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Autore: Pendragon    15/07/2015    2 recensioni
[ Future!Fic | Storia interattiva | Iscrizioni chiuse ]
« Entrate nelle vostre cabine! » ordinò Chirone, brandendo due spade. Gli unici ad ascoltarlo furono i più piccoli che, spaventati, andarono a cercare riparo nei loro letti. I più grandi, invece, erano riluttanti ad andarsene e guardavano il cielo color pece.
« Ho detto- » iniziò il centauro, con tono serio e irremovibile, ma fu fermato dall’apparizione di un lampo di luce.
Si è risolto tutto!, pensò Celsi, tirando un sospiro di sollievo. Chiaramente si sbagliava.
La luce proveniva da una figura che si dirigeva verso il Campo con grazia. Atterrò delicatamente, con le ali dorate spiegate. Tutti si resero conto che quella figura era effettivamente vestita di luce. Il suo vestito cambiava colore, seguendo il motivo dell’arcobaleno.
« Divina Iride! » esclamò Chirone, flettendo le zampe equine per inchinarsi alla dea. I ragazzi presero esempio dal centauro, sconvolti da tutti gli eventi.
« Vi porto infauste notizie, » disse la dea. « il dio Apollo è scomparso e il carro del sole è stato rubato. »
« Com’è possibile? » chiese Chirone.
Iride si alzò di nuovo in volo. « È l’ascesa delle tenebre »
Genere: Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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The rise of the darkness

{ L'anziana guardiana }

Daniel Helcott


aniel aveva appena fatto in tempo a scorgere Selene cadere dal carro che delle zampe con lunghi artigli neri lo afferrarono per le spalle, tirandolo su nel cielo privo di luce. Provava molto dolore nei punti in cui gli artigli si conficcavano nella carne ma, da bravo romano, lo sopportò, lottando per liberarsi.
Quando ormai la sua arma aveva privato quel mostro della vita si rese conto che non era stata una buona idea, dato che il grifone lo aveva
portato ad essere sospeso nel vuoto. Cadde come Selene verso il buio, dove sicuramente la morte lo attendeva a braccia aperte. Non aveva paura, avrebbe soltanto voluto aiutare di più i suoi compagni. Lui doveva recuperare il carro assieme ad Encarnation e Selene ma, a quanto pare, non sarebbe successo. L’impresa era a rischio fallimento e il mondo sarebbe stato inghiottito dalle tenebre.

I pensieri dell’impresa gli occupavano la mente ma, all’improvviso, in un momento di pura lucidità, riuscì a sentire il rumore delle onde del mare, ricordandosi che loro stavano volando sull’oceano.
Raccolse tutte le sue forze a sé e richiamò il potere di suo padre. Udì le onde diventare più rumorose e, ad un tratto, si sentì avvolgere dall’acqua gelida che rallentò la sua caduta, portandolo lentamente verso il mare. Pregò di essere riuscito a salvare anche Selene, che non fosse troppo tardi.
Quando fu nell’oceano cercò Selene. Era buio e quel poco che si vedeva era dovuto alle luci fluttuanti di Matt ma, fortunatamente, bastò per intravedere la sagoma di una ragazza che veniva lentamente ingoiata dalle acque. La raggiunse velocemente, aiutandosi con le correnti, e le circondo  la vita con un braccio.
« Daniel! » lo richiamò una voce familiare: Encarnation.
« Encarnation? » chiese. Percepì degli spostamenti d’acqua e la presenza della figlia di Ade accanto a lui. Daniel realizzò che erano vivi – o almeno sperava che Selene fosse ancora viva – ed erano insieme. Il loro lavoro non era ancora finito. « Encarnation, al mio tre andiamo giù. »
« Cosa? Ma sei pazzo? » chiese stupita la figlia di Ade. « Dobbiamo farci riprendere! »
« Fidati di me! » urlò Daniel. « Uno… due… tre! »
Presero entrambi un bel respiro e si inabissarono nelle acque. Daniel creò una bolla d’aria intorno a loro, donando ossigeno e sicurezza a Encarnation e Selene. Si sforzò un po’ di più ed ordinò alle correnti di portarli al sicuro sulla terra ferma.
 
 
Le mani di Daniel affondavano nella soffice  e umidiccia sabbia della spiaggia su cui erano stati portati. Il figlio di Nettuno non era mai stato più contento di sfiorare la terra in vita sua. Si passò una mano fra i capelli e sospirò, lanciando un’occhiata alle sue compagne i cui corpi erano illuminati da una luce giallastra… una luce?
Daniel si guardò  intorno, rendendosi conto di varie fonti di luce che tempestavano i dintorni. Si accigliò, chiedendosi a cosa fossero dovute, ma poi lasciò passare quel pensiero in secondo pieno. Selene era ferita, aveva perso molto sangue ed era svenuta e probabilmente anche Encarnation era stata ferita.
« Da- Daniel… » lo richiamò Encarnation. I denti le battevano e lei tremava, stringendosi le braccia al petto. Stava congelando, sarebbe morta da lì a poco se non fosse intervenuto.
Daniel non sapeva esattamente cosa fare, non lo avevano mai istruito su come aiutare qualcuno che stava per morire per ipotermia, e fu attraversato da un momento di panico. Prese dei respiri profondi, buttandosi poi sul suo zaino – asciutto grazie alla sua capacità di non bagnarsi se voleva – e cercò dell’ambrosia e la pozione ottenuta con polvere di corno di unicorno sciolta nell’acqua del piccolo Tevere. Si precipitò a darne un po’ ad Encarnation.
« Ci faranno guadagnare tempo. » disse ancora leggermente in preda al panico.
Encarnation accennò con il capo a Selene. « Anc- anche lei, Daniel. » e si mise in bocca un cubetto di ambrosia, bevendo poi quell’intruglio a lei sconosciuto. Sembrò riprendere un po’ più di colore ma era ancora a rischio. Diede la bottiglia a Daniel e gli disse di darla a Selene.
Sì avvicinò al corpo privo di sensi della ragazza e le alzò il capo, avvicinandole il collo della bottiglia alle labbra.
« Non risolverai poi tanto così, ragazzo. » affermò una voce. Daniel alzò lo sguardo e vide una donna anziana davanti a lui. La mano destra stringeva un bastone con il quale si reggeva mentre quella sinistra stringeva il manico di una torcia sul quale brillava un fuoco verde. La pelle era candida, piena di rughe sul viso. I profondi occhi brillavano di viola, sembravano emanare luce propria.
« Chi sei? » chiese il figlio di Nettuno.
« Posso dare alle tue amiche tutte le cure necessarie. » rispose l’anziana donna. « Non ho cattive intenzioni, devi credermi. Voglio solo aiutare. »
« Ripeto: chi sei? » chiese nuovamente Daniel. La donna scosse il capo.
« Ne parleremo dopo, Daniel Helcott. » rispose lei avvicinandosi ad Encarnation e tendendole la mano con cui reggeva la torcia, lasciando l’oggetto levitare nell’aria. Encarnation si allontanò di qualche millimetro dalla donna, diffidente. La donna la guardò con fare di rimprovero e allora la figlia di Ade, incerta, accettando l’aiuto della donna e tirandosi su. Daniel era ancora poco convinto ma chiuse lo stesso la bottiglia per poi riporla nello zaino, prendendo in braccio Selene e portandola nella direzione in cui andava la donna. Encarnation era accanto a lui, con le braccia ancora strette al corpo, e guardava la donna con sospetto.
« Ci stiamo davvero fidando di questa donna? » mormorò verso il figlio di Nettuno. « Insomma, compare all’improvviso affermando di poterci aiutare, ha dei raccapriccianti occhi viola e sa il tuo nome! Non è mai un buon segno, Daniel! »
Il figlio di Nettuno la guardò. « Possiamo fidarci di lei, lo so. Me lo sento. »
« Io non mi fido. » borbottò Encarnation.
« Preferisci morire, Encarnation? » la riprese Daniel, stanco di quei lamenti. Encarnation lo fulminò con lo sguardo ma preferì non rispondere, continuando a seguire la donna fino ad una piccola casa circondata dagli alberi. La donna aprì la porta, facendo entrare prima Daniel con Selene e poi Encarnation, rimanendo per ultima e chiudendo la porta dietro di lei. La prima cosa che Daniel vide fu un caminetto dentro il quale scoppiettava vivace un fuoco. Daniel fece segno alla figlia di Ade di andare lì vicino a scaldarsi un po’ ed Encarnation, sempre guardandosi intorno con sospetto, fece così.
« Metti la ragazza sul divano. » gli disse la donna. Daniel eseguì l’ordine, adagiando Selene sul divano color terriccio. Guardò Encarnation, che si stava beando avidamente del calore del fuoco, e poi riportò lo sguardo sulla donna che controllava il battito a Selene.
« Se ne sta lentamente andando. » annunciò.
« Faccia qualcosa, allora! » intervenne Encarnation bruscamente. La donna la ignorò, poggiando la mano sulla fronte priva di colore di Selene. Iniziò a cantilenare in una lingua arcana e misteriosa e Daniel osservò i vestiti di Selene asciugarsi. La donna si avvicinò al caminetto, infilando una mano fino a toccare il fuoco. « Cosa sta-- » iniziò Daniel scioccato. Le parole finali non furono mai pronunciate perché la mano della donna era integra, nessun segno di bruciatura! Una fiammella le danzava sulla mano indisturbata. Si avvicinò alla figlia di Zeus e avvicinò la fiamma al suo corpo.
« Ferma! » gridò Daniel sguainando la spada. La donna lo guardò ed accennò un sorriso.
« Rilassati, romano. Non le farà male. » disse sicura di sé lei. Portò la fiamma sul petto di Selene, in corrispondenza del cuore, e la lasciò danzare su di lei. La fiamma danzava con eleganza e aumentava le sue dimensioni man mano che la cantilena che la donna aveva ripreso a cantare andava avanti. Daniel osservava quella pratica magica con gli occhi spalancati e rapito da quelle parole arcane di cui non aveva idea del significato.
La donna sollevò la manica larga del suo vestito ed estrasse un pugnale, tenuto in un fodero nascosto sotto alla manica. Daniel fece per intervenire a sua volta ma, sorprendentemente, Encarnation lo fermò, trattenendolo per il polso e rivolgendogli uno sguardo serio, che non ammetteva repliche.
La lama del pugnale attraversò il palmo della donna, provocando un taglio dal quale cominciò ad uscire fuori del sangue. Strinse la mano a pugno, per agevolare l’uscita di quel liquido rosso, e la posizionò sopra le labbra della figlia di Zeus. Delle gocce scivolarono dentro le labbra semiaperte della semidea  e poi intinse due dita nel sangue e tracciò un simbolo sulla fronte della ragazza che Daniel non riuscì ad interpretare, dato che non si vedeva bene. Terminò la sua cantilena e, per un paio di secondi, tutto cadde nel buio, facendo martellare il cuore nel petto di Daniel. Quando le luci ritornarono Daniel vide Selene muovere la testa ed emettere qualche lamento, mentre il suo viso riprendeva colore. Ringraziò gli dèi dal sollievo.
La donna si avvicinò ad Encarnation e le posò una mano sulla fronte, mormorando ancora in quella lingua, guarendo completamente anche la figlia di Ade.
« Cosa… cosa è successo? Dove mi trovo? » la voce di Selene era roca e le parole trascinate, pronunciate a grande fatica. « Perché sento la bocca come se avessi leccato una sbarra di metallo? » continuò poi, provando a rialzarti.
« Non sforzarti, semidea. Sei ancora debole. » l’ammonì la donna. « Devi riposare, avrai le tue risposte più tardi. Lo stesso vale per te, Encarnation Muerte. »
« Non è possibile avere un più tardi dato che stiamo andando incontro ad una maledettissima apocalisse! » sbottò Encarnation, battendo con il piede per terra per il nervosismo. Daniel sapeva che dovevano recuperare il carro più il più in fretta possibile ma sapeva anche che, in quelle condizioni, si sarebbero fatti uccidere subito e tanti saluti. Encarnation cercò sostegno nel suo sguardo ma Daniel fu costretto a non darglielo, scuotendo il capo. « Dovete riposare. »
La figlia di Ade fece per protestare ma la donna, prontamente, posò due dita sulla fronte di Encarnation, facendole diventare le labbra pesanti. « A pensarci… sono un po’ stanca… » biascicò alzandosi e trascinandosi verso la poltrona più vicina, per poi rannicchiarcisi sopra e crollare in un sonno profondo. Selene aveva richiuso le palpebre e si stava lasciando abbracciare da Morfeo senza bisogno di interventi magici. Daniel osservò la donna allontanarsi da quella stanza e, senza indugiare, la seguì. Si ritrovò in una piccola cucina dove un le dispense erano piene zeppe di vasi a bottiglie di vetro piene di erbe e sostanze non ben identificabili. Daniel guardò la donna versare dell’acqua fumante in due tazze e prendere uno di quei vasetti e, senza pensarci, il figlio di Nettuno avanzò un nome. « Ecate? » la dea della magia era abbastanza valida come ipotesi. Insomma, che quella donna fosse una strega era più che ovvio! Poi, adesso che ci pensava, la torcia che aveva in mano era simile a quella che aveva la dea nelle varie rappresentazioni. E il simbolo sulla fronte di Selene? Da quel poco che aveva visto poteva essere un Tre, il numero che, secondo la tradizione, era legato alla dea.
La presunta dea imbastì un sorriso all’indirizzo di Daniel. « Non dirmi che ci sei arrivato davvero adesso, Daniel. » lo prese bonariamente in giro. Il figlio di Nettuno cercò di non arrossire e poi studiò la donna. Immaginava Ecate giovane, con un fascino intrigante… non così. Ecate sorrise furbescamente. « Sai come ci si riferisce a me, Daniel? » chiese Ecate, fissandolo con i suoi penetranti occhi viola. Daniel provò a ricordare ma l’epiteto della dea proprio non riusciva a lasciare la sua bocca. Scosse il capo.
« Triplice. » disse, dando una tazza a Daniel. Il figlio di Nettuno guardò scettico il liquido all’interno del contenitore che emanava grandi quantità di vapore, investendolo con un odore di zenzero e fragole. « È solo un infuso, Daniel. » lo rassicurò la donna. « Comunque, vuoi sapere perché sono una vecchia signora invece che una bellissima giovane? » di nuovo quel sorriso furbo. Daniel arrossì, capendo che la dea aveva afferrato i suoi pensieri. « Be’, questo è uno dei miei tre aspetti: giovane, donna-madre, anziana donna. »
« E lei è solo anziana donna o è solo così che vuole apparire, nascondendo le altre due dentro di lei? » Daniel desiderò non aver posto quella domanda. Che senso ha?, si chiese.
« Quando ci è stato detto – be’, mi è stato detto, che avremmo aiutato, Daniel, abbiamo deciso di dividerci e venire nei luoghi segnati dal destino. Io, anziana donna, sono qui come consigliera, aiutante e, soprattutto, guardiana. Sono fragile per l’azione, figlio di Nettuno, » il ragazzo dubitava che fosse vero ma decise di non farlo presente, benché probabilmente la dea gli aveva letto la mente. « non posso combattere come faranno le mie altre immagini. Sorveglio, è questo il mio compito. »
« Sorveglia cosa? »chiese prendendo di malavoglia un sorso dalla sua tazza. La dea allungò le mani lungo il tavolo, rivolgendo i palmi verso l’alto. « Vuoi vedere? »
Daniel annuì, intuendo le intenzioni della dea e posando le sue mani, calde per il contatto con la tazza, su quelle fredde della dea. Ecate prese un respiro e, immediatamente, i suoi occhi viola iniziarono a brillare. Lentamente ogni colore nell’occhio della divinità fu spazzato via da del nero che si estendeva lentamente dentro di lei, come se qualcuno le avesse versato dell’inchiostro nero negli occhi.
Il figlio di Nettuno percepì un dolore lancinante che andava dalla punta delle dita fino al gomito. Provò a mettere la parola fine a quel contatto ma la dea gli bloccò i polsi. Spalancò gli occhi e la scena davanti a lui cambiò.
 
Una donna era al centro di un incrocio, il corpo fasciato da un vestito che era l’unione dello stile greco e quello romano color lilla. Alzava le braccia pallide verso il cielo, gridando una formula magica. Su di lei comparvero dei nuvoloni minacciosi e, un paio di secondi dopo, un fulmine la colpì. Daniel provò a muoversi ma era paralizzato. Dal fumo che aveva causato il fulmine uscirono tre figure di età diverse che, dopo essersi scambiate uno sguardo d’intesa, camminarono nelle diverse direzioni dell’incrocio.
Divenne tutto bianco e poi la scena cambiò di nuovo. Questa volta, però, erano due scene in contemporanea. Da un lato vedeva Harry e Celsi che scendevano in groppa ai pegasi verso la terra, con delle arpie che guardavano dall’alto i semidei scendere giù. Rabbrividì. Che stava succedendo?
Dall’altro lato vide gli altri componenti della squadra correre via da una grotta. Anouk era ridotta male, camminava tenendosi a Michela e nemmeno la figlia di Demetra sembrava messa benissimo. La cosa più preoccupante era, però, Matt steso fra le braccia di Ted. Sembrava senza vita, era pallidissimo e negli occhi del figlio di Chione Daniel leggeva tanta preoccupazione. Era preoccupato per quei ragazzi, chissà che cosa stavano passando…
Ritornò con lo sguardo su Celsi ed Harry che camminavano in qualche terra, guardandosi intorno con fare sospetto. Una voce ruppe il silenzio, da loro. Qualcuno disse qualcosa come “benvenuti” in modo freddo e raccapricciante e, quando delle sagome si formarono, la visione cambiò di nuovo.
Stava scendendo delle scale con una torcia in mano. Stava scendendo sotto terra, era ovvio, e rischiava di cadere ad ogni gradino dato che erano tutti irregolari e umidi.
Scese dall’ultimo gradino, illuminando le zone con la torcia. Mosse qualche passo alla cieca, non sapendo di preciso dove stesse andando. L’odore lì sotto non era affatto gradevole: puzza di chiuso, terra, aria consumata e… sangue. Era solo una visione ma percepiva tutti gli odori, sfortunatamente.
Si chiese a cosa fosse dovuto l’odore del sangue anche se non voleva davvero saperlo. Poggiò una mano ad una parete, ritraendola subito e guardandola alla luce della torcia. Sangue, la sua mano era piena di sangue. Illuminò la parete e vide che anche quella era ricoperta di sangue. Soffocò un urlo e si voltò. In quell’esatto istante un tremendo odore di zolfo gli invase le narici e, subito dopo, un ammasso di tenebre nero si alzò.
Erebo?!, pensò terrorizzato Daniel. È qui? Che ci fa qui?
L’essere aprì gli occhi, rivelando degli enormi cerchi completamente rossi. Daniel provò freddo, molto freddo. La creatura fatta di ombre spalancò la bocca fatta di denti aguzzi e ruggì.
 
Daniel separò le sue mani da quelle della dea, cadendo a terra e annaspando per prendere aria. Il cuore batteva come un martello pneumatico nel suo petto. L’ultima visione lo aveva terrorizzato.
Ecate gli porse l’infuso, costringendolo a bere. Quell’intruglio riuscì a calmarlo dopo l’esperienza appena vissuta e, dopo un altro paio di respiri, Daniel disse: « Harry… Celsi… la luna. »



Pendragon's Notes

Heeey! What's up you guys? Pendragon is here! 
Scusatemi il ritardo =.= avevo il capitolo bello pronto ma non riuscivo ad aggiornare per problemi di connessione ew non sarà mica il karma che mi prende a calci per le sofferenze che ho inferto a certi personaggi?
Ma ora sono qui con il tredicesimo capitolo! quattordici se contiamo il prologo, che emozione
Siamo ritornati sui semidei che cadono dal cielo! Povere stelline :3
...
...
...
No ok, scusate. Ho una particolare propensione per le battute squallide.
AD OGNI MODO!
Selene, Encarnation e Daniel stanno bene, come potete vedere. Certo, avranno qualche piccola ferita, hanno rischiato l'ipotermia, hanno perso i sensi... ma sono solo dettagli, non badiamoci u.u
Fa la sua comparsa 
Ecate, la mia amata dea *^*
Non so voi, ma io provo un profondo amore per questa divinità e buh, dovevo inserirla u.u Nelle sue tre diverse forme, poi *w*
Ok, io mollo tutto e vado a farmi sacerdotessa di Ecate.
Coscienza= Sta delirando. Ignoratela.
Ma io... io sono seria :c mpf, vabbè.
Be', secondo voi che significa l'ultima frase che dice Daniel? Dai, è tipo la cosa più dannatamente easy al mondo u.u
E niente, ho finito le cose da dire anche oggi :3
As usual vi ringrazio per le recensioni, per aver aggiunto questa storia alle seguite/preferite e per leggermi, sopportarmi nei miei scleri e nelle mie idee che diventano sempre più folli :'3
I LOVE YOU ALL, FOLKS! 
Ora sparisco in una nuvoletta di unicorni e torno a sciogliermi come un bravo pupazzo di neve.
Alla prossima!
Baci,

 
Pendragon 
 
  
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