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Autore: Nuel    08/07/2015    13 recensioni
È la fine del 1979 e i membri dell'antica casata Black, sull'orlo del declino, si riuniscono a Grimmauld Place per sostenere Walburga Black nel momento del lutto; uno spaccato a tinte scure di una famiglia i cui legami sono tutto, fuorché affettuosi.
♣ Questa fanfiction si è classificata prima al "Contest a bivi" indetto da Cloe Sullivan sul forum di EFP.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Black, Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ritratto di famiglia




Era come la tessitura straordinaria di un ragno: una minuscola geometria di punti perfetti a modellare volti e colori in filo di seta brillante. Miniature di visi che spuntavano come boccioli su di un albero dai rami così intricati da non poterne, talvolta, distinguere l'origine. Nomi, spesso uguali, si declinavano nel tempo secondo il ritmo incessante di nascite e morti.
    Narcissa osservava l'arazzo con grande attenzione, quasi stesse cercando un singolo intreccio ignoto, un nome capace di sorprenderla, una storia che le fosse sconosciuta, ma in quell'ampia propaggine di Black, tra i quali il suo nome era soltanto l'ultimo aggiunto, non c'era nulla che già non fosse stato ampiamente narrato durante gli anni della sua infanzia e giovinezza.
    Centinaia di tazze di tè erano state sorbite in quel medesimo salotto, accompagnate da biscotti al limone così friabili da andare in pezzi tra le dita ancora un po' goffe della bambina che era stata, mentre lei, la zia Walburga, regina madre vestita anzitempo a lutto, come un ragno dall'addome nero e gonfio se ne stava al centro della tela, tra poltrone e sofà dalla tappezzeria verde, sotto lo sguardo imperituro degli avi per sempre ricamati nell'opera monumentale che soffocava l'ambiente.
    Nel passarle accanto, mentre raggiungeva loro madre, passi ovattati dalla moquette e veste nera, Bellatrix Lestrange, ennesima nata Black, le diede una misurata, ma poco gentile spinta col gomito per farle interrompere l'infruttuosa contemplazione che, al giungere della zia, avrebbe potuto rivelarsi persino inopportuna.
    Walburga Black, due volte Black poiché nata e sposata nella medesima famiglia, entrò nel salotto a passo lento, al braccio del fratello minore, Cygnus, che, seppur formalmente la stesse sostenendo in quel momento di dolore, risultava da lei trascinato come il bambinetto che era stato una trentina d'anni prima, quando una sorella ben più grande e determinata di quanto lui mai sarebbe stato lo strattonava come un balocco tra le sale e i corridoi di una casa in cui il motto di famiglia era religione e nutrimento.
    Druella Black, nata Rosier, madre di tre figlie di cui soltanto due degne di essere menzionate, raggiunse il marito e baciò la cognata, socchiudendo le palpebre spesse e pesanti, mentre le sussurrava stucchevoli condoglianze affatto sentite. Dietro di lei veniva la figlia prediletta, quella che, probabilmente, avrebbe ereditato l'intero patrimonio di famiglia; eventualità che Bellatrix doveva reputare abbastanza concreta da spingerla a simulare rammarico per la perdita patita dalla poco amata, ma certamente danarosa zia.
    «Vuoi una tazza di tè, zia cara?» flautò Bellatrix, tanto sdolcinata da far quasi strozzare suo marito Rodolphus che, a tre passi di distanza, attendeva il proprio turno con la rassegnazione propria del condannato che sa di non potersi sottrarre allo sgradevole rito degli omaggi all'arcigna matriarca.
    «Dov'è Narcissa?» chiese Walburga, cerbero nei modi e nel tono, scostando malamente Bellatrix e ignorando Druella, da sempre dama di compagnia poco considerata e poco lieta di ricoprire tale ruolo.
    «Eccomi, zia Walburga». Narcissa Malfoy si fece avanti, nerovestita per convenzione più che per convinzione: per lo scomparso Orion ben poco era il compianto, ennesimo maschio scellerato di una famiglia retta ormai unicamente dalle donne e che unicamente in loro sembrava destinata a continuare.
    «Tua madre mi ha detto che forse sei incinta» esordì con fare pratico la novella vedova, squadrando la nipote con occhio critico. «Non si direbbe. Sei troppo secca» decretò. «Mi auguro che quel buono a nulla di tuo marito ti dia almeno una femmina!» esclamò carica di acredine, mentre si dirigeva a passo pesante verso la poltrona favorita, sul cui velluto si poteva ormai scorgere impressa la forma delle sue natiche. «Le femmine danno meno preoccupazioni. Bellatrix! Quel tè? Sei andata a raccoglierlo, per caso?»
    «Sta arrivando, zia!» si affrettò a compiacerla Bellatrix, il cui tono rivelava quella nota di stizza che prima aveva saputo simulare, ma che a nulla valeva davanti all'evidenza di una sorella incinta seppur fresca di nozze, quando lei ancora non aveva adempiuto a quel solo dovere che la società cui si fregiavano di appartenere imponeva ad una donna: non tanto l'esser madre, quando il generare un erede.
    Lucius Malfoy, insignito per l'occasione del titolo di buono a nulla, fece buon viso a cattivo gioco, esibendo sulle labbra un sorriso che riusciva a non sembrare troppo un ghigno e prese la parola prima che Narcissa potesse rispondere.
    «Zia Walburga, Narcissa e io speriamo che sia un maschio, ma se anche fosse una femmina l'accoglieremmo con gioia». Si chinò a posarle un bacio sulla guancia imbellettata, grato, almeno, di aver preceduto Lestrange nel gesto, quasi la loro fosse una gara. «Le mie più sincere condoglianze», aggiunse con quel tono affascinante che usava quando sapeva di non avere altre carte da giocare.
    «Tua moglie ha più dignità di te, Lucius» l'apostrofò la donna, «lei non si finge addolorata». Per un momento parve cercare il ventaglio con cui era solita sventolarsi in estate, ma era quasi la fine dell'anno, e la temperatura non era delle più miti. Il 1979 si chiudeva nella morsa del gelo, giacché l'inverno pareva essere giunto in anticipo: era stato un anno infausto per la nobile casata dei Black e Walburga, trovata la bacchetta, compì un movimento stizzito col polso, andando a ravvivare le braci di un camino che pareva incapace di allontanare quel freddo che si associa comunemente alla morte.
    Quello che nessuno osava dire, ma che tutti pensavano, era che la più recente delle tragedie che avevano colpito il numero 12 di Grimmauld Place, aveva provocato la prematura dipartita di Orion Black, un uomo austero coi deboli e pusillanime coi forti, che aveva pagato e pagava anche da morto l'applicazione di un sistema educativo che non aveva dato i frutti sperati, causando, anzi, la perdita di ogni erede diretto, dal momento che colui che avrebbe dovuto stare al fianco di una madre affranta, almeno a parole, era, invece, ben lontano e del tutto indifferente alla scomparsa del padre.
    Narcissa si era aspettata, forse peccando d'ingenuità, di veder comparire il cugino Sirius alla veglia; in fondo, quale figlio non giunge a più miti consigli alla morte dell'augusto genitore? Orion Black si trovava nella camera ardente, un piano sopra le loro teste, già da qualche ora, ma non c'era traccia del figliol prodigo. Mai, nemmeno per un istante, le passò per la mente che nessuno avesse avvisato il rampollo ripudiato in una così triste occasione.
    Bellatrix, invece, che, forse in virtù di una maggiore somiglianza con la sorella del proprio padre, poteva dire di comprenderla meglio di altri, era quasi certa che Walburga avesse dato ordine tassativo di non avvisare un figlio, quando non poteva avere accanto l'altro.
    Mentre attendeva che gli elfi domestici preparassero la cena, attenendosi alla più rigida tradizione del lutto, scandita in piatti, posate e bicchieri, Walburga Black, ultima sopravvissuta di un tempo ormai passato, meditava sull'esiguità di una famiglia che un tempo era stata numerosa e prospera.
    Ironia della sorte, sette secoli di storia rappresentati contro le pareti verde oliva del salotto dalla forma allungata, si riducevano, in quel momento, a sette Black, lei compresa. Non era di alcuna consolazione il pensiero che altri ve ne fossero, inconsapevoli di un'ascendenza sì illustre ed antica, poiché “Toujours pour” era l'unica cosa che contasse.
    Occhi grigi, da strega per definizione, scorsero le espressioni afflitte e mortificate degli astanti; per ognuno dei presenti, Walburga Black avrebbe avuto parole di biasimo, ma era decisa a non sprecare per loro un solo fiato, più che mai avara della propria vita.
    Sorseggiando il tè, scuro e amaro, che Bellatrix le aveva portato, Walburga contemplò l'imminente fine della sua famiglia: che Narcissa generasse una femmina o un maschio poco importava poiché si sarebbe trattato di un Malfoy e, semmai Bellatrix avesse fatto quel che da lei ci si aspettava, suo figlio sarebbe stato un Lestrange.
    Una parte di lei, assuefatta all'abitudine di tutta una vita, rivolse il pensiero a quello che era stato, prima per contratto e poi per affinità, il suo consorte e compagno e che era, ora, una rigida salma illuminata da tenui fiammelle di candela.
    Indifferente alle vaghe parole bisbigliate da Cygnus, piegato verso di lei, postura che gli si addiceva, cominciò, invece, un muto dialogo con la buonanima di Orion, ormai sicura che non sarebbe tornato a tediarla come fantasma. Immaginava con assoluta certezza ogni sua risposta ed ogni atteggiamento; gli rivelò pertanto, certa del suo silenzio, cosa pensasse dei loro parenti e quali sorprese avrebbe riservato loro, nell'attesa che gli anni pretendessero anche da lei il saldo della vita. Si compiacque di quel pensiero e si rammaricò di non poter vedere i loro volti quando, alla sua morte, avrebbero scoperto che non aveva lasciato loro un accidenti di niente.
    Sul volto attraente, seppur altero, le labbra si stesero a snudare un sorriso d'avorio. Una bassa risata, attirò gli sguardi dei congiunti, definitivamente convinti che Walburga fosse, infine, impazzita.


 
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Note:
  • Questa ff si è classificata prima al "Contest a bivi" indetto da Cloe Sullivan sul forum di EFP.
    Il pacchetto scelto è "Grimmauld Place": la vicenda deve svolgersi nella vecchia casa della famiglia Black, avvenire prima del 1981, deve essere nominato l'arazzo con l'albero genealogico della famiglia, la protagonista deve essere Walburga Black e non deve essere nominato Regolus Black.
  • In realtà temo di essere andata un po' fuori tema: credo che la storia dovesse essere narrata dal punto di vista di Walburga, mantre io ho optato per il narratore onnisciente, che mi è sembrato più adeguato... pazienza, spero che la storia piaccia comunque. ^^

Se volete venirmi a trovare, come sempre, vi do appuntamento sulla mia pagina FB! ^^


   
 
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