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Autore: Juliet88    12/07/2015    1 recensioni
Una spugna per cancellare il passato,
una rosa per addolcire il presente
e un bacio per salutare il futuro.
(Guy de Maupassant)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blair Waldorf, Chuck Bass, Quasi tutti, Serena Van Der Woodsen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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88 "Tutto pronto per la festa?" chiesi, addentando una brioche
"Ovvio, Blair. Con chi credi di discutere? Sono Serena, il mio nome è sinonimo di festa" rispose, dall'altro lato del telefono.
Strinsi le labbra.
"Bene, allora ci vediamo alla conferenza" dissi, abbreviando le chiacchere.
Quella mattina si presumeva come impegnativa e frenetica. Sentivo come un piccolo nodo, probabilmente indice del nervosismo e della preoccupazione che avvertivo. Da quel momento, quella firma ha segnato anche la fine della superficialità, dell'immaturità, era un'apertura al futuro, una chiusura al passato.
Sarebbe dovuta formarsi  una nuova B. Una B che non ha più interesse verso i complotti, verso il frivolo. Una Blair più adulta, seria.
Un salto di pensiero, ecco cosa il presente mi stava chiedendo. Cosa Eleanor mi stava chiedendo.
Mi domandai se fossi in grado di occuparmi di tutto. Di cambiare.
Non bastava più portare un cerchietto, sposare principi che in realtà erano plebei, fuggire a Parigi, dare scandalo. Crescere, era questa la parola chiave.
Fosse facile.
Indossai un abito del mio atelier, giustamente, e feci uno chignon con delle trecce, per dare una visione più seria ed elegante possibile.
Il vestito era semplice, severo, ma osservava comunque il rispetto della sensualità. Era avorio, con un collar uguale, scollato sulla colonna vertebrale, e una gonna cremisi, che accendeva la mise.
Stavo quasi per finire di prepararmi quando sentii una chiamata sul telefono.
Nate.
"Blair!"
"Nate, buongiorno."
"Volevo complimentarmi con te...ho sentito che l'atelier di tua madre è tuo! Sono così contento, sarai splendida!"
"Grazie!" esclamai, Nate era sempre affabile e carino, chissà come sono riusciti a stringere amicizia quei due.
"Ma non chiamavo solo per questo..."
Il suo tono era cambiato...da sereno e felice, era diventato ansioso e indeciso.
"Che succede?"
"Ehm...ti ricordi cosa avevo domandato? Tutta quella storia di Jenny e Taylor?"
"Taylor? Che nome raccapricciante. Sì ricordo bene, continua"
"Beh, avevi detto che mi avresti dato una mano con lei, vista la sua..."
"Infermità mentale?"
"...Sì"
"Nate, certo che ti do una mano...domani?"
"Sta arrivando qui, in questo momento." esordì, lui.
"In questo momento? Nate, hai idea di cosa io abbia in questi istanti per la testa? E quanto sia lunga la mia lista delle cose da fare?" quasi gridai.
"Si, lo so. E' che...E' che...credo che abbia scoperto qualcosa. Mi ha telefonato ed era iraconda; ho bisogno di te!"
Non sapevo cosa fare. Al piano di sotto mia madre stava organizzando la giornata, e aspettava che scendessi, con altri due consulenti, per decretare insieme l'organizzazione, e il discorso che avrei dovuto pronunciare. E ancora una volta ero davanti al bivio, che avrebbe portato una delusione di uno di loro. Ancora una volta la frivolezza alla serietà, ancora una volta l'adolescenza sull'eta adulta.
"Dammi qualche minuto e arrivo" dissi, in poche parole.
Lui mi ringraziò e concluse la chiamata.
Scesi furtiva dalla scalinata, pregando perchè Eleanor non mi vedesse. Campo libero, non era lì. A passo veloce andai verso l'uscita, dirigendomi verso l'hotel.

Non appena arrivai, vidi Nate sorridere, e ringraziare per l'aiuto che gli stavo dando. Diedi uno sguardo alla stanza, sembrava così...intatta. Intatta dall'ultima volta che l'avevo vista.
Ci abbracciammo, mentre gli dissi che sarebbe saltato tutto se non mi avesse preparato un caffè all'istante.
Mi guardò e rise, informandomi che sarebbe stato fatto subito.
Mi sedetti mentre controllavo con un atteggiamento compulsivo il telefono. Pensai di farle ricevere un messaggio dicendole che sarei arrivata subito, ma una voce distolse il mio sguardo.
"Waldorf, che fai qui? Ti mancavano le pareti della mia suite? Come biasimarti" disse, sibillino, l'uomo che meno volevo vedere.
"Già, non diciamo blasfemie. Mancava a te vedermi seduta qui?" risposi, a tono.
Si sedette vicino a me, pronunciando un'intenso "terribilmente".
Odiavo quel sorriso sulla sua faccia. Come se sapesse di poter conoscere tutti i miei pensieri, di farmi abbassare la guardia se solo avesse voluto.
Quanto si sbagliava.
"Sono qui per Nate. Saprai certamente delle cattive azioni che ha compiuto nell'ultimo periodo"
Ascoltammo un "voi siete le ultime persone che possono pensare di giudicarmi" detto quasi urlando.
Ridemmo.
"Mm, sì, so che Nathaniel non è capace di appianare le sue questioni da solo" pronunciò, con l'evidente tentativo di farsi sentire da Nate.
"So anche che fare favori non è una delle tue specialità" asserì, Nate.
Mi diede il caffè, mentre iniziò a litigarsi con Chuck, quasi fossero giovincelli.
"Smettetela" ordinai.
Cessarono subito e io gustai quei secondi di silenzio, infranti poi da Bass.
"Non ho da discutere con le isteriche. Sai che non ho sopportazione. Credo che se quella Ashley, o come si chiama, sia così repressa sia anche colpa tua"
"E sono del parere che siamo già adulti per risolvere i problemi da soli". disse, continuando, severo.
Nate stava per rispondere, ma sapevo che avrebbe avuto come conclusione ciò che era successo qualche secondo prima. Così lo bloccai.
"Non importa. Amici sostengono altri amici. Punto"
Nate mi guardò con ammirazione e tornò nella sua stanza, lasciandomi sola con Chuck.
"Tra pochi minuti qui avverrà un putiferio." decretò, disturbato.
"Non credo. Saprà mantenere il controllo. Sono sicura che non sia folle come la descrivete." risposi, sinceramente.
"Vuoi scommettere?" soffiò, avvicinandosi al mio viso, facendomi sentire l'odore dello scotch.
Allontanai il mio viso.
"Che intendi?" domandai, curiosa.
"Se Rony, Ashley, darà di matto, avrò vinto io, se invece riuscirà a mantenere la calma, avrai vinto tu." dissertò, con una subdola luce in viso.
"Guarda che non è una gara per puntare sull'equino più veloce" risposi, sorridendo.
"Waldorf, adesso stai anche a preoccuparti dei sentimenti altrui? Delle ragazze di Nate?"
Ci fu qualche secondo di silenzio.
"Quale sarebbe la posta in gioco?" domandai.
"Tu cosa vuoi?" chiese, con il solito fare da cavaliere.
"Se vinco io, ti porterò ad una qualsiasi casa di riposo per anziani, e sarai costretto ad andare a letto con una signora a mia discrezione" affermai, quasi con tono malvagio.
Mi guardò per qualche secondo, mi fece i complimenti per il punto, e disse di essere d'accordo.
Cominciavo a sognare Chuck con una vecchia donna arrugginita nel sesso, e poco attiva. So bene quanto a lui piaccia il gioco di squadra. Il sgno mi fece ridere e disgustare al medesimo tempo.
"Cerca di non fare flop, altrimenti non varrà"
"Non preoccuparti, ora parliamo di te." e suonò come una minaccia, mentre, stringendo le labbra, sembrava stesse concentrandosi per pensare.
"Se trionferò io, dovrai essere mia segretaria per un giorno. Una segretaria affabile, molto ...disponibile. Vestirai come ti dirò io, farai ciò che ti dirò io. Un giorno".
Lo guardai stupita.
"E' una tua fantasia sessuale questa?" chiesi, scioccata.
"Waldorf, non hai mai saputo mettere in gioco il tuo potenziale, non hai mai creduto in te. Non l'ho dimenticato".
Avvicinai la mia mano, per fare in modo che lui avvicinasse la sua e siglare la scommessa. Mi guardò con compiacimento, ma non strinse la mano, se la portò al viso e gli diede un bacio. Nauseabondo.
"Bass, non attacca" provai ad informarlo. Ferma e fredda.
"Me lo dicesti anche al Victrola..." sussurrò, arrogante.
Gli tirai i capelli, trascindolo sino a me, e gli dissi di fare silenzio. La faccia di piccolo dolore iniziale fu sostituita con una di divertimento e goduria. Era nel suo habitat di natura. Ma io non sono inferiore, e lo scoprirà tra poco.
Sentimmo bussare alla porta, girandoci tutti verso quella direzione, mentre Nate era l'immagine della preoccupazione.
Nate aprì la porta, lasciando entrare Ashley, che appariva molto lontana dalla tranquillità.
Inizialmente sembrò una di quelle ragazze dal viso gentile, i capelli color topazio, le labbra rosa e un vestito fendi delle due stagioni precedenti. Appena vide Nate disse a voce alta "tu!" quasi a intimorirlo, mirando il dito contro di lui.
"Tra le cose che potevi infliggermi, il tradimento è la cosa che non avresti dovuto oltrepassare!" gridò.
"Taylor, non...non avrei voluto. Non andare a finali abbozzati senza conoscere la storia" enunciò, Nate.
"Mi fai schifo" fu la frase della ragazza, ripetuta successivamente con tono più acuto.
Cominciò un monologo, in cui Ashley cominciò a delirare, torrenti di parole, che sembravano non finire più. I momenti di sconforto erano sostituiti dai momenti di risentimento. I momenti di tristezza erano sostituiti dai momenti di vendetta.
Guardavo disgustata e con disinteresse. Bass stava vincendo.
Dovevo fare qualcosa.
Mi alzai, mentre Chuck mi osservava.
"Ascoltami tesoro, non ha senso arrabbiarsi, voler distruggere Nate. Promettere odio e morte, perdono e amore.  Ormai lui ha fatto la sua scelta. Quindi raccogliamo un po' della dignità e andiamo a casa, ok? Lo faccio per te" dissi, con una falsità nauseante.
Ovviamente Chuck fischiò il calcio di punizione.
"E tu...sei?" disse, visibilmente turbata.
"Blair Waldorf" risposi, con un finto sorriso.
"Allora...tu saresti la ragazza con cui mi ha tradito Nate! Non c'è altra via d'uscita!" gridò.
"Cosa?! No! Io sono...io sono..."
"E' fidanzata con me" esordì Chuck.
Cercai di assassinarlo con lo sguardo.
Ashley parve tranquillizzarsi.
"...Sì, noi...siamo fidanzati" risposi da bugiarda.
Lei però non parve persuasa, e ci disse di darci un bacio, per provarlo.
Mi sembrava stupido, ed infantile, ma l'avevano detto che non era una ragazza a posto. Cercai di oppormi, e anche Chuck mi venne in soccorso, ma quella sciocca insistette, mentre il viso di Nate era preoccupato e speranzoso.
Ci pregava con gli occhi di farlo liberare da lei.
"...d'accordo" disse Chuck.
Guardai lei, poi Nate, poi Chuck.
Gli diedi un veloce bacio sulle labbra, sperando che fosse abbastanza, ma non fu così.
Nate avrebbe dovuto darmi milioni di dollari.
Lo osservai per qualche secondo, e al contempo lui osservò me. Mi posò una mano sulla schiena, che mi fece avere come reazione un piccolo brivido, purtroppo  non fu indifferente a Chuck.
"Se provi a mettere la lingua, ti uccido" comunicai piano.
Lui rise.
Chiusi gli occhi, le mani sui fianchi, scocciata per l'azione che stavo per compiere.
Forse non così scocciata.
Sfiorai il suo naso, per temporeggiare nel tastare le sue labbra, poichè provavo vera paura e imbarazzo. Riprovare il sapore delle sue labbra, il suo viso vicino al mio, era un ossimoro di emozioni. Fascino e disgusto, paura e impazienza, repulsione e desiderio, dolore e piacere.
Chuck baciò le mie labbra, un piccolo bacio, ritornando a sfiorare il mio naso. Il respiro era irregolare. Ancora fu Chuck a trovare le mie labbra, con un bacio nella stessa maniera casto, ma con una sfumatura differente, di sicurezza.
E adesso le mie labbra erano poco aperte, protese verso di lui. Fu la sottoscritta a baciarlo questa volta. E fu un bacio  non uguale ai primi due, con più passione, con più coinvolgimento. Cresceva di attimo dopo attimo, mentre le sue mani non erano più sulla mia schienza, ma sui miei fianchi, e le mie mani sui suoi capelli. Ci avvicinammo e fu  come se fossimo due poli del magnetismo. Le sensazioni erano così antiche e nuove, mi resi conto di quanto mi fosse mancato, di quanto avessi sentito la sua nostalgia. Fu come se non ci fossimo mai lasciati, come se non fossi mai andata via.
Il bacio stava intensificandosi, ad un livello quasi doloroso, le sue mani sul mio corpo, e toccare il suo viso, inebriarmi con il suo profumo, era doloroso.
Sentii Nate tossire, e ci trovammo  doverci dividere.
Guadai Chuck per qualche istante, e poi ci girammo, cercando di riprendere il controllo. Ma quando mi girai Ashley era andata via.
"Nathaniel...dov'è la tua versione femminile di Vlad III? E' andata via?" domandò.
"...da un po'!" fu la sua risposta.
"Cosa? E perchè non ci hai informati? Ho dovuto sentire sofferenze, per farti da amica!" esclamai
"Beh, ho visto come sentiste dofferenze...eravate come due sardine!" disse, ridendo.
"irriconoscente", pronunciai.
"mi devi un miliardo di favori...e te li farò pagare"
"Ma che idiota" pensai.
Chuck tornò ad essere seduto al suo psoto, con il bicchiere di scotch, quasi stoico.
Andai da lui e quasi strappai il suo papillon.
"Non osare mai più infilare la lingua nella mia bocca, perchè ti schiaffeggio". pronunciai.
"Sei stata tu a inaugurare, tesoro" rispose.
Gli feci altre intimidazioni, correndo verso L'atelier, fuggendo da sentimenti che forse non erano mai passati.



  
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