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Autore: Jasmine_dreamer    07/07/2015    1 recensioni
Mi ricordo il profumo di Oliver, le sue mani incrociate alle mie, i suoi occhi verdi.
L'amore, l'alcol, le sigarette e l'erba, si respirava tutto.
La spiaggia era buia, tutti erano tornati a casa, e Oliver mi aveva appena vista piangere.
Un amore clandestino, un amore durato una sola estate e da lì a breve sapevamo che i nostri sguardi non si sarebbero più incrociati.
Oliver si muoveva dentro di me, rendendomi sua per sempre.
"Nicole.." gemette: "Ti amo."
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Quella mattina mi svegliai in lacrime.
Erano passati 18 giorni dalla visita di Oliver a casa mia, il padre di mio figlio aveva nuovamente scombussolato la mia esistenza.
“Mamma, perché piangi tu?” Christian mi guardava con occhi tristi.
“Niente amore” dissi  prendendolo in braccio.
“Non voglio che piangi tu..” i suoi occhi si gonfiarono di lacrime.
“No Chri, non piangere, sta’ tranquillo.”
Si asciugò le lacrime ed appoggiò, dolcemente, la testa sulla mia spalla.
La felicità, per me, aveva il suo nome.
Chris cresceva a dismisura, lo vedevo più bello ogni giorno che passava ed io non riuscivo neanche a pensare al giorno in cui avrebbe preso le valigie e si sarebbe andato a fare la sua vita.
Quando lui andò da Laika a giocare, io andai in bagno a guardarmi allo specchio.
I miei occhi erano tristi e spenti, il mio viso era stanco, il bagliore che avevo prima negli occhi, quella luce di speranza se ne era andato insieme a mia madre, la donna a cui pensavo ogni dannato giorno e che mi mancava sempre di più.
Solo Oliver stava riuscendo a riaccendere quella luce che un tempo brillava in me, ma averlo rivisto mi aveva completamente distrutta.
Quella sera avrei voluto morire, urlargli che avevamo un figlio, ma sono una codarda e non lo feci.
Amavo quel ragazzo, lo amavo come non avevo mai amato nessun altro prima, lui fu la mia prima volta, lui fu il vero amore, la passione, l’eccitazione, la felicità, il dolore, la gioia, il bene ed il male, lui fu.. suonarono il campanello e la voce di mio padre che salutava mio figlio, mi risvegliò dai ricordi.
“Ciao papà.”dissi scendendo le scale.
Mi abbracciò.
“Ne vuoi parlare oggi?” ogni giorno, da quando aveva saputo della visita di Oliver, me lo domandava.
“E d’accordo.”
Ci sedemmo di fronte al tavolo e iniziammo a parlarne.
“Ero su, avvolta nei ricordi di quella sera in cui rimasi incinta di Christian..” Mi girai a guardare mio figlio che torturava la povera Laika immobile: “quando ad un certo punto viene a chiamarmi Karen, tutta allarmata, dicendomi che Oliver era al piano di sotto.”
Gli raccontai della discussione avuta, ogni minimo dettaglio.
“E quando gli hai detto di vostro figlio? Lui che cos’ha fatto?”
Lo guardai e mormorai: “Non gliene ho parlato, papà.”
“Cosa?” era sconvolto ed incazzato: “Niky, quando cazzo glielo vuoi dire?”
“Io non voglio dirglielo.”
“Tu non puoi tenergli nascosto ancora vostro figlio!”
“Ha una ragazza, papà!” urlai.
“Ma voi siete una famiglia, stai facendo crescere Christian senza un padre!”
“Perché tu cos’hai fatto?” sbottai: “Noi non eravamo una famiglia, papà?! Sono cresciuta senza un padre anche io!” mi pentii immediatamente di quelle parole: “Scusa..”
Mi ignorò: “Nicole, siamo tutti d’accordo che io ho sbagliato, ma io ho avuto l’opportunità di scegliere, anche se quando tu avevi 6 anni io ho sbagliato. Non stai dando ad Oliver la possibilità di scegliere. Se ama Jane, allora potrà stare con lei pur avendo un figlio con te, tu non gli negherai di scegliere tra te e lei. Ma non negargli la verità, gliela stai nascondendo da quasi due anni ormai. Ha il diritto di saperlo.”
“Non glielo dirò, non posso.”
Incazzato, si alzò e se ne andò sbattendo la porta.
Scoppiai in lacrime e Karen corse ad abbracciarmi, mentre Christian correva dietro a Laika, senza essersi accorto di nulla.
Mio padre non riusciva a capire quanto fosse difficile dire ad Oliver di nostro figlio.
 
Oliver:
 
Uscii da lavoro, salii in macchina e mi diressi da Nicole.
Quando arrivai a casa sua erano le 19.30.
Incerto mi avvicinai alla porta ed esitai prima di suonare.
Karen aprì la porta e mi guardò sorpresa: “Oh ciao, aspetta.”
Aspettai fuori per qualche minuto e poi scese Nicole.
“Che ci fai qui?” disse perplessa.
“Ciao anche a te, bionda.” Sorrisi: “L’altro giorno forse sono stato un po’ aggressivo.”
Mi guardò.
“Bene, vedo che sei già truccata e vestita, vieni con me, parlare davanti ad una pizza non può farci che bene.”
“Solo un secondo.” Disse chiudendo la porta.
Dopo una manciata di minuti, uscì fuori.
Salì in macchina e guardando fuori, mi domandò: “Perché hai deciso di parlarmi ancora?”
“A questo punto, se fossi una persona normale, dovrei dirti che voglio chiudere ogni rapporto con te perché mi hai fatto soffrire.” Dissi fermo.
“Ah..” bisbigliò.
“Ma credo di essere masochista.” Gli sorrisi e lei mi guardò: “Io ti amo Nicole, non riesco a starti lontano sapendoti vicina, ne parliamo dopo che siamo arrivati.”
Parcheggiai e scesi dalla macchina.
A quel punto un uomo le avrebbe aperto la portiera, ma io non le sapevo fare queste cose, io sono Oliver.
Arrivammo dentro, ci sedemmo e dopo aver deciso dal menù cosa prendere, ordinammo.
Poi io attaccai a parlare: “Come ti dicevo ti amo, e non riesco a starti lontano. Riconoscerei il tuo modo di camminare, i tuoi occhi, il tuo profumo tra 7 miliardi di persone. Ma io non riesco a capire Nicole, dici che mi amavi, dici che mi ami ancora, ma allora perché sei sparita?”
Lei mi guardò esitante.
“Puoi darmi una risposta?”
“Oliver, era qualcosa di più grande di noi. La lontananza e tutto il resto, non ero pronta. Ed io continuo a non capire perché mi hai portato qui e continui a dirmi di amarmi se sei fidanzato con Jane.”
“L’ho lasciata, Nicole. Gliel’ho detto che quando ti ho vista, i miei sentimenti si sono rivelati gli stessi di prima, grazie,” dissi ringraziando il cameriere per la pizza e poi tornai a Nicole: “gliel’ho detto che il mio cuore batte per te e nessun’altra.”
“Ma Oliver, dopo tutto quello che ti ho fatto come puoi amarmi ancora?” era sinceramente dispiaciuta.
“Me lo chiedo anche io, sai?” sorrisi: “prima di vederti ce l’avevo a morte con te, pensavo che ti avrei detto quanto male mi avevi fatto e quanto potevo odiarti, ma poi.. ti ho vista e la prima cosa che ho pensato è stata che eri ancora più bella di quanto ricordassi, che il tuo profumo preferito era ancora quello di Victoria Secret, e che ti amavo quanto ti amavo prima.”
La guardai, cercava di trattenere le lacrime, i suoi occhi erano spenti, erano tornati tristi, innamorati, persi e spaventati.
Io l’amavo, per quanto sbagliato potesse essere, per quanto stupido potessi apparire, amavo quella ragazza da morire, l’amavo da vivere.
Quando finimmo la pizza, pagai il conto e ci dirigemmo verso la macchina.
Arrivati al parcheggio, afferrai Nicole per le spalle, la costrinsi a girarsi e la baciai con amore, passione e foga.
Lei ricambiò intrecciando le dita nei miei capelli, le nostre lingue si cercavano impazzite, come se aspettassero quel momento da quando si erano separate quasi due anni prima.
Le misi le mani sui fianchi e la strinsi a me.
Il suo cuore ed il mio battevano impazziti all’unisono, riuscivo quasi a sentire i fuochi d’artificio.
Andammo avanti così per quanto? Un minuto? Due? Tre? Non lo so, so solo che quel bacio, mi sembrò eterno, che fu la cosa più bella e spontanea che potessimo fare.
Quando finimmo lei mi guardò sorridendo: “Ti amo tanto Oliver.”
Le sorrisi: “Ti amo anche io.”
Salimmo in macchina e prima che potesse scendere, la baciai di nuovo.
Non volevo fare sesso, non mi interessava averla così, non in quel momento.
Sapevo che mi amava, e questo mi bastava.
Aprì la porta, ed io me ne andai in Hotel e, per la prima notte da quando ero a Milano, dormì bene e per il giusto tempo.
   
 
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