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Autore: SuperGoat    14/07/2015    5 recensioni
Camelot, otto anni prima dell'arrivo di Merlino. Un sogno profetico mostra a re Uther Pendragon una spada conficcata in una roccia. Colui che la estrarrà dalla roccia, viene rivelato al re, sarà destinato ad unificare i regni d'Inghilterra e regnare su tutto il mondo conosciuto, accompagnato però da un maledizione.
Solo un Pendragon può estrarre la spada dalla roccia, non avendo altri parenti se non due figli piccoli, Uther si convince di essere lui il prescelto.
Una storia dedicata a quelli che, come me, sono rimasti leggermente interdetti nel vedere Excalibur, la mitica spada dalla leggenda. ridotta dalla serie "Merlin" ad un inutile trucchetto di magia. In occasione della messa in onda della puntata 4x12, indignata per la poca importanza data a questa parte della leggenda, creai questa storia ambientata nella Camelot del passato che conferirà ad Artù l'opportunità di estrarre, per conto suo, la spada dalla roccia, pur senza creare contraddizioni con la trama della serie TV (o almeno si spera).
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
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"Bevete questo, sire" disse Gaius porgendo ad Uther una fialetta dal colore per nulla invitante, c'erano volute ore perché Gaius si presentasse con la pozione ma ora era il momento, Uther prese la fiala e la stappò senza ulteriori esitazioni. "Quando la berrete, sire" spiegò Gaius "sarà come rivivere il sogno" "era quello che volevo, Gaius" affermò lui e sollevò la fiala come in un brindisi, "non vi accorgerete di stare sognando" aggiunse Gaius "per voi la realtà sarà il sogno" Uther era annoiato, bevve d'un fiato, presto l'immagine di Gaius scomparve d'innanzi a lui e al suo posto apparirono le fronde degli alberi. 

Uther Era disteso per terra, confuso, come se non ricordasse qualcosa di importante, fece uno sforzo mentale, guardandosi attorno si accorse di essere in una radura solitaria, ma non era proprio solitaria visto che attorno a lui poteva sentire chiaramente le voci concitate degli uomini che si preparano alla battaglia, ancora tranquille nonostante la tensione...era in un campo militare a pochi giorni dalla battaglia finale...si portò una mano al pettorale di cuoio, lui era un soldato, un quattordicenne con la fortuna di essere già cavaliere, forse non meritata, e per una ragione che non ricordava si stava sottraendo ai suoi doveri concedendosi un attimo di pausa.
Sentì qualcuno muoversi tra i cespugli e saltò in piedi con l'agilità che gli era tipica, del resto aveva solo quattordici anni, dalla boscaglia saltò fuori un ragazzetto poco più vecchio di lui, Uther provò un sentimento gioioso nel vederlo, era Herbert, suo cugino e il suo migliore amico. "Hai finito di fare la cacca?" chiese Herb...era per questo che si trovava lì...Uther si grattò la testa chiedendosi come mai non lo ricordava "perché mi guardi come un ritardato?" Chiese ancora il cugino "perché mi hai interrotto mentre liberavo le viscere" rispose lui in automatico "beh dovrai ritardare" tagliò corto l'altro "Bruta ha convocato un consiglio speciale di guerra".

Uther ed Herbert si misero a camminare di buon passo per il ripido sentiero a tornanti che portava all'antica roccaforte che avevano accomodato a "Castello di Camelot". Non potevano disobbedire ad un ordine di Bruta, anzi erano addirittura felici, quasi onorati di essere stati convocati da lei, era la sorellastra maggiore di Herbert, cugina di Uther e tutrice di entrambi ma, molto di più, era il comandante supremo degli eserciti uniti della Britannia e il più abile combattente che la storia avesse mai visto....e loro facevano parte del suo consiglio di guerra. Era una cosa fantastica.
Camminando Uther ed Herbert parlavano del più e del meno, non facevano fatica in salita, i loro giovani corpi erano un intreccio di muscoli, il sole risplendeva e, nonostante la guerra fosse alle porte, Uther pensò che quelli erano i tempi d'oro. 
Entrarono nel castello spingendo da loro le grandi porte di quercia, non c'erano servitori all'accampamento militare. Bruta e i cavalieri erano già arrivati e avevano preso posto attorno ad una grande tavola di legno circolare, la tavola era già lì quando avevano preso il castello, nel vederla Bruta aveva emesso un lamento sconcertato e poi aveva immediatamente convocato il falegname e gli aveva commissionato una sedia diversa per lei "altrimenti come si capirà chi è il capo?" aveva detto. 
Una folla di fanti e arcieri attorniava confusamente i cavalieri seduti al tavolo, Uther si fece largo e riuscì a prendere posto accanto al comandante come sempre faceva. Erano al completo, Bruta si alzò in piedi e prese la parola "ci è stato comunicato da una fonte attendibile che i druidi hanno piazzato..." Uther non riusciva a stare attento, preso dalla solennità del momento, scrutava i volti dei commilitoni radunati intorno al tavolo con una strana sensazione di nostalgia per lui inspiegabile quali fossero amici persi da tanto tempo.

Bruta, china sulla mappa ad illustrare le tattiche di battaglia, non aveva ancora compiuto 22 anni ma ad Uther sembrava ne avesse molti di più, il suo volto familiare era autoritario e al tempo stesso rassicurante, Uther aveva soli otto anni in meno eppure sentiva di dipendere da lei. 
Al suo fianco Maraus de Boir, lo stratega, ascoltava serio, di tanto in tanto sorrideva e annuiva, quando concordava o riconosceva una parte del suo piano, anche lui aveva ventidue anni e da tutti era considerato un genio invincibile eppure nel guardarlo in quel momento Uther ebbe la sensazione che a lui rimanessero poche ore di vita. 
Più in fondo c'era Herbert fratello di Bruta sempre sorridente e con un gusto sfrenato per l'alcol, a buona ragione era il migliore amico di Uther. Dopo di lui il più giovane dei cavalieri era Tristan de Boir, sedici anni, capelli biondi, aria seria e ancora non un filo di barba. Uther allungò lo sguardo tra i fanti e i cavalieri meno importanti, cercava la sorella di Maraus e Tristan, Ygraine. Qualcosa lo folgorò: un occhio di un azzurro intenso lo fissava tra le spalle de soldati rimasti in piedi "Artù" pensò Uther senza alcuna ragione, ma poi si corresse "Ygraine" chi diavolo era Artù? Non lo sapeva.

Uther pensava spesso ad Ygraine, e se ne vergognava, lei aveva solo undici anni e tutti dicevano che sembrava un ragazzino, erano invidiosi perché Ygraine batteva tutti in combattimento, eccetto Uther ovviamente. In quel momento peró Uther sentì una sensazione strana, l'impulso di abbracciarla e non lasciarla andare via, quasi la paura che lo facesse...distolse lo sguardo per controllarsi.

Proprio in quel momento le porte di spalancarono ed entrò di corsa il piccolo Gorlois, ricognitore, il ragazzo si piegò in due e si accasciò a terra senza fiato. "Dategli dell'acqua e fatelo sedere" ordinò Bruta girando attorno al tavolo per raggiungere il ragazzo, doveva aver percorso molte miglia correndo, anche Uther si avvicinò cautamente all'amico. Bruta si era chinata su di lui "che cosa hai visto Gorlois?". 
"Immortali" riuscì a dire il ragazzo "come sarebbe a dire" Bruta era incredula "i druidi" cercò di spiegare Gorlois per ciò che il fiato gli consentiva "erano cinque...in pattuglia" dovette fermarsi ancora "li ho trafitti con le frecce...li ho...loro...non morivano". La sala si riempì di bisbigli sconfortati, "non è possibile" replicò Sir Jagua "nessuno può essere immortale" ma la gran parte di loro sapeva che dai druidi non ci si poteva aspettare altro. Joe due spade sputò a terra "dannati stregoni" annunciò "sempre a giocare sporco" molti si rivolgevano a Bruta "che cosa faremo, signore?" "Non possiamo ritirarci...o no?" "Dove andremo?", il comandante chiuse gli occhi e Uther si preoccupò, doveva essere una decisione difficile, lo capiva, ma avrebbe trovato la soluzione? Infine Bruta aprì gli occhi e iniziò a parlare ed Uther ebbe l'impressione di avere già sentito quel discorso "il nemico è più forte di noi" iniziò "un nemico che ci supera in numero e non si fa scrupoli ad uccidere" si alzò in piedi "affrontarli domani sarà un suicidio" gli uomini ascoltavano increduli ma Uther...Uther lo sapeva dove andava a parare "se qualcuno volesse andarsene, se volesse evitare una morte inutile, io posso assicurarlo, non si macchierà di disonore" annunciò "anzi, mi farebbe un gran piacere sapervi vivi e in salvo" fece una pausa "aihmé, peró, io vi conosco uno per uno" spostò gli occhi per la sala "senza il contributo di ogni singolo uomo noi non saremmo qui" si alzarono borbotti di approvazione mentre Uther sentiva crescere l'emozione, aveva già sentito quel discorso "siamo arrivati da oltre le montagne a sud" disse Bruta "da oltre il mare" sussurrò Uther "da oltre il mare, dalle colline a nord e le isole a est" continuò Bruta "ci siamo uniti sotto un unico scopo, abbiamo marciato..." "Come un'unica schiera" completò Uther tra se è se "e adesso è a chiamarci un unico dovere!" Tutti tacevano eccetto Uther che ripeteva la parole quasi fosse un coro "vi conosco uno per uno" ripeté Bruta da sola "ma non serve....perché chiunque senta nel suo cuore quella passione ardente di giustizia umana, di lealtà, di onore, di amor di Patria che spinge l'uomo al sacrificio estremo quello è membro del mio esercito" aveva detto le ultime parole alzando il tono "ed é ciascuno di voi!" Puntò il dito fuori dalla porta "in quella valle combatteremo" annunciò "laddove il loro vantaggio numerico non sarà un'umiliazione" spiegò "in quella valle combatteremo e in quella valle cadremo" aggiunse "in quella valle saremo ricordati" continuó Bruta "e in quella valle trionferemo" conclusero Bruta e Uther all'unisono.

Tre ore dopo regnava nell'accampamento una finta quiete, erano tutti usciti a godere del sole del mezzogiorno e di quella brevissima tregua, Bruta sedeva con le gambe a penzoloni sul crepaccio con una faccia da funerale, in un modo o nell'altro, aveva condannato i suoi uomini a morte certa...ad Uther premeva farle una domanda, una domanda che lo stava tormentando "ehm...Bruta" iniziò "Uther" lo salutò lei accennando un sorriso "cosa c'è?" Uther non sapeva come fare quella domanda pazzoide "il discorso nella sala della tavola rotonda..." Bruta arrossì leggermente si imbarazzava sempre pensando ai suoi discorsi ed erano un argomento taboo ma non lo rimproverò "non è che per caso lo avevi già fatto?" "Già fatto?" Ripeté perplessa "magari quando ero piccolo...era come se lo avessi già sentito" Bruta rise "ne avrò fatto miliardi simili" affermó "ma lo stesso...le stesse parole é impossibile" "dici?" Uther era deluso, Bruta ci pensò "ma si...è la prima volta che combattiamo in una valle" Uther si accorse che era vero eppure "e in quella valle trionferemo" erano parole che conosceva, quasi le avesse ripetute a se stesso milioni di volte, Bruta era lì, poteva aiutarlo "ma..." Iniziò a dire "Uther!" Gridò una voce ed Uther ebbe un sobbalzo al cuore "Uther!" Ygraine correva verso di lui con due rami d'albero tra le mani.
Gli lanciò uno dei due rami "battiti con me" disse, Uther sorrise e da quel momento ebbe occhi e pensieri solo per lei, provò un fendente a vuoto "si potrebbero usare come spade finte" convenne "avanti!" Incitò Ygraine e subito incrociarono le spade, Uther rideva non era mai stato così felice, ma era anche attento, quando Ygraine provò un fendente in basso lui lo parò in spazzata con forza e il bastone di Ygraine si staccò di netto come tagliato da una lama, Ygraine scoppiò a ridere, rise anche Uther, "forse non era poi così buono" disse la ragazzina. Uther gettò uno sguardo a Bruta, più affranta che mai, ancora sull'orlo di quel precipizio, vide Maraus avvicinarsi, chinarsi su di lei e sussurrarle qualcosa, lentamente, Bruta si alzò e lo seguì nella foresta, Uther e Ygraine si scambiarono un'occhiata insospettita e senza dirsi nulla li seguirono di soppiatto.

Senza farsi notare si addentrarono nel bosco, sempre più fitto e, silenziosi camminarono fino ad una radura, quando Bruta e Maraus si fermarono Uther e Ygraine si acquattarono dietro una roccia. Ygraine tratteneva le risate e canticchiò "tra rose e fior, nasce un amor" Uther si soffocò per non ridere ma si concentrò sui due adulti, avevano raggiunto una roccia che si ergeva solitaria all'interno della radura, su di essa era stata posta un'incudine e nell'incudine, notó Uther con stupore, era conficcata una spada!

Bruta si inginocchiò a studiarla "Excalibur" la chiamò "come hai fatto a ripararla?" Maraus accarezzò la roccia "questa spada è stata forgiata nelle viscere della terra" spiegò "il fuoco scorre dentro questa roccia" aggiunse "e non è mai venuto fuori" "ad ogni modo le storie sul fatto che sia invincibile sono soltanto dicerie" taglio corto Bruta "era la spada di mio padre" Bruta non parlava mai del padre, Uther e Ygraine ammutolirono "non gli ha impedito di morire, così come suo padre prima di lui, e l'uomo a cui la sottrasse" Bruta era pensierosa "di una cosa sono certa" disse "questa spada porta con se una maledizione" decise di spiegarsi "chiunque l'abbia posseduta è morto di una morte precoce e violenta, spesso per tradimento, e lo stesso è valso per figli e consorti" Maraus ascoltava con l'aria di chi sapeva già tutto "mio nonno e sua moglie" elencò Bruta "mio padre, mia madre e la moglie che sposò dopo di lei, madre di Herbert" Uther ascoltava scioccato "ma anche il padre di Uther, fratello di mio padre, e sua moglie, mia zia" era una conferma, Uther immaginava il seguito "il destino mio, di Herbert e di Uther è ormai segnato" con un groppo in gola Uther guardò Ygraine e lei ricambiò lo sguardo...pensò ai figli che avrebbe potuto avere da grande, un ragazzino biondo simile ad Ygraine, e una ragazza bruna e bella, provò dolore nell'immaginarli morire nonostante fossero solo frutto della sua immaginazione, provò più dolore per loro che per se stesso ed Herbert. Maraus e Bruta continuavano a discutere. "Questa spada è l'arma più potente che abbiamo" diceva Maraus "ho trovato l'elemento che le consentirà di distruggere ogni cosa" "sarebbe?" "Il respiro del drago" Sir Maraus aveva trovato la soluzione "noi non abbiamo un drago" fece notare Bruta ma Maraus era uno stratega "noi no.." Disse "ma i druidi si" Bruta sorrise "chi potevano mandare in pattuglia?" Chiese Maraus "chi se non gli immortali?" Insistette "ma non possono esserlo tutti, sono oltre diecimila, quanta magia dovrebbero avere?" "Troppa" sussurrò Bruta "se resistiamo a lungo li faremo preoccupare" concluse Maraus "e il drago ce lo porteranno loro" Bruta balzò in piedi "sei un genio!" Affermò "brandisci questa spada in battaglia, comandante" Bruta avanzò verso la spada e poggiò la mano sull'elsa 
La estrasse con facilità e con naturalezza la alzò al cielo ed Excalibur brillò al sole e si rifletté sulla cotta di ottone della guerriera e sull'aquila che vie era incisa.

Excalibur luccicava al fianco del comandante mentre questi parlava , la battaglia era alle porte "È la resa dei conti" lo era davvero "morire o vivere" disse 'vincere o perdere, non conta più, non conta più nulla di tutto ciò" i soldati tremavano "ciò che conta è farsi onore" affermò "vedranno di che pasta è fatto l'uomo che combatte per onore" concluse "andiamoci a prendere il premio divino che ci spetta". La battaglia scoppiò in fretta e in fretta volse alla fine. "Muoiono" aveva esclamato Bruta stupita dopo aver trafitto un druido con Excalibur "i miei no" aveva mugulato in risposta Herbert, Bruta aveva occupato una posizione strategica così che tutti i druidi convogliassero verso di lei,con l'aiuto di Uther ed Herbert, posti poco più avanti ai lati che facevano in modo andassero nella giusta direzione, Maraus dirigeva tutto dal suo cavallo su un'altura di 30 metri, scoccando frecce dal piumaggio bianco oppure nero. Presto l'esercito dell'ancora non nata Camelot aveva circondato il nemico, impedendone la ritirata ma anche l'avanzamento, come Maraus aveva predetto non tutti erano immortali, dopo ore di combattimento i druidi erano decimati ma gli uomini di Camelot erano stremati e in particolar modo lo era Bruta, che non aveva avuto un attimo di tregua, ma da buon comandante quale era non lo dava a vedere.
 
Una freccia sibilò in aria passando a pochi centimetri dalla testa di Uther e trafisse il braccio destro di Bruta, fuoriuscendo dal gomito per almeno trenta centimetri, Bruta gridò e le dita cedettero sotto il peso della spada che scivolò a terra, Uther ed Herbert si affrettarono a creare un muro di protezione davanti al comandante.

Un'altra freccia solcò il cielo e il macabro suono del dardo che andava a segno fu seguito pochi secondi dopo da un tonfo sordo, Maraus, con una freccia piantata in petto era piombato dalla sella del suo cavallo, trenta metri più in alto, a pochi centimetri da loro, sul fondo della valle. 

Bruta, disarmata, si portò da lui barcollando "Maraus" chiamò, lo stratega aveva gli occhi aperti "Bruta" rispose "credo che" sputó sangue "io stia per morire" Bruta si sfilò un guanto per posargli la mano nuda sul volto "va tutto bene" gli prese una mano "stai solo morendo dopotutto" si rivolse ad Uther con tutt'altra espressione "concentrati sulla battaglia!" Ordinò, Uther si girò ma poteva ancora udire le loro voci, Maraus parlava con voce morente "ricordi quella volta che ci vestimmo da anziani per mangiare gratis all'ospizio?" Lui e Bruta erano cresciuti insieme, Bruta scoppiò a ridere "e mangiammo criticando le truffe dei giovani d'oggi" ricordò lei "mi sarebbe piaciuto" disse Maraus "diventare anziano" specificò "pensa, Bruta, il nostro cervello e la saggezza della senilità" "un misto spietatamente perfetto" convenne Bruta "perfezione per il quale il mondo non è ancora pronto" concluse Maraus "per il momento" aggiunse "spacca qualche testa per me, Bruta" Uther si girò, tentato, per vedere Maraus esalare l'ultimo respiro, la sua mano abbandonare quella di Bruta e lei portarsi due dita agli occhi e, forse, piangere poi alla fine, alzarsi in piedi. 

Uther si era distratto per pochi secondi. "Uther attento!" Gridò Bruta, e prima che lui potesse accorgersi di nulla lei lo aveva spinto fuori dalla linea di traiettoria di un druido armato di ascia, nel farlo, però aveva lasciato che la stessa le squarciasse il fianco destro. Il druido restò immobile a fissare il suo lavoro soddisfatto, aveva colpito a morte il comandante nemico, Bruta ebbe tutto il tempo di far scivolare per terra la mano destra a raccogliere la spada e piantargliela in petto, poi crollò a terra. "Bruta!" Uther si gettò sul suo comandante sentiva sulle spalle tutta la responsabilità del suo ferimento e la paura della sua morte già lo attanagliava, aveva solo quattordici anni, e lì, in un campo di battaglia, vedeva morire l'unica persona che,da bambino, lo aveva reso uomo, dopo la morte dei genitori, punto di riferimento di tutti i suoi sentimenti migliori. Bruta, bianca come il cadavere che presto sarebbe stata moriva per sua colpa e con lei morivano tutte le speranze di assomigliarle. "Aiuto!" Gridò con voce strozzata e accorse Herbert, sconvolto almeno quanto Uther nel vedere l'invincibile sorella in fin di vita. "Uther" gorgogliò Bruta alzandosi sui gomiti "Herbert" riuscì a salire in ginocchio reggendosi ad una roccia "ascoltatemi è molto importante" afferrò la sua spada "questa spada apparteneva a mio padre, Sigfrido" barcollò "è molto antica" disse "si dice che con essa Enea giunse da Troia e fondò Alba Longa, con questa lui fondò Roma" sollevò la spada con sforzo immane "anche noi siamo esuli come lui, e con questa spada uno di voi due fonderà un nuovo regno, una nuova Alba Longa" la conficcò nella roccia come se questa fosse fatta di burro "quando crederete di essere pronti ciò che dovrete fare sarà venire qui ed estrarre la spada dalla roccia" chiuse gli occhi "impugnate la spada della stirpe del drago e ovunque sarà Patria" Detto questo Bruta morì.

Uther chiuse gli occhi, adesso ricordava tutto, da quattordicenne era tornato ad essere il re di Camelot, ricordava, Herbert gli aveva dato la colpa della morte di Bruta avevano litigato e lui se ne era andato per sempre, sedici anni dopo Uther era venuto a sapere della morte del cugino, avvenuta in guerra neanche un mese dopo la morte di Ygraine, non gli era interessato. Adesso il trentesimo anno dalla morte di Bruta stava per compiersi e Uther non si era mai sentito degno di finire la sua opera. Riaprì gli occhi, i soldati, la guerra, i cadaveri, erano scomparsi ma qualcosa era rimasto immutato "la spada è ancora lì Uther" la voce di Ygraine adulta risuonò per la valle "attende di essere estratta, e solo un Pendragon può farlo" Uther cercò la moglie con gli occhi "chi estrarrà la spada dalla roccia" profetizzo Ygraine "unirà una volta per tutte i cinque regni, egli sarà re, nel passato e nel futuro, morirà per opera e per mano di chi gli è più caro" per un attimo Uther poté giurare di aver visto Ygraine apparire dietro la spada poi una sequenza di immagini si susseguirono: un corvo che dilaniava la carne dei cadaveri dopo una battaglia, un anziano in tunica rossa, una giovane donna dai capelli neri trafitta da una lama, un soldato che chiude gli occhi al compagno caduto, un re che esala l'ultimo respiro.

"Ygraine" disse Uther svegliandosi, era nella sua stanza e Gaius lo guardava "è mia la colpa della sua morte" Gaius gli rivolse lo sguardo annoiato di chi ha sentito un miliardo di volte la stessa lagna ma Uther continuó "C'è una maledizione!" Esclamò portandosi le mani ai capelli. "Cosa avete visto, sire?" Chiese Gaius calmo "la spada" rispose lui "la spada di Bruta" poi con calma raccontò a Gaius della maledizione e della profezia "capisci Gaius?" Chiese infine "Ygraine è morta perché era sposata con me!" Spiegò "e per la magia, ovviamente" il medico si rabbuiò. "Devo estrarla io dalla roccia" era suo dovere, un dovere che non avrebbe scaricato a suo figlio, tanto più che estrarre la spada significava essere tradito dai suoi amici "Artù non é pronto" spiegò "e nemmeno..." Gaius non sapeva che Morgana era sua figlia "nemmeno?" Incitò il medico "nemmeno posso avere altri figli" si difese lui.
   
 
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