Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Piuma_di_cigno    15/07/2015    4 recensioni
Elsa guarda sua sorella Anna volteggiare entusiasta tra le braccia di Kristoff il giorno del suo matrimonio. Per un attimo, rimpiange che il suo cuore sia tanto freddo da non permetterle di conoscere davvero qualcuno.
Ma quella sera, quando decide di fare una passeggiata nei giardini del castello, qualcosa stravolge il cuore di Elsa.
*“Come mai siete qui tutta sola? Vostra sorella ha dato inizio alle danze, dovreste andare a cercarvi un cavaliere.”
Strinsi le labbra.
“E voi lo stesso.”
(...)
“Non sono interessato alle dame nel castello.”
“Perché, se posso chiedere?”
Il giovane mi lanciò un'occhiata.
“Ballo solo con la dama che amo.”*
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Capitolo 4 – Tempesta

(...) Fai bene attenzione a ciò che ti passa per la testa: se pensi alla caduta, cadrai. Se pensi al volo, volerai.
(Anne Plichota - Cendrine Wolf, Oksa Pollok - primo volume)

Quella notte fu un completo disastro. Completo.

La tempesta iniziò alle nove e continuò per un tempo che mi parve infinito. Non avevo ascoltato le chiacchiere dei marinai, riguardo alle vele e a mettere al sicuro il carico e cose del genere, ma avevo tanto rimpianto di non averlo fatto.

Almeno, non sarei finita a ballare come un'ubriaca in camicia da notte verso il ponte della nave. Sapevo che ne sarei uscita zuppa, ma non me ne importava poi molto. Chissà che l'acqua non avesse attutito la nausea.

Quando uscii, però, non fui ricompensata da quello che speravo.

Le onde erano enormi, e ognuna, una dietro l'altra, sembrava voler inghiottire la nostra nave. Si ergevano, alte come neri muri di spuma e alghe e si schiantavano, a volte vicino a noi, a volte contro di noi.

I tonfi erano assordanti, tremendi e più di metà della nave era completamente allagata.

Con una stretta al cuore, pensai che doveva essere quello che avevano passato i miei genitori.

Sul ponte c'erano alcuni marinai, che correvano, gridando per sovrastare il fragore della tempesta, a sistemare le ultime vele, le ultime botti. Ero terrorizzata e, chissà come, paralizzata sulla soglia, bloccata dalla visione di mia madre che, bagnata fradicia, rimaneva lì ferma, come me, con la vestaglia stretta al petto, e poi di mio padre, che arrivava dietro di lei e la abbracciava stretta, riportandola in cabina.

Ma un secondo dopo, le onde avrebbero squarciato anche quella, e li avrebbero trascinati entrambi giù, in quel buio orribile che era il mare. Mi accorsi che battevo i denti, anche se sapevo che non era per il freddo, e che il pavimento sotto di me stava ghiacciando.

Gli schizzi d'acqua si trasformavano in neve ogni volta che cercavano di raggiungermi.

Sentii le lacrime rigarmi il viso, mentre guardavo quello spettacolo ipnotico e terrificante al tempo stesso. Non riuscivo a distogliere lo sguardo. Non potevo.

Non mi mossi nemmeno quando un'onda abbatté l'albero maestro e l'acqua mi arrivò alle ginocchia, mentre l'albero crollava, sempre più veloce, sibilando, venendo inevitabilmente verso di me.

Non provai nemmeno a difendermi col ghiaccio, perché lo sapevo, era questo che avevano visto loro. A cosa avevano pensato? A me? Ad Anna? Al regno che ci lasciavano sulle spalle? Mio padre aveva pensato a mia madre, e lei a lui?

Quale avrebbe potuto essere il mio ultimo pensiero?

I secondi si dilatarono all'infinito.

Ripresero a scorrere solo quando una figura si gettò su di me, e mi trascinò via di corsa, mentre l'albero si schiantava esattamente dove mi trovavo io un istante prima.

Sentii qualcuno che mi prendeva in braccio e, urlandomi qualcosa, mi portava con sé giù, verso l'interno della nave, all'asciutto.

Non sarei mai dovuta salire su quella nave. Mai.

Non smisi di tremare nemmeno quando Harry mi adagiò su un letto, nella sua cabina.

“Elsa?”

Mi scostò i capelli dalla fronte, fissandomi ansioso.

“Che diamine stavi facendo?”
Scossi la testa e chiusi gli occhi, cercando di togliermi di dosso quella visione orribile dei miei genitori.

“Sto bene.” Sussurrai a malapena. Ero così stanca!

“No che non stai bene. Stai tremando.”

Harry si alzò e si diresse verso un cassettone, dall'altra parte della stanza.

“So che non è il massimo, ma dopo ti assicuro che starai meglio.”

Mi porse una camicia asciutta, grande tre volte più di me, e quello che sembrava un immenso maglione. Harry mi aiutò ad alzarmi e mi spinse i vestiti in mano.

Non c'erano altre stanze nei paraggi, quindi dovetti cambiarmi lì. Harry decise di comportarsi da gentiluomo, per una volta, e rimase voltato per tutto il tempo, anche se in realtà non mi interessava molto.

Non mi interessava niente, in quel momento.

La camicia da notte e la vestaglia scivolarono via da me senza problemi, facendo volare via l'elastico della treccia. I miei capelli si sciolsero; in uno specchio rotto, sul cassettone, vidi l'immagine riflessa del mio viso pallido.

Indossai subito la camicia e il maglione di Harry e tornai a sedermi sul letto, accanto a lui.

Mi lanciò un'occhiata circospetta.

“Tutto bene?”

Annuii a fatica.

“Che … Che ne sarà della nave?” La mia voce era roca e incerta e la mano di Harry ebbe un guizzo, come se per un istante avesse voluto muoverla.
“Stai tranquilla. Siamo abbastanza vicini alla costa, ormai. Domani attraccheremo e la faremo aggiustare. Non ci vorrà molto.”

Sorrisi debolmente.

“Grazie, Harry.”

Entrambi sapevamo che mi riferivo all'episodio dell'albero maestro. Harry sorrise e mi fece un cenno col capo.

“Ti stanno bene i miei vestiti, lo sai, vero?”

Arrossii.

“Ne dubito seriamente.” gli lanciai una timida occhiata. “Mmm … Stasera … Ehm … Dove dovrei dormire esattamente? La mia cabina è stata completamente distrutta.”
Harry alzò le spalle.

“Puoi dormire qui.” mi sentii arrossire. “Io non dormo.”
Lo fissai.

“Perché?”

Fece una smorfia.

“Durante le notti di tempesta non ci riesco quasi mai. È più forte di me. Così, leggo.” Fece un cenno alla libreria, sistemata alla meglio vicino al cassettone. Le lanciai un'occhiata incuriosita.

“Cosa ti piace leggere?”

“Storie di pirati, diari di bordo … Alcuni li ho persino ripescati io, sulle spiagge a Sud.”

Mi alzai e mi avvicinai piano, a sfiorare le copertine dei libri.

“Affascinante.” constatai. Harry sembrò sul punto di fare una battuta, ma si trattenne, e sul viso rimase solo uno strano sogghigno, mentre mi osservava.

La camicia mi arrivava alle ginocchia, e nonostante questo mi sentivo molto a disagio; percepii il suo sguardo sulle mie gambe nude e pallide, una volta o due.

Quando, infine, mi distesi sul letto di Harry e mi voltai verso la parete, sentii i suoi occhi su di me, per tutto il tempo. Non chiusi occhio tutta la notte, neanche quando la tempesta si calmò.

Spazio autrice: ciao a tutti! Oggi scrivo in verde, perché pubblico il capitolo la sera. La sera, qui, tutto è fresco e l'aria profuma di erba appena tagliata. Poco dopo che il sole è tramontato, poco prima che cali la notte, sono i cinque minuti ideali per andare a fare le passeggiate. Ogni tanto, io e il mio cane andiamo in mezzo ai campi, in campagna, a guardare il sole che tramonta e ad aspettare quel momento per andare a fare un giretto di sera. :)
Il capitolo è stato scritto di getto ... La tempesta serviva come, diciamo, pretesto per indurre Harry ed Elsa a parlarsi di nuovo. Spero vi sia piaciuto, pubblicherò presto il prossimo!
Baci,
Piuma_di_cigno.

   
 
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