Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Sarah M Gloomy    09/07/2015    0 recensioni
Paul. L’inizio di tutto e la mia fine.
Mi ero appena svegliata da una tremenda post sbornia e della sera prima ricordavo solo la presenza di alcol. Molto alcol. Ero appena uscita da una relazione burrascosa, durata l’arco della mia vita, in cui avevo messo anima e corpo per farla funzionare. E come tutte le cose importanti era andata dritta nel cesso, con lui che mi diceva che ha bisogno di tempo, di riflettere e di intruppare le mani in qualcos'altro che non ero io. La mia distruzione ... e il mio nuovo inizio!
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
2
Frigole
 
Charlie mi sorrise, indicandoli. Mister Muscolo era Kit, mentre il ragazzo meno appariscente e più normale era lo sfaticato Sam. Devo dire che è piuttosto inquietante essere in appartamento con una persona che è stato con la tua migliore amica, e che sai non essere bravo a letto. O con uno che ha come tana un groviglio di abiti sporchi.
Io venni presentata come “la nuova inquilina”. Se a Kit la cosa era indifferente, dubitai pure che alla mattina mi avesse riconosciuta stesa sul divano, mimetizzata con la tappezzeria, Sam replicò duramente. «No, non voglio donne nell’appartamento.»
   «Ci sono io!» Miagolò Charlie e Sam alzò le mani al cielo. «No, Charlie. Tu sei un uomo. Lei è una donna al cento per cento. Le donne fanno casino, le donne hanno crisi per qualunque cosa, le donne distruggono l’amicizia. Se c’è una donna in mezzo, stai pur sicuro che ci saranno disordini.»
Charlie decise di prendere il problema dal verso opposto, con le votazioni. «Kit?»
Mister Muscolo alzò le spalle. «Per me può rimanere.»
Charlie mi fissò, annuendo decisa. «Perfetto: due contro uno. Da oggi sei la nostra nuova inquilina. Se Sam ti dà fastidio dimmelo, che lo mettiamo KO. Ci siamo già detti tutto, giusto?»
   «Sì, per chat, non ti preoccupare. Lavoro, quindi pago sempre.»
Sam incrociò le braccia, con fare indisponente. «Ricordatevi: le donne portano guai.»
Charlie fece finta di non aver sentito. «Ti trasferisci subito? È una palla avere Sam tutto il giorno che borbotta. E Kit il più delle volte è fuori casa!»
   «Domani chiamo la ditta per portare qui la mia roba. Non è molta, quindi credo che con un giro posso sistemare tutto.»
Kit scosse la testa. «Perché una ditta? Ho il furgone del lavoro e possiamo farti il lavoro gratis.»
   «Così risparmi e faremo amicizia tra commilitoni. Mi piace! E devi venire anche tu, Sam. Non provare a tirarti indietro.» Lo rimbeccò Charlie. Poi si rivolse a me. «Facciamo domani alle 10:00. Tanto la domenica mattina, a parte dormire, noi non facciamo nulla.»
 
            Avevo salutato Ale prima che uscisse per incontrarsi con delle amiche, nascondendo il fatto che andavo a vivere con due uomini e … Charlie! La cosa mi entusiasmava parecchio. Avevo capito che Kit era un po’ come Ale, quindi non l’avrebbe chiamata ed era possibile che entrambi si fossero dimenticati l’uno dell’altra. Un giorno o l’altro si sarebbero incontrati e allora lì sarebbero stati solo problemi miei. O forse no: in fondo io non ero andata a letto con nessuno!
Sam bofonchiò quando prese le valigie dal mio appartamento, mentre Kit rimase nel furgone in moto perché non c’era posto da parcheggiare. Charlie svolazzò come un uccellino per la casa, agguantò quanti più scatoloni poteva e, quasi saltellando, tornò da Kit.
Con due giri avevamo preso tutto quello che avevo: vestiti, computer, stereo e qualche stoviglie che ero riuscita a riprendermi da Paul. Mi sembrava che in quegli scatoloni ci fosse tutta la mia vita. Ci fermammo a prendere il colore per la stanza. Nuova inquilina, nuovo look. Nessuno parlava del precedente, ma capii che ormai era da un po’ che quella stanza era libera. Presi un bel viola acceso e, appena entrai nell’appartamento, corsi nella mia stanza con il barattolo.
Con entusiasmo io e Charlie iniziammo a pitturarla un po’ a casaccio, riprese da Sam che, con l’aiuto di Kit, stese i giornali per terra e iniziò a impartirci le nozioni basilari della tintura. «Dall’alto al basso, no da destra a sinistra!»
A Sam mancava quello che gli umani dovrebbero avere: la gentilezza! Con un po’ di colore, il computer sulla scrivania, tutti i vestiti nell’armadio e il letto fatto, la stanza sembrò prendere vita. Mancava uno specchio a parete, che avrei preso il prima possibile, una piccola mensola per mettere qualche cosuccia che avrei trovato e dovevo appendere i souvenir dei vari viaggi fatti. Sì. Poi la stanza sarebbe stata mia.
Avevo visto in fondo alla strada un emporio, così decisi di fare un po’ di spesa. Kit si offrì di accompagnarmi, capendo forse che il mio carattere era un po’ troppo a “facciamo casino” piuttosto che stilare un piano dettagliato. Prese tutto per appendere i quadri e la mensola, sventolandomi davanti agli occhi un sacchetto con dentro stelle e luna da appendere al soffitto. Sì, ero già stata definita la “baby” di casa, quindi non mi costava molto giocare su quel ruolo. Tanto più che io volevo quelle stelle sulla parete!
Pranzammo e cenammo nello stesso momento, visto che eravamo stati troppo indaffarati per toccare cibo a mezzogiorno. Alle diciassette, Charlie aveva preparato un piatto di pasta e delle bistecche stavano cuocendo sulla piastra. Mi sentii un po’ in imbarazzo a dover ammettere, vista la fatica fatta, che ero vegetariana.
   «Non mangi carne?» Mi chiese Kit per la settima volta.
Scossi la testa, piluccando qualche foglia scondita di insalata. «No, niente carne o uova. Però mangio pesce. E bevo solo latte di soia.» Ad essere sincera, se non trovavo altro non disdegnavo latte animale. Mah … forse sono una vegetariana un po’ particolare.
Charlie annuì. «Ecco perché sei così magra.»
Sollevai un sopracciglio. «Beh … può essere.»
   «Perché?» Chiese Kit, sconvolto dalla notizia.
   «Non mi piace pensare di mangiare cadaveri. È inquietante. Mia mamma è una cuoca e mio padre, come te, è un grande mangiatore di carne. A suo dire mangio come le mucche … e a lui piacciono le mucche. Non ho mai capito se dovevo interpretarlo come un complimento o un’offesa.»
Sam sbuffò, mentre Kit e Charlie risero. Sparecchiammo la tavola e riposi gli avanzi in frigo. Socchiusi gli occhi, girandomi a fissare i ragazzi. «Cosa sono le frigole
Kit alzò le spalle. «Sarebbero le regole appese nel frigorifero, ma a Charlie non piaceva il nome e quindi le ha chiamate frigole. Sono le regole della casa.»
   «Ci sono delle regole?»
Scorsi le frigole, accorgendomi che ero stata nominata anch’io. La cosa mi piaceva un sacco … ed è piuttosto facile sorprendermi o farmi piacere un qualcosa! Con il promettente titolo “Le frigole di Charlie, Kit, Sam e Robin”, venivano anche numerate:
 
1. Non avere rapporti affettivi/amorosi di nessun tipo con gli inquilini (divieto di scopanza);
2. Non girare nudi o con indumenti poco consoni per gli spazi in comune;
3. Rispettare la presenza di altri nel bagno, non indurre gli altri a cedere il posto, non occupare il luogo per troppo tempo a scapito degli altri;
4. I luoghi in comune devono essere puliti ciclicamente da tutti i membri (ciclo di una settimana);
5. Se qualcuno deve essere invitato in casa, chiedere il permesso agli altri coinquilini.
 
   «Mi sembrano delle buone regole.» Mormorai tra me. Dubitavo di desiderare andare a letto con qualcuno della casa, ma non si poteva mai dire. Per il resto mi sembravano buone norme di convivenza. E c’era lo spazio per aggiungerne delle altre qualora lo ritenessimo opportuno.
Mi sedetti sul divano, raggomitolandomi in un angolino che sapevo sarebbe diventato mio.
Charlie arrivò tutta in tiro, con un top succinto che non si sarebbe mai detto imbottito, una gonna con calze a rete e super truccata. Portava al collo un foulard e tra i capelli un cerchiello con una rosa nera. Fece la giravolta e sorrisi. «Sei stupenda.»
   «Questi sono complimenti, Robin! Kit e Sam si limitano a dire di offrirgli da bere al bar. Questi sfaticati.»
   «Lavori in un bar?»
Annuì. «Lavoro in un bar quattro sere, durante la settimana faccio la cameriera in una tavola calda e qualche volta la cubista per una disco.»
Una donna super impegnata. Dopo il lavoro era già tanto trascinarmi sul divano. Sospirò e ci guardò. «Non mi fido lasciarvi a casa da soli.»
Kit, che aveva il monopolio del telecomando, cambiò canale. «Tra poco esco con degli amici. Si rimorchia facile stasera.»
   «Io sto qui, spaparanzata sul divano e non mi muovo.»
Sam bofonchiò un «Esco».
   «Robin, sicura di non voler uscire? Credo che ti divertiresti.»
  «Tranquilla, Charlie. Buon lavoro.»
Non molto serena, Charlie ci lasciò guardare la televisione. Forse avevo sbagliato a raccontarle la mia situazione sentimentale la prima volta che l’avevo incontrata: le avevo fatto credere di essere un cucciolo! C’era un po’ di tensione. Kit non parve accorgersene, ma nell’angolo di Sam sentivo parecchie energie negative che spiravano nella mia direzione. Proprio non gli piacevo!
Dopo una ventina di minuti, Kit mi lanciò il telecomando, che presi come fosse una bomba. Allungai la mano per cederlo a Sam, che di risposta si alzò. Vicino alla televisione c’era un piccolo specchio, così colsi l’occasione per fissare meglio Sam. Era un bel ragazzo, niente in confronto con l’apparente mascolinità di Kit. Vicino a lui, probabilmente, sfigurava un sacco. Aveva corti capelli nocciola, occhi cupi e un’ispida barba che lo rendeva più grande di tutti i miei inquilini. Non sapevo ancora le loro età! Sorseggiò un bicchiere d’acqua e guardò nella mia direzione. Stupida, pensando che mi potesse vedere dallo specchio, cambiai canale e mi concentrai sulla televisione. Non facevano nulla di interessante. Feci zapping per un po’, fermandomi a tratti per vedere o qualche cartone animato che all’inizio prometteva bene e poi si rovinava con una storia troppo demenziale anche per me, o qualche spezzone di film che me lo faceva odiare senza conoscerne la trama.
Kit uscì dalla sua stanza. Inondò la casa con un profumo così forte che quasi persi conoscenza. Aveva una canottiera super stretta che mostravano i muscoli, i capelli sciolti lunghi quasi quanto quelli di Charlie e dei jeans attillati e rattoppati più che mai. «Buona notte, ragazzi.»
   «’Notte.»
   «Buona serata.»
Il pensare di essere in una stanza con me, o il fatto che avesse effettivamente qualcos’altro da fare, indusse Sam ad andarsene. «Benvenuta nella nuova casa, Robin.» Biascicai alla televisione, sollevando il telecomando a mo’ di drink.
Presi il cellulare, rigirandomelo tra le mani. Potevo metterlo via, sarebbe stata la cosa più giusta da fare … e invece l’averlo tra le mani e sentirmi ancora sola mi fece fare una delle cazzate più grandi della mia vita.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Sarah M Gloomy