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Autore: Therry_1984    15/07/2015    1 recensioni
Marzo 2015, Shinjuku. Ryo (detective di polizia) e Kaori (infermiera) sono fidanzati da quasi dieci anni. Il loro rapporto andrà in crisi quando un uomo che desidera vendetta (poichè il defunto padre poliziotto di Ryo ha ucciso il proprio, rapinatore di banca, moltissimi anni prima) ha progettato un piano astuto per fare soffrire Ryo cercando di separarlo da chi ama, cioè la sua fidanzata. Il malvivente architetterà l'omicidio della fidanzata di Mick, collega infermiere di Kaori ma innamorato di lei, cercando di far ricadere la colpa su di lui. Saeko, collega poliziotta di Ryo e innamorata di lui, ne approfitterà per allontanare i due fidanzati in modo squallido ed al di fuori di ogni morale, spingendosi oltre ogni limite. Nella storia sono presenti anche Hideyuki ed Umibozu (rispettivamente gestore della struttura per anziani dove lavora Kaori e coordinatore infermieristico). Ma c'è un altro personaggio in pista che mira al cuore di Kaori: Patrick Darcy, il suo avvocato. Come andrà a finire? Buona lettura a tutti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaori Makimura, Nuovo personaggio, Ryo Saeba
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: City Hunter, Altro contesto
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Cap. 8 - L'AFFASCINANTE SCONOSCIUTO (Seguito Cap. 5)

31 Marzo, ore 22:00
Kaori - Patrick


L'orologio sul display del taxi segnava le dieci di sera in punto. Dopo che il tassista le aprì la portiera, si sedette comodamente e, con un insano cinismo, gli disse di portarla all'indirizzo di casa sua. Sospirò e sbattè la portiera come per sentire il rumore di quelle ultime due ore che scivolavano via dalla sua persona.

C'è un limite, prima o poi, che ogni essere umano deve decidere di tracciare come confine della propria sanità mentale e lei, quel limite, l'aveva raggiunto quella sera. Era egoistico pensare che volesse rimanere un po' da sola per riprendersi? Lontano da tutti, col cellulare morto, che quasi quasi era una fortuna. Da sola, nel silenzio di quell'abitacolo decisamente sudicio, con un tassista che poteva assomigliare ad un serial killer. Ma alla fine che importava?

Aveva fame, cazzo. Le gambe non la reggevano più, gli occhi non mettevano più nulla a fuoco, si sentiva in procinto di svenire. Con una pesantezza morale addosso di tutto ciò che era successo che le sembrava di avere una corda al collo che stringeva. Lo sguardo della persona che più amava era stato impietoso su di sè: era stata come una coltellata vederlo dubitare della sua fedeltà e della sua onestà come donna e come fidanzata. Ma in realtà, agli occhi di un esterno, che diamine avrebbe potuto pensare? Se non che la sera del proprio compleanno era a cena con un altro senza biancheria intima? Ma sopprattutto... il suo reggiseno, quello che Ryo le aveva regalato nove anni prima, che diavolo di fine aveva fatto? Era sicura di esserselo tolto prima della doccia e che nessuno, o meglio chi lo sa, era entrato per rubarglielo. Su questo però aveva qualche dubbio.

E poi quello che era successo al ristorante? Meglio non pensarci. Si disse Kaori.

Guardando fuori dal finestrino, osservando la gente in strada e le auto, si ricordò che, poco lontano prima di giungere a casa propria, c'era un take away di un kebabbaro che sfornava dei panini squisiti e tutto quello che voleva in quel momento era quello. Così disse al tassista di fermarsi accostando che aveva cambiato idea. Pagò la sua corsa e scese percorrendo a piedi la strada che la separava dall'agognata meta-cibo.

Si stava bene fuori, si disse fra sè. Lei che per lavoro stava sempre rinchiusa dentro quattro mura, ora stava riscoprendo il piacere di una passeggiata notturna nella sua amata città. Ed era come sentirsi libera, veramente. Non aveva persone intorno che le facevano richieste o la chiamavano in continuazione, ma solo gente che passeggiava e che di lei se ne fregava. E poteva non pensare a nulla. Percorse così alcuni metri osservando le vetrine di abbigliamento con le luci accese ma a negozi chiusi e pensò che era una vita che non andava a fare shopping. Era tanto che non vedeva Eriko, nonostante l'amica le chiedesse sempre di trovarsi dieci minuti per un caffè o una serata per un aperitivo.

Così non poteva andare, era diventata praticamente solo casa e lavoro, con Ryo che ultimamente vedeva poco perchè era sempre impegnato con i casi da seguire, con quella stronza di Saeko che era lì che pendeva dalle sue labbra. Kaori era sicura che se le si fosse presentata l'occasione, la detective si sarebbe fatta avanti col suo Ryo senza troppi scrupoli.

Quando si avvicinò al take away notò che era in piena attività, c'erano molti clienti, nonostante non fosse proprio ora di cena usuale ed i tavolini fuori erano quasi tutti pieni. Entrò e dopo pochi minuti uscì con il suo kebab pieno di salsa piccante e cipolla ed una lattina di coca cola bella fresca.

Si guardò attorno e vide che c'era una sola sedia libera in un tavolino da due di cui una era occupata da un ragazzo solitario che si stava gustando il suo panino. Osservò quella postazione a lungo indecisa se raggiungere la sua abitazione mangiando oppure se essere così sfacciata da chiedergli se potesse sedersi lì accanto a lui.

Evidentemente il ragazzo, sentendosi osservato ed intuendo i suoi pensieri, alzò lo sguardo verso di lei e le disse:

- Puoi sederti, sai. Sono da solo. Non ti disturberò. - Aggiungendo un sorriso rassicurante. Kaori non ci pensò due volte e con cautela si avvicinò.

- Grazie mille. - Rispose e si accomodò a sedere. Si sentiva un po' osservata da lui ma forse era normale.

L'uomo, non giapponese, sicuramente americano, cosa non rara in una metropoli come Tokyo e sopprattutto Shinjuku, sempre piena di uomini d'affari, era vestito con una tuta da ginnastica di una buona marca, quella dei pugili, pantaloni lunghi di felpa, maglia a maniche corte che si intuiva sotto la felpa grigia abbinata al resto ed al colore delle scarpe Nike vecchio modello con la virgola giallo fosforescente.

I minuti successivi li passarono in silenzio, Kaori che si finiva il suo panino e l'uomo che, finito di mangiare, si beveva a sorsi la sua Pepsi ed intanto guardava il suo cellulare scrivendo messaggi o chi sa altro.

Nel momento in cui lui finì di bere e Kaori terminò di cenare e di bere anche lei, l'uomo senza dirle nulla si alzò sparecchiando davanti a sè e caricando sul proprio vassoio anche la carta del panino e la lattina finita di Kaori. La donna ci rimase di stucco ma piacevolmente sorpresa.

- Ma figurati, non devi. - Gli disse con un sorriso.

- Tanto lo devo fare anche per me. Voi donne dite sempre che la cavalleria è morta, vorrei dimostrare ad una di voi, il contrario. - Disse lui sorridendo e Kaori notò i suoi capelli biondi brizzolati ed i suoi occhi verde smeraldo quasi ipnotizzanti. La prima cosa che pensò era che le sembrasse impossibile che uno così fosse single e si passasse la serata da solo a mangiare un panino in un kebab del centro. Lei le sorrise:

- Io non lo penso che la cavalleria sia morta. Ci sono uomini e uomini così come ci sono donne e donne. Per esempio io adoro i film d'azione dove ci sono le sparatorie o quelle dei super eroi ma questo non mi fa meno donna delle altre. - Rispose lei convinta.

L'uomo era rimasto a mezz'aria col vassoio ed era come vedersi davanti non la solita donnina principessa da salvare ma una che sapeva il fatto suo ed in quel momento lui si illuminò piacevolmente di trovarne una fuori dal coro. Portò la sporcizia nel bidone a pochi passi e si avvicinò a lei.

- Piacere, io sono Patrick. - Le tese la mano.

- Kaori, piacere di conoscerti. - E si strinsero la mano.

Rimasero un attimo in silenzio come se uno si aspettasse che l'altro decidesse qualcosa. L'uomo così prese in mano la situazione:

- Ti va di fare due passi per mandare giù questo mattone? - Le chiese lui riferendosi al fatto di dover digerire alle dieci e mezza un panino così tanto farcito. Kaori rimase un attimo sulle sue chiedendosi se fosse la scelta giusta passeggiare con un completo sconosciuto a tarda serata ma il suo viso ed il suo comportamento era rassicurante. Sapeva che si sarebbe potuto trattare di un malintenzionato, ma in quel momento aveva solo bisogno di leggerezza e di spensieratezza.

- Ok, va bene, però non troppo lontano. - Così l'uomo mise al suo posto la sedia dove si era seduto avvicinandola al tavolo e percorsero un po' di strada a piedi attorniati dalle luci delle insegne, dalla frenesia dei locali di Shinjuku e, dopo cinque minuti, senza dire nulla, Kaori decise di interrompere il silenzio:

- Non sei di qui, vero? - Chiese la donna.

- No, sono originario di Chicago ma mi sono trasferito qui da un paio d'anni circa per lavoro. - Rispose l'uomo al suo fianco. Kaori non aveva intenzione di chiedergli altre cose, ok, avrebbe voluto, lo trovava molto interessante ed attraente e le sarebbe piaciuto indovinare che mestiere faceva. Ma non era la serata adatta da infognarsi ancora di più nelle beghe. Pensò.

- E tu invece abiti nei dintorni? - Chiese lui.

- Sì, poco distante da qui. - Rispose lei. E lui:

- Sai, non vorrei sembrarti molesto, ma non so perchè hai la faccia di una che ha avuto una brutta giornata. - Sentenziò lui, il suo sesto senso aveva parlato. Che diavolo ci faceva una così bella ragazza tutta sola a ridursi a mangiare un panino alle dieci e mezza di sera invece che essere a casa col proprio fidanzato? Si chiese l'uomo. Anche se pensò che lei si sarebbe potuta fare la stessa domanda su di lui. Kaori lo guardò sorpresa e per sdrammatizzare la situazione disse:

- Fai per caso l'indovino di mestiere? - E si misero a ridere entrambi.

- No, peccato però. Non sarebbe un brutto lavoro. - Ribattè lui decidendo di rimanere sul vago. Avrebbe voluto saperne di più su quella meravigliosa fanciulla ma era chiaro che lei voleva rimanere sul superficiale e non poteva nemmeno darle torto. Si erano appena conosciuti.

- Non sono d'accordo. Sarebbe orribile. Pensa se tu dovessi sapere in anticipo cosa ti succederà fra qualche istante o fra qualche ora? Vorresti davvero sapere di che morte devi morire? - Chiese Kaori.

L'uomo riflettè che in effetti era una domanda intelligente. Quello che a lui sarebbe capitato fra un'ora era sicuramente aprire la cartelletta che aveva lasciato sul tavolo del suo studio a casa propria del caso di cui si sarebbe dovuto occupare a breve come avvocato dell'accusa nel processo contro Michael Angel, un infermiere di una casa di riposo sospettato di aver strangolato la propria fidanzata.

Il procuratore suo capo glielo aveva affidato poco prima di uscire dal proprio ufficio. Patrick Darcy sperava di passare un tranquillo weekend a casa di sua sorella con le nipotine invece l'ennesimo caso di omicidio aveva bussato alla sua porta. Il suo capo gli aveva detto solo di cosa si trattava a grandi linee e che aveva circa una settimana di tempo per prepararsi dato che il martedì successivo, il 7 aprile, ci sarebbe stata la prima udienza in cui le parti avverse si conoscevano e si buttavano giù le prime richieste.

- Uhm, che begli argomenti, cosa è l'effetto del kebab alla cipolla che hai mangiato? - Chiese l'uomo ridendo. Ma vide Kaori diventare rossa come una peonia e dire:

- Oddio, si sente tanto che ho l'alito che puzza?! - Affermò lei preoccupata mentre l'uomo se la sogghignava e poi, in modo serio, disse:

- Non c'è niente di più sexy che vedere una donna che si mangia un hamburger alla cipolla con l'entusiasmo che ci hai messo tu poco fa. - Kaori rimase senza parole. Era un complimento?

Così gli disse un'altra battuta e trovarono una panchina su cui sedersi poco distante dall'abitazione di Kaori. Parlarono dell'eterna guerra dei sessi, dei film d'azione, che trovarono essere loro comune passione e si persero in chiacchiere fino a notte tarda.

- Hai detto che ti piacciono i film apocalittici catastrofici, vero? - Chiese lui.

- Sì, ma non ho mai nessuno con cui andarli a vedere al cinema perchè non piacciono nè a mio fratello, nè alla mia migliore amica e nemmeno al mio fidanzato. - Disse Kaori imbronciata. Senza accorgersene era la prima volta che nominava di avere un ragazzo. Era buio e la luce del lampione vicino a loro illuminava il volto dell'uomo solo in parte. Patrick aveva sperato fino all'ultimo che lei fosse single ma era ovvio che una ragazza così carina e con così tanto carisma doveva già essere territorio di qualcun altro.

- Proprio questo giovedì esce "Le luci dell'alba", ne fan un gran parlare sai. Lo danno come favorito per i Golden Globes sul genere action-horror. C'è anche quell'attore famoso che fa strappare i capelli a tutte le donne, non mi ricordo il nome. - Disse lui con entusiasmo aspettandosi che lei capisse che quello voleva prendere la sfumatura di un invito al cinema.

- Sì ho sentito, ho visto il trailer, fantastico. Ci avevo fatto un pensierino però non mi ricordo che turno faccio a lavorare. - Disse Kaori, non poteva nemmeno consultare l'agenda sul suo telefono perchè era morto letteralmente. A volte non sapeva spiegarsi da sola se le cose non le voleva vedere o faceva finta di non vederle o proprio in quel momento voleva solo pensare a se stessa.

Patrick era titubante dentro di sè sul da farsi. O la invitava adesso o non c'erano speranze di poterla rivedere. Così estrasse dalla tasca interna una penna e scrisse il proprio numero di cellulare personale, non quello del lavoro, dietro allo scontrino del panino del kebabbaro e glielo porse mentre si alzava in piedi dalla panchina.

- Tienilo, se ti va di farci un pensierino su quel film, sai come trovarmi. Ora è tardi, devo andare, buonanotte. - Kaori venne colta di sorpresa, più o meno, ma in cuor suo era molto felice. Mise lo scontrino nella tasca interna della sua borsa. Finalmente qualcuno che amava i film che piacevano a lei e che non gli avrebbe fatto storie per andarli a vedere. L'uomo la attraeva ma per il momento rimaneva solo un'amico. Si salutarono e lei camminò circa una decina di minuti a piedi per raggiungere il proprio appartamento.


   
 
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