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Autore: ina6882    12/07/2015    2 recensioni
Dolce flirt è una rubrica per cuori solitari all'interno del giornale Dolce Amoris; ogni giorno vi arrivano tantissime lettere di persone che raccontano, col cuore in mano, le loro vicende amorose.
Ognuno ha il coraggio di spedire la sua lettera, alla quale prontamente viene data una risposta.
Lexie Marshall cura questa rubrica e anche lei, dopo un matrimonio fallito è un cuore solitario.
Gli amici la sostengono ad andare avanti e grazie al loro aiuto, dopo sei mesi dalla rottura con suo marito Dake, Lexie si è buttata a capofitto nel lavoro, non volendo più avere relazioni serie e accontentandosi piuttosto di occasionali incontri col suo "partner di letto".. ma non sempre tutto va come viene pianificato; dolorosi ricordi del passato riaffiorano, nuovi amori sono dietro l'angolo.. e se poi ci si mette anche una lettera a sconvolgere le carte in tavola?
"Una lettera a Dolce Flirt" è una storia romantica e vivace e se amate gli intrecci amorosi e le vicende caratterizzata da un velo di ironia, entrate pure! Lascio a voi l'incarico di trovare la pazienza di arrivare fino alla fine, spero non ve ne pentirete.. ^-^
In ogni caso vi auguro BUONA LETTURA!
Ina
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dolcetta, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2.

 
 
“ Certe persone sono come le zanzare,
sembrano fatte apposta per infastidirci. ”

Giovanni Soriano
 
 

Quando poco dopo passo nella saletta adiacente all'ufficio principale della redazione, mi ritrovo davanti la segretaria che, giocherellando con una matita sulla cui sommità spicca una piuma finta color fucsia, appena mi vede si mette a ridere esclamando: « Ah-ah! Era ora! Finalmente il capo ha deciso di licenziarti in tronco, visto la tua negligenza sul lavoro ».
Le lancio uno sguardo in tralice; lei, per nulla intimorita e totalmente impassibile, posato il suo giochino, inizia ad ispezionarsi le doppie punte della sua enorme chioma dorata, lanciandomi di tanto in tanto sorrisetti beffardi e divertiti. 
Non riesco a sopportare quel modo di fare e, non preoccupandomi minimamente che qualcuno possa passare di lì, o ancora meglio che sia proprio la direttrice a fare capolino dalla porta, le rispondo a tono: « Oh, ma buongiorno anche a te Ambra. Sono felice di sapere che hai imparato un nuovo vocabolo riuscendo ad arricchire, per quel che possibile, quel lessico scarno che ti ritrovi ».
Lei di tutta risposta resta indifferente alle mie parole e continua nella sua minuziosa operazione che la tiene costantemente impegnata la maggior parte delle ore di lavoro, quando, ad un tratto, sempre senza scomporsi, inizia a ridere nuovamente e proclama con superiorità mettendo una mano di fronte alla bocca con fare civettuolo: « È inutile che fai la saputella cara mia; può anche darsi che tu sia intelligente, ma sei di una pigrizia assoluta. La signora Nicolas si lamenta sempre dei tuoi continui ritardi che ultimamente si stanno facendo sempre più lunghi. Sono felice però, perché ti sei data la zappa sui piedi da sola e finalmente ti licenzierà ».
Personalmente non sono una persona bellicosa che ama battibeccare, ma da quando ho fatto la sua conoscenza, mi sono subito resa conto che Ambra riesce a tirare fuori il peggio delle persone, me compresa. 
Conoscendola ho capito di non riuscire in nessun modo a sopportarla o digerirla perché, come disse un giorno il comico Fechtner, lei è sicuramente il tipo di persona che rende nervoso anche il caffè. 
Al giornale si sente sempre Miss popolarità e crede di essere superiore a tutti noi solo perché è la segretaria della direttrice. 
La cosa sorprendente è che non si rende conto, o fa finta di non capire, che questo è dovuto solo a suo fratello Nathaniel il vice direttore del giornale. Molti dei miei colleghi si domandano se l'assunzione di Ambra non sia stata solo una grande spinta da parte del fratello che, per ragioni di parentela, ha sorvolato su molti difetti che lei possiede. Più di uno ha spesso asserito che avrebbe voluto incontrarlo per dirgliene quattro, ma il vice direttore non si è mai fatto vedere alla redazione. È sempre in viaggio per affari e si sente solo via e-mail con la direttrice. 
Tutti però sono concordi nel sostenere che se non fosse stato per lui, Ambra non sarebbe mai stata assunta perché non sa fare assolutamente nulla e all'inizio dovevamo pensarci noi a spiegarle come si facesse una semplice fotocopia, mentre ora si sente padrona del mondo solo perché ha imparato finalmente a usare la fotocopiatrice. 
Per di più a mano a mano che ognuno di noi ha fatto la sua conoscenza ha capito quanto sia esasperante e, così, nessuno la sopporta, visto che oltretutto critica costantemente il nostro lavoro quasi a far credere che lei sarebbe capace a fare di meglio, quando invece passa tutto il giorno a controllarsi l'acconciatura, il trucco e a mettersi lo smalto sulle unghie. 
La guardo mentre esercita questo stancante lavoro dopo avermi lanciato le sue solite frecciatine acide.
Se crede di intimorirmi con i suoi stupidi ragionamenti ha sbagliato di grosso. Già ci pensa la direttrice a traumatizzare chiunque in questo ufficio e basta e avanza. 
Mi avvicino alla sua scrivania e le rispondo divertita: « Beh, se è per questo, allora vorrà dire che ci licenzierà entrambe ».
Va bene essere la segretaria, ma questo non le dà nessun diritto di mettere il becco in cose che non la riguardano, primo fa tutti il mio posto di lavoro.
È una cosa che fa spesso con molti dipendenti anche se sembra avere una particolare predisposizione per me.
La osservo mentre si sposta una ciocca di capelli dal viso e mi guarda di traverso con lo sguardo più torvo che possiede.
Sono sicura che sta cercando il modo migliore per scatenare una battaglia contro di me e, se ciò dovesse accadere, userà tutte le armi che ha a disposizione per riuscire a spuntarla.
Discutere con lei non è per nulla una cosa facile, primo perché non si astiene dal lanciarti addosso cattiverie gratuite, il più delle volte false; secondo perché lo fa urlando per far accorrere la direttrice che le dà immediatamente ragione.
Ci sono però alcune volte in cui la signora Nicolas è molto impegnata per stare dietro alle cavolate che combina, quasi ogni giorno, la sua segretaria e la lascia, pertanto, da sola a risolvere la questione e a sbollire la rabbia.
Sono questi i casi in cui Ambra sfodera fuori la sua ultima carta, un jolly che si riserva solo per i momenti in cui si trova in difficoltà, quando non sa cosa dire per far tacere il suo avversario. E così si innalza sul piedistallo iniziando a blaterare: "Tu non sai chi sono io! Sono la segretaria del capo e nulla mi impedisce di andare a raccontarle tutto". 
Ecco, quelle sono le volte in cui mi manda completamente su tutte le furie. 
Forse sono io che ho un'avversione particolare per le segretarie, o forse sono loro a non sopportare me, ma ogni volta che dice quella dannata frase riesce a rendermi di un umore peggiore del solito che mi assale quando la incontro.
È sempre stato così tra di noi e non solo con me, ma con tutto il personale della redazione. 
Il giorno in cui, grazie all'aiuto di suo fratello, Ambra è riuscita ad ottenere il posto di segretaria, sostituendo una delle tante che avevano provato nell'impresa di essere simpatiche alla direttrice, si è presentata nell'area destinata alla pausa caffè impettita nel suo abbigliamento firmato, sculettando in modo malizioso e ammiccando verso qualunque uomo o ragazzo le si presentasse davanti. 
Però dopo i primi dieci minuti di conversazione, ha risposto in malo modo a Violet la nostra grafica, una ragazza tranquilla e pacata amata da tutti al giornale perché ha un carattere dolce e sempre disponibile, e in questo modo è riuscita a scatenarsi addosso l'antipatia generale, cosa che non ha voluto per nulla cambiare, anzi, si è impegnata ad alimentare giorno per giorno. 
La cosa strana è che nessuno le ha mai dato modo di arrabbiarsi o restare male per qualche parola di troppo, anzi, ogni discussione è sempre sorta per causa sua; e così è passato il tempo e a parte che con la direttrice e due ragazze che aiutano qua e là, non parla con nessun altro della redazione, a meno che non si tratti di discutere e litigare.
A distanza di poco più di un anno nessuno ancora è riuscito a capire il perché di questi comportamenti e credo proprio non ci riusciremo mai.
La osservo mentre continua a guardarmi di traverso, evidentemente indispettita dal mio modo di reagire alle sue provocazioni.
Rimane in silenzio per un po'. I suoi occhi nel frattempo sono diventate delle piccole e sottili fessure attraverso le quali posso intravedere i suoi occhi verde acqua che mi analizzano con attenzione.
Se l’idea della battaglia non l’ha ancora allettata, credo che stia pensando comunque al modo migliore di passare al contrattacco, ma non mi va proprio di aspettare che si risvegli dal suo sogno ad occhi aperti, quindi mi sposto per andare nell'ufficio della direttrice; afferro la maniglia della porta e sto per girarla ed entrare quando lei mi piomba addosso mettendosi di mezzo. 
Ci ritroviamo così a pochi centimetri l’una dall’altra a una distanza tanto ravvicinata che riesco a sentire l'odore nauseabondo di tutto il profumo che si è spruzzata addosso. Cerco di trattenere il respiro e indietreggio di un passo.
« Dove vai?, » mi chiede con tono talmente allarmato da farmi sussultare.
« Ma sei impazzita per caso? Come dove vado? Dalla direttrice, ovvio no? Che pensi che mi diverta a venire qui per incontrarti, se non fosse che ho altre faccende da sbrigare?! ».
« Non puoi entrare, » si affretta a rispondere, « La signora Nicolas ora è in riunione con mio fratello ».
Rimango in silenzio a quelle parole. Allora finalmente questo vice direttore ha deciso di farsi vivo al giornale?! Chi sa quando gli altri lo verranno a sapere. Sicuramente più di uno vorrà venire e parlare con lui, anzi forse sarebbe meglio dire urlare contro di lui a nome di tutti i giornalisti, per la questione Mss segretaria.
Ambra è ancora in piedi di fronte a me e mi guarda da capo a piedi, soffermando il suo sguardo sul foulard che ho allacciato al collo.
« Hai capito?, » mi dice dopo un po', « allontanati. La direttrice non ti può ricevere ora ».
« E allora perché mi hai chiamata dall'interfono dicendo che era urgente? Se avessi saputo di dover aspettare, sarei rimasta nel mio cubicolo a rispondere ad almeno altre cinque lettere, » rispondo spazientita dal suo atteggiamento.
Certo come no? E questa da dove mi è uscita?
Sono stata a fissare lo schermo per un sacco di tempo senza sapere come rispondere, per di più con Al che non la smetteva di tormentarmi. 
Per fortuna lei non può sapere nulla di tutto ciò,  ma comunque le mie parole sembrano divertirla.
Si sposta nuovamente verso la sua postazione trascinandosi dietro la scia di profumo che sembra seguirla come uno sciame di api alla ricerca del polline. Sono sicura che se andasse in un campo si ritroverebbe davvero con delle api alle calcagna con tutta quella puzza di fiori che ha addosso.
Quel modo di fare mi innervosisce come al solito, ma, prima di partire in quinta e rispondere ancora in malo modo, continuo a fissarla aspettandomi una sua reazione. Lei dopo essersi seduta dietro la scrivania mi guarda col suo solito sorrisetto, finché non inizia a ridere in modo sforzato: « Ah, ah, ah! Oh, oh, oh! Mi fai davvero ridere! Questa si che è bella! Lexie Marshall che parla di lavorare. Credevo passassi tutto il tempo a dormire, » gracchia compiacendosi delle sue parole, ma, dopo questo, se crede che io resti zitta ha sbagliato di grosso.
« Beh, detto da te è un po' troppo non trovi? Passi tutto il tempo a ispezionare la tua persona e non ti accorgi neanche di chi ti sta intorno, tanto meno della direttrice che, il più delle volte, deve sbrigarsi le faccende da sola. Poi, una volta che sembri ricordarti che questo è un posto di lavoro e non un salone di bellezza, sbagli anche a chiamarmi distogliendomi dal lavoro. Questa sì che è professionalità, brava!, » rispondo mimando un finto applauso.
I suoi occhi si chiudono nuovamente in due piccole fessure e mi guarda con un disprezzo tale che sembra volermi fulminare seduta stante. 
Non capisco per quale motivo si comporti così. Eppure non le ho mai fatto nulla che potesse scatenare la sua ira; è stata solo lei che, sin dall'inizio, ha deciso che nessuno le andasse a genio e così tutti si sono dovuti adeguare. Infatti, da quel che ho costatato in seguito, ha la bellissima dote di possedere questo bellissimo carattere di cacca che riesce a tenere lontano chiunque faccia la sua conoscenza. 
È un'arma vera e buona e forse questo non è il posto adatto dove sfruttarla al meglio. Io la vedrei piuttosto come buttafuori di una discoteca; riuscirebbe a fulminare gli imbucati ad una festa prima ancora che questi abbiano varcato la soglia. Però è anche vero che questo bel caratterino non le ha permesso di mantenere altri posti stabili, mentre qui al giornale è l'unica che riesce a gestire il caratteraccio della direttrice. Beh, non proprio gestire, direi piuttosto addolcire a forza di una assidua dose di buon lecchinaggio, un'altra dote che possiede e usa in caso di bisogno. 
A volte mi chiedo se gli altri giornalisti non abbiano ragione; sembra impossibile che suo fratello non abbia fatto caso a tutti questi requisiti che lei possiede, prima di assegnarle il posto, a meno che non abbia sorvolato di proposito chiudendo gli occhi solo per la parentela che intercorre tra di loro.
Noto che continua a fissarmi. A quanto pare le mie ultime parole l'hanno indispettita maggiormente, perché esclama: « Ti ricordo, mia cara, che quella ad essere stata convocata dalla direttrice sei stata tu e non io. Lo sai che lei non convoca se non perché è arrabbiata o scontenta di qualcosa e stranamente oggi ha deciso di chiamarti, dopo mesi che continua a richiamarti per i tuoi ritardi. Quindi, non so te, ma io mi farei qualche domanda prima di accusare chi lavora davvero »; e così dicendo un sorriso beffardo le appare sul volto, mentre fa finta di sistemare delle cartelle, che tra l’altro sono già in ordine, su uno scaffale dietro le sue spalle.
Chi lavora davvero... questa si che è bella. Lei non è certo quel tipo di persona, ma forse il suo ego smisurato la induce a credere che, comportarsi nel modo che lei ritiene più consono, sia paragonabile al vero lavoro che una segretaria dovrebbe svolgere; e questo naturalmente comprende estenuanti ispezioni sulla sua persona.
Nonostante questo, e nonostante il fatto che mi dia fastidio ammetterlo, devo dire che ha ragione. La signora Nicolas non è una che ama convocare i giornalisti nel suo ufficio, sopratutto perché non le piace parlare con loro, a meno che non sia una questione urgente, come il fatto di essere scontenta del loro lavoro.
Negli ultimi mesi mi ha richiamata spesso sottolineando i continui ritardi della mia rubrica, quindi spero tanto che Ambra non abbia ragione, altrimenti non si sa mai, che questo possa essere il mio ultimo giorno qui.
Cerco comunque di non dare peso alle sue parole, perché so che il suo scopo è quello di zittirmi e sentirsi in questo modo superiore a me più di quanto già non si senta.
« Sai quando finirà questa riunione?, » chiedo osservando l’orologio appeso alla parete che segna le nove precise.
Mi trovo qui da una ventina di minuti e non sto riuscendo a sopportarla. Spero che la direttrice finisca presto altrimenti non so se tra un po' potrò ancora rispondere delle mie azioni.
« Non lo so; credo però che dovrai aspettare e non pensare che questo mi renda felice, dato che dovrò sopportare la tua compagnia fino a quando Nathaniel e la signora non finiranno ».
Non posso fare a meno di sbuffare esasperata.
Sto cercando con tutte le mie forze di non saltare sulla scrivania per strozzarla, una cosa che lei sta riuscendo a rendere sempre più difficile visto che continua a guardarmi sorridendo come un’oca.
So già a cosa sta pensando, non ha fatto altro che ribadirlo da quando sono qui, e questo non fa altro che farmi innervosire maggiormente.
Restiamo per i restanti dieci minuti in silenzio ognuna interessata alla sue faccende, quando finalmente la porta si spalanca e una voce maschile riecheggia nella stanza.
« Arrivederci signora ».
« Arrivederci Nathaniel, conto su di lei, » risponde la direttrice alle sue spalle.
Mi alzo in piedi dalla poltrona dove mi ero seduta durante l’attesa, quando lui esce dall’ufficio e non posso fare a meno di notare quanto sia affascinante.
Ha un bel portamento, fisico slanciato, capelli biondi, occhi ambrati e volto regolare. Lo osservo in silenzio mentre si avvicina a salutare la sorella; si vede che sono fratelli, si assomigliano moltissimo.
Sembra non essersi accorto della mia presenza, fino a quando Ambra non mi guarda divertita esclamando: « È giunto il tuo turno, cara ».
Solo allora anche lui si volta verso di me restando per un attimo in silenzio finché questo non viene rotto dalla voce della direttrice che mi chiama.

   
 
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