambe e ripulì dal sangue il viso dello sconosciuto, scoprendone finalmente i lineamenti.
Quello mosse una mano, mandando in visibilio la bimba. Poi gemette e spalancò gli occhi.
-Amy!-
Le lacrime sgorgarono dagli occhi della ragazza.
-Mamma, perché piangi? Stiamo tutti bene… hai visto?-
In condizioni migliori di Amy, quello si mise seduto e si guardò intorno, cercando di capire cosa fosse successo. Poi, vedendo che la bambina ballava dalla gioia e che l’amica continuava a singhiozzare, le mise una mano sulla spalla.
-Oh… Tom…- gemette lei -È terribile…-
-Sì, lo vedo…- la guardò serio, preoccupato dal sangue rappreso che la ricopriva -Come siamo finiti qui?-
La bambina si avvicinò.
-È stata la mamma a tirarti fuori, sai?- indicò quello che restava dei rottami.
Tom non seppe di cosa stupirsi, se delle condizioni della macchina o da come la bimba si era riferita ad Amy.
-Mamma?- le fece eco.
Lei sospirò.
-Non lo so… Non ci capisco niente…-
-Be’, ci penseremo dopo…- Tom accantonò quel problema, perché ce n’era un altro più urgente da affrontare -Ora bisogna fare assolutamente qualcosa per le tue ferite…- si guardò intorno -Dove diavolo siamo?-
-Non lo so…-
La bambina gli si avvicinò e gli si aggrappò al collo.
-Stavamo andando dai nonni. Non ti ricordi, papà?-
-Papà?- ripeté sgomento, osservando il visetto che lo fissava felice vicinissimo al suo. Scosse la testa e mormorò -Ok, penseremo dopo anche a questo…-

Bruce chiuse la cartina e la ripose nel portaoggetti.
-Siamo arrivati.-
-Arrivati dove?- Evelyn si affacciò al finestrino. Guardò in basso e non vide altro che le chiome verdi di un fitto bosco.
-Dove dovevamo arrivare. La freccia sulla mappa non lampeggia più.-
-Qui sotto non c’è niente!- Philip si sporse dall’altro lato della fusoliera -O meglio, ci sono solo alberi…-
-No, aspetta!- Patty socchiuse gli occhi per tentare di mettere a fuoco ciò che aveva attirato la sua attenzione -C’è qualcuno laggiù!-
Jenny, che sedeva al suo fianco, si appoggiò contro il vetro e individuò qualcosa di bianco e saltellante che si agitava all’impazzata.
-Sembrerebbe un bambino…-
Mark si sporse per guardare.
-Un bambino? Cosa ci fa un bambino laggiù?-
-Credo che sia il caso di scoprirlo.- Holly fece cenno a Benji di svolgere in tutto e per tutto il suo compito di pilota.
-E come?- protestò quello -Come facciamo ad atterrare? Ci sono soltanto alberi…-
-Questo è un problema tuo.- insistette Holly -Dobbiamo atterrare.-
-Come mio? Non ci siete anche voi su questo dannato elicottero?-
-Certo, ma sei tu che lo piloti.-
Patty scorse il grigio dell’asfalto tra le chiome verdi.
-Lì c’è una strada.-
-Sei pazza? Non posso farlo! Se mi beccano mi arrestano!-
-Benji…- rispose lei secca -Qui sotto c’è un bambino che sta chiedendo aiuto. Smetti di far storie e scendi!-
Il portiere si volse a guardarli, chiedendosi se facessero sul serio. Incrociò gli sguardi dei compagni e tornò ad occuparsi del pannello di controllo.
-Indossate il paracadute, non garantisco nulla.-
E invece si rivelò così abile far atterrare l’elicottero sull’asfalto con una manovra da maestro, senza causare danni né a loro né al velivolo, a parte un nugolo di foglie che si staccarono dai rami e che turbinarono furiosamente intorno a loro. Benji spense il motore e saltò a terra, seguito subito da Bruce e da Holly.
-Aspettate qui…-
Julian, Mark e Philip annuirono, restando a bordo insieme alle ragazze.
Pochi passi tra gli alberi e si imbatterono nella bambina che avevano scorto dall’alto. Lei si bloccò e li guardò impaurita facendo un passo indietro, pronta a fuggire.
Holly lo capì e le sorrise rassicurante.
-Eravamo sull’elicottero e siamo scesi per aiutarti.-
La piccola indietreggiò spaventata.
-Non devi aver paura, sei tu che ci hai chiamati…-
Lei esitò. Le ci volle un istante per capire che doveva fidarsi. Alla fine sembrò convincersi e ricambiò il sorriso, avvicinandosi a Holly e prendendolo per mano.
-Dove sono i tuoi genitori?-
Gli occhi della piccola si riempirono di lacrime.
-Abbiamo avuto un incidente e mamma e papà sono feriti…-
I tre si scambiarono un’occhiata.
-Portaci da loro.-
La piccola annuì e trascinò Holly fino ai resti della macchina bruciata.
-Evidentemente non sei l’unico ad avere problemi col fuoco…- si lasciò sfuggire Benji con una punta di divertimento. Il sorriso che gli era salito alle labbra scomparve all’improvviso quando posò gli occhi sui volti stanchi e insanguinati di Amy e Tom, seduti a terra sotto un albero -Oh merda!-
Li raggiunsero di corsa mentre i due si voltavano, stupiti dalla loro improvvisa apparizione. Gli occhi di Amy si riempirono di nuovo di lacrime.
-Amy! Tom! State bene?-
-Vivi…- rispose Tom, inginocchiato a terra a ripulire le ferite della ragazza.
-Se lo dici tu…- Bruce li guardò scettico -Ce la fate ad alzarvi?-
-Io sì. Ma non credo che Amy…-
Benji si chinò e la sollevò tra le braccia.
-Aggrappati, o rischi di cadere.-
La giovane gli mostrò in silenzio le mani ferite.
-Ok, come non detto…-
Mark passeggiava avanti e indietro davanti al portello aperto dell’elicottero. Era sceso per dare un’occhiatina ai dintorni e sgranchirsi un po’ e fu il primo a vederli.
-Eccoli…-
Julian balzò giù dal velivolo, quasi lo travolse e corse come un pazzo verso il gruppetto.
-Ma è Tom!- esclamò Philip scendendo dietro a lui.
-Patty… La cassetta del pronto soccorso…- Jenny afferrò uno dei sacchi a pelo, lo trascinò a terra e si calò giù dietro ad Evelyn e Philip. Come al solito inciampò nel vestito e finì con la faccia tra le coperte, maledicendo la propria goffaggine e quell’abito che non sopportava più. Si tirò su sbuffando e allargò il sacco a pelo sull’erba. Patty arrivò un istante dopo con i medicinali e ordinò a Benji, braccato da un Julian stravolto, di andare da loro.
-Fai piano…- si raccomandò Ross agitandosi frenetico intorno al portiere che depositava la ragazza sulle coperte.
-Certo che faccio piano!-
Holly spinse Tom verso le amiche e recuperò la bimba. Poi si avvicinò a Mark.
-Portala a fare un giretto…-
Landers notò i graffi sul corpicino della piccola e lo fissò sconcertato.
-Anche lei ha bisogno di cure.-
Holly scosse la testa e insistette.
-Portala sull’elicottero e dalle qualche confetto.-
-Che accidenti stai dicendo?-
L’altro lanciò un’occhiata a Julian, sull’orlo di una crisi di nervi, poi afferrò Mark per il colletto della costosa camicia griffata.
-Per una volta ubbidisci senza fare tante storie! Se parli un po’ con lei capirai…-
Mark lo fissò un istante, scosse la testa per niente convinto, ma prese lo stesso la piccola per mano e le sorrise.
-Come ti chiami?-
-Juliet…-
Holly sospirò e tornò verso gli altri. Gli occhi di Julian erano incollati su Amy, ancora così sconvolta da non avere la forza di parlare. Con il terrore di farle male, Patty e Jenny le stavano disinfettando le mani, dito per dito, con una delicatezza e una pazienza infinite. Poco discosta Evelyn, in ginocchio accanto a Tom, gli stava ripulendo il viso dal sangue.
-Che vi è successo?-
-Non chiederlo a me… Quando ho ripreso i sensi era già tutto finito…-
-Che strano…- Evelyn si fermò, lo guardò confusa e scosse la testa.
-Cosa?- domandò Tom.
-Il tuo viso era completamente imbrattato di sangue ma ora che l’ho ripulito non vedo nessuna ferita.-
Amy li guardò.
-Era qui.- s’indicò un punto sulla fronte.
Evelyn scostò i capelli di Tom, mettendo in luce la pelle liscia e rosea, senza un graffio. Lo stesso Tom si portò le mani alla testa, incredulo.
-Meglio così, no?-
Lui annuì in silenzio.
-Ho finito.- Jenny lasciò la mano di Amy -Dove altro sei ferita?-
-Ovunque…-
La giovane si armò di cotone e di disinfettante e lo passò su ogni lembo di pelle macchiato di sangue. Ma poi, ad un certo punto, si fermò.
-Mi sembri sana come un pesce, Amy. A parte le mani.-
-Meno male!- gioì Julian.
Patty si guardò intorno.
-Chi è la bambina che era con voi?-
Tom non la vide più e balzò in piedi. Il suo cuore perse un battito, si era completamente dimenticato di lei.
-Dov’è?-
Quasi l’avesse chiamata, Juliet comparve correndo. Subito dietro di lei arrivò Mark, che la inseguiva per fermarla.
-Mamma! Mamma! Mamma!- si fiondò tra le braccia di Amy.
Julian sussultò.
-“Mamma?”- la sua voce risuonò stridula.
Holly lanciò un’occhiata di fuoco a Mark che alzò le spalle.
-Voleva tornare qui a tutti i costi…- si giustificò -È una bambina testarda…-
Amy accarezzò piano i capelli della bimba per rassicurarla. Sentiva gli occhi di Julian su di sé e non aveva il coraggio di guardarlo. Poi si fece forza e alzò il viso, le guance in fiamme.
La curiosità di Philip peggiorò la situazione.
-Amy è tua madre? E tuo padre chi sarebbe?-
Holly sussultò, una voglia matta di prenderlo a pugni. Tom e Amy si guardarono di sottecchi, poi Juliet sorrise, alzò un braccio e indicò a tutti il proprio papà.
Tom se ne accorse, sbiancò e scosse la testa imbarazzato.
-Credo ci sia un errore… È ovvio che suo padre non posso essere io…-
Gli occhi di Juliet si gonfiarono di lacrime. Fu un attimo, poi cominciò a singhiozzare disperata.
-Papà non mi vuole più bene! Papà non mi vuole più bene!-
Non ci fu verso di calmarla. Nonostante i tentativi di Amy e dei compagni, la bambina smise di piangere soltanto quando Tom, spinto avanti da una Patty impietosita, non si rassegnò a rinnegare la sua affermazione e a prenderla in braccio come padre.
Julian assistette in silenzio alla riappacificazione, con gli occhi fissi sulla bella famigliola. Quando Philip gli posò comprensivo una mano sulla spalla, si volse glaciale.
-Tutto sommato a te è andata bene…- lanciò un’occhiata a Mark e Jenny seduti l’uno accanto all’altra -Quanto meno il matrimonio non l’hanno consumato…-
Amy, che era rimasta a guardarlo, lo sentì e lo fissò affranta. Se avesse avuto la forza di farlo avrebbe tentato di spiegargli che non aveva mai visto quella bimba prima di ieri e che doveva trattarsi di un equivoco. Invece lasciò perdere, esausta e ancora sconvolta da ciò che aveva passato.
Evelyn si sedette accanto a lei e appoggiò a terra un pacco di biscotti rispuntati come per magia nell’elicottero quando quella mattina avevano ripreso il volo.
-Hai fame?-
Tom mise giù la bambina, che si avvicinò e ne prese uno.
-Holly…- Patty gli andò accanto -Quei tre sono distrutti. Restiamo qui fino all’ora di pranzo. Hanno bisogno di riposo, soprattutto Amy e la piccola…-
Benji li vide parlottare e li raggiunse per ascoltare. Poi annuì d’accordo.
-Io non ho fretta.-
Così, mentre metà di loro si dava da fare per rendere più confortevole quella tappa del loro viaggio, l’altra metà era così avvilita che per quanto provasse a rendersi utile non era che d’intralcio. A Julian e Philip, che non erano mai andati così d’amore e d’accordo, fu affidato il compito di accendere il fuoco. Cosa di cui si occuparono svogliati, radunando in cerchio delle pietre e raccogliendo un po’ di rami secchi. Dopodiché rimasero seduti lì accanto, gli occhi fissi sulle fiamme.
Mark e Jenny si occuparono di trovare un luogo confortevole e tranquillo dove stesero a terra coperte e cuscini, su cui fecero coricare Amy e la bambina. Si addormentarono subito, esauste com’erano, piombando in un sonno profondo e senza sogni. I due sposini, che evidentemente avevano parecchie cose da dirsi, rimasero nei pressi, per conto loro. Seduti sull’erba si scambiarono sussurri, lanciando frequenti occhiate preoccupate ai due fuochisti.
Tom aveva dormito profondamente per parecchie ore ed era forse il più fresco e riposato di tutti. Sedeva ben sveglio tra i compagni, raccontando tutto ciò che, di quello che era successo, aveva capito: ossia quasi niente. Non aveva sonno Tom, ma era affamato e tra una pausa di riflessione e l’altra ingoiò parecchi confetti, che trovò deliziosi.
-Julian mi sembra piuttosto contrariato.- gli lanciò l’ennesima occhiata abbattuta.
Holly gli mise una mano sulla spalla.
-Non preoccuparti, gli passerà.-
L’altro sospirò, amareggiato di essere la causa di tanto malumore.
-Quei due si sono trovati…- li schernì Benji -Avranno un mucchio di cose da dirsi.-
Holly lo zittì brusco.
-E tu cerca di non farti sentire. La situazione è già abbastanza ingarbugliata.-
Patty guardò Mark e Jenny, poi posò gli occhi su Amy, indugiando ad osservare la piccola che dormiva tranquilla tra le braccia della ragazza.
-Complimenti Tom. È davvero una bella bambina…-
-Pa… Patty!- divenne paonazzo -Non penserai che sia davvero mia figlia!-
-Non c’è niente di cui vergognarsi. Anche io ne vorrei una così…-
Bruce e Benji, accanto a lei, fecero uno sforzo enorme per trattenere le risate mentre Holly arrossì fino alla punta del ciuffo.
-Molto romantico, davvero…- il portiere s’intromise -Ma per favore non ora… Siamo già in troppi sull’elicottero e anche solo un chilo in più potrebbe esserci fatale…- sfiorato da un’idea improvvisa, spostò i suoi neri occhi accusatori in quelli del capitano -Ehi Hutton, cosa avete combinato prima che vi trovassimo?-
-Stavamo andando a cena…-
-E prima?-
-Stavamo parlando…-
-Sì, ma prima?-
Holly rifletté.
-Non ricordo…-
-Ahà!- Bruce gli puntò contro il dito indice -Benji, dovremo trovare un elicottero più grande…-
-Non dire sciocchezze…- arrossì Patty colpendolo sulla schiena.
Il ragazzo sussultò e le lanciò un’occhiataccia dolorante.
-Mi hai fatto male!-
-Esagerato…-
Mostrandole la lingua, Bruce si allontanò, andando a gironzolare tra Julian e Philip.
-Che si dice di bello?-
Quelli posarono su di lui due paia di occhi seccati.
-Ok, ok, come non detto…- si tirò indietro intimidito -Ora ho capito perché Amy e Jenny vi stanno lontane… Con una faccia del genere fate davvero paura.-
-Gira a largo.- lo minacciò Philip.
Bruce non gli diede retta, ci pensò un po’ su e finì per sedersi di fronte a loro.
-Per quanto tempo ve ne starete qui col muso lungo?-
-Poco, se hai intenzione di tenerci compagnia.-
Holly si avvicinò.
-Allora? Come va questo fuoco?-
Julian gli indicò le fiamme con un cenno del capo.
-Brucia.-
Patty comparve dietro al capitano con una pentola ricolma d’acqua.
-Io vorrei un po’ di tè… Dove l’appoggio?-
Philip fu costretto a riscuotersi dall’indolenza. Con l’aiuto di un bastone che aveva tenuto da una parte per poter gestire il fuocherello, sistemò due pietre una accanto all’altra, tolse la pentola dalle mani della ragazza e l’appoggiò equilibrio sui sassi.
La voce di Mark li raggiunse.
-Io veramente avrei voglia di mettere nello stomaco qualcosa di più consistente che non acqua calda.-
-È ancora presto per mangiare…- lo zittì Tom, sedendosi a terra a gambe incrociate -E poi Amy sta ancora dormendo.-
Julian lo guardò infastidito. L’amico gli aveva appena fregato la frase.
-Sì, sarebbe carino aspettarla.- annuì Evelyn, prendendo posto accanto a Bruce.
Jenny fece timorosamente capolino alle spalle di Mark, incrociò per un attimo lo sguardo di Philip e accorgendosi che lui la ignorava, invece di andargli accanto come aveva pensato di fare, rimase dov’era. Poi Patty la chiamò.
-Jenny, visto che sei ancora in piedi prenderesti dei bicchieri?-
Quella annuì e tornò verso l’elicottero. Appena fu abbastanza lontana da non udirlo, Mark si rivolse a Philip.
-La pianti una buona volta?-
Quello si volse.
-Di fare cosa?-
-Di tenerle il muso! Cosa pensi di ottenere comportandoti in questo modo? Non ti accorgi che la ferisci?-
Philip rimase di sasso.
-Ah, la ferisco?! E secondo te io come dovrei sentirmi?- si alzò in piedi indignato e Mark lo imitò.
-Pensi che ci siamo sposati perché lo volevamo?-
-Se non lo volevate perché lo avete fatto?-
I compagni li fissarono, indecisi se intervenire o lasciarli sfogare.
-Siete degli idioti tutti e due!- Mark lanciò un’occhiata a Julian -Possibile che non capiate? Ci troviamo tutti e quattro in una situazione spiacevole e non dipende da noi!-
-Spiacevole?- Philip rise sprezzante -Secondo te sposare Jenny… o avere una figlia da Amy…- fissò Tom che divenne viola -È spiacevole?-
Mark perse il controllo, fece un passo verso di lui e gli afferrò il colletto della camicia, sollevandolo quasi da terra.
-Razza di imbecille! Vuoi capirlo o no che è tutto un dannato equivoco?-
Holly e Benji si alzarono per fermarli e Jenny, che stava tornando verso di loro, li raggiunse di corsa.
-Cosa state facendo?- domandò sgomenta.
Né Mark né Philip fecero caso a lei.
-E come mai ti sei accorto dell’equivoco solo dopo aver detto “sì”?-
-Basta Callaghan! Ti rimetterò a posto il cervello, fosse l’ultima cosa che faccio!-
Philip afferrò i polsi del compagno e riuscì a liberarsi dalla stretta.
-Ma guardati…- scosse la testa beffardo -Hai ancora la fede al dito…-
Mark esplose e gli si scagliò contro.
-Io questo lo uccido!-
L’altro lo schivò e l’amico colpì soltanto l’aria. Un secondo dopo, Holly, Benji e Tom lo acchiapparono, immobilizzandolo.
-Calmati Mark… Non serve a niente reagire in questo modo…-
Philip lo fissò con un sorrisetto ironico, poi spostò lo sguardo su Jenny che li fissava costernata. Sotto gli occhi roventi del ragazzo, afferrò la fede e tentò di strapparsela dal dito con una tale violenza che le si riempirono gli occhi di lacrime. Ma l’anello non venne via neanche quando lo strinse tra i denti. E allora, infuriata, volse le spalle a tutti e si allontanò.
Dopo la sfuriata di Mark, Julian rinsavì. Si sentì molto in colpa gli insulti lanciati tra sé e sé ad Amy e Tom. Così si alzò, raggiunse la coperta e di sedette accanto lei, aspettando paziente che si svegliasse per scusarsi.
   
 
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